Capitolo 1: La strana vita di lei…La nuova vita di lui
Miu si svegliò
chiamata dalla voce della madre: -Miu svegliati! Arriverai in ritardo a scuola!
La ragazza si
stropicciò gli occhi, fosse stato per lei avrebbe dormito ancora tre orette,
(sonno leggero come l’autrice!NdMisato) ma era il suo secondo giorno di scuola,
non se lo poteva permettere. Scostò lentamente le coperte, e guardò la sveglia:
erano le sette e trenta.
Miu: -Le sette e
trenta?! Accidenti, non ce la farò mai!
Uscì dalla
stanza e corse per il corridoio, poi sentì una voce:
-Mamma, ma
secondo te è proprio necessario?
Miu si bloccò:
chi era? Poi si ricordò, era Lou.
“Un momento,
Lou?!” Si guardò le gambe, non aveva i pantaloni! “Accidenti a me e alla mia
stupida mania di togliere il pigiama!”
Tornò in camera
più in fretta che poté, non poteva rischiare che Lou la vedesse seminuda,
altrimenti immaginava già i commenti che avrebbe fatto. Intanto Miyu aveva
ripreso a chiamarla, ma la figlia si era soffermata a guardare la sua immagine
riflessa nello specchio della sua stanza. Aveva tutti i capelli arruffati, le
occhiaie mattutine non se ne erano ancora andate, e aveva le labbra talmente
gonfie da sembrare due canotti.
“Così non va,
come facevo ogni mattina a presentarmi in cucina così? La mamma poteva anche
farmi presente che avrebbe fatto più bella impressione uno zombie!”
Decise di
passare prima dal bagno, almeno avrebbe avuto una faccia presentabile. Fece una
doccia in cinque minuti, di solito ne impiegava quindici (sempre come
l’autrice!NdMisato). Poi si lavò i denti a velocità supersonica, ma mentre
faceva il terzo gargarismo, la porta del bagno si aprì.
-Ah Miu!
Miu si voltò,
non voleva crederci, non lui, non ancora…
Lou: -Che fai,
non sputi più? Hai le guance rosse.
Si sentì uno
sputo d’acqua potentissimo, poi Miu si asciugò la bocca con l’asciugamano e
prese a sbraitare:
-Lou! Che
cavolo…sul pianeta Otto non si usa bussare?!
-Guarda che la
porta non era chiusa a chiave, e poi dovevo rispondere a certi stimoli
naturali!
-Potevi
trattenerteli i tuoi stimoli naturali! Ora mi fai il piacere di uscire?! Non è
certo il modo migliore per iniziare la giornata, e poi sono in ritardo a
scuola!
-Penso che prima
di andare a scuola dovresti vestirti.
-Che…-Miu
abbassò lo sguardo, cacchio, era in asciugamano! Tra l’altro era pure uno di
quelli più corti, le si vedevano tutte le gambe! Diventò rossa come un peperone
-Ahhhhhhhhhhhhhhh! Esci immediatamente da qui!!!!!!!!
-Ok, tanto non
c’è niente da vedere -Lou chiuse la porta velocemente, probabilmente aveva
capito che stava per arrivare una di quelle urla di Miu che ormai gli erano
familiari. Infatti:
-Stupido!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
La porta non
bastò ad attutire il suono, era troppo anche per le orecchie di un alieno. Lou
tornò in cucina.
Miyu:-Cos’è
successo? Ho sentito Miu urlare, così sveglierà Kanata. Lou?
-No, niente.
Piuttosto mà, perché non le regalate un accappatoio?
Miyu capì
subito, e iniziò a ridere:
-Ti prego Lou,
già di prima mattina!- risata - Sarà furibonda. E io che volevo dirle che
saresti andato a scuola con lei.
-Devo proprio?
-Certo -Miyu
tornò seria -Non hai ancora deciso quanto trattenerti, per sicurezza è meglio
che tu continui a studiare, sei all’ultimo anno.
-Uffa, per
fortuna qui sulla Terra le materie sono più semplici!
-Allora vedi!
Dov’è il problema?
Lou avrebbe
voluto risponderle che non se la sentiva di andare a scuola con Miu. Di sicuro
era incazzatissima con lui, ma che ci poteva fare? Stavolta era stato sul serio
un caso. Si rincuorò pensando che tanto non sarebbero stati in classe insieme
-E scuola sia.
