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Autore: StreetsOfLove    21/06/2011    9 recensioni
Ho scritto questa One-shot perchè mi sono sempre chiesta quale fosse stata la reazione di Paul alla morte di John. Spero vi piaccia :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me ne sto, solo, in camera a pensare a quanto è successo. John, amico mio, te ne sei andato così, per prepotenza di altri. Ora sono nel mio ufficio, sto pensando a te; vorrei liberarmi da questa peso che mi gravita dentro, vorrei poter piangere ma non ci riesco.  Qualcosa mi blocca dal farlo, mi dico di essere forte, che piangere non servirà a portarti qui, di nuovo con me; eppure perché mentre cerco di convincermi di questo ho una gran voglia di piangere, urlare e distruggere tutto?
Vorrei che tutto questo fosse un brutto sogno dal quale mi devo ancora svegliare ma non è così, purtroppo. Aspetto che arrivi domani, il giorno del tuo funerale, per poterti salutare un ‘ultima volta, come si deve; spero di rivedere George e Ringo, li abbraccerò e gli dirò quanto bene gli voglio, cosa che non ho potuto fare con te.  Al piano di sotto sento un rumore di porta che sbatte. Linda e i bambini sono ritornati a casa, almeno loro stanno bene. Un lieve tocco alla porta; qualcuno sta bussando.
<< Avanti >> dico atono.
Il volto di Linda mi appare sullo stipite della porta.
<< Ciao >> mi sussurra.
<< Hey >>
<< Ti ho disturbato? >>
<< No. Vieni qui >> Spostai la sedia dalla scrivania e la feci sedere sulle mie gambe.
<< Come ti senti? >>
<< Non lo so. Ma di certo non bene; ho voglia di sfogare la mia rabbia su qualcuno, anzi su quell’essere che l’ha ucciso >> dissi stringendo le mani in pugni.
<< Mi dispiace. Vorrei poterti aiutare in qualche modo >> mi rispose, accarezzandomi una guancia.
<< Ma tu mi aiuti, Linda. Sei qui con me ogni giorno che mi dai il tuo amore e il tuo sostegno >>sospirai, e baciai la sua mano che mi stava accarezzando, poi cambiai discorso.<< Vi siete divertiti tu e i bambini? >>
<< Si, Mary ha insistito per andare sulle giostre e si è divertita tanto e ha detto che la prossima volta vorrebbe andarci anche con il suo papà >>
<< Avrei voluto anch’io uscire con i bambini ma proprio non ce la facevo, non sarei stato di molta compagnia >>
<< Lo so. Non ti sto dicendo che hai fatto male a rimanere a casa >>. Mi diede un leggero bacio sulle labbra. << Posso benissimo capire come ti senti, è morto il tuo migliore amico, è normale che tu sia scosso e che non hai molta voglia di uscire. Ai bambini ho spiegato che in questi giorni il loro papà non sta molto bene, e che quindi non devono farti arrabbiare >>. Le sorrisi dolcemente.
<< Domani…domani c’è il suo funerale e ho paura >>
<< Di cosa? >>
<< Di dirgli addio… non sono sicuro di volerlo lasciare andare…mi manca >>
<< Oh, amore tu devi farlo perché se poi non gli darai un ultimo saluto, rimpiangerai per sempre di non averlo fatto. Non hai ancora accettato la sua morte, ma devi farlo per te e anche per lui; così un giorno quando ripenserai a lui lo farai con serenità, certo anche con un po’ di tristezza, ma almeno saprai che starà bene, dopo che avrà ricevuto i saluti di uno dei suoi migliori amici >>.
<< Hai ragione, devo andarci, ma non sarà facile guardarlo lì, immobile nella sua bara; lui, John, che non stava mai fermo un attimo, sempre pronto con idee geniale e fuori dal comune. Il mondo ha perso una grande persona >>. Mi abbracciai a Linda, la mia ancora di salvezza, mentre lei mi sussurrava parole di conforto. Di colpo Stella aprì la porta.
<< Papà, papà, Mary mi da fastidio, prende le mie cose! >> quasi urlò. Linda si alzò da me e andò al piano di sotto dall’altra peste.
<< Vieni qui tesoro >> le dissi; i suoi occhioni erano diventati lucidi, segno che stava per piangere. << Che succede? >>
<< Mary mi ha preso Pandy e lo tortura facendogli male >>disse singhiozzando. Pandy era il suo adorato orsacchiotto; se lo portava ovunque e non lo faceva prendere a nessuno.
<< Allora qui dobbiamo attuare un piano di salvataggio per Pandy! >>
<< Siii >>
<< Bene, ora andiamo da quella cattivona di Mary e salviamo Pandy >>. La presi in spalla a trotto di cavallo scendemmo i gradini.
<< Mary, sei grande ormai, smettila di infastidire tua sorella >> era Linda.
<< Signorina Mary McCartney, è stata accusata di torture verso l’orsacchiotto Pandy; se non vuole compromettere la sua posizione, ci restituisca l’ostaggio >> dissi.
<< Pà, però parla meglio >>sbuffò e riconsegnò l’orsacchiotto.
<< Papà è un uomo dai paroloni >> mi difese Stella.
<< Sì, certo come no, e io sono Gesù >>. Feci scendere la piccola dalle mie spalle e presi a fare il solletico all’altra.
<< Papà smettila ti prego… ahahahah…scherzavo, sei il papà migliore del mondo, ti prego smettila >>. In quel piccolo ambiente familiare mi sentii meglio ma non riuscii a non pensare ai figli di John, che a loro era stato rubato tutto il tempo che avrebbero dovuto trascorrere col padre. Mi si scurì il viso, Linda se ne accorse, così con una scusa:”Chi vuole un bel gelato?” portò su di sé l’attenzione delle figlie. A quel punto mi ricordai che avevo anche un altro figlio e non avevo idea di dove fosse.
<< Dov’è James? >>
<< Dorme nella sua culla >>
<< Mamma allora questo gelato? >>le bambine si aggrapparono alla loro mamma e impazienti si diressero verso la cucina. Linda mi lanciò uno sguardo come a dire “parliamo dopo”. Ero ancora seduto per terra quando mi chiamò al telefono George Martin, voleva parlare del cd che stavo producendo e poi parlammo anche di John.
Il resto della sera passò in fretta, tra le urla dei bambini e gli sguardi di Linda. Dopo aver messo a letto i nostri figli, anche io e mia moglie ci coricammo.
<< Domani mattina viene mia madre a prendere i bambini >> mi informò. La guardai senza risponderle. << Ho pensato che era meglio non portarli al funerali >>.
<< Hai fatto bene, i funerali non sono adatti ai bambini >>
<< Paul, che è successo oggi pomeriggio? Se vuoi per un po’ di giorni io e i bambini possiamo andare da qualche altra parte per lasciarti da solo e… >>le misi un dito sulle labbra per non farla continuare.
<< Shhh. Non lo dire nemmeno. Non è stata colpa loro, se anche voi vi allontanaste mi sembrerà come se fossi solo al mondo, senza nessuno. Io ho bisogno di avervi sempre con me, siete tutto quello che ho >>.
<< Ok >>fu la sua risposta. Ci scambiammo un bacio e poi mi addormentai inquieto.

