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Autore: Karmensita    07/03/2006    7 recensioni
Peter, Susan, Edmund, Lucy.
Quattro bambini.
Quattro destini.
Quattro persone normali.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raining Evening

Raining evening.

Note: Salve^^. Questa è la mia prima ff su “Le Cronache di Narnia”, ed è incentrata sui personaggi del secondo libro “Il Leone, la Strega e l’ Armadio”, i fratelli Pevensie. Non ha una trama ben precisa, diciamo che è un Missing Moment del libro, ma il mio scopo è principalmente quello di definire una psicologia dei personaggi e di “chiarire” i rapporti fra di loro. Mi auguro che la ff possa piacervi^^. Bacio!

- E’ impossibile, Lucy, quante volte devo ripetertelo? -, disse Susan, roteando gli occhi e accomodandosi meglio sulla poltrona, per riprendere la sua lettura.

- Ma ti giuro che ci sono stata! -, disse Lucy, sull’orlo delle lacrime.

- Va bene, ci sei stata, ti credo. Contenta? -, disse la sorella, seccata.

“Ecco, ora comincia a snobbarmi”.

La voce di Lucy si fece più imponente… almeno per quanto poteva, dato che aveva una vocina piuttosto infantile. – Non mi prendi nella giusta considerazione! -, esclamò. – Se solo mi ascoltaste, voi tutti… -

- Se solo ti ascoltassimo?! Lucy, se ti ascoltassimo sprecheremmo solo tempo prezioso! -, disse Edmund, sulla soglia della camera.

Lucy gli lanciò un’occhiataccia.

“Ipocrita.

Falso ed ipocrita.

Sa benissimo che quel luogo esiste, perché anche lui c’è stato!”

- Edmund Pevensie! Come ti permetti di usare tali termini con tua sorella? -, esclamò Peter, che osservava dalla finestra il cielo grigio.

Era una sera di pioggia.

- Ragazzi, vi prego, non ricominciate. Abbiamo discusso già troppo su questa inutile storia. Lucy, non esiste nessun armadio che porti ad un luogo naturale innevato. Tutto ciò l’ hai sognato! -, disse ancora una volta Susan.

- Ma lui…! -, provò a dire Lucy, indicando Edmund. – Chiedete a lui! Anche lui c’è stato! Lui può confermarvelo! -

L’indicazione di Lucy mise in tensione Edmund, che spalancò gli occhi, fingendosi ignaro di quel posto descritto dalla sorella.

Lucy si avvicinò velocemente ad Edmund, e gli tirò il braccio. – Edmund, per piacere, dille la verità! Dille che sei venuto anche tu a Narnia! –

Le pupille del ragazzo si dilatarono, mentre Lucy gli scoteva il braccio.

Gli occhi di Lucy si riempirono di speranza e tristezza. Edmund immaginò che quella fosse una tattica per farlo impietosire e fargli spiegare la situazione apparentemente assurda in cui era capitato fra capo e collo, insieme alla sorella.

“Oh, Ed, di’ la verità…”

Un’occhiata severa di Edmund le fece perdere la speranza.

- Io non sono mai stato in questa… come si chiama? -

- Non fare così! -, gridò Lucy. – Tu sai che stai dicendo una menzogna! -

Lucy, indignata, guardò negli occhi del fratello, leggendovi una vena di incoerenza con il pensiero espresso prima.

Poi squadrò con attenzione Susan, che era di nuovo sprofondata nella lettura.

I suoi occhi guardarono verso Peter, che osservava ancora un po’ il paesaggio esterno.

Una lacrima uscì dagli occhi della bambina, che affermò: - La verità è che voi non avete voglia di ascoltarmi! E tutto questo perché sono la più piccola! Difatti, a quanto pare, siete tutti più interessati a svolgere le vostre occupazioni e a praticare i vostri hobby, senza degnarmi di un minimo sguardo, perché non volete che venga a disturbarvi! -.

Poi si voltò verso un colpito Edmund, e disse: - E sapete la novità? –

Edmund la guardò con espressione interrogativa.

- Io accetto le vostre seccature, e tolgo il disturbo. Tanto è questo che volevate da quando abbiamo messo il piede in questa stanza! E per quanto riguarda te, Edmund… -, disse avvicinandosi di più al fratello. – Diciamo che non vedevi l’ora di sbarazzarti di me da quando siamo usciti dall’armadio. -

Edmund inorridì.