Devo andare oggi?
-No, forse non
conviene che tu vada a scuola con Miu. Io inizio il mio nuovo incarico domani,
quindi ho ancora una giornata libera. Ti accompagno a fare l’iscrizione quando
Kanata sarà andato in studio.
-Ok.
-Bene, sarà
meglio che vada a ricordare a Miu che se non si sbriga arriverà in ritardo.
Miyu si avviò
verso la stanza della ragazza, rideva ancora. Bussò:
-Miu? Posso
entrare?
La ragazza si
era vestita, stava per prendere lo zainetto: -Ah mamma! Pensavo fosse quello
stupido di Lou.
-Ti ha visto
mentre eri in bagno?
-Si, maledetto bastardo.
-Miu!
-Si mamma. ora
devo andare, speriamo di farcela prima che suoni la campanella. Ciao
La madre era
stupita, pensava che si sarebbe messa a piangere. Si riprese: -Ma non fai
colazione?
-Mi è passata la
fame. Saluta papà.
Uscì dalla
stanza e poco dopo sbatté la porta di casa. Miyu non sapeva come avrebbe dovuto
comportarsi. Nel frattempo, la figlia era arrivata davanti alla fermata
dell’autobus: forse prendendolo ce l’avrebbe fatta. Non vide avvicinarsi un
ragazzo:
-Saionji!
Si voltò, non ci
credeva: che colpo di fortuna!-Ah! Anami, giusto?
-Giusto. Aspetti
anche tu l’autobus?
-Si, oggi sono
in ritardo.
-Capirai, io
esco ogni mattina a quest’ora!
-E arrivi
puntuale?
-Praticamente
sempre. E’ arrivato l’auto, andiamo?
-Si- Miu non ci
credeva ancora: Anami, uno dei ragazzi più famosi della scuola prendeva
l’autobus praticamente davanti casa sua, e si era ricordato il suo nome! Il
giorno prima l’aveva notato subito, poi le ragazze della classe con cui aveva
parlato le avevano detto che era famosissimo essendo il playmaker della squadra
di basket dell’istituto. Inoltre, essendo la squadra molto forte, gareggiava
anche con altre scuole, e quindi Anami era famosissimo anche negli altri
istituti per essere oltre che bello, una delle promesse del basket giapponese.
In autobus chiese se si poteva sedere vicino a lei.
Miu: -Certo,
figurati- Il cuore le batteva fortissimo, ma rifiutò l’idea di essersi
innamorata di un ragazzo senza neanche conoscerlo.
-Beh, ieri
quando vi abbiamo portato a visitare la scuola non ci siamo presentati come si
deve: mi chiamo Rei. Se vuoi puoi chiamarmi per nome. Qual è il tuo nome?
-Mi chiamo Miu
-si sentiva un po’ imbarazzata a dirlo -Se vuoi, mi puoi chiamare anche tu per
nome.
-Grazie, non si
conoscono belle ragazze tutti i giorni! -Le sorrise, l’aveva detto senza
malizia, ma Miu arrossì comunque. Poi continuò -Hai uno strano accento, sei
straniera? Dal viso non si direbbe
Miu abbassò lo
sguardo, che figura! Chissà come gli era sembrato il suo accento, evidentemente
si sentiva la pronuncia americaneggiante: -No, sono giapponese, ma ho vissuto
sino a qualche mese fa in America.
Lui non riuscì a contenere il suo
entusiasmo: -Hai vissuto in America?! Beata te, non sai cosa darei per poterci
passare almeno una settimana! La patria del basket, che meraviglia!- Poi
notando il suo sguardo, continuò -Guarda che non devi vergognarti del tuo
accento, è carino!
Miu:
“Accidenti, non fa che spararmi complimenti, sarò di sicuro diventata rossa
come un pomodoro! Però, è veramente carino, quando sorride poi, ha qualcosa di
disarmante”
Dopo
si risvegliò dai suoi pensieri, e di sfuggita diede un’occhiata all’orologio:
-Le
otto?! Come…-Per la prima volta da quando era salita sull’autobus, guardò fuori
dal finestrino- Ma dove siamo?
Osservò
fuori anche Rei: -Merda! Abbiamo perso la fermata!
Miu
si stava facendo prendere dal panico: -Come abbiamo perso la fermata?! Dove
siamo?
-Siamo
in periferia, accidenti!