“Hey Paul”
“John!”
“Come stai?”
“Male John. Ho perso il mio migliore amico”
“E chi era?”
Aggrottai le sopracciglia.
“Tu John, tu.”
“Oh, ma tu non sei il mio migliore amico e io non sono il tuo. Noi non ci conosciamo neanche. Chi sei tu?”
“No, John, sono io Paul!” urlai.
“Paul chi?”
“Paul, Paul McCartney, il tuo migliore amico”
“No, i miei migliori amici si chiamano George e Ringo, noi tre facevamo parte di un gruppo, eravamo i-“
“I Beatles” lo interruppi. “Anch’io ero un Beatle!”
“No, tu no. Tu non sei nulla Paul, nulla”. Mi voltò le spalle e si incamminò in un viale e mi lasciava lì, solo.
“JOHN!”urlai più volte il suo nome ma la mia voce era sparita perché io ero nulla…


Mi sveglia di soprassalto tutto sudato e ansimante. Oddio, era stato solo un sogno per fortuna. Erano le cinque del mattino; non volevo riaddormentarmi, così, cercando di non fare rumori, mi alzai dal letto e mi diressi in salone. Mi passai una mano sui capelli umidi di sudore e pensai a John. Oh John, se tu fossi oggi qui
 Presi carta e penna e comincia a scribacchiare un verso di una forse futura canzone.

