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Autore: Alexander0777    20/06/2011    1 recensioni
Anno 2091. La città di Namborghe è in fiamme. Orde di alieni Xen stanno invadendo la grande metropoli del pianeta Sein, guidate da Jara, un membro dell'Alto Concilio Elitès, il grado militare più alto che esiste. Con se, ha il Distruttore, un'arma potente riservata solo al suo rango capace di sbarazzarsi decine di uomini e veicoli con un raggio laser continuo.
Durante l'invasione, succede qualcosa che gli susciterà qualcosa nel cuore per sempre. Cosa sarà?
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un'altra esplosione gonfiò il fuoco perpetuo sulle strada di sangue.
I soldati maneggiavano i loro mitra puntati verso gli essere mostruosi, e tenevano premuto il grilletto con tutte le loro forze, sparando alla cieca.
Il rumore dei proiettili troneggiava nell'aria di guerra che si era stabilita nella città, che l'inferno di fuoco aveva portato polverizzando gli edifici e le case degli umani.
Il sangue colava dai corpi vivi intesi a terminare il loro obiettivo. E' da più di 10 anni che combattevano, di certo non si arrendevano per delle banali ferite.
Ma la paura era un'altra.

-"Ritirata, sono troppi per noi!"
Tre soldati sulla linea difensiva iniziavano ad indietreggiare con le dita ancora salde sull'arma e il volto diretto verso i nemici. La potenza di fuoco nemica era diventata impossibile da tenere a bada e dovevano quindi ritirarsi a qualche altro gruppo sparso per la città. Ma non ce la fecero.
Una gettata di laser arrivò all'improvviso intrepido sui soldati. Le armi scivolarono dalle loro mani e caddero al suolo. Altre anime furono fatte fuori.
-"Forza, avanzate!" urlò Jara agli alieni. Quelle creature mostruose, con una bocca carnosa e spalancata, denti lunghi e aguzzi, occhi rossi a forma di uno spicchio di Luna, naso e orecchie inesistenti, due lunghi artigli curvi che spuntavano dalla schiena facevano da sensori, corpo lungo e secco, tutti alti 2 metri e di più, pelle verdastra con macchioline nere. Erano agili, veloci, scattanti, avevano una forte impugnatura, ed erano molto aggressivi. Nessuna pietà contro gli umani. Nessuna.

Decine di alieni soldato semplice (ovvero armati di un'arma attaccata alla mano che sparava laser come proiettili) seguivano il loro capo nell'invasione. Jara, con una armatura particolare, procedeva a passi svelti sull'asfalto, con i suoi stivali di materiale duro arrivare fino al ginocchio, per sterminare tutti gli umani possibili della città. Nel cielo grandi mostri a forma di libellule facevano da bombardieri e gettavano lunghe bombe celesti sugli edifici, le Comete, così chiamate per la loro forma che assumono come una cometa. I grattacieli crollavano così, come se non fosse accaduto nulla. Spari e urli di dolore continuavano a regnare nel silenzio trasparente. La guerra continuava senza sosta.

L'Elitè avvisto un gruppo di militari presso una via di un'incrocio, che non appena lo avvistarono incominciarono a sparare. Impugnò immediatamente il Distruttore e premendo il grilletto spuntò fuori un raggio laser di colore giallo, diretto verso i soldati. Il laser provocò un'esplosione ai piedi degli umani, facendoli saltare in aria.
-"Via, via!". Continuarono ad avanzare senza sosta finché non imboccarono un altro incrocio.
-"Voi", disse Jara indicando un gruppetto, "andate per quella parte e unitevi agli altri, mentre voi vi dirigete lì e sterminate più civili possibili". I soldati fecero cenno di sì e obbedirono immediatamente agli ordini. Jara invece continuò da solo lungo la strada, infinita.

L'alieno proseguiva a passi lenti per la strada desolata, in stato di guardia. Sembrava all'improvviso che tutto si fosse calmato, si sentiva solo il calore sulla pelle del fuoco dilatante e alcuni spari nel cielo. Magari stava avanzando in un punto desolato della città.
Dopo un po' di tragitto e controlli vari si rese conto che lì non c'era più nulla. Abbassò l'arma e tornò indietro. Ma appena si voltò sentì un piccolo urlo.
Immediatamente si girò di nuovo e tornò alla posizione d'attacco. Si guardò intorno per capire da dove provenisse. Sentì di nuovo l'urlo, soffocato. Proveniva da una casa oramai carbonizzata. Iniziò a dirigersi verso l'abitazione.

Con il calcio dell'arma sfondò la porta che era rimasta intatta. Entrò lentamente facendo attenzione a non fare rumore. Sentì di nuovo l'urlo, ma stavolta capì che non era un urlo. Era un pianto, aveva una voce dolce, probabilmente era una bambina. Si diresse in cucina. Mobili e travi erano tutti in disordine, si era trovata un bel rifugio per quelle parti.
Il pianto si faceva sempre più forte. Si avvicinò alla fonte da dove proveniva il suono. Non provava nessuna paura lui, era un alieno, aveva un cuore d'acciaio. Per gli alieni la paura non esisteva. Non la conoscevano nemmeno. Erano nati per essere spietati e basta.
Ed ecco che arrivò a destinazione. Dietro un mobile, vide una bambinba con i capelli rossi e due codini, che stringeva fortemente l'orsacchiotto. Il suo viso, piccolo e tenero, era pieno di lacrime, probabilmente aveva perso i suoi genitori.

