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Autore: Erys    09/03/2006    2 recensioni
Una storia triste e senza un happy ending... Forse e' triste e "spaventera'" perche' e', credo, molto verosimile.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte Maxi decise che la loro ultima litigata avrebbe davvero segnato la parola fine alla loro relazione. Erano oramai due anni che andavano avanti cosi': continui litigi, anche per le cose piu' banali, riappacificazioni, suppellettili rotte (nella SUA casa, non nella casa del suo "amore"... ma forse lei nemmeno la aveva una casa...), vicini che chiamano la polizia di notte a causa degli schiamazzi e via dicendo... Stanotte era l'ultima, era stufo marcio.
Decise per il metodo che sempre usava per soffocare la sua frustrazione: l'alcool... stanotte si sarebbe ubriacato in modo vomitevole, risvegliandosi chissa' dove al mattino... di certo non tra le braccia della sua oramai ex-donna.
"Il guscio" era il suo rifugio da oramai quattro o cinque anni, molto prima dell'inizio della sua relazione con Adrienne; era un locale quasi anonimo, arredato con uno stile decisamente povero che tendeva a ricordare i saloon dei vecchi film degli anni 1970-80. Ivan, il proprietario, era un giovane vecchio sulla trentina, che da sempre viveva nel suo locale, dormendo sotto il bancone quando il bar era chiuso... "Il guscio" era estremamente diverso dai locali che i suoi colleghi programmatori frequentavano; la clientela era fatta di veri fan degli alcoolici buoni (con la B maiuscola), gente che piu' che voler ammirare la fantasiosita' con cui un barman acrobatico sapeva creare un pessimo "bloody-mary" preferiva gustarsi una splendida birra o un vecchio liquore servito alla bene e meglio (e magari con qualche parolaccia come accompagnamento)... insomma, il luogo perfetto per non avere rotture di scatole da alcuna persona che vivesse nel suo "altro mondo".
Quella notte fu memorabile... undici birre medie, due "babao" (un intruglio di cioccolato e alcool che Ivan stesso preparava) e due "alzavalvole"... Un conto totale di svariate decine di euro (forse aveva persino offerto da bere a tutti nel locale per festeggiare la sua decisione, ma non lo ricordava...), una notte passata al "Guscio" dormendo, con il consenso di Ivan, con la faccia riversa su di un tavolino lercio. Alle undici e trenta del giorno successivo la sveglia, graduale e delicata come una granata che ti esplode a due centimetri da un orecchio... il cellulare che suona!
"...pronto, chi parla?"
"Babbo Natale... Maxi, sono Freddy, dove cavolo sei finito stavolta? Hai litigato ancora e sei a dormire sotto un ponte?"
"Fanculo Freddy... ti racconto dopo, fra un paio d'ore dovrei essere in grado di venire al lavoro con una faccia quasi presentabile..."
Un'attesa di svariati secondi.
"Ok, Mister M, pero' e' il caso che ti sbrighi oppure qui ci si incasina tutto e non riusciamo a coprire la tua assenza"
CLICK.
Sempre la stessa cosa... non erano in grado di affrontare mezza emergenza senza di lui. Ogni volta si domandava per quale dannatissimo motivo madre natura lo avesse dotato di un cervello che sapeva funzionare cosi' bene e di dieci dita che viaggiavano sui tasti di un PC alla stessa velocita' di una forumla uno guidata dal piu' grande pilota di tutti i tempi. Tuttavia la cosa gli aveva permesso di guadagnare quantita' incredibili di denaro per un ragazzo di ventinove anni e, tutto sommato, godeva di grande liberta' al lavoro... se volevano il genio dovevano anche saper accettare la sregolatezza.
Si alzo' in piedi e, dopo una veloce sosta tecnica in bagno, usci' dal locale sollevando di poco la serranda per poi riabbassarla, cercando di non svegliare un Ivan che pacificamente russava sotto il bancone.
La prima buona notizia della giornata! La sua auto era ancora al suo posto... Sali' in macchina e parti' verso casa.
Una volta parcheggiato il suo mezzo in garage risali' la scala interna, notando con piacere lo specchio dell'ingresso frantumato (da un pugno o forse da qualche altro oggetto) con una singola parola scritta sopra con un rossetto color "amarena sanguinante" (non sapeva in che altro modo chiamarlo)... "ADDIO".
Sollevato dalla sicura assenza di Adrienne in casa decise per una doccia veloce, colazione in casa; dopotutto sarebbe stato anche il caso di mettere un po' a a posto o rischiava che la donna che due giorni in settimana gli veniva in casa per le pulizie trovava quel macello si sarebbe licenziata... e sarebbe stata la quarta. Fu con un sorriso che sali' le scale che lo portavano al secondo piano, verso la sua camera e il suo bagno... che finalmente sarebbero di nuovo stati SUOI e solamente SUOI.


***


TripleG... che soprannome di merda. Lo odiava con tutto il cuore da quando era nato.
GianGrisostomo Giovanelli... ma si poteva chiamarsi in un modo piu' merdoso? TripleG (TG per gli amici veri... quei due o tre tossici che gli stavano simpatici) era nato in una famiglia nobile decaduta, ridotta sul lastrico da un nonno che si era giocato qualsiasi proprieta' di famglia negli anni cinquanta giocando alla morra o a carte con gli "amici". Suo padre era un fallito di merda, sua madre una fallita di merda e sua sorella una puttana di merda che se la faceva con un fottuto merdosissimo idiota ricco che faceva qualche merdoso lavoro d'ufficio.
Quando nasci in una famiglia di sbandati senza soldi ne' principi morali la tua vita non puo' essere altro che un dannato inferno. A sedici anni si fece la sua "prima volta" in riformatorio per spaccio; a diciannove gia' era conosciuto come pusher nella loro merdosissima cittadina; ora, a ventidue anni, era uno dei piu' bravi del settore, uno di quelli che poteva permettersi di chiamare di persona al telefono Klaine chiamandolo semplicemente col suo nome, senza "signor" o altre merdate rispettose che gli ricordavano sempre "Il padrino".
Quella notte sua sorella gli era piombata in casa sua alle due, furente ed in lacrime, urlando ed insultando come un'indemoniata il bastardo che la aveva lasciata. Era gia' successo alcune volte ma questa volta sentiva che c'era qualcosa di piu'... attraverso le volgarita' che la splendida bocca cremisi di sua sorella si poteva chiaramente sentire la disperazione per un fallimento amoroso. E poi... era da quando si era messa con quella merda d'ometto inutile che sua sorella non passava a trovarlo; questa volta doveva essere grave, doveva essere la