And if I say I really knew you well
What would your answer be?
If you were here today…

Una lacrima mi scivolò dalla guancia, e raggiunse il foglio. Smisi di scrivere e cercai di pensare a qualcos’altro. Mi preparai qualcosa da mangiare, poi preparai la colazione anche Linda e la misi su di un vassoio, glielo avrei portato più tardi in camera. Mi sdraiai sul divano e poco dopo mi addormentai.
<< Paul, Paul, sveglia >>qualcuno mi stava scuotendo e chiamando dolcemente.
<< mmm… >>
<< Paul, svegliati dobbiamo andare >>mi chiamò Linda.
Aprii di scatto gli occhi. Mi ero addormentato sul divano, cavolo!
<< Linda >>sussurrai. Le accarezzai il volto. << Ti avevo preparato la colazione e volevo portartela a letto ma mi sono addormentato, scusa>>.
<< Non fa nulla, ora va a vestirti e nel contempo io faccio colazione >>.
Annuii, le lasciai un bacio sulle labbra e poi mi andai a vestire. Tempo quindici minuti ed ero pronto. Linda era seduta sul divano e teneva in mano un foglio.
<< Scusa, forse non avrei dovuto leggerlo >> disse indicando il foglio con la “canzone”.  Feci spallucce. Poco dopo venne la mamma di Linda e, dopo i convenevoli saluti, partimmo.
 
Parcheggiai proprio davanti alla chiesa dove si sarebbe svolta la messa. Entrati dentro, andai a salutare Yoko, poi vidi anche Julian, lo abbracciai e chiesi di sua madre. Non era venuta, non se l’era sentita.
Mi sedetti affianco a George; Ringo era seduti due file dietro. Il prete cominciò a parlare per un’ oretta poi chiese se c’era qualcuno che avrebbe voluto dire qualcosa. Decisi di andare, volevo salutare John e ricordarlo con tutti. Mi alzai con titubanza e mi diressi verso il microfono.
<< Salve. Avrei preferito non ritrovarci tutti insieme per la morte di John… La sua morte è stata ingiusta, ci è strappato dalle nostre vite con ingiustizia, e ora vorrei solo che tutto questo fosse uno scherzo, che John fosse qui… purtroppo non è così. Ho passato una parte della mia vita con John, e che anche se eravamo diversi, era il mio migliore amico e mi manca. Fa male sapere che lui non c’è più, che una delle persone più importanti della mia vita è andata via. Ma sono certo che ora John si trovi in un posto migliore di questo, un posto che sia come John avrebbe voluto fosse la sua città, il suo paese, il suo mondo. Non riesco ancora a capacitarmi che sia morto, lui era come un fratello per me; negli ultimi tempi avevamo fatto pace, chiarito tutto, ma credo che non si finisca mai di conoscere una persona, e io e John avremmo avuto molto altro da scoprire l’un l’altro… Il mondo ha perso una grande, straordinaria persona, ed è per questo che oggi noi siamo qui riuniti, per la perdita di un nostro amico o parente o amante. Non so esprimere quanto dolore sto provando ora ma so per certo che non se ne andrà mai. La cosa più brutta è averci immaginati un giorno,vecchi e decrepiti, mentre ricordavamo il nostro passato insieme, mentre criticavamo la musica di quel giorno e rimpiangendo i nostri migliori anni. Averti conosciuto John è stata la cosa più bella del mondo, ringrazio chiunque ci sia da ringraziare che ci  ha fatti conoscere. John, fratello mio, riposa in pace. Ti voglio bene. >>
Me ne andai di nuovo al mio posto, George mi strinse un braccio intorno alle spalle, come per dire di farmi forza. Anche lui volle dire qualcosa in onore di John, aveva gli occhi lucidi mentre parlava e alla fine qualche lacrima uscì al suo controllo. Perché io ero l’unico che non riusciva a piangere per John?! Perché?! Questo non significa che io non volevo bene a John, vero? Ero arrabbiato con me stesso.

