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Autore: Kisara    08/03/2006    9 recensioni
L'airone blu: un piano misterioso, un passato nascosto e il ritorno dei fantasmi del passato (aggiornamento ogni due venerdì)
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA

PREMESSA

 

“Quanto odio i camionisti, pensano di essere i padroni dell’intera carreggiata!”, rifletté seccata Susan Miyamoto. Allungò il collo fuori dal finestrino osservando l’interminabile fila di automobili e camion che proseguivano l’uno dietro l’altro. Un’enorme autosnodato, la stava braccando già da qualche minuto. Se lo sentiva incombere minaccioso, deciso a superarla, probabilmente schiacciandola… All’improvviso l’autista pigiò il clacson con tale veemenza che Susan sobbalzò e, terrorizzata, si spostò d’urgenza nella corsia di destra, lasciandogli la carreggiata libera.

Susan era una ragazza dal caratterino un po’ ombroso ed era sempre pronta a scattare se qualcuno tentava di farle un torto. Il suo primo impulso fu quello di rispondere con un gesto villano a quell’autista arrogante, ma se né astenne.

Stava guidando già da tre ore ed era un po’ nauseata; era partita da Yamato, dove viveva, ed era diretta a Tokio. Susan aprì con una mano la borsa e ne rovesciò il contenuto sul sedile. Prese un Cd e lo mise nello stereo. Un pò di musica, avrebbe sicuramente reso il viaggio meno stressante…

Per far passare quel camionista, la ragazza, s’era vista costretta a cambiare corsia e ciò le aveva procurato non poco fastidio. Odiava il traffico e, soprattutto, odiava i camionisti. Più i mezzi erano grossi, più i conducenti erano maleducati e arroganti in spregio di qualsiasi norma del codice della strada. Dopo una serie di prepotenze subite a denti stretti, Susan sognava di vedere il grande cartello che annunciava l’uscita dall’autostrada. Aveva un impellente bisogno di distendere i muscoli del suo corpo e sentiva che, un caldo pasto in un posticino tranquillo, avrebbe contribuito a renderle il tutto più facile.

Con una mano si portò all’indietro gli occhiali da sole, mettendoseli in bilico sulla testa, e si strofinò gli occhi con la mano sudata. La ragazza diede un’occhiata alla cartina che portava sempre con sé. Tokio non era molto lontana e la giovane se ne rallegrò. L’euforia della ragazza fu interrotta da un luccichio. Susan diede un’occhiata al suo specchietto retrovisore, notando che quel luccichio proveniva da un camion militare. Alla sua guida c’era un uomo baffuto di mezz’età che procedeva come se si aspettasse che tutti gli altri veicoli si spostassero remissivamente per cedergli il passo. Ma Susan, aveva sopportato varie prepotenze del genere quel giorno, e continuò irremovibile sulla sua corsia. Sentì nei suoi timpani l’imperioso ordine del clacson, ma non si spostò.

“Ora basta, se proprio ci tiene a passare dovrà essere lui a cambiare corsia…!” mormorò fra sé. L’uomo suonò nuovamente e Susan, in tutta risposta, alzò il volume dello stereo. Ad un certo punto il possente automezzo la raggiunse. La giovane pensava che l’autista l’avrebbe superata riservandole un’occhiata omicida o qualche parola volgare, ma non fu così. L’uomo, fiancheggiò la Porche di Susan.

“Signorina Miyamoto, quale onore rivederla… come dice il proverbio: chi non muore si rivede!” disse poi aumentando la velocità.

La ragazza non era riuscita a dirgli una sola parola. Come faceva quell’uomo a sapere chi fosse? E poi, quella frase… Susan era una tipa sveglia. Quell’ asserzione celava un oscuro messaggio ne era certa. Quello sguardo glaciale… l’aveva sicuramente visto da qualche parte. Un tipo del genere non lo si può dimenticare facilmente…

 

Dopo circa mezz’ora Susan, raggiunse un motel. Oramai erano le ventitre passate e il sonno aveva preso la meglio sul corpo della giovane, così decise di fermarsi per la notte. Entrando nel locale osservò compiaciuta gli eleganti ornamenti e delle bellissime piante che rallegravano l’atmosfera. Si sedette ad un tavolino e, mentre studiava il menù, avvertì con fastidio che qualcuno la stava fissando con insistenza. Lei alzò la testa e ricambiò lo sguardo di lui con uno altrettanto glaciale.

“Posso sapere che ha da guardare? Volete qualcosa?” disse lei notando che quello era lo stesso uomo che era alla guida del camion militare.

“Può darsi!” disse lui sedendosi accanto alla ragazza.

Lei s’allontanò bruscamente:

“Se cerca una ragazza da due soldi da rimorchiare, sta perdendo il suo tempo!” lo informò con presunzione.

L’uomo sorrise. “Si sottovaluta sa, non ha affatto l’aria da una ragazza da due soldi!”

La battuta a Susan non piacque. Aveva sopportato più del dovuto così s’alzò ma venne bloccata dalla voce superba di lui

“Ti ho cercato dappertutto Miyamoto!”

L’atteggiamento sicuro e distaccato di lei cominciarono lentamente a svanire, lasciandola confusa e incerta: “Come fa a sapere chi sono?”

“Tu sei la figlia di Hiro Miyamoto, per caso?”

La ragazza annuì

“L’avevo immaginato… - proseguì l’uomo – in tal caso, mi segua e le dirò cosa voglio e come faccio a conoscerla!”

Di fronte a ciò Susan, decise di seguirlo. Voleva andare fino in fondo. L’uomo la condusse per le varie stanze del motel. Ad un tratto, le prese un braccio e la trascinò dentro una di esse. Susan cominciò a dibattersi ma non riuscì a liberarsi da quella morsa. L’uomo, spinse la ragazza all’interno e chiuse la porta. Per quanto intimorita, la giovane ebbe uno scatto di nervi

“Ma che vuole? Mi lasci stare… lei non sa chi sono io!”

