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Autore: misato    11/02/2004    0 recensioni
Una sera Miyu tornando a casa viene inseguita da un uomo...da allora, tutto cambia, compreso il rapporto tra lei e Kanata
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3:Ritorno alla vita
Capitolo 10: A volte neanche le strade più difficili sono quelle più giuste…

 

Kanata era ancora incaxxxxx per aver perso Miyu, ma Chris era l’ultima persona che pensava di vedere:

-Dove sei stata sino ad adesso? Ci hai fatto prendere un colpo ieri!

Chris: -E tu e Miyu?!

-…

-Sai, in teoria dovremmo essere ancora fidanzati. Mi ha chiamato Miyu, mi ha detto che non gliene importava più niente, non sarebbe mai più tornata. Cosa pensi di fare?

-…

Chris lo abbracciò e iniziò a piangere: (ma è un pianto continuo! ndMisato)

-Kanata ti amo! Non mi abbandonare!

-Chris…-Le accarezzò la testa, come ad una bambina che aveva paura. Cosa doveva fare?

Kanata: “Ha detto che Miyu non sarebbe più tornata, a chi devo credere? A me stesso, o a Chris e al biglietto che Miyu mi ha lasciato?”

Chris si staccò. Piangeva ancora e guardava intensamente Kanata. Aspettava una sua risposta.

L’unica cosa che seppe dire fu: -Chris, andiamo via.

-Si.

Presero un taxi che li portò al tempio. Appena arrivati Kanata chiamò Santa sul cellulare.

Santa:-Pronto, qui Kurosu.

-Santa sono io.

-Ah Kanata! Come è andata?

-Non ce l’ho fatta- Chris era in bagno a rinfrescarsi –Sono a casa con Chris.

-Chris?! E dove l’hai incontrata?

-E’ venuta all’aeroporto.

-Allora…non tenterai di far cambiare idea a Miyu?

-…Ah Chris! Tutto a posto? Santa ti devo lasciare. Venite subito qui vero?

-Si. Ci vediamo tra qualche ora.

 

In realtà Chris non era ancora uscita dal bagno, probabilmente ne avrebbe avuto per una mezz’oretta. Kanata aveva semplicemente voluto chiudere la conversazione con Santa. Attraversò il corridoio ed entrò nella sua camera. Dopo aver chiuso la porta si buttò sul futon. Non volva vedere nessuno, solo stare solo. Sul cuscino sentì del calore e una sensazione di bagnato. No, non era possibile, stava forse piangendo? Proprio lui, erano anni che non piangeva…poi si ricordò e batté un pugno per terra:

“Che stupido, l’unica volta che ho pianto è stato quando lei era all’ospedale. Sempre lei…Basta! Non ne voglio più sentir parlare! Non la voglio vedere, sentir nominare, non esiste! Per me Miyu non esiste!”

Continuò a piangere, era solo e nessuno avrebbe potuto saperlo. Poi si addormentò.

Poco dopo Chris uscì dal bagno. Aveva fatto una doccia perché era stata fuori tutta la notte per strada; senza dormire né mangiare. Aveva l’asciugamano legato alla vita, e con un altro tamponava i capelli. Entrò in cucina e chiamò Kanata più volte, ma non ricevendo risposta pensò fosse uscito. Preparò un caffè, che le venne uno schifo perché non era in grado di cucinare, l’aveva fatto poche volte e con scarsi risultati. (ma che si crede di stare a casa sua? Prima la doccia, gli asciugamani, e poi il caffè?! ndSanachan). Nella borsa aveva un cambio, e utilizzò quello per vestirsi (per fortuna! Ci mancava solo che usasse anche i vestiti di Kanata! ndMisato). Le venne in mente che era Natale, e quindi il compleanno di Kanata. Non era proprio il momento di festeggiare, ma forse l’avrebbe distratto dal pensare a Miyu. Scrisse velocemente un biglietto a Kanata, in cui diceva che sarebbe uscita a comprare una cosa. Poi uscì.

 

Due ore dopo, Miyu era arrivata all’aeroporto di New York, era quasi sera. Non aveva ancora pensato a come tornare a casa, non le andava di rivedere subito i suoi. Ad un telefono pubblico compose il numero di cellulare della sua migliore amica.

-Pronto?

-Jen, sono Miyu.

-Miyu?! Ciao, ma dove sei stata questi giorni?