Andai a “salutare” John, lasciai un bacio sulla bara prima che la mettessero sulla macchina diretta al cimitero. Fuori dalla chiesa c’era una massa di giornalisti e gruppi di fan piangenti. Alcuni dei giornalisti cominciarono a farmi domande ma li ignorai e salii in auto insieme a Linda. Il cimitero era poco distante dalla chiesa e lo raggiungemmo in poco tempo.
Lasciai dei fiori vicino alla sua bara, poi guardai la foto che lo ritraeva e lì, fu troppo anche per me. Lacrime cominciarono a solcarmi il viso e ti guardavo sorridere in quella foto. Oh John, come farò a vivere sapendo che tu non ci sei più? Come farò ad andare avanti sapendo che tu sei morto? Come farà Yoko, i tuoi figli, i tuoi fan, il mondo ad andare avanti se una persona straordinaria come te non c’è più?! Non può infatti, io non posso. Non riesco a metabolizzare che tu sia morto.
Mi appoggiai alla sua lapide mentre grosse lacrime di dolore sgorgavano dai miei occhi. Cominciava a venire altra gente a vedere la lapide, così me ne andai a testa china e con il cuore distrutto. Linda mi stringeva a sé, i fotografi erano tutti all’entrata e uscita del cimitero, ovviamente non li facevano entrare e cominciarono a fare domande su domande del tipo:

<< Signor McCartney cosa ne pensa della morte del suo ex-compagno John Lennon? >>
<< Quanto è triste per la morte di uno dei Beatles? >>
<< Ha pensato che il prossimo Beatle che può morire sia lei? >>


Mi diressi di filato nella mia auto, volevo andare via da quel posto, raggiunsi subito casa mia e dopo aver dato un bacio ad ognuno dei miei figli mi chiusi in camera e tra le lacrime continuai a scrivere il mio omaggio per John…

And if I say I really knew you well, 
What would your answer be? 
If you were here today. 
Uh, uh, uh, here today. 

Well, knowing you, 
You'd probably laugh and say 
That we were worlds apart. 
If you were here today. 
Uh, uh, uh, here today. 

But as for me, 
I still remember how it was before 
And I am holding back the tears no more. 
Uh, uh, uh, 
I love you, uh. 

What about the time we met? (what about the time?) 
Well, I suppose that you could say 
That we were playing hard to get. 
Didn't understand a thing, 
But we could always sing. 

What about the night we cried? (what about the night) 
Because there wasn't any reason 
Left to keep it all inside. 
Never understood a word, 
But you were always there with a smile. 

And if I say I really loved you 
And was glad you came along. 
Then you were here today, 
Uh, uh, uh, for you were in my song. 

Uh, uh, uh, here today.
And if I say I really knew you well, 
What would your answer be? 
If you were here today. 
Uh, uh, uh, here today. 

Well, knowing you, 
You'd probably laugh and say 
That we were worlds apart. 
If you were here today. 
Uh, uh, uh, here today. 

But as for me, 
I still remember how it was before 
And I am holding back the tears no more. 
Uh, uh, uh, 
I love you, uh. 

What about the time we met? (what about the time?) 
Well, I suppose that you could say 
That we were playing hard to get. 
Didn't understand a thing, 
But we could always sing. 

What about the night we cried? (what about the night) 
Because there wasn't any reason 
Left to keep it all inside. 
Never understood a word, 
But you were always there with a smile. 

And if I say I really loved you 
And was glad you came along. 
Then you were here today, 
Uh, uh, uh, for you were in my song. 
Uh, uh, uh, here today.
  
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