- Tu… tu blateri! Ti comporti come una bambina viziata e capricciosa! Anzi, lo sei! -

- Oh, Edmund, controllati! Ti rendi conto di ciò che dici? E adesso, per favore, trovatevi qualcosa da fare, prima che chiami la signora! -

Quello che sembrava stare per divenire un litigio burrascoso, si placò subito, sotto la voce severa della sorella Susan. Ma l’aria era tesa, molto tesa.

Lucy e Edmund si scambiarono un’altra occhiata astiosa, poi la prima fece per allontanarsi dalla camera.

- E ora dove stai andando? – chiese Peter.

Lucy si voltò e fece per dire qualcosa, poi venne interrotta da Edmund: - Probabilmente a rifugiarsi in un armadio logoro, alla ricerca di quella capra parlante… quella sottospecie di amico immaginario… come ha detto che si chiama? –

La battuta ironica, ovviamente, era apparsa sadica alle orecchie della povera Lucy.

La piccola, difatti, scoppiò a piangere.

Susan sbuffò e andò da lei, dicendo: - Sei proprio un immaturo, Ed! L’ hai fatta piangere! –

- Immaturo? Io? Io non sono così pazzo da dire che sono sbucato fuori da un armadio e ho bevuto il the con una capra in una casetta di montagna! -, disse Edmund, indignato.

- No, Ed, non è questo il punto. Il tuo livello di maturità è così basso perché approfitti del tuo vantaggio d’età nei confronti di Lucy per prenderla in giro! -, disse Susan, inginocchiatasi davanti alla sorellina, asciugandole le lacrime con un fazzolettino.

- Beh… suvvia, io dico che è facile parlare di vantaggio d’età… e poi, capirai, ho soltanto un anno in più ai suoi! -, disse Edmund incerto.

- E invece io dico che è qui che si dimostra la tua immaturità! Proprio qui. Certo, sei proprio privo di qualsiasi tatto! -

Susan fece per abbracciare la sorella, ma lei la evitò.

- Lucy… -, disse una Susan colpita in pieno.

- E’ inutile abbracciarmi! -

- Ma cosa…? -

- Anche tu sei un’immatura, Susan, benché tu compaia come la più educata di tutti! Anche tu approfitti del tuo vantaggio d’età, anche se per snobbarmi! -

Susan fece per parlare, ma Lucy la interruppe: - Non cercare di dirmi che non è vero, e che ciò è dimostrato dal fatto che adesso hai visto Ed mancarmi di rispetto e che sei venuta a consolarmi! Il tuo è un atteggiamento da… da… da mamma apprensiva! –

Susan spalancò la bocca.

- Cosa stai dicendo? Io non sono la mamma! -

- Sì, ma vuoi prendere il suo posto e averci tutti sotto controllo, solo perché sei la femmina più grande fra noi quattro! -

- Questa è una sciocchezza bella e buona, Lucy! -

- Invece non lo è! -

- Sentite, ragazzi, non urlate, altrimenti disturberete il professore. -, disse Peter.

Lucy si girò. – Siete tutti gli stessi. Ne approfittate della posizione degli altri per trarne dei vantaggi! –

Peter si voltò verso di lei e si alzò dal letto. – Lucy, credo che tu non sia nella posizione adatta per accusare noi. Vorrei ricordarti che, anche se noi fossimo tutto ciò a cui ci identifichi, sei tu quella che sta nella parte del torto. Hai detto una bugia incredibile. E noi abbiamo tollerato il tuo atteggiamento insistente sino ad un certo punto! Per cui, ci sembra logico perdere le staffe. Tu cosa faresti al nostro posto?! -, disse Peter, seccato.

Lucy lo guardò umiliata.

- Allora, cosa faresti? Non ti seccheresti anche tu? Riusciresti a tollerare una bugia assurda, come quella che hai detto, se questa viene detta insistentemente? Rispondi! -, disse Peter, arrabbiato, mentre Susan si avvicinava a lui e gli tratteneva il braccio, mormorando un poco udibile: - Peter, calma… -

La più piccola guardò con sguardo arrabbiato i tre fratelli, poi disse: - Vuoi sapere cosa farei? –

Peter annuì.

- Cercherei di scoprire il motivo di tanta insistenza, cercando di non usare atti intimidatori, e lasciando che voi, apparentemente bugiardi, vi spiegaste con calma e cercando di intravedere fra le vostre parole ciò che può essere vero e ciò che può essere falso. -

Il buon senso di Lucy sbigottì Edmund, e anche gli altri due, che rimasero comunque l’uno con l’espressione molto seccata di prima, e l’altra con il suo sguardo insicuro e leggermente imbarazzato.

