-Rumors - Voci di Corridoio-
Miho, appoggiata contro lo stipite della porta della propria classe, guardava di tanto in tanto l'orologio da muro, scandendo i secondi con piccoli movimenti delle labbra, attenta agli studenti che varcavano la soglia della scuola.
[Miho + Anzu + Otogi - no pair]
FanFiction partecipante alla Challenge "2010: a year together", indetta dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }

Miho, appoggiata contro lo stipite della porta della propria classe, guardava di tanto in tanto l'orologio da muro, scandendo i secondi con piccoli movimenti delle labbra, attenta agli studenti che varcavano la soglia della scuola.
Anzu, entrando e vedendola in quello strano atteggiamento, le si avvicinò.
«Ciao, Ribbon-chan», la salutò cordiale come suo solito.
«Ciao», sorrise lei, continuando a prestare attenzione verso l'entrata.
«Aspetti qualcuno?», chiese la ragazza, facendole un complice occhiolino.
«Sì, ma solo per vedere se quanto dicono i compagni della classe parallela è vero», rispose, per poi sussurrare: «Tre, due, uno...».
Proprio in quel momento, alle otto meno sette precise, entrò Otogi, e, dall'espressione di Miho, Anzu fu certa che stesse aspettando proprio lui.
"Ma a quale scopo, se poi lo vediamo durante la pausa pranzo?", si chiese la ballerina, facendo cenno di saluto all'amico.
«Ciao ragazze!», le salutò Otogi con la sua classica aria da fighetto che non aveva mai perduto e che gli aveva sempre fatto avere un discreto successo con le oche. «Ci vediamo dopo per pranzo».
«Sì», annuì Miho, sorridendo, per poi entrare nella propria aula.
Anzu, perplessa, la seguì a ruota, salutando Otogi con un gesto della mano prima di sparire dalla sua vista.
«Ribbon-chan?», la chiamò Anzu, facendola voltare. «È naturale che io non abbia ben chiaro cosa sia appena successo?», domandò, salutando Yuugi e Jounouchi che, intanto, giocavano una partita (normale) a Magic and Wizards.
La ragazza dal fiocco giallo sorrise.
«Ma come? Non lo sai?», chiese all'amica bruna. «Forse tu non ci hai mai fatto caso, ma da quando Otogi è venuto in questa scuola non è passato un giorno nel quale non sia arrivato esattamente alle otto meno sette, insieme agli studenti che prendono il B», raccontò, intendendo con quella lettera l'autobus urbano. «Probabilmente va a correre la mattina per tenersi in forma». L'espressione da rebus di Anzu la invitò implicitamente a continuare. «La sua pelle è coperta un leggero velo di sudore, ma non ha cattivo odore, quindi è sudore fresco».
«E non pensi che uno che fa jogging non sia organizzato per tornare a casa per farsi una doccia, prima di venire a scuola?», le domandò la ballerina, andando a sedersi al proprio banco.
«No, no», Miho scosse il capo, fermamente convinta del proprio pensiero. «Tanto è Novembre e non fa così caldo da sudare come in Estate. Sicuramente abita lontano e non ha tempo di tornare a casa per lavarsi e cambiarsi: viene semplicemente a scuola correndo per tenersi allenato», affermò, sedendosi anche lei al proprio posto.
«Sarà...», borbottò Anzu, decisamente poco convinta.


La vera spiegazione, in realtà, era molto meno sensata e prestabilita rispetto a quello che aveva pensato Ribbon-chan, infatti...
«Ehi, si fermi! Mi aspetti!».
Ogni mattina, Otogi si recava alla fermata del pullman uscendo da casa in orario, ma a causa delle mille distrazioni della sua vita (superfici riflettenti, belle ragazze e giocattoli in primis) non arrivava mai puntuale, con l'unico risultato di perdere sistematicamente il mezzo di trasporto e ritrovarsi a piedi.
«Lo inseguirò e lo prenderò alla prossima fermata!», esclamava ogni giorno con decisione, iniziando a rincorrere l'autobus per poter così saltarci sopra non appena si fosse fermato, anche se, puntualmente, non riusciva mai nel proprio intento, arrivando così scuola correndo per un quarto d'ora senza sosta e…
«Maledetto autista!».
…gridando insulti al conducente fino a raggiungere l'entrata dell'istituto, dove sfoderava specchietto e pettine per darsi un'aria decente.
«Anche oggi la stessa storia...», borbottò, invidiando come non mai Seto Kaiba per il macchinone con il quale veniva a scuola ogni giorno. «Domani mi alzerò un'ora prima!», ringhiò, dimenticandosi che proprio l'indomani mattina sarebbe uscito in Giappone il nuovo gioco dell'industria londinese Funtom. E che il negozio convenzionato fosse proprio lungo la strada per la stazione.