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Autore: Seiht    21/06/2011    3 recensioni
Ciao a tutti :)
Questa storia non è mia, è della mia migliore amica, si chiama Rebecca, e mi ha chiesto di pubblicarla perchè per lei questa è l'ultima possibilità. L'ultima possibilità per capire ciò che deve fare ora.
Beh, lascio a voi la libertà di aiutarla o no, ma date un'occhiata alla sua storia ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giugno.
21 tra ragazzi e ragazze in una piscina privata, è la festa di fine anno della mia classe.
Con un paio di enormi occhiali della mia compagna Giada sul naso, sbirciai verso Federica e Giacomo, abbracciati l’uno con l’altra che si guardavano e si sussurravano parole dolci sorridendo innamorati.
Tutto ciò mi fece pensare a Fabio.
Fabio è un amico di mio fratello, frequentiamo lo stesso liceo classico.
Ricordo quel mite giorno di settembre, il giorno in cui quel ragazzo di terza mi si avvicinò: «Sei tu la sorella di Riccardo?»
«Sì» risposi sospettosa.
«Io sono un amico di Richi, mi chiamo Fabio.» si presentò.
Da quel giorno, per lui, diventai “la-sorella-di-Richi”. Non avevo più un vero e proprio nome.
Almeno fino a quando non misi in chiaro che mi chiamavo in un altro modo, ma a lui non sembrò importare molto. Quindi anche Fabio perse il suo nome e diventò “l’amico-di-Richi”.
Poi mi venne in mente che mentre chattavo con lui mi veniva il batticuore quando quei tre puntini blu non avevano intenzione di diventare frase. E in una di quelle nostre conversazioni di un mercoledì pomeriggio capii che quel batticuore, le farfalle nello stomaco quando gli parlavo, la felicità che attraversava il mio viso quando a ricreazione lo riconoscevo tra la folla, il senso di svenimento quando un suo sorriso gli si schiudeva sulle labbra, la voce tremante quando i suoi occhi marroni fissavano i miei, azzurri ed imbarazzati, il suo viso che riaffiorava nella mia mente quando chiudevo gli occhi, il vuoto nel petto quando pensavo che lui l’anno prossimo non sarebbe stato qui, tutto questo poteva significare solo una cosa.
Ero cotta.
Cotta di lui.
Ricordai quando scherzava con me.
Quando alla sera tardi ci mandavamo sms fino a mezzanotte.
Quando un solo e semplice “Notte!” mi rese così felice da non riuscire a dormire, da cantare fino al mattino, da riguardarlo ogni cinque secondi per convincermi che fosse successo davvero.
Quando mi sedetti accanto a lui all’assemblea di istituto perché ero stata cacciata dai miei amici dal mio posto.
Ripensai a quando l’avevo incontrato in chiesa con i suoi genitori che ci avevano lasciato a parlare, per la prima volta soltanto noi due.
Desiderai di tornare a quando venne a casa mia per vedere mio fratello e toccai la sua mano  per indicargli come tenere il telecomando della Wii e lui mi fissò per pochi istanti.
 
«Rebecca, vieni qua, mettiti un po’ di crema che ti stai scottando!» Urlò Giada interrompendo i miei pensieri.
 
Sono passati tre giorni dalla festa.
Mi trovo qui a scrivere tutto quello che ho provato per lui in soli sette mesi.
Ora Fabio ha gli esami di maturità, poi a settembre andrà all’Università.
Sicuramente andrò a vedere il suo esame orale.
L’idea di perderlo mi perseguita, mi tormenta, mi attanaglia, non mi lascia andare mai.
Chiedo, disperata, a voi.
Ce cosa devo fare?
Devo lasciarlo andare o dirgli ciò che provo?
  
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