Lucy uscì dalla camera.

- Ma cosa ti è saltato in mente? -, disse Peter, avvicinandosi a Edmund. – Capisco che ha detto una bugia, ma non valeva la pena di maltrattarla così. -

- Ehi, guarda che anche tu ti sei alzato e hai alzato la voce con lei! -

- Io… mi sono contenuto! Sono riuscito a controllarmi per buona parte del vostro battibecco. -, disse Peter, un po’ imbarazzato.

- No, la verità è che stavi riposando e ti sei arrabbiato perché ti disturbavamo! Non per il rispetto del professore! -

- Edmund, devi abbassare la voce! -

- Non m’importa! Fino a qualche secondo fa lo facevi tu! -

- Smettila di riferirti sempre a me! -

La frase colpì molto Edmund.

- E tu finiscila di darmi ordini! -

Lui, che aveva sempre cercato di distinguersi dal tanto elogiato fratello maggiore.

Lui, che non sopportava il fatto di prendere consigli da lui.

Lui, che cercava di apparire diverso… cercava di differenziarsi ogni volta che veniva messo a paragone con Peter.

E, ovviamente, lui risultava sempre il migliore fra i due.

- Non ti sto dando alcun ordine, Ed. -, disse Peter. – Sto solo dicendo che… -

- Stai solo cercando di apparire più saggio e maturo di me, come sempre! -

Peter corrugò la fronte. – Questo… non è vero… -

- E invece è vero, eccome! Ogni volta che le amiche di mamma vengono a casa nostra non fanno che parlare della tua buona educazione, dei tuoi bei voti scolastici e della ottima condotta che hai in pagella! “Oh, il signorino Pevensie ha un aspetto delizioso… mentre l’ altro è così disordinato, così malcurato!”, sembra quasi che mamma condivida con le loro opinioni! -

Peter rimase per qualche secondo in silenzio. – Non devi dar conto a quello che pensano gli altri di te… vivi come vuoi e… -

- Ecco, vedi? Il saggio della situazione, il mio maestro! Sì, d’ora in poi ti chiamerò “Professor Pevensie”, contento? -, disse Edmund ridendo nervosamente.

Uscì anche lui dalla stanza.

Peter si voltò verso Susan, mentre diceva: - Siamo impazziti, tutti quanti… -

Trovò una Susan quasi in lacrime.

- Susie? -, chiese Peter, avvicinandosi a lei. – Cosa c’ è? -

Susan incrociò le braccia e sbuffò guardando su, mentre le lacrime premevano per fuoriuscire.

- C’è che è tutto così strano…! -, disse risedendosi sulla poltrona.

- In che senso? -, disse Peter.

- E’ un momento così difficoltoso! Mamma e papà sono lontani… noi che litighiamo ogni volta che ne abbiamo l’occasione… Lucy che insiste su questa faccenda di quel posto… è una situazione così strana… -

- Già. -, disse Peter, costernato.

Alcuni secondi di silenzio, poi Susan riprese a parlare, sbottando. – Io non voglio sembrare una mamma apprensiva! –

Peter la fissò. Susan quasi piangeva.

- Non sono… non voglio mettere in riga nessuno, né approfittare del mio essere sorella maggiore per fare ciò che voglio di Ed e Lucy! -

- Susie, se ti riferisci a quello che ha detto Lucy… -

- Ha detto come la pensava ed è giusto che abbia un suo pensiero sui miei comportamenti! Per cui non giustificare le sue accuse!-

- Ma Susan… -

- Capisco che è stata lei la prima ad essere accusata di essere bugiarda, ma preferirei che non pensiate che, a causa di questo, non avrebbe dovuto esprimere la sua opinione! -

- Beh, sì, ma non puoi giustificarla! -

- Ovviamente no! -

Peter si sedette su una poltrona, vicino a Susan.

- Non capisco cosa tu stia dicendo. -

- Sto dicendo che fondamentalmente io non voglio sembrare bella, brava, comprensiva come la mamma… voglio solo che non si senta troppo la sua mancanza… specialmente per quanto riguarda Lucy ed Edmund, loro sono i più piccoli… -

- Susie, capisco che tu sia triste, ma quello che hai detto è stato in parte una sciocchezza. -

Susan si sorprese. Susan era sempre stata considerata una ragazza coerente ed intelligente.

