-“Quando
Alexis aveva 4 anni siamo
andati a fare un po’ di shopping
natalizio in un centro commerciale. Stavo provando degli stupidi
cappelli di
feltro. Mi sono voltato e lei non c'era più. Svanita nel nulla.
Ho
cercato ovunque, insieme agli
agenti di sicurezza, alla polizia.
L'abbiamo
trovata solo dopo un'ora.
Non
bisognava essere scrittori per
immaginare il peggio.”-
Mi stai
raccontando questa storia. Vedo tutt’ora l’angoscia nei tuoi occhi.
Perdere il
proprio bambino dev’essere un’esperienza orrenda. Spero di non viverla
mai.
Un
bambino è imprevedibile, soprattutto quando sono molto piccoli. Non sai
cosa
gli passa per la mente. Ti giri un attimo e l’attimo successivo lui è
sparito.
E non è
difficile immaginare la reazione disperata di un genitore. L’angoscia
di non
sapere dove sia, con chi sia, se sta bene e se gli hanno fatto del male.
È la
stessa preoccupazione che vedo nel tuo sguardo quando Alexis non
risponde
subito a un tuo sms o al secondo squillo di una chiamata. Anche se tu
non lo
dai a vedere, e ti atteggi a padre moderno, so che c’è sempre un po’ di
preoccupazione.
Ma questa
storia mi è familiare. Così vicina, come un ricordo, un sogno sbiadito.
“Dimmi
Castle, perché io so come va a finire questa storia?”- penso.
“Perché
questa storia mi suona stranamente familiare, come se io vi avessi
partecipato?”- continuo a pensare.
“Cappelli
di feltro e shopping natalizio… Se Alexis aveva 4 anni io ne avrò avuto
all’incirca 20”- il mio ragionamento non si ferma.
La mia
mente sta cercando faticosamente di ricordare, ma io non… e poi dal
nulla ho
un’illuminazione.
Numerosi
flash si alternano nella mia testa.
Chiudo
gli occhi, massaggiandomi le tempie. Avevo già un forte mal di testa e
ora non
sta facendo altro che peggiorare.
-“Ehi,
tutto bene?”- sento che mi chiedi
preoccupato, appoggiando la tua mano sul mio braccio, accarezzandolo
lentamente, come se volessi calmarmi.
Ma non ti
rispondo, continuo a tenere gli occhi chiusi. Sento che è una cosa
importante,
e devo recuperarla.
I flash
continuano. E vedo tutta la scena come se fossi un fantasma, in cerca
del suo
perdono, della sua questione irrisolta, per poter andare avanti.
E poi
ricordo.
Un
ricordo chiaro e nitido, come se l’avessi vissuto solo pochi giorni fa.
Sorrido.
-“Dove
l'avete trovata?”- ti chiedo.
Ho bisogno
di sapere se tu ricordi qualcosa, o se come me avevi dimenticato tutto.
-“Dietro
a un attaccapanni con dei
cappotti. Si annoiava, si era accovacciata lì x addormentarsi.
Tutt'oggi ho
ancora degli incubi su quell’episodio.”-
No, non
ricordi. Sorrido debolmente e riprendiamo il caso.
Ma nella
mia testa continuano ad affollarsi quelle scene, quelle immagini, tutte
complici di un solo ricordo.
-“Ma no mamma, non c’è bisogno che mi regali
qualcosa di carino per Natale! Sai cosa desidero!”-
-“Certo
tesoro, ma voglio comunque regalare
un vestito carino a mia figlia. E poi tu sai bene cosa voglio io da
te!”- disse
Johanna con
uno sguardo severo.
-“Si, si lo so, lo so! Vorresti che vendessi
la moto, ma sai quanta fatica e sudore mi sono costati!”- rispose
una
giovane Beckett un po’ infastidita che la madre faticasse ancora ad
accettare
la moto in famiglia.
-“Oh so benissimo che hai lavorato.
Onestamente quando io e tuo padre ti abbiamo detto di pagartela tu non
pensavamo che l’avresti presa per davvero! E comunque non mi impedirai
di
comprarti questo vestito!”- rispose a tono la signora Beckett,
mettendo
addosso alla figlia uno splendido vestito.
L’abito
sembrava quello di una principessa, o forse anche meglio. Era lungo,
azzurro,
più chiaro nella parte superiore e poi via via più scuro fino a un blu
notte.
