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Autore: c h i a r a l u c e    23/06/2011    0 recensioni
Mi detesto e detesto te. Non mi lasci andare, mi tieni ancorata a te e io stupida ci rimango.
Ricordo ciò che mi hai fatto, come ho sofferto. Mi hai catturata facendomi credere che fossi una bestia docile, già domata, e appena hai potuto hai tirato fuori gli artigli e mi hai graffiata a morte. Da allora non hai smesso un attimo. Anche mentre parlavi con lei, il tuo sguardo guizzava verso di me, sadico. Poi la baciavi, poi mi guardavi.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odi et amo.

 



You make me wanna die, I'll never be good enough ,
You make me wanna die  and everything you love 
will burn up in the light .

- make me wanna die,the pretty reckless.

 

 

Di sicuro quella notte mi avresti fatto del male, lo sapevo, te lo leggevo negli occhi.
Stavi fumando una sigaretta , mentre parlavi con Francesco e ridacchiavi commentando questo o quell’altro sedere. Io ti ero seduta accanto, ma con la schiena rivolta verso Giulia e aspettavo con ansia di andare via. Volevo fuggire, scappare, rintanarmi altrove.
Tu guardavi l’orologio con l’aria di chi non aveva fretta, io lo guardavo spasmodicamente intollerante di tutto. Dell’aria, della luna, di quell’afa estiva, del cemento rovinato di quelle gradinate sulle quali eravamo seduti tutti insieme, un’allegra combriccola di dieci o undici membri, tutti con dei sorrisi stampati in faccia , ma gli occhi velati di un certo dolore, di una strana impazienza, un’angoscia duratura.
Ad un tratto hai curvato la schiena verso il gradino sotto di te, le hai accarezzato il braccio e le hai sfiorato  il collo con le dita. Lei ti ha sorriso , con quel sorriso così dolce, Chiara è sempre stata così. Perfetta in ogni suo gesto. Perfetta come i suoi capelli biondi e i suoi occhi chiari. Perfetta come la sua carnagione bronzea , come le sue lentiggini perfettamente posizionate a gruppi di sei sulle sue guance rosee.
Proprio perfetta per te, formate proprio un bel quadretto di contrasti. Lei è luminosa, tu sei buio.
I tuoi capelli neri, i tuoi occhi verde scuro , i tuoi sorrisi spenti e i tuoi ghigni perversi. Tutto di te, dall’abbigliamento casuale, ai tuoi lineamenti duri, ma ben delineati, ti rendono diverso, oscuro, in un certo senso incuti timore.
Ti ho guardato  guardarla , ho osservato il tuo sguardo. Forse la ami. Lo so, perchè so dirti che quelli non erano gli occhi con cui guardavi me.
Mi detesto e detesto te. Non mi lasci andare, mi tieni ancorata a te e io stupida ci rimango.
Ricordo ciò che mi hai fatto, come ho sofferto. Mi hai catturata facendomi credere che fossi una bestia docile, già domata, e appena hai potuto hai tirato fuori gli artigli e mi hai graffiata a morte. Da allora non hai smesso un attimo. Anche mentre parlavi con lei, il tuo sguardo guizzava verso di me, sadico. Poi la baciavi, poi mi guardavi.
Mi sono resa conto che stavo guardandovi fissi da un pò solo quando Egidio ha richiamato la mia attenzione. Mi ha chiesto se avevo o no intenzione di andare con lui e gli altri alla casa al mare la sera dopo. Il programma era di rimanerci per un paio di giorni. Egidio era cotto di me, ma era mio amico. Sapeva che non avremmo mai avuto nulla di più che un bacio o un abbraccio fraterno.
Ho scosso la testa con aria indifferente, gli ho detto che per me andava bene.
Alle mie parole,  mi hai guardata fissa per un secondo, come preso da un moto di gelosia,   e poi ti sei girato di nuovo verso di lei, che intanto ti si era seduta accanto e aveva preso il posto di Francesco.
Anche io ho le lentiggini come lei, solo che sono tante e sono sparse in maniera disordinata sul mio viso, specialmente sugli zigomi e sul naso.  Ho i capelli castani  , di una sfumatura bizzarra che ondeggia tra il rosso rame e il biondo contemporaneamente. Non sono molto lunghi, ma in compenso sono ondulati . Ho la pelle olivastra, che - come adesso , in estate - si fa scura. Gli occhi color ambra e lunghe ciglia a contornarli.
Non sono bella quanto lei, non lo sarò mai , sarò sempre costretta a guardarla dal basso della mia chioma arruffata e le mie cosce troppo grosse. Però sono bella anch’io. Non sono narcisista, ma lo so. Mia mamma dice sempre che una donna può definirsi bella se specchiandosi senza un filo di trucco , sorride. Io sorrido sempre.
Quella sera non ero truccata,non lo ero quasi mai, ma specchiandomi nei tuoi occhi non sorridevo.
Giulia ha iniziato a parlarmi del libro che stava leggendo e io proprio non ne potevo più di sentire in sottofondo la tua voce plasmata dall'infatuazione. A un tratto, perdendomi tra le parole della mia interlocutrice, mi sono girata di scatto verso di te ,irritata, tu hai alzato un sopracciglio e mi hai guardata , sapevi quello che stavo pensando, conoscevi il perché dell’espressione crucciata dei miei occhi , ma hai aspettato ugualmente , come se fossi del tutto sopreso di vedermi così. ' Mi.. Mi dai una sigaretta? ' Fumo di rado, ma in quel momento ne avevo voglia, e poi era l’unica cosa che mi era venuta in mente.  ' Certo ' mi hai passato il pacchetto con aria soddisfatta come se ti avessi appena confessato che ucciderei quella puttanella che ti sta baciando il collo.
Aspiro e butto fuori quel fumo che aveva lo stesso sapore di te , del tuo fiato, della tua bocca.