“Oh si certo che lo so, cara Asuka!”

La ragazza sgranò gli occhi

“Ma lei come fa…”

Lui la precedette con un “… a saperlo? Suvvia mi guardi, non le ricordo nessuno?”

Susan lo squadrò dalla testa ai piedi. Si, in effetti quell’uomo qualcuno le ricordava, ma quel “qualcuno” era deceduto più di tre anni fa il che rendeva la sua ipotesi infondata

“Nessuno in particolare, forse mi confonde con qualcun’altra!”

“Asuka, mi deludi… davvero non ricordi più chi sono? Sono io, Gozaburo Kaiba!”

La ragazza indietreggiò…

“Impossibile… Gozaburo Kaiba è morto suicida più di tre anni fa!”

Improvvisamente le ritornarono in mente le parole dell’uomo: “chi non muore si rivede…” ecco a cosa si riferiva poco prima…

“Lei mi sta prendendo in giro!” continuò poi…

“Non è mia intenzione farlo… ok, le darò una prova, così finalmente capirà che io sono Gozaburo! Uhm vediamo… cosa le dice il protocollo KX5 e “l’incidente”, se così vogliamo definirlo, del volo Empire?”

La ragazza sgranò gli occhi. Nessuno conosceva quella storia all’infuori di lei, della sua famiglia e di…

“Gozaburo Kaiba!?”

“Vedo che ti sei ricordata di me! Ascolta Asuka, tre anni fa, in un vecchio cassetto, trovai una copia del protocollo KX5. Finalmente, ciò che io e tuo padre avevamo progettato da ragazzi, poteva realizzarsi… purtroppo qualcosa andò storto: Seto, il ragazzino che io stesso avevo adottato, riuscì a rilevarmi l’impresa, trasformandola in una stupida azienda di giochi non solo, ma distrusse tutto ciò che io avevo creato, tutto capisci? Senza quella tecnologia mi era impossibile realizzare il mio piano, così decisi di uscire momentaneamente di scena per organizzarmi meglio e per far ciò, istruì i miei uomini affinchè divulgassero la notizia della mia finta - morte…”

La ragazza lo guardò disgustata:

“Sei un folle!”

“E perché mai? È giunta l’ora di realizzare il progetto “Airone blu” e tu mi darai una mano…”

“Mai! – urlò lei allontanandosi – Non ti aiuterò mai. Mai, capito? Persino mio padre ti ha lasciato solo quando capì che sei solo un povero pazzo!”

Gozaburo sorrise…

“Mia cara, non prendere decisioni affrettate! Ricordati solo due parole: “incidente” ed “Empire”…  non vuoi che si sappia in giro la verità, vero?”

Susan cominciò a tremare: “Non puoi farlo…”

“Sai bene che posso… anzi, facciamo una cosa.  Io farò finta di dimenticare quello spiacevole incidente e tu mi fai un piccolo favore, che ne dici?”

La ragazza, sapeva che Gozaburo era un uomo perfido e che non si sarebbe fatto tanti problemi per rovinagli la vita, non solo sua…

“Cosa vuoi che faccia?”

“Lo sapevo che avresti accettato! In parole povere, devi fare in modo che la Kaiba Corporation ritorni nelle mie mani. Non dev’essere un compito così difficile per una ragazza dalle straordinarie capacità, giusto? Considerando anche il fatto che sei una bella ragazza…” disse lui accarezzandole i capelli e portandoglieli dietro le spalle. La giovane, con una strattone, gli spostò la mano…

“Va bene! La Kaiba Corporation tornerà nelle tue mani basta che tu mi prometti che, quando ciò avverrà, non nominerai mai più l’incidente all’Empire, chiaro?”

L’uomo inarcò le labbra all’insù…

“Certo… ah un’ultima cosa! Seto non deve sapere che io sono vivo e quindi non deve sapere nulla di quest’incontro!”

“Grazie del suggerimento, ma l’avevo già capito…” disse lei voltandogli le spalle per andar via.

“Non pensare che avrai a tua disposizione tutto il tempo che vuoi… tre mesi! Hai ha disposizione tre mesi altrimenti…”

“Tre mesi? Sono più che sufficienti per mandare al lastrico un’impresa di giochi! Per ora addio…”

E senza dirgli altro aprì la porta e andò via.

 

 

Fine del primo capitolo

^////^ Hola!!!!! Ok, mi rendo conto che questo capitolo è un tantino confusionario ma, dopotutto, è solo la premessa che serve per introdurre il lettore nel vivo della vicenda (Credo che sappino cos’è una premessa Nd Yami Giusto! O_O Nd Kisara). Questa è la prima fanfiction che scrivo, perciò se avete suggerimenti, consigli da darmi sarò ben lieta di accettarli. Se non vi è piaciuta potete benissimo dirlo: accetto di tutto, sia commenti positivi che negativi!

Lasciate un piccolo commento, mi farebbe piacere ^///^ un bacio

 

Ps. Per problemi tecnici sono stata costretta a cambiare indirizzo e-mail, nonché nick. Per ciò, da questo momento in poi, il mio nick non sarà più Lilibeth90 ma Kisara. Avendo ripostato la storia, mi sono anche presa il lusso di reinserire le varie recensioni che avevo ricevuto, in quanto mi sembrava giusto. Ho inoltre apportato alcune piccole modifiche (niente di particolare comunque…) al capitolo. Bhe a questo punto vi lascio al 2° cap. Un bacione:

 

»------» KISARA «-----«

 

 

  
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