-Sono andata in Giappone, e sono tornata solo ora. Sono all’aeroporto, vieni a prendermi?

-In Giappone?! Ah, ma non vengono i tuoi?

-Non sanno ancora che sono arrivata. Tornerò a casa all’ora di cena.

-Ok, se la situazione è questa…vengo subito. Ciao

-Ciao.

Miyu: “Per fortuna non mi ha detto che aveva impegni! Devo parlarne con qualcuno” Poi si sedette e aspettò, fissando le persone che le stavano davanti. C’era una coppia, che Miyu cercò di guardare il meno possibile. Per quanto cercò di volgere lo sguardo altrove però non poté fare a meno di sentire il loro discorso.

X: -Sei sicuro di voler andare?

Y:-Devo. Non vorrei lasciarti ora che hai bisogno di me, ma per il nostro futuro è un’occasione che non posso lasciarmi sfuggire…

X:-Hai ragione, ma ti prego, torna il prima possibile!

A Miyu venne da piangere, le lacrime le scesero calde lungo il viso, prima che lei potesse impedirlo. Non aveva ancora consumato il suo dolore. Si recò in bagno, sciacquò il volto e tornò a sedersi; per fortuna quella coppia se ne era andata. Si voltò verso l’entrata, e vide l’amica che era appena arrivata guardarsi intorno per trovarla. Si alzò e la chiamò agitando un braccio.

-Jen! Sono qui!

L’amica corse verso di lei e si abbracciarono.

Miyu: -Ehi! E’ solo qualche giorno che non ci vediamo!

-Si, ma…Miyu, ma che hai?

-Come che ho?

-Sei pallida, sei anche dimagrita.

-Sul serio? Meglio così, potrò permettermi qualche extra a tavola!

-Non scherzare, cosa ti è successo?

-…Potremmo andare in un altro posto? Non mi sento molto a mio agio qui.

-Ok, sono venuta in moto.

Le due ragazze salirono in moto e si diressero verso il Rockfeller Center. A causa del traffico impiegarono più di mezz’ora (è andata pure bene! ndMisato). Presero da bere al bar che si trovava davanti alla pista di pattinaggio.

Jen: -Allora? Qui va bene?

-…

-Miyu, sei strana. Mi vuoi dire cosa ti è successo?

Miyu raccontò tutto (ovviamente tralasciando Lou e Baumiao), dal suo arrivo al tempio, la scoperta del fidanzamento di Kanata, la crisi che aveva avuto la mattina dopo grazie alla quale aveva superato definitivamente il suo trauma ecc, sino ad arrivare a quello che era successo alle terme. Jen ascoltava attentamente, mentre sorseggiava una cioccolata calda. Non capitava tutti i giorni di sentire storie del genere da una persona che le aveva vissute, era meglio di una soap! Miyu concluse il racconto con la telefonata di Christine e la sua decisione di tornare in America.

Miyu:-Allora?

Jen riflettè su quello che doveva dire: il suo carattere le suggeriva una battuta da usare, ma non voleva rischiare di offendere l’amica, che avrebbe pensato che non l’avesse presa sul serio. Comunque pensava che Miyu avesse sbagliato a lasciare Kanata; anche se lei non glielo aveva detto, aveva capito che dietro al suo continuo rifiuto dei pretendenti newyorkesi c’era quel suo amico d’infanzia. Poi disse: -Aspetta. Vorresti dirmi che in tre giorni circa  ti sono successe tutte queste cose? Hai avuto dei rapporti sessuali quando qui esitavi a baciarli i ragazzi?

Miyu arrossì: -Sapevo che saresti andata a parare lì! Io che te ne ho pure parlato!- Simulò una risata, ma Jen vide che stava trattenendo a fatica il pianto. L’abbracciò, e le disse che a lei poteva dire tutto, se poi voleva piangere non doveva vergognarsi di farlo. Miyu non se lo fece ripetere due volte e scoppiò a piangere, sempre tra le braccia dell’amica, stringendo con le mani il maglione che indossava. Dopo un ora, era tornata a casa. Ringraziò Jen, che la rassicurò dicendole che l’indomani sarebbe andata a trovarla, anche se era il 26. Miyu la invitò a dormire da lei, così si diedero appuntamento per il giorno dopo. Rientrata a casa, i genitori l’abbracciarono e la ricoprirono di baci; non provarono minimamente a rimproverarla, si accontentarono del fatto che non le fosse successo niente. Dopo cena, mentre sistemava i regali che i genitori le avevano fatto nell’armadio, le venne in mente che era il compleanno di Kanata. Aveva cercato di non pensarci tutto il giorno, ma non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa. Bel regalo che gli aveva fatto, abbandonarlo senza neanche dirgli addio in faccia, lo aveva lasciato solo. Poi si corresse: non era solo, con lui c’era Chris. Al sol pensiero le tornarono le lacrime, e si buttò sul letto cercando di soffocarle sotto il cuscino. Si addormentò senza smettere.