Chiara si è alzata dopo poco e ha annunciato a tutti che sarebbe andata a casa.
' Mi accompagni?' ti ha chiesto con una voce maliziosa. Ti prego dì di sì e vattene. ' No' le hai risposto senza troppe cortesie . Lei , senza contestare o offendersi, ti ha baciato , ha salutato tutti con una mano ed è andata via. Deve essere convinta che il suo modo di fare dimostri che lei ti comprende. Dimostra solo che è una stupida puttanella. Sono cattiva quando sono arrabbiata con me stessa. Non dovrei avercela così a morte con lei e non dovrei essere ancora legata a te. Ero stufa, mi sono alzata e ho fatto per andarmene, in una mano tenevo la borsa, l'altra la sigaretta. Ho augurato a tutti la buonanotte e mi sono incamminata. Ho sentito la tua voce annunciare la tua ritirata, ti ho sentito alzarti di fretta e ti ho sentito correre. Un brivido mi ha percorso le braccia e ,pochi secondi dopo, le tue erano già avvinghiate ai miei fianchi.'Ti accompagno.' mi hai sussurrato in un orecchio, con le labbra vicine al mio collo.  Abiti nel palazzo di fronte. Quando eravamo amanti tornavamo sempre insieme. 'Va avanti tu, io mi fermo da una parte' Non era vero, era solo che non volevo camminare con te, non volevo che mi toccassi. Ho tolto le tue mani dai miei fianchi e ho cominciato a camminare più veloce. ' Che c'è che non va, Ros?' mi hai detto, ironico. Lo sai perfettamente cosa c'è che non va.'Rossella'
ti ho ammonito, quasi amorevolmente. ' Rossella è troppo lungo.' hai fatto spallucce e hai continuato a camminarmi a fianco. Io ho cominciato a cambiare direzione, a virare verso un portico che portava nella parte vecchia della città, tu mi hai tirata per un braccio verso di te, sulla retta via. 'Oh, andiamo, non devi andare da nessuna parte a quest'ora'. Ti comportavi da bambino, ma l'espressione subdola che avevi negli occhi faceva sì che io ti distinguessi facilmente. Mi sono rassegnata a camminarti al fianco, sempre più amareggiata. Non riesco a guardarti negli occhi, non ci riesco perché rivedo quello sguardo che avevi prima di sferrarmi quel corpo mortale con i tuoi artigli. Non è solo una metafora, mi hai davvero fatto del male, se ben ricordi. Nessuno lo sa. Nessuno lo sa che ti ho morso la mano con la quale mi avevi colpito il volto e sono fuggita. Non mi hai mai chiesto scusa, hai fatto finta che non fosse mai accaduto. Avevi paura delle conseguenze. Ma in quel momento i tuoi occhi verdi stavano di nuovo assumendo quella scintilla, mentre aprivo il portone di casa mia e  tu ti ci infilavi dentro con me. Allora ho capito e ho tentato di scappare. Non so perché continui a volermi far del male, che cosa ti spingeva ad essere così spietato verso di me , a farmi credere che rimani e invece poi te ne vai.    Avevo paura di te, non perchè non sapessi difendermi, ma perchè non volevo difendermi. E nel tentare di correre via , di salire le scale di corsa, tentavo di scappare da quel lato di me che ti ama e che non può farne a meno. Mi hai afferrato un polso e mi hai spinto di nuovo verso di te, facendomi scendere a forza quei pochi gradini che avevo fatto. Non mi impegnai tanto per resisterti. Mi hai spinta contro il muro e mi hai baciata. Ho iniziato a respingerti con i pugni , con le gambe , in tutti i modi che potevo, fino a che non mi sono arresa a quel bacio e ho sciolto le mie labbra per adattarle alle tue. Con la mente hai iniziato a spogliarmi, con le mani mi palpavi il seno ed il sedere. Disgustata , mi sono liberata da quella presa forte. Ti ho guardato. Eri bello. Troppo bello, ma così disgustosamente cattivo. ' Va via.' ho sibilato tra i denti, offesa. 'Lo vuoi quasi quanto me, non fingere che non sia così. Lo vuoi tutte le volte' Hai detto spingendomi sempre più contro il tuo corpo. 'Non c'è nessuno a casa tua,vero? E' per questo che non sei già corsa sopra, sei veloce' ti sei fermato e hai ghignato e ho capito chiaramente l'allusione a quella sera  in cui corsi via da te, in lacrime e con la guancia rossa, dolorante. Poi hai continuato 'e sei furba. ' Sapevi che non potendoti respingere con la forza di volontà, tentavo di farlo ponendoci ostacoli. I miei non c’erano , la casa era vuota. Saresti salito sopra con me e mi avresti fatto la festa. Mi hai sfilato le chiavi dalla tasca e sei salito su per le scale di corsa. Io ti ho seguito, furiosa, fino alla mia porta, già aperta. Sono entrata in casa e l'ho richiusa. Mi hai afferrata e hai iniziato a baciarmi di nuovo , con foga. Cedere sarebbe stata una mancanza di rispetto nei miei confronti, ma cercare di resisterti sarebbe stato impossibile. Ho iniziato a ricambiare i tuoi baci a malincuore e tu mi hai messo una mano fra le cosce. Scivolava su e giù, lentamente. Siamo caduti sul pavimento con un tonfo goffo. Hai ghignato, soddisfatto. Tu mi volevi, mi amavi in una maniera perversa e distorta che non capivo e che mi spaventava. Io ti amavo. Punto. Hai iniziato a svestirmi , io ti ho tolto la maglietta. E' incredibile quanto tu sia veloce a slacciare un reggiseno, in un attimo mi sono ritrovata nuda insieme a te, sul pavimento di casa mia. Ti sei messo sopra di me e , baciandomi il collo, mi hai penetrata. Volevo essere io a dominare, io a comandare per una volta. Perciò , gemendo dal piacere, ho ribaltato i nostri corpi e mi sono ritrovata a cavalcioni sul tuo bacino, muovendo i miei fianchi in una danza accompagnata dalla musica dei nostri gemiti e dei nostri ansimi.

