Ciao a tutti
Eccomi qua con il secondo capitolo... buona lettura!!
CAPITOLO 2
(TRE GIORNI PIÙ TARDI AL VILLAGGIO)
“Dove mi trovo…?” si domandò con un filo di voce Inuyasha.
Aprì gli occhi, ma non riconobbe quel luogo, anche a causa di un lieve
appannamento della vista che però cominciò a sparire quasi subito. Provò ad
alzarsi, ma una fitta al costato lo bloccò non appena ebbe staccato la spalla
dal giaciglio obbligandolo a tornare alla posizione iniziale.
“Non dovresti muoverti, le tue ferite potrebbero riaprirsi!”
lo ammonì con tono amorevole una voce che non fece fatica a riconoscere.
“Kagome…” sussurrò il ragazzo girando la testa per cercare
con lo sguardo la ragazza.
“Subito dopo la battaglia ti abbiamo
portato al villaggio… Sei rimasto svenuto per tre giorni.” riprese
lei “Hai rischiato di morire a causa di quelle ferite” Il tono di voce di
Kagome da amorevole si era fatto addolorato
e resasene conto cercò di riconquistare
un’apparente serenità, interrompendosi.
Inuyasha si intromise nel discorso proferendo parole che per la
ragazza furono come una stilettata al cuore: “Forse avrei dovuto impegnarmi
maggiormente e uccidermi…” detto questo distolse lo sguardo dalla ragazza, che
lo fissava allibita, e cominciò a contemplare la mano che aveva sollevato
soffermandosi in particolar modo sugli artigli. “In fin dei conti quello che si
agita in me non mi rende molto diverso dai demoni che uccido giornalmente… alla
fine non sono altro che un mostro” e fissando nuovamente la ragazza proseguì
“Guarda cosa ho fatto a quei banditi l’ultima volta e ancor peggio quello che stavo per fare a te, se non mi fossi…”
Uno schiaffo poderoso lo zittì: Kagome, era rimasta ad
ascoltare incredula le sue parole, ma rendendosi conto di ciò che
significavano, era andata su tutte le furie assestandogli quel ceffone.“Tu non
sei mai stato… non sei… e non sarai mai un mostro!!!”
sbottò facendo trasparire la rabbia mista a tristezza che le pervadeva l’animo.
“Quello che hai fatto… non è stato intenzionale! Chiunque ha
la capacità di fare del male agli altri, ma è la volontà di causare sofferenze
che rende mostri”. Con tono assai più pacato sebbene più triste dopo una breve pausa riprese “Tu
non sei così, ed è per questo che io…” la ragazza si interruppe voltandosi e
correndo fuori dalla capanna con le lacrime agli occhi.
“Kagome…” sussurrò il mezzo demone chiudendo le palpebre nel
tentativo rivolgere il suo pensiero alla giovane, ma furono i ricordi di quanto
era successo tre giorni prima ad affiorare, colmando nuovamente di amarezza il suo cuore.
“[Accidenti a me…]” pensò, mentre riapriva gli occhi. “[Devo
trovare il modo di non trasformarmi mai più… o Kagome… lei, sarà sempre in
pericolo…]” I suoi pensieri vennero distratti dal
rumore della tenda all’ingresso che veniva smossa. Sango entrò nella capanna
senza dire nulla e si sedette vicino al ragazzo in modo da poterlo guardare in
faccia.
“Inuyasha…” iniziò lei, rompendo il silenzio che si era
creato.
“Cosa vuoi, Sango… non ho voglia di
parlare.” ribattè lui
distogliendo lo sguardo dalla ragazza.
“Kagome, stava piangendo e si è diretta verso il pozzo…”
continuò la sterminatrice incurante dell’affermazione del suo interlocutore,
che le rispose prontamente con tono sempre più sgarbato “Lo so da solo che
stava piangendo… se sei venuta a farmi la predica, non sono dell’umore adatto
per ascoltarne una…” e si interruppe per un istante
“Anche perché sono già abbastanza dispiaciuto da solo… ma…” e si fermò
nuovamente, mentre Sango ascoltava stupita quelle parole: era da non credere
che proprio lui ammettesse di soffrire nel vedere la comune amica in quello
stato.
“No, Inuyasha, non sono venuta a farti prediche, volevo solo
dirti che Kagome in questi tre giorni ti è rimasta
vicina, giorno e notte” disse per impostare il discorso “Non ha mai riposato
perché era angosciata per le condizioni in cui versavi…” e concluse con parole
che l’hanyou non avrebbe mai voluto sentire “… E perché continuava, e continua,
a tormentarsi nella convinzione che sia lei la responsabile di ciò che ti è
successo.”
Quelle parole furono una pugnalata al cuore per il ragazzo
che rimase immobile nel suo giaciglio a pensare. “[Kagome… responsabile di
tutto ciò… come ha potuto pensare una cosa del genere???
Che sia per questo che si è così tanto infuriata sentendo le mie parole??]”
Quel pensiero lo stava facendo impazzire, e in un attimo decise: sarebbe andato
a cercarla e le avrebbe tolto quella stupida idea dalla testa ad ogni costo.
“Che fai Inuyasha? Non devi muoverti!” Sango cercò di bloccarlo ottenendo solo di
essere scaraventata contro la parete.
Inuyasha si girò faccia a terra e strisciando raggiunse Tessaiga, che usò come appiglio per sollevarsi e
iniziò a incamminarsi, barcollando, fuori dalla capanna usando la spada come
bastone.