La bambina dietro di sè sentì un rumore. Per un momento smise di piangere. Si asciugò le lacrime con l'orsacchiotto e si girò dietro. Forse la mamma era arrivata per portarla viva, non le piaceva più quel brutto posto. Ma non era lei.
Vide un brutto mosto con gli occhi fosforescenti impugnare uno strano coso bianco. Il suo volto non si vedeva bene, era oscurato dal buio dell'abitazione. Lo vedeva, meravigliata.
Sembrava che volesse giocare con lei. Davanti a lei comparì di nuovo quel coso. Aveva un grosso buco nero, chissà a cosa serviva, forse per raccogliere delle cose. Stava lì, davanti ai suoi occhi, a una ventina di centrimenti di distanza. Oppure gli stava regalando quel giocattolo. Ma non si mosse. Continuava a fissare, con gli occhi spalancati, e la bocca sorpresa. Gli occhi di quell'altro. Illuminare di rosso.

Jara reggeva la sua arma, puntata sul volto della bambina. Teneva la mano sul grilletto, aveva cambiato modalità di fuoco, bastava un colpo secco ed era fatta. Il dito si posava, lentamente, sulla levetta. C'era quasi e...
-"Tu chi sei?" disse la bambina all'improvviso.
Jara all'improvviso si bloccò, rimase fermo. La bambinba gli aveva fatta una domanda. Era diventata calma, tranquilla. Di solito, se puntava un'arma ad un soldato, iniziava ad urlava, tremava, implorava di risparmiarlo. Ma stavolta era tutto diverso. Sembrava che non temeva la morte. Non aveva paura. Come lui
Continuò a fissare la bambina. Non aveva mai visto una creaturina così dolce.
Non riusciva a muoversi. Il dito si era inchiodato sul grilletto, in attessa che spingesse. Ma nulla. Nessun segnale.
La bambina guardò di nuovo quel coso.
-"Bello il tuo giocattolo!" disse stavolta tranquilla, sorridente, con le lacrime che non aveva ancora asciugato sulle sue guancette.
Jara rimase meravigliato. Come non poteva sapere cos'era quell'arma? Perché tanta indifferenza contro un alieno così potente, temuto da tutti? Perché non si era messa a piangere?
L'arma iniziò a tremare. Una goccia di sudore incominciò a scendere dalla testa dell'alieno. Cosa poteva fare? Rimase bloccato per ancora un po' di tempo, il dito gli stava scivolando via dall'arma, stava perdendo lo stato d'allerta. Chi era?
La smise di distrarsi. Non è da lui fermarsi a chiacchierare con gli umani. Riprese di nuovo il controllo dell'arma che stava abbassando. Tornò di nuovo concentrato al suo obiettivo e puntò il Distruttore sulla testa della bambina. Si convinse di nuovo che gli umani erano tutte persone debole, indisciplinate, presuntuose, sdolcinate. Non doveva perdersi.
Il dito iniziò a galleggiare di nuovo sul grilletto. Era quasi pronto a far fuoco. Frattanto era sudato. Piegò gli occhi. C'era quasi...

-"Andate a controllare se ci sono dei sopravvisuti, presto!".
Una voce lontana distrasse Jara. Erano i soldati, dannazione. Poteva affrontarli, sì. Ma non lo fece.
Abbasso l'arma, guardò la bambina e gli puntò quel dito: "Tu, ti sei salvata"
-"Com'è morbido il tuo dito!" disse la bambina col suo sorrisetto, prendendo con la mano il dito dell'alieno. Jara rimase ancora più stupito, meravigliato. Sentì una strana sensazione sulla sua pelle, una cosa che non aveva mai sentito in tutta la sua vita. Non capiva cos'era. Era forse qualcosa che solo gli umani conoscevano? Qualcosa che gli umani avevano inventato?
Rimase di nuovo bloccato. Poi mollò.
-"Ehi, dove vai?" disse la bambina.
-"Non t'interessa" disse Jara. Le voci dei soldati si facevano più forti. Si stavano per avvicinare.
-"Addio" disse Jara, indietreggiando. Di colpo un fumo nero iniziò ad alzarsi dai suoi piedi. Scomparì nel nulla. I soldati subito dopo entrarono e isperzionarono la casa.
-"Ho trovato una bambina!" disse uno dei soldati. I soldati si avviarono tutti lì.
-"Tutto bene? Successo qualcosa" le domandarono, e frattanto la presero in braccia.
-"Si, non trovo più la mia mamma" disse grattandosi l'occhio.
-"Stai tranquilla, la troveremo"
La bambina lasciò la casa in braccio all'umano. Guardò l'abitazione per l'ultima volta. Chissà quell'alieno dov'era finito...
  
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