Il corpetto era aderente e la seta fasciava tutto il busto, così come
il petto.
La
fasciatura sui seni formava una scollatura a cuore e in mezzo vi era un
inserto
con delle paillette di Swarovski e una decorazione di pietre al centro.
Dalla
vita in poi la stoffa dell’abito creava un drappeggio morbido e soffice
che
proseguiva fino alla fine del vestito.
La
stoffa era raccolta all’altezza del fianco sinistro e creava uno spacco
sotto
il quale vi era altra seta drappeggiata.
-“Mamma non devo andare a un ballo
studentesco! Questo non lo compri! Se proprio vuoi comprarmi qualcosa
ho visto
un bel giubbotto di pelle nera!” – rispose Kate, rimettendo apposto
l’abito
che Johanna voleva assolutamente comprarle.
-“Assolutamente no. Quest’anno voglio che sia
una cosa elegante. Non ti voglio vestita come un maschiaccio alla cena
di
Natale. Ci manca solo che ti tagli i capelli! E poi, vuoi far crollare
ai tuoi
piedi questo Jason o no?!”-
-“Mamma! E tu che ne sai?”- chiese Kate
colpita sul personale e diventando rossa.
Non
aveva mai parlato alla madre di Jason anche se in effetti stavano
insieme da
quasi 8 mesi.
-“Io so tante cose Kate.”- rispose sorridente,
e poi continuò:-
-“Dovresti invitarlo per la cena di Natale.”-
-“A casa?”- chiese scioccata.
-“Certo! Dove lo vuoi invitare, sulla luna?”-
Beckett
stava per rispondere quando intravide una bambina dai capelli color
carota
guardarsi intorno in cerca di qualcuno.
Doveva
essere molto piccola, ma quando Beckett la fissò, la bambina le fece un
sorriso
rassicurante. Era come se non avesse avuto paura di niente.
Kate
lasciò una Johanna ancora intenta a parlare del suo ragazzo, e si
avvicinò.
-“Ciao! Stai bene?”- chiese Kate
sorridendo.
La
bimba si limitò ad annuire, e Beckett pensò che non sembrava spaventata.
-“Sei sola?”-
La
bambina scosse la testa, ma ancora non parlava.
-“Sai che sei davvero molto carina? Come ti
chiami?”-
-“Alexis.”-
-“Ciao Alexis. Io sono Kate.”-
La
bambina ancora sorrideva, ma Kate venne interrotta da Johanna che la
chiamava a
gran voce.
-“Kate ma dove ti eri cacciata?”- chiese
Johanna scocciata che sua figlia si fosse allontanata lasciandola a
parlare da
sola.
-“Ero qui. C’era questa bambina da sola…”- rispose
Kate voltandosi dalla madre.
-“Quale
bambina?”- chiese
Johanna
piuttosto confusa non vedendo nessuno alle spalle di Beckett.
Kate si
voltò di nuovo e con sua enorme sorpresa quella bimbetta non c’era più.
Sparita,
volatilizzata nel nulla.
-“Oh Kate, ogni scusa è buona pur di non
provarti i vestiti! Guarda questo credo che sia di tuo gradimento!”-
Beckett
guardò sconsolata il vestito, ma in effetti le piaceva molto.
Decise
comunque di non dare troppa soddisfazione alla madre.
-“Mamma…”-
-“No, non accetto un no!”- disse risoluta
Johanna.
Kate
pensò che Johanna era l’unica persona che riusciva a metterla in riga,
neppure
suo padre ci riusciva così, e alla fine non volendo deluderla, decise
di
arrivare ad un compromesso:
-“Va bene. Se lo misuro, per Natale mi prendi
un paio di pattini da ghiaccio nuovi. Ne ho visto un paio laggiù
luminosi.
Oppure potresti comprarmi un libro. Ho sentito di un certo autore
emergente. Un
certo Richard qualcosa…”-
Johanna
avrebbe fatto di tutto pur di vedere addosso quel vestito a sua figlia,
tranne
prendere qualcosa per la moto. Così acconsentì.
La
spinse nel camerino e si diresse verso lo scaffale dei libri.
Kate
indossò il vestito.
Il
secondo abito che le aveva proposto sua madre era decisamente più
semplice. Era
corto fino a metà coscia, color bianco panna. Più aderente sul petto,
scendeva
poi morbido a partire da sotto il seno, dove vi era una cintura nera.