La mattina dopo, mi sono svegliata sul mio letto, mi ci avevi portata tu, e ora mi dormivi di fianco. Mi sono alzata e ho infilato una maglietta a caso. Ti ho guardato e ho provato disgusto per me stessa e per le lacrime da coccodrillo che solcavano il mio viso. Ti sei svegliato , mi hai guardata e hai sorriso . Ancora una volta hai ottenuto quello che volevi.
Poi , all’imporvviso, spalanchi gli occhi , guardi l'orologio,questa volta hai fretta. Ti sei alzato  , ti sei rivestito  e ti sei avviato verso la porta, controllando di avere tutto. ' Chiara..' hai sussurrato, quasi a volerti giustificare, quasi fossimo davvero qualcosa di più di un rapporto occasionale una volta ogni tanto. No, non era la prima volta che succedeva. E ogni volta questa era la tua spiegazione : “Chiara.. “. Dovevi andarla a prendere, correte insieme di mattina presto, anche quando c'è scuola ed è inverno. Ho accennato col capo un cenno di congedo e ti ho aperto la porta. ' Ciao, Nicola.' ho detto con aria definitiva. ' Ciao, Ros.'  hai ricambiato e ti sei chiuso la porta alle spalle. Giuro che questa è stata l'ultima volta. Non mi ferirai di nuovo. Ripetevo in mente queste parole, mentre desideravo che quella sensazione di calore, il tuo profumo addosso, quella situazione di stallo tra dolore e felicità perpetuasse all'infinito.


Angolo dell'autrice.
Bene. Questa è la mia prima vera originale, siate clementi. Considerate anche che l'ho scritta intorno alle tre di notte e che forse non ragionavo proprio bene. La cosa che più mi rende nervosa è che ho sperimentato un nuovo tipo di stile e non ci sono abituata, di solito scrivo in terza persona e al passato remoto . In fin dei conti, credo sia uscito qualcosa di modesto, non è proprio malaccio. Per quanto riguarda il titolo ero disperata, non riuscivo a scriverne uno da me e quindi mi sono affidata la buon vecchio Catullo. Grazie mille e arrivederci (:

 
  
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