-In
periferia? E la scuola? La campanella sarà già suonata, che faccio?
-Scusa,
mi dispiace.
-E
di cosa?
-Ti
sei messa a parlare con me, ti ho fatto distrarre. Era il tuo secondo giorno di
scuola…
-Non
me lo ricordare…ma non ti preoccupare, avrei dovuto essere più attenta io.
Però, potremmo entrare alla seconda ora!
-Io
posso entrare alla seconda, ma non lo farò: per oggi passo. Tu sei del primo
anno, senza giustificazione rimani fuori.
-No!!!!!!!…Aspetta,
non potrei entrare con te? Ah scusa, hai detto che non entri.
Miu
si risedette con lo sguardo basso, cosa avrebbe fatto ora? Rei invece ci pensò
un attimo su, poi disse:
-Ok,
è colpa mia e cercherò di rimediare. Entro con te.
Gli
occhi di Miu si illuminarono: -Lo faresti sul serio?
-Certo,
l’ ho detto. In qualche modo devo pur farmi perdonare no?
-Grazie,
grazie veramente.
-Di
niente, però ora scendiamo, altrimenti arriveremo al mare!
-Hai
ragione!
I
due ragazzi scesero velocemente. Attraversarono e aspettarono alla fermata
l’autobus che li avrebbe riportati in città, il quale, per fortuna arrivò pochi
minuti dopo. Tornati in città, mancava ancora mezz’ora allo scadere della prima
ora. Miu si chiese cosa avrebbe fatto nel frattempo, pensava che con Rei si
sarebbe incontrata poco prima di entrare.
Miu:
-Beh, grazie ancora Rei. Sei stato gentilissimo. Pensare che neanche mi
conosci!
-Certo,
non saprò quando sei nata e qual è il tuo gruppo sanguigno, ma ci siamo
conosciuti un po’ in auto no?
-Comunque
mi hai fatto un favore a rinunciare alla tua sega per farmi entrare! Sai, dallo
studente responsabile del terzo anno ,non me lo sarei mai immaginata!
-Forse
hai ragione, non ci conosciamo così tanto! Senti…- Guardò l’orologio -Manca
ancora mezz’ora, ti va di passare a prendere qualcosa in un bar?
-Magari!
Non ho fatto neanche colazione oggi!
-Allora
andiamo!
Si
allontanarono da scuola, prendendo una strada che li avrebbe portati in centro.
Poi Rei si fermò davanti ad un locale.
-Sei
mai stata qui?
-Veramente
no, ma sei sicuro che sia un bar? A me sembra più un locale notturno!
-Diciamo
che è anche un locale notturno. Ti do una dritta: questo è il punto d’incontro
degli studenti del nostro istituto. Vengono qui principalmente dopo scuola, o
nella pausa pranzo, ma di sera ci sono delle band, si canta, si balla…le solite
cose. Nel weekend poi è pieno di gente, c’è la discoteca.
-Deve
essere divertente! Ci vieni?
-Praticamente
mai, la considero una gran rottura. Allora entriamo?
-Ah
si!- A dir la verità, Miu non se l’aspettava. Da quello che aveva saputo di
Rei, sembrava fosse uno di quelli che fuori scuola si scatenano; insomma, uno
di quei ragazzi abbastanza intelligenti da capire che a scuola si decideva il
proprio futuro, poi, in particolar modo nelle scuole giapponesi è richiesto un
impegno costante sin dalle elementari. Meno ti impegni, meno possibilità avrai
di entrare in scuole prestigiose che ti consentano di trovare un buon lavoro.
Probabilmente
- pensò Miu -da sfogo alle sue energie nel basket.
Entrati,
si trovarono in un ampio locale. Era pieno di tavoli, poi davanti all’ingresso
da cui erano entrati Miu e Rei, iniziava una fila di banconi, dove si servivano
varietà incredibili di cibi: dal fast-food alla pizzeria, gelateria,
caffetteria, e pasticceria: c’era di tutto e di più.
Miu:-
Dall’esterno, non sembrava un locale
del genere! Ma dove balli? Non mi sembra che qui ci sia lo spazio.
-Infatti
la discoteca è sotto, ma anche lì c’è una zona in cui sedersi.
-Capisco.
Cosa prendiamo?
-Io
prendo un gelato, tu?
-Ehm…lo
prendo anch’io.