- C-Cosa vuoi dire? -

- Che la mamma, e anche papà, mancano a tutti in egual modo, senza differenze d’età! -

Susan chinò lo sguardo. – Io volevo solo prendermi cura di tutti perché mamma me l’aveva raccomandato. E perché ci tengo a voi! Avrei voluto che vedeste in me una persona di cui fidarsi, di questi tempi…

- Ti capisco. Ma probabilmente loro considerano il tuo comportamento un po’ troppo “da mamma”. Nel senso che è possibile che credano che tu pecchi di presunzione, mostrandoti così protettiva. -

- Ma io voglio solo… -

- So cosa vuoi. E ammiro il tuo sforzo di prenderti cura di tutti noi. -

- Grazie. -

- Prego. -, disse Peter, sorridendole. Poi, dopo qualche secondo di silenzio, il ragazzo disse: - Non per offenderti, Susan, ma prenderti cura di tutti noi non ha mai colmato la mia mancanza di mamma e papà. -

- No, non sono offesa. Mancano tanto anche a me. Ogni volta che li penso, mi vergogno di lamentarmi degli abitanti di questa casa, perché ricordo che si trovano in una situazione molto peggiore della nostra. -

- Anche io… -

- … Poi vedo voi e mi ritorna il sorriso. -

Peter sorrise. – Già. –

Susan rispose al sorriso e tornò ad assumere uno sguardo interrogativo. – Peter, cosa c’è che ti frustra? –

- Nulla in particolare, tranne quello che hai già detto. Si tratta principalmente di Edmund. -

- Oh. -, enunciò Susan.

- C’è sempre stata una certa rivalità fra di noi… lo hai mai notato? -

- Beh, sì… è palese che l’abbia notato. In Edmund soprattutto, perché è colui che fa trasparire bene le sue emozioni. Molto meglio di te. A volte… a volte in te vedo indifferenza, mentre lui diventa sempre più geloso. -

- Geloso?! -, disse Peter. – E perché mai! Io non ho nulla più di lui, e lui niente più di me. -

- Insomma, Peter. -, disse Susan. – Certe cose le riescono a percepire solo le donne! E’ ovvio che tu non l’abbia mai capito, perché sei sempre stato a farti riempire di lodi dai parenti e dagli altri. Nel frattempo, forse non lo sai, Ed è sempre stato nell’ ombra, tirato in ballo solo quando dovevano trovare un secondo nome per metterti a paragone con qualcuno. E’ ingiusto, non trovi? -

- Sì, ma… non capisco perché sia geloso di me! –

- Oh, e poi dici che a volte dico sciocchezze! -

- Perché? -

- Perché è impossibile che tu non l’abbia capito. Si da’ il caso che lui sia geloso di te perché tu riscuoti molti successi a scuola, in condotta e sei sempre beneducato. Poiché Edmund appare sempre disordinato fisicamente, e poiché i pettegolezzi affermano che sia anche un po’ sfaticato, le persone lo considerano un buon “secondo termine” di paragone per valorizzarti. Ora, non credi che sia un po’ ingiusto? -

- Certo che lo è! -, disse Peter scattando in piedi. – Come possono le persone giudicare senza conoscerlo? E, cosa ancora più ingiusta, come possono giudicarlo solo dal fisico e dai pettegolezzi? Loro non sanno nulla! -

- Hai afferrato la radice del problema. -

- La radice? -

- Sì, diciamo che questa è soltanto la “causa” del vostro problema, ma la vera conseguenza, e quindi il vero problema, sta nel fatto che Ed scarica la sua rabbia su di te, seppur ingiustamente, ma lui ritiene che tu sia compiaciuto dei complimenti che ti fanno, e per questo è arrabbiato. Ti ritiene un egocentrico. -

- Ma non è vero! -

- Certo che non lo è! -

- Ma…! Cosa dovrei fare o cambiare di me? E’ un problema suo se mi crede uno che si vanta dei suoi pregi! -

- Non dovresti cambiare nulla di te… ma potresti fare qualcosa. Parlargli, per esempio. -

- Parlargli? Ma Susie… sarebbe troppo imbarazzante! -

Susan si alzò dalla poltrona e, diretta verso l’uscita della camera, disse, fermatasi durante il cammino: - Beh… anche il tentativo di parlargli gli può apparire un buon motivo per fidarsi ti te, e il tuo atteggiamento comprensivo potrebbe eliminare la soggezione, no? –

Peter fissò davanti a sé.

- Forse… -

Note: Dunque, spero che vi sia piaciuta^^. Siate clementi, è la prima che scrivo su “Le Cronache” XD.

Se avete tempo, spero che possiate cliccare su questo link: www.pagesdorees.splinder.com , il mio blog (che non è esattamente un diario). Baci, Karmensita.

  
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