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Autore: Learna    21/06/2011    2 recensioni
Ho cercato di immaginare l'ultima giornata di vita di Athem come faraone (prima vita)e gli eventi che lo porteranno a capire pienemente il suo passato prima di trovare la pace.
Non so se vi può piacere. Lo spero.
Vi prego commentate, verrei sapere come vado.
Baci
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Atemu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mio faraone, dove siete?-
Continuavo a correre per le fitte strade della capitale in cerca del mio sovrano nonché l’unica persona che avessi mai amato.
Siamo cresciuti insieme fin da piccoli, io ero la figlia di uno dei massimi sacerdoti di Ra.
Poi circa tre anni fa, mio padre è morto ed io sono rimasta completamente sola. Il principe mi ha aiutata a superare quel momento; mi è sempre stato accanto.
Ora tocca a me aiutarlo, devo ritrovarlo ed accertarmi che non corra alcun pericolo, a costo della mia stessa vita.
Il calore di questa giornata è insostenibile.
Corro, il sandalo che porto ai piedi si incastra tra due rocce.
Non ho il tempo di liberarlo.
Con un coltello taglio il laccio che lo tiene chiuso.
Mi tolgo anche l’altro e rinizio a correre.
I sassi ed i rami mi feriscono i piedi, ma io devo continuare ad avanzare.
Per strada ci sono solo persone in fuga e aprirsi un varco tra la folla è un’impresa quasi impossibile.
Giro di nuovo; dalla casa alla mia sinistra sento provenire delle urla.
L’abitacolo è avvolto dalla fiamme provocate da Zorc l’Oscuro.
Alla finestra riesco a scorgere i volti di due bambine.
Sono combattuta tra il continuare a correre ed il fermarmi ad aiutare quella famiglia.
Non posso vederli così.
Mi avvento contro la porta che tuttavia cede solo ad un secondo colpo.
Una fiammata esce dalla nuova apertura a per poco non mi investe, tuttavia riesce a prendermi di striscio il braccio destro.
Cado a terra.
La ferita mi bruciava ed il fumo mi annebbiava la vista.
Il mondo intorno a me iniziava a girare come in un’aspirale.
Iniziai a sentire degli scossoni alle braccia e riuscii a mettere a fuoco una della due bambine che avevo visto poco prima.
-Megan stai bene? Megan rispondimi! –
-Tranquilla sto benone –
-Grazie agli dei –
Di colpo mi ritornò in mente perché mi trovavo lì.
Con non poca fatica mi alzai, facendo perno sul braccio sano.
I miei piedi ed il braccio sanguinavano e bruciavano terribilmente, sentivo la terra entrarmi nelle ferite, ma dovevo continuare.
Rinizio a correre.
Devo raggiungere l’entrata della città.
Devo proteggere il faraone.
Alzo lo sguardo dalla strada; sono in vista della colossale porta di accesso alla città.
Non ho mai attraversato in vita mia quella porta, non ho mai visto la città da più in la delle mura del palazzo.
Tutto mi intriga in questa esperienza, ho sempre voluto uscire dalla mia prigione dorata, ma non avrei mai immaginato che lo avrei fatto in questo modo.
Finalmente oltrepasso le due colonne che delimitano le mura.
Una nube di sabbia mi impedisce la vista e le tenebre di certo non favoriscono il compimento della mia missione.
Quando la nube si dirada vedo una sagoma distesa al suolo.
La luce delle fiamme provenienti dalla città creano delle ombre spettrali sulla guida dell’Egitto.
Mi avvicino piano a lui.
-Faraone! –
-Faraone, state bene? –
Ancora nessuna risposta!
Mi precipito al fianco del ragazzo, guidata dalla disperazione e dalla speranza che sia ancora vivo, di non averlo perso.
Mi inginocchio ed inizio a scuoterlo.
Pian piano inizio a sentire dei flebili lamenti provenire dal faraone.
Il ragazzo si gira a guardarmi.
Mi coglie una felicità immensa, aumentata ulteriormente dal sollievo.
-Megan, sei tu? –
-Si, mio faraone –
-Megan …. –
La sua frese viene interrotta da un lamento e da una fitta al fianco.
-Faraone! –
-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?! –
Cerca di alzarsi, ma ricade al suolo.
Cerco di aiutarlo portandomi un suo braccio sopra le spalle e mettendomi in piedi.
Lo conduco verso la città
Oltrepassate le mura, grazie al fuoco che ha distrutto gran parte delle case, riesco a vedere il suo viso.
È visibilmente stanco e sofferente, tuttavia  continua ad avere l’aspetto regale che gli ho sempre visto.
-Megan. Lasciami –
-Cosa? –
-Ti ho chiesto di lasciarmi –
-Ma, Faraone! … -
-Niente ma Megan! Se il popolo mi vede in questo condizioni la paura lo assalirà ancor più di quanto abbia già fatto. Loro mi vedono come una guida, non posso mostrarmi debole. Lo faccio per loro. Quindi ti prego, lasciami; o sarò costretto ad ordinartelo –
Di mala voglia allontano il ragazzo da me, ma nel compiere questo gesto noto la profonda e grande ferita che ha sul fianco destro.
La tonaca è impregnata di sangue.
Solo ora capisco la quasi esagerata stanchezza che il suo viso tenta di nascondere, ma che si può leggere nei suoi occhi.
La paura torna ad assalirmi.
Il faraone muove alcuni passi verso il luogo dal quale siamo venuti, ma poi cade a terra sulle ginocchia.
Mi affretto a raggiungerlo.
-No Megan –
Lo vedo rialzarsi e riniziare il suo cammino.
Sono impietrita sul posto.
Una leggera brezza ha iniziato a soffiare dal deserto e mi scompiglia i capelli, portandomeli davanti al viso.
Il faraone si ferma solo quando arriva al cospetto di Zorc.
Da quel momento non vidi più niente.
Una luce accecante abbagliò sia cielo che terra.
Persi i sensi.
 
Quando mi riebbi era tutto finito.
Il sole stava tramontando all’orizzonte.
Tutto era calmo.
Zorc era sparito, ma il fuoco continuava a bruciare in città.
Al centro dello spiazzo c’era il faraone, riverso a terra.
Mi alzai e gli corsi accanto.
Lo presi tra le braccia.
La terra sul quale era steso era rossa e la macchia sulla tunica si era espansa.
Non dava segni di vita.
Lo iniziai a scuotere, dapprima lentamente, poi con sempre più vigore.
Piano aprii gli occhi dall’iride violetta.
Sentii delle lacrime rigarmi le guance.
Mi portò una mano al viso per asciugarmele.
Sentivo la quantità di energia di cui quel semplice gesto lo privava.
Un lamento gli sfuggi dalle labbra.
-Megan –
-Sono qui –
Vidi un sorriso increspargli le sottili labbra.
-Non ti dimenticherò mai –
All’inizio non capii cosa volesse dire, o forse non volevo capire.
Poco dopo i suoi occhi si chiusero e la testa gli cadde all’indietro.
-No!-
-No!-
-Faraone. Ti prego. Non lasciarmi da sola. Ti prego –
La pioggia iniziò a scendere dal cielo. Il mio potere aveva espresso ciò che stavo provando in quel momento.
Una incolmabile disperazione mi aveva pervasa.
Avevo perso l’unica persona che avessi mai amato.
Avevo perso lui.
Avevo promesso che non lo avrei mai abbandonato e così avrei fatto.
Io Megan Ishtar diventerò la guardiana della sua tomba e veglierò sul suo spirito.
Non ti lascerò mai da solo.
-Athem. –
  
   
 
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