Arrivarono
i due gelati, e un quarto d’ora dopo Rei e Miu si incamminavano verso scuola.
Arrivarono puntuali per l’inizio della seconda ora, e Miu entrò senza problemi.
Dopo aver ringraziato ancora Rei, si avviò tutta contenta verso la suaclasse.
Intanto
al tempio Saionji, Lou aspettava la madre seduto sulle scale. Quando Miyu uscì,
scesero insieme e in macchina si recarono all’istituto.
Miyu:-Ascolta
bene Lou. Prima di uscire ho parlato con Kanata, e mi ha detto che entro domani
riuscirà a preparare dei documenti da falsificare con il tuo nome (un bravo
avvocato non lo fa!NdMisato). Da oggi, ti chiamerai Lou Kozuki. Avrai diciassette
anni, e sei figlio di una mia cugina che vive in America. Ovviamente sei ospite
al tempio, ok?
-Non
sarà difficile da ricordare.
-Meglio
così.
A
causa del traffico, impiegarono mezz’ora per arrivare all’istituto. Lou si
guardava intorno: sul pianeta Otto, le scuole non erano così! Davanti
all’edificio, c’era un grande spiazzo, e ai lati di alcune aiuole delle
panchine. Entrati, vennero guidati dalla segretaria in direzione. Il preside
stava giocando una partita a scacchi su internet, con un avversario islandese,
ma interruppe tutto per parlare con Miyu. Così, pochi minuti dopo, Lou era
iscritto a scuola. Assieme alla madre, si recò poi nel negozio in cui vendevano
uniformi scolastiche. A Lou il dover indossare una divisa scocciò non poco. La
divisa del liceo, era costituita da una camicia bianca, un maglioncino con
scollo a v per l’inverno, una giacca e i pantaloni sempre blu. Per l’attività
fisica, c’erano pantaloni e felpa acetati (rigorosamente blu con una striscia
bianca), e due magliette bianche con stampata la classe di appartenenza. Per la
stagione calda invece, pantaloncini (sempre blu con la striscia biancaNdMisato
Che fantasia eh!NdSanachan). E ovviamente, su ogni capo era impresso il simbolo
della scuola. La commessa lo informò sul fatto che se avesse voluto iscriversi
a qualche club sportivo, sarebbe dovuto tornare a prendere il necessario. Lou
pensò che non sarebbe tornato in quel posto neanche sotto tortura. Mentre
aspettava di provare tutto, osservò anche la divisa femminile: giacca e minigonna
blu, camicia bianca, maglioncino blu per l’inverno, calzettoni che arrivavano
sin sopra il ginocchio, e tuta sportiva che comprendeva felpa e pantaloncini
(anche per l’inverno, poverine!NdMisato). Rifletté sul fatto di non aver mai
visto Miu con la divisa. Certo, durante il loro primo incontro la indossava,
però era una situazione un po’ particolare, e lui non aveva guardato certo
com’era vestita!
Intanto,
a scuola Miu seguiva la lezione di economia domestica. Nel giro di due giorni,
aveva già stretto amicizia con tutta la classe, ma in particolar modo con una
ragazza: Sakura. Era molto egocentrica e aveva un forte senso dell’umorismo.
Miu l’aveva notata subito perché era una kogal. Infatti aveva i capelli
schiariti e una carnagione più scura, ma in seguito venne a sapere da lei
stessa che era naturale, e non aveva fatto nessuna lampada. Sakura riscuoteva
molto successo tra i ragazzi, anche con quelli più grandi. Non sembrava che si
impegnasse molto a scuola, ma due giorni erano comunque pochi per giudicare.
Miu:
-In America non seguivo lezioni di economia domestica!
Sakura:
-Per forza! Solo in Giappone possono farti seguire certi corsi!
Mikage:(altra
compagna di classe con la quale Miu aveva fatto amiciziaNdMisa) -Non vi
lamentate troppo, quando vi sposerete vi tornerà molto utile.
Sakura:-Si
si, come no! Più che a sposarmi, io penso a trovare un fidanzato degno di me
ora!
Miu:-Hai
ragione, ma non è mica semplice!
Sakura:
-Senti chi parla! Tu non hai proprio voce in capitolo!
Miu:-E
perché scusa?
Sakura:-Stamattina
ti ho visto, sei entrata con Anami!