Kate uscì
dal camerino cercando la madre, ma non la trovò.
Stava
per andare a cercarla quando un forte spintone la fece cadere per terra.
-“Oddio! Scusami non ti ho visto! Ti sei
fatta male?”- chiese una voce maschile.
-“Beh, stavo meglio prima!”- rispose Kate
piuttosto seccata.
L’uomo
l’aiutò ad alzarsi, e quando Beckett si fu sistemata vide che in
effetti era
davvero un bell’uomo.
Dal
canto suo, l’uomo restò affascinato dalla bellezza di quella ragazza.
Dal suo
viso si capiva che era una donna semplice, non le piacevano le cose
complicate,
e lo dimostrava anche quel vestito.
I
capelli erano raccolti in una coda bassa di lato, lasciando qualche
ciuffo
libero, con una frangia storta.
Nell’insieme
le sembrava una Dea.
Se non
fosse stato preoccupato per la sua bambina sicuramente ci avrebbe
provato
spudoratamente. Infondo chi poteva resistere al suo fascino?!
-“Scusami davvero. Ho perso mia figlia, non
la trovo più! Scusami ancora!”- disse con l’angoscia di un padre
che ha
perso la figlia, voltandosi per andare via.
Ma Kate
gli bloccò il braccio:
-“Aspetta… tua figlia ha i capelli rossi e si
chiama Alexis?”-
-“Si! L’hai vista? Dove?”- chiese con più
apprensione.
-“L’ho vista poco fa laggiù, mi ha detto solo
il nome. Ma poi mi sono girata un attimo e lei non c’era più. Mi
spiace.”-
-“Grazie. Grazie mille!”- rispose
frettolosamente.
-“Se mi dai un attimo, mi tolgo questo vestito
e ti aiuto a cercarla!”- continuò Kate che si sentiva un po’ in
colpa per
averla avuta così vicina ed essersela fatta sfuggire.
In
altre circostanze se le avessero fatto una proposta simile, Richard,
avrebbe risposto
che gliel’avrebbe sfilato lui stesso quello splendido vestito, per
vedere ed
assaggiare la sua pelle morbida, ma ora voleva solo ritrovare Alexis.
-“Va bene. Grazie davvero. Io inizio ad andare
da quella parte!”- disse indicando un punto dietro di lui.
-“Ok,
quando ho finito, io inizio da qui.”- rispose
Kate
rientrando nel camerino.
Pochi
secondi dopo arrivò anche Johanna.
-“Tesoro, ti sei già cambiata? Te lo volevo
vedere almeno una volta addosso.”-
-“Non ti preoccupare mamma! Lo prendo! Ora
devo cercare quella bambina con i capelli rossi. Il padre è disperato.”-
disse mettendole in mano il vestito bianco.
-“Quale bambina?”-
Beckett
stava per spiegarglielo quando sentirono un lamento provenire da un
altro
camerino.
Kate
spostò la tenda, e sotto una pila di cappotti si intravedeva la
testolina rossa
di Alexis.
-“Mamma, vai a chiamare gli agenti di
sicurezza. Io resto qui!”-
Johanna
si allontanò velocemente, mentre Kate prese in braccio la piccolina.
Era
mezzo addormentata, sicuramente come Kate l’aveva presa, si era
svegliata.
Solo
allora aveva visto le lacrime sul volto della bambina.
Non
capiva, quando l’aveva vista le era sembrata sorridente, e ora stava
piangendo.
Forse aveva fatto un incubo.
Cullandola
le sussurrò:
-“Shh, Alexis. Tuo padre arriverà presto.”-
Ma
Alexis rispose ancora in dormiveglia:
-“Mamma.”- e si aggrappò ulteriormente
alla maglietta di Kate.
Beckett
non sapeva cosa fare. L’aveva chiamata mamma, ma non era lei la sua
mamma.
Voleva
tranquillizzarla almeno finché non fosse arrivato suo padre.
E poi
si ricordò di quella ninna nanna spagnola che le avevano insegnato a
scuola.
Non la
ricordava tutta, solo il ritornello, così decise di cantarlo fin quando
non si
fosse addormentata completamente.
“A la nanita
nana nanita ella nanita ella
Mi niña tiene sueno bendito sea, bendito sea”
Nel
mentre che Kate cantava per Alexis, Richard era nel panico più totale.
