Self-acceptance and...
Quando si era
infilato le mani nei pantaloni per la prima volta era stato per una pubblicità,
una stupida pubblicità troppo erotica per un quindicenne con gli ormoni a palla.
Dopo aver testato che non era poi un granché farlo da soli aveva seriamente
pensato di dover trovare un "aiutino". Il problema era che volendo assecondare i
probabili litri (o chili, non sapeva quale unità di misura fosse più idonea in
quel caso) di testosterone che aveva in corpo, il suo partner ideale era un
abbastanza voluttuoso e nudo modello di Dolce & Gabbana, il che era
certamente un problema.
Ci vollero sei o
sette pubblicità e le prime due stagioni di Queer as Folk per far lampeggiare
nella testa del giovane Karofsky la lampadina magica con su scritto "infilare
qui, per favore". L'immagine non era stata delle migliori: se pure fosse stato
un finocchio -perché le immagini nella sua testa ora non lasciavano minimamente
dubbi- non se lo sarebbe preso lui dietro, cazzo, no!
Però doveva
ammettere che probabilmente come esperienza una tantum non gli sarebbe
dispiaciuta...
Poi gli ormoni
sebrarono calmarsi, i telefilm iniziarono ad annoiarlo e la censura per le fasce
protette pensò bene che i modelli seminudi fosse lecito lasciarli come dessert,
dopo le 23.00.
David Karofsky, uno
e ottantatre per ottantadue chili, giocatore di football e hokey, sedici anni e
otto mesi, pensò a quel punto che fosse solo una fase e che presto sarebbe
arrivata una di quelle ragazze facili a rubare la sua verginità. La ragazza
arrivò, ma probabilmente Dave era in bagno, come anche quello dopo e quello
appresso ancora.
Forse era troppo
attaccato alla sua castità per smerciarla così...
Si! Per forza,
doveva essere così!
Del resto era tutto
funzionante là sotto, ne era certo.
Aveva bisogno solo
della giusta ispirazione, che -attesa- non tardò ad arrivare: quando vide un bel
culetto ondeggiare per gli spogliatoi tanto virili del McKinley fu certo che il
suo armamentario fosse ancora funzionante.
Scoprire che il
culetto aveva un proprietario del suo stesso sesso lo sorprese, ma anche poco,
ad essere sinceri.
Anche perché quello
lui non l'avrebbe chiamato "ragazzo", ma dicevano che lo fosse e -dio!- cosa
avrebbe dato per confermare quelle
voci...
Non sapeva se era
più il suo ancheggiare o il modo strano di gesticolare e mettersi in posa che lo
rendevano così...ah, non c'era termine per descriverlo! Ma una cosa era certa,
quello era IL culo, e quello IL ragazzo. Dentro di sé, benché prima di poter
pronunciare i suoi pensieri ci sarebbero voluti anni e molte terapie di gruppo,
aveva già ammesso di essere gay, un gran pezzo di
gay.
La terza fase di
questa storia “strappalacrime” si apre con il nostro eroe David Karofsky
affondato in una poltrona dell'auditorium con un certo basco rosso tra le gambe
per nascondere la notevole sensazione di fastidio che si celava sotto i suoi
jeans. C'era stato un momento -pochi secondi prima- in cui, ne era certo, gli
erano tremate le labbra e il braccio, perché la strega accanto a lui aveva
ghignato beffarda, per poi tornare ebete e imbronciata con gli occhi sulla sua
preda.
Infatti poco prima
aveva distintamente visto che quelle manine da fata avevano viaggiato in circa
tre secondi nei luoghi che da un anno sognava di esplorare...i fianchi, quel
culo perfetto e... Era rimasto con la bocca aperta, niente da dire: che
quello lì fosse decisamente bravo lo sapeva, ma vederlo in quella
veste, sexy da morire...
Se non avesse
sentito ancora il fastidio avrebbe pensato sicuramente di essere venuto nelle
mutande.
Così decise che se
voleva qualcosa, per una volta si sarebbe dovuto alzare per andarselo
a prendere.
Ok anche così
suonava male, ma meglio tentare, col rischio di fare la fine di
Santana.
-FINE-
Si, finale aperto,
per noia e democrazia. Non sono Kurtofsky, non sono Klaine. In sostanza non sono
niente, tranne tanto annoiata da voler pubblicare questa cosa sctitta
circa due mesi fa, tanto per, e ancora una volta di getto.Mi ero
chiesta cosa potesse succedere ad un ragazzo attratto dai ragazzi, come
funzionasse la graduale accettazione, fino a considerarla una più che naturale
condizione. Perdonate il tono ironico, ma io Dave lo vedo così, pasticcione e un
pò imbranato.
See you
<3
DISCLAIMER: i
personaggi qui trattati non mi appartengono ma sono proprietà esclusiva degli
aventi diritto. Mi appartiene soltanto questa storia in ogni sua
parte.