Prof:
-Rokubu, invece di spettegolare, pensa a spostare quella pentola dal bollitore!
Sakura:-Si
prof! …Dunque, stavo dicendo…ero affacciata alla finestra alla fine della
seconda ora, e ti ho vista entrare con lui.
Mikage:-Sei
sicura di non sbagliarti?
Sakura:-Certo!
Riconoscerei Anami tra mille!
Miu
rise, e per poco non fu ripresa anche lei dalla professoressa. Alla fine della
lezione Sakura riprese il discorso: voleva assolutamente sapere come e dove si
erano incontrati, Miu le raccontò la loro conversazione sino al bar, ma si
guardò bene dal dirle che Rei prendeva l’autobus davanti casa sua. Mikage le
pregava di smettere, perché le stava venendo mal di testa, ma Sakura per tutta
risposta le disse che nel pomeriggio l’avrebbe accompagnata a comprare due
tappi per le orecchie. La giornata trascorse veloce, e ad ora di pranzo Miu e
Sakura uscirono da scuola, mentre Mikage si tratteneva al club.
Miu:-Pensi
di iscriverti a qualche club?
Sakura:-Sinceramente,
non ci ho ancora pensato…però mi piacerebbe fare sport.
-Io
pensavo ad atletica, ma non sono sicura, gli allenamenti tolgono un sacco di
tempo allo studio e…mamma?
-Cosa?
-C’è
mia madre davanti al cancello, mi chiedo perché sia…- Si fermò -E no! Cosa
crede di fare portandolo qui?
-Ma
di chi stai parlando?
-Lou.
-
E’ quel ragazzo biondo affianco a tua madre?
-Già.
-Sai
che è proprio carino? Me lo presenti?
-Ma
sei matta? Ti avverto, non ti far ingannare dal visetto d’angelo,è solo uno
stupido e pervertito…
Sakura
non l’ascoltava più: aveva avanzato e si dirigeva verso Miyu e Lou:-Buongiorno
signora Saionji! Mi chiamo Sakura Rokubu e sono un’amica di sua figlia.
-Piacere
Miu:-Sakura,
mamma!
Miyu:-Ciao
Miu! Com’è andata oggi a scuola?
-Bene
sino ad adesso!-Fulminò Lou con lo sguardo.
Sakura:-Miu,
ma lui chi è, tuo fratello?- Miu aveva capito a che gioco stava giocando
Sakura; era proprio testarda!
Lou:-No,
sono il cugino. Mi chiamo Lou Kozuki, ma puoi chiamarmi Lou.
Sakura:-Molto
piacere!Non sei iscritto nella nostra scuola vero?
Lou:-Da
oggi si.
Miu:-Cosa?!
Mamma è uno scherzo!
Lou:-Non
ho ancora capito perché devi sempre mettere in dubbio tutto quello che dico. E’
da ieri che lo fai!
Miu:-Vuoi
sapere il perché?! Dici cose talmente tanto stupide che stento a crederci!
A
Miyu apparve una gocciolina (stile Sailor Moon NdMisato) sulla fronte:-No Miu,
mi dispiace ma è vero. Siccome non ha ancoradeciso quanto rimanere, Lou
frequenterà la tua stessa scuola.
Miu:-Ma
questo è un incubo!
Sakura
capì che la situazione sarebbe degenerata entro poco, perciò si affrettò a dire
qualcosa: -Ah! Signora Saionji, volevo chiederle se Miu può venire a pranzo da
me.
Miu
la guardò stupita, ma la madre non se ne accorse: -Se per te non è un problema,
oggi non hai molti compiti vero Miu?
-No mamma.
Miyu:-Allora
ci vediamo stasera?
Miu:-Si
Miyu:-Beh,
allora ciao Sakura! E comportati bene Miu!
Lou:-Ciao
Sakura! Ci vediamo domani a scuola!- Poi fece una linguaccia a Miu, che stava
per esplodere
-Maledetto
bastardo!
-A
me sembra tanto simpatico! Comunque dovresti ringraziarmi, ti ho portato fuori
casa per un po’!
-Grazie.
Ma i tuoi genitori saranno d’accordo?
-Nessun
problema, vivo sola!
-Sul
serio?!
-Si,
però non mi va di cucinare oggi, ti va se pranziamo fuori?
Miu
dimenticò tutto quello che era successo fino ad allora, con Sakura si sarebbe
divertita di certo!