Sua
figlia era scomparsa nel nulla.
Poi udì
un paio di persone:
-“Hanno
ritrovato la bambina nei camerini!”-
Come
una furia iniziò a correre, per raggiungere l’altra parte del centro
commerciale. Quando arrivò era tutto sudato e con il fiatone, ma la
scena che
gli si presentò fu bellissima.
Alexis
era completamente addormentata fra le braccia di quella ragazza che
aveva
incontrato prima, e le sussurrava dolcemente una ninna nanna.
Kate
alzò gli occhi, accortasi della presenza di qualcuno.
Quando
lo vide si bloccò di colpo e smise di cantare.
Sorrise
e alzandosi mise in braccio al padre la piccola Alexis.
-“Ti ringrazio. Per averla ritrovata.”-
-“Figurati. È stata una coincidenza che fosse
nel camerino affianco al mio.”-
-“Davvero
non so come ringraziarti. E non so
neanche il tuo nome.”-
-“Mi
chiamo Kate.”- disse
sorridente
allungando la mano per presentarsi.
-“Piacere. Io sono Richard.”- disse
stingendole la mano.
-“Beh ora ti conviene portarla a casa. Prima
mi ha chiamato mamma. Credo che in quel momento la stesse sognando.”-
disse
sorridente accarezzando i capelli della bambina.
-“Oh Alexis.”- disse Castle baciando sua
figlia.
-“Io e sua madre stiamo divorziando. Forse
l’ha presa peggio di quello che mi aspettavo.”-
Beckett
era colpita. Quella povera bambina si era allontanata dal padre e per
di più i
suoi genitori stavano chiudendo il matrimonio. Ecco perché piangeva.
-“Mi spiace molto!”- disse mettendogli una
mano sul suo braccio.
-“Ora devo andare. Mia madre mi sta
aspettando.”-
-“Grazie
ancora Kate. E, se posso
permettermi, quel vestito ti sta d’incanto.”-
-“Grazie
Rick.”- rispose
arrossendo e
allontanandosi da lui per raggiungere sua madre.
Ricordo tutto
quello che
è successo. Com’è possibile che lui non ricordi nulla?
Che sia
stato lo spavento? Io non riesco a spiegarmelo, e non capisco come mai
proprio
ora abbia ricordato.
Quella
canzone, quel vestito e Alexis piccolina.
Ho tenuto
in braccio la figlia dell’uomo che amo, l’ho cullata e l’ho stretta a
me, come
se fosse mia, e lui non lo ricorda neppure.
Ci siamo
incontrati per caso tanti anni fa, poco prima della morte della mamma.
Mi
ricordo di quel vestito e di quei pattini luminosi. Alla fine mi ha
anche
comprato “A rose for everafter”.
-“Tutto
apposto?”- mi chiedi ancora.
Ti
sorrido.
-“Certo!
Pronto per il caso?”-
Non sono
pronta a rivelarti questo ricordo. Forse lo ricorderai a tempo debito.
Oppure ci rincontreremo in un’altra vita.
ANGOLO
MIO: Ciao
gente.... eccomi di nuovo qui con un'altra delle mie folli follie...
dunque
com'è nata questa shot? bene l'altro giorno ero al Carrefour e c'era
una madre
disperata perchè non trovava più suo figlio...quando l'hanno ritrovato
io ho
pensato: "e se fosse stato Castle a perdere Alexis?"..e sempre nella
mia testolina: "Ah no! ma l'hanno già detto nel tf!"... e poi mi sono
detta: "E se scrivessi quel momento, e per coincidenza Kate fosse stata
lì?!"... ed ecco com'è nata!!
la
ninna nanna credo sia una delle più belle in assoluto, e ringrazio
franci091
per averla nominata un giorno e per avermi permesso di usare "la sua
ninna
nanna"... ;)
per
le descrizioni dei vestiti invece ringrazio Amy Wendys, che mi aiuta
sempre
tantissimo visto che io mi incarto spesso... xD
e
ovviamente i ringraziamenti vanno al my Rick ivi87 e alla mia hermanita
Angol!!
ok,
dopo questo mega sproloquio vi lascio le foto dei vestiti che ho fatto
indossare a Beckett... ;)
mi
raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!
a
presto!
kateRina24
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