 

Al tempio, Kanata si era svegliato, e aveva trovato Chris intenta a preparare la tavola.

Kanata: -Che stai facendo?

Chris: -Preparo per stasera, no? Ti sei forse dimenticato che oggi è il tuo compleanno?

Kanata non rispose, se ne era dimenticato, ma una festa era l’ultima cosa che desiderava in quel momento.

-Hai detto agli altri di venire qui di ritorno dalle terme, vero? Organizziamo qualcosa…

-Chris, ti sembra il momento?!-Aveva alzato la voce, la ragazza non rispose –Mi dispiace, scusami.

-No, hai ragione, non è proprio il momento. Beh, io torno a casa e…

-Aspetta, ti ho chiesto scusa. Non ne ho molta voglia, ma credo che si possa fare.

-Sei sicuro?

-Si- Non gli andava assolutamente, ma non voleva farla star male ancora. Chris sorrise.

La serata trascorse tranquillamente. Certo, c’era un po’ di tensione, però con il passare del tempo si smorzò, anche grazie a Santa che avrebbe fatto tornare il buon umore a chiunque. Kanata fingeva alla grande, in realtà ascoltava poco quello che veniva detto, ma Santa e Akira gli ressero il gioco. Kurita non era venuto, perché dopo esser tornato in anticipo dalle terme aveva ricominciato a studiare per preparare un esame imminente, e probabilmente non aveva neanche tanta voglia di vederli.

 

 

 

 

One month later

 

Era passato un mese dal ritorno di Miyu a New York, e lei era ritornata a scuola. Molti avevano notato cambiamenti: non era più sempre allegra e sorridente come prima, anzi sorrideva di rado. Era spesso assorta nei suoi pensieri, ma nessuno sapeva il perché. Solo Jen, in quel mese le era stata accanto perché conosceva il motivo che l’aveva portata a quel cambiamento. Sapendo tutto, l’amica aveva notato altre cose: il pallore che aveva sul volto al ritorno dal Giappone, non se ne era andato. Oltre a quello non sembrava avesse altri cambiamenti nell’aspetto, ma Jen si era accorta anche che molto spesso inventava scuse per non seguire le lezioni di educazione fisica a scuola, e che mangiava pochissimo, ma non dimagriva. Decise di parlare a Miyu dei suoi sospetti, perché aveva un dubbio che probabilmente era realtà, e che non aveva neanche sfiorato l’amica. L’affrontò dopo un’uscita, durante il ritorno a casa.

Jen:-Miyu.

-Si?

-Sei mai stata da un ginecologo ?

-Cosa? No, perché?

-No, così- Poco dopo riprese –Quindi non sei andata neanche dopo esser tornata dal Giappone?

-Ti ho detto di no, ma dove vuoi arrivare?

-Da nessuna parte, era solo per chiedere.

-Non mi convinci. Ormai hai iniziato, finisci.

-Ehm…Ok, te lo dico. In questo periodo sei strana, non mangi niente, sei pallida, non sorridi quasi più. Hai mai pensato di poter essere incinta?

Miyu si fermò. Volse lo sguardo verso l’amica: -Che stai dicendo?!

-Ehi, non ti alterare! Era solo un dubbio…

-Sta tranquilla, sto benissimo. Adesso non posso neanche smettere di mangiare?!

-No, ma…

-Jen, lascia perdere. Senti, devo andare a casa. Ci vediamo lunedì- Ricominciò a camminare velocemente lasciando sola l’amica. Come aveva potuto dirle una cosa simile? In realtà, quelle parole erano state un fulmine a ciel sereno. La possibilità di essere incinta non l’aveva neanche sognata, poi di chi…Kanata. Solo il pensiero di quel nome fece sentire male Miyu; e se stesse aspettando sul serio un bambino? Sarebbe…sarebbe stato suo figlio! Figlio del ragazzo che aveva lasciato ad un’altra.