Sango era rimasta
incredula all’interno della casa cercando di capire esattamente cosa fosse successo, mentre Miroku che era venuto in cerca di lei
aveva sbarrato la strada all’amico ferito, con l’intenzione di riportarlo
indietro.
“Dannato bonzo… non metterti sulla mia strada… o non avrò
pietà” Ruggì il ragazzo contro il monaco, che non potè
che rimanere stupito dalla forza di volontà dimostrata dal compagno.
“Inuyasha, ragiona… se continuerai a muoverti le ferite si
riapriranno e…” ma non ebbe nemmeno il tempo di finire il suo pacato discorso, che ricevette una furibonda risposta: “Che
vuoi che mi importi di questi stupidi graffi… io devo andare!!!”
“Dunque, vuoi tornare a cercare
Naraku? O è solo la raccolta di altri frammenti della
sfera il tuo obiettivo, per il momento?” ripartì Miroku, cercando nuovi appigli
per imbastire un discorso con cui tentare di far ragionare Inuyasha, il quale,
sentendo quelle parole, invece di placarsi, si infuriò ulteriormente e
appoggiandosi più a Tessaiga che sulle gambe, saltò addosso al monaco
buttandolo a terra e afferrandolo alla
gola.
“Maledetto… In questo momento quella dannata sfera o Naraku
non mi interessano minimamente… E ADESSO LEVATI DI
MEZZO!!!” Gridando si trascinò oltre il corpo dell’amico rimasto immobile per
lo stupore e si rialzò nuovamente facendo leva sulla sua spada.
Mentre camminava, il dolore che le
ferite gli provocavano era intensissimo, ma Inuyasha non se ne curava
minimamente e anche quando iniziarono a riaprirsi per lo sforzo, continuò ad
avanzare lentamente sorreggendosi alla sua fedele Tessaiga.
“[Kagome, presto sarò da te…]” pensò ed era quel pensiero che lo
rendeva così resistente, proteso nell’unico singolo sforzo di raggiungere il
pozzo. Ma quando giunse alla radura, il ricordo di
quello che era avvenuto lì riaffiorò nuovamente: un dolore lancinante pervase
il suo corpo, facendolo stramazzare al suolo. Quei ricordi avevano instillato
nel suo cuore un'altra volta
il dubbio.
“Dopo quello che ho fatto, come
posso andare da Kagome, per convincerla a tornare, e metterla così ancora in
pericolo??” Il ragazzo fu quasi sul punto di rinunciare, ma pensando a Kagome
sorse dentro di lui un unico desiderio, al di là di ogni altra cosa: la voleva
rivedere.
“Kagome…” Inuyasha strinse i denti e tentò di rialzarsi facendo ricorso alle sue ultime energie per raggiungere il
pozzo.
Lo raggiunse a fatica, cadendo e rialzandosi più volte,
mentre dalle ferite ormai completamente riaperte perdeva molto sangue. Si appoggiò al
bordo della struttura con il ventre e si lasciò cadere al suo interno,
svenendo.
Passò all’epoca moderna senza accorgersene, rimanendo
riverso sul fondo del pozzo del tempio Higurashi per molte ore, prima di
riprendere conoscenza e tentare di uscire da quel buco umido e buio. Ma per
quanto tentasse non riusciva nemmeno a sollevarsi:
aveva perso troppo sangue e il dolore prodotto dalle ferite lo costringeva
all’immobilità. finchè, con
un ultimo disperato tentativo, riuscì a sollevare un braccio verso la scaletta
di corda e gridò: “KAGOME!!!”. Lo sforzo lo svuotò completamente facendolo
svenire subito dopo.
La sua invocazione tuttavia non cadde nel nulla: Sota stava
giocando proprio nei pressi del pozzo percependo chiaramente la voce
dell’hanyou entrò nel tempietto guardandosi attorno.
“Fratellone, sei tu??... Dove sei fratellone??” disse
il bambino con voce cauta, non sentendosi per nulla a suo agio in quel posto
così tetro.
Non ricevette tuttavia risposta e quindi rimase per un
istante fermò a pensare: quella situazione lo lasciava quantomeno perplesso,
era certo di aver sentito la voce del “ragazzo cane” provenire dal tempietto,
ma di lui non vi era traccia. Decise così di dare un’occhiata
al fondo del pozzo per sicurezza, per poi tornare a giocare: quello che vide lo
fece rabbrividire e correndo fuori iniziò ad urlare a squarciagola: “MAMMA…
NONNO… AIUTO!!”.
I due accorsero prontamente, visibilmente preoccupati, non
capendo il motivo di tutta quella agitazione da parte
di Sota, che balbettando tentò di spiegare loro l’accaduto. Non
riuscendoci, decise di trascinarli al tempio per mostrare loro direttamente la
sua terribile scoperta.
A quella vista, anche il nonno perse totalmente la calma, ma
la madre di Kagome restò fredda e organizzò il recupero del mezzo demone dal
fondo del pozzo, cosa tutt’altro che semplice, visto
il suo peso e le poche forze a loro disposizione. Con un po’ di
ingegno tuttavia, riuscirono nell’impresa e lo trasportarono nella
stanza di Kagome.
Ringrazio Ichigo wehara, Lalla86, Luchia nanami e Shikon93 per i commenti!!
Ci vediamo al prossimo capitolo... mi raccomando i commentiiiii!!
Ragnarok79