“No, non può essere, è già trascorso un mese! Me ne sarei accorta…” Poi le vennero in mente molte cose, anche quelle che le aveva detto l’amica: era sempre pallida, nonostante non mangiasse più niente non dimagriva, il ciclo non le era ancora venuto, si era sentita male molte volte a partire dal viaggio di ritorno in America…tutte queste cose collegate portavano in una sola direzione. Corse a casa, e visto che i genitori non erano ancora tornati, cercò sull’elenco telefonico il numero di una ginecologa. Lo compose velocemente e prese un appuntamento per il giorno dopo. Doveva togliersi quel dubbio il prima possibile. Prima di andare in camera prese un calmante che utilizzava sua madre. Ne prese una dose eccessiva, e si addormentò.

 

Giappone, tempio Saionji ore 13 (lasciamo perdere il fuso orario… ndMisato)

Kanata era appena rientrato con Chris. In apparenza sembrava che avessero ripreso il loro rapporto, ma in realtà era Chris che stava sempre con lui (ameba! ndMisato e Sanachan). A Kanata non importava più di tanto, anzi non gliene fregava per niente. Era passato un mese dal viaggio alle terme, e sembrava incredibile il modo in cui le cose erano cambiate. Dal canto suo, lui non riusciva a riprendersi, neanche a riprendere un rapporto sereno con gli altri. Ormai non parlava neanche più con i suoi amici, le sue conversazioni erano composte da monosillabi. Santa e Akira erano gli unici con cui trascorreva piacevolmente il tempo, la presenza di Chris era costante, ma lui non le dava importanza. I due amici appena potevano cercavano di allontanarla da lui, anche perché sapevano che oltre a Kanata anche lei soffriva. E’ triste stare accanto alla persona che ami senza essere neanche considerata. Quella situazione durava da un mese, e sembrava destinata a non finire mai.

Entrati al tempio:

Chris:-Kanata, cosa vuoi che ti prepari per pranzo?

-Niente, non ho fame.

Chris lo guardò con apprensione, poi un bagliore le illuminò gli occhi:

-Kanata!

-Si?

-Ora mi sono proprio stufata!

-Cos’è successo?

-Non ce la faccio più a vederti in questo stato! Mi fai quasi pena!

Dopo quelle parole fu Kanata ad arrabbiarsi, con Chris non aveva mai litigato: -Cosa?! Ti farei pena? Senti chi parla, sei solo un’ipocrita!

Il colpo fu talmente forte per Chris da farla iniziare a piangere. Kanata si pentì di quello che aveva detto, non era da lui ferire le persone in quel modo. Abbassò lo sguardo, per non vedere le lacrime di Chris.

Kanata: -Scusa, non avrei dovuto.

-…No, non importa…in questo modo mi hai messo davanti agli occhi la realtà.

-…

-Va da lei.

Kanata la osservò: -Chris, ma cosa…

-Non ce la faccio più a vederti soffrire in questo modo. E se penso che è solo per colpa mia e del mio egoismo io…

-Chris, che…non è solo colpa tua. Anch’io ho fatto la mia parte, e anche Miyu. Ti abbiamo fatto soffrire inutilm…

Nel dirle quelle parole l’aveva abbracciata, ma lei si staccò. –Non è vero, sono stata io a farvi soffrire inutilmente. Ti prego, permettimi almeno di riparare. Va da lei, so benissimo che non è più possibile ricreare quello che c’è stato tra noi. Anzi, lo sapevo anche tre anni fa che non avrebbe funzionato, sapevo che non mi amavi, ma a me andava bene anche così, perché…perché ti amavo più di me stessa. E visto che ti amo tutt’ora voglio la tua felicità.

-…

-Ti ringrazio per tutti i bei momenti che ho vissuto con te, e ti chiedo solo un’ ultimo favore: baciami

Kanata la baciò, non credeva che sarebbe stata possibile una cosa del genere. Dentro di se ringraziò Chris per aver rinunciato a lui e avergli dato la possibilità di essere felice. Poi lei prese le sue cose e gli disse:

-Per un po’ starò via, forse andrò alle Hawaii. Beh, addio- Iniziò a scendere le scale.

-Addio Chris- Rientrò e sorridendo felice (42 denti ndSanachan), preparò la valigia per partire il prima possibile e tornare dalla sua Miyu.

La sera stessa prese l’ultimo volo per new York. Sarebbe arrivato la mattina seguente. In aereo si addormentò, e sognò la ragazza che amava.

 

Il giorno dopo, Miyu era uscita da casa dicendo come tutte le altre mattine che sarebbe andata a scuola; in realtà alle nove aveva l’appuntamento con la ginecologa. Quella mattina, Jen aveva deciso di passare a prenderla, anche per chiederle scusa per quello che le aveva detto il giorno precedente. Era arrivata tardi rispetto all’orario in cui Miyu usciva di casa, e la vide mentre svoltava l’angolo e si dirigeva dalla parte opposta alla scuola. Incuriosita decise di non chiamarla, ma la seguì. Miyu era tesa come una corda di violino (eh eh, ne so qualcosa…ndMisato), e camminava a passo spedito verso lo studio della dottoressa. Non era molto lontano, e arrivò in dieci minuti. Jen si teneva sempre a cinque metri circa di distanza, e dopo che Miyu attraversò il portone si avvicinò a controllare il citofono. Dove stava andando? Spalancò la bocca non appena lesse il nome della ginecologa, allora non si era sbagliata! Forse aveva semplicemente il dubbio, dopotutto la pulce nell’orecchio gliel’aveva messa lei. Entrò anche lei, e non trovandola in sala d’attesa decise di aspettarla. Nello studio Miyu era seduta davanti alla scrivania della ginecologa.

-Lei è la signorina Kozuki?

-Si

-Ma è venuta sola?

-Si

-Capisco. I tuoi genitori non sanno niente. Di cosa hai bisogno? Un controllo?

-Veramente…-Miyu si vergognava, ma era decisa a scoprire la verità –Vorrei sapere se sono incinta.

-Incinta? Spiegami bene, quanti anni hai?

- Tra poco diciotto. Ecco, circa un mese fa ho avuto un rapporto con un ragazzo. Non ho pensato di poter essere incinta sino a ieri…

-Già un mese. Il ragazzo lo sa?

-No, non credo che lo saprà mai. E’ in Giappone e abbiamo troncato i rapporti sempre da un mese.

-Ok, ora faremo gli accertamenti. Spogliati e stenditi sul lettino.

Miyu si spogliò, mentre si stendeva la ginecologa le chiese:

-Era il primo rapporto?

-…si.

-Immagino che non avrai usato contraccettivi. Miliardi di soldi buttati in campagne per la prevenzione, e poi i risultati sono questi.

Miyu non rispose, era occupata ad osservare i grafici della macchina che la circondava.

-Beh, saresti dovuta venire subito, ma dopotutto un mese non è molto, sei ancora in tempo per abortire.

-Abortire?!

-Certo, ti renderai conto che hai solo diciassette anni. Avere un figlio a questa età non è una passeggiata, capisci vero?

-Allora sono veramente incinta…-Mise una mano davanti alla bocca, ancora non ci credeva. Cosa avrebbe fatto ora?

-Ovviamente dovremo avvertire i tuoi genitori, è necessario il loro consenso per l’operazione.

-No!

-Cosa?

-Non ho intenzione di abortire. Avvertirò i miei oggi stesso, ma non lo farò.

-Ti rendi conto di quello che stai per fare? Sei anche sola, l’appoggio dei tuoi genitori sempre che te lo diano, non basterà mai.

-Non si preoccupi, ce la farò.

-Allora, in questo caso non posso che darti la certificazione. Sei davvero sicura?

-Si, non voglio cancellare la vita di questo bambino.

-In questo caso, non posso che augurarti buona fortuna. Torna tra un mese per il controllo, inizieremo con le ecografie.

-La ringrazio, ci vedremo tra un mese. Arrivederci.

-Arrivederci.

Miyu uscì dallo studio, non vide Jen che stava leggendo un giornale. Appena Jen sentì chiudersi la porta scattò in piedi. Era rimasta lì ad aspettarla e non si era accorta che era già uscita? Uscì anche lei e la chiamò:

-Miyu!

L’amica si voltò, che cosa ci faceva qui?

-Jen!-Corse indietro e l’abbracciò. Stava piangendo.

-Com’è andata?

-Sono incinta! Cosa farò ora? Il bambino è di Kanata, e lui ora è in Giappone con Chris, avevo promesso ad entrambi che non mi avrebbero più rivista!

-Miyu, non ti preoccupare, ci sono i tuoi, ci sono anche io. Ce la farai!

-Ma…-Alzò gli occhi, rossi per le lacrime –E’ suo figlio capisci?! Io, io ho in grembo suo figlio e non voglio farlo morire, non è giusto, io lo sento già parte di me!

-Ti ha proposto di abortire, vero? Se non te la senti, non farlo.

-Non lo farò, lui è mio figlio. Lo terrò da sola, anche senza Kanata. Lui non saprà mai niente, così potrà avere una vita serena con Chris. Io lo amo, e questo è stato il frutto del nostro amore. Questo bimbo nascerà.

-Miyu, ti ammiro- Le ragazze si asciugarono gli occhi, aveva iniziato a piangere anche Jen, era felice per l’amica.

-I miei genitori mi aiuteranno, e…ehi! Ma tu cosa ci facevi dalla ginecologa?

-Beh, ero passata a prenderti per andare a scuola, poi ti ho visto andare in tutt’altra direzione e ti ho seguita. Scusa!

-Non importa, su ora va a scuola, io devo tornare a casa per parlare con i miei. Probabilmente non sono ancora andati in ufficio.

-Ok, ti chiamo nel pomeriggio. Ciao!

-Ciao!

Miyu si avviò verso casa, sorrideva. Ce l’avrebbe fatta, era una ragazza forte, e poi aveva già avuto esperienza con Lou, solo che allora Kanata era con lei. Cercò di non piangere, si asciugò gli occhi. Poi una voce familiare, che avrebbe riconosciuto tra mille la chiamò:

-Miyu!

Non era possibile, no, non poteva essere lui. Si voltò e incontrò il suo sguardo.

Miyu: -Ka…Kanata?! Cosa...cosa ci fai qui?

Il ragazzo corse verso di lei, l’aveva riconosciuta per strada:

-Sono qui- L’abbracciò –E non ti lascerò più!

-Cosa…cosa stai dicendo, per…perché sei qui? Dov’è Chris?

-Miyu, sono qui perché ti amo e non posso vivere ancora senza di te! Possiamo rimanere insieme, Chris non è più un problema! Mi ha lasciato, è partita!

-No, non è possibile –Si staccò dal suo abbraccio –Stai mentendo, Chris non ti lascerebbe mai!

-E invece l’ha fatto! Ha capito che dopo quello che era successo alle terme non potevamo più continuare a stare insieme! Sarei qui se non fosse vero?

Kanata sorrideva, Miyu non vedeva quel sorriso così felice e sincero da anni, neanche quando erano alle terme aveva sorriso in quel modo. Lei sorrise a sua volta, era sincero, e l’abbracciò mentre aveva ricominciato a piangere (tanto per cambiare, si scioglie subito! ndMisato Ti sbagli, è questa ff che è un pianto continuo! ndSanachan)

-Kanata! Non ci posso ancora credere…sono così felice!

Si baciarono, poi Miyu ricordò perché era lì: -Kanata, c’è una cosa che devi sapere.

-Cosa?

-Io, io ecco…ho saputo oggi che aspetto un bambino. Il padre sei tu.

Kanata era rimasto imbambolato, non parlava più. Guardava Miyu senza pronunciare parola.

Miyu. –Ehi! Sei sconvolto?!

-No, cioè si! E’ incredibile, è una notizia bellissima! E’ un maschio o una femmina?

Miyu incrociò le braccia e imbronciò il viso: -Come faccio a saperlo? E’ passato solo un mese! Che ottuso!

-Ottuso a chi?!

Miyu sorrise felice: -Andiamo a casa, dobbiamo parlarne ai miei- Poi guardò ai piedi del ragazzo –Hai portato la valigia, vedo che hai intenzione di trattenerti per molto…

-Più o meno, credo tutta la vita!

Tornarono insieme a casa. Lungo il tragitto Kanata raccontò tutto quello che era successo sino al giorno precedente, quando Chris aveva rinunciato definitivamente a lui. Miyu ascoltava con attenzione, poi arrivarono a casa della ragazza. Quando entrarono, ai genitori prese un colpo vedendo Kanata e per giunta mano nella mano con Miyu. Dopo le dovute spiegazioni Miyu si decise a parlare del bambino. La madre svenne sul colpo, e l’ora seguente trascorse nel tentativo di farla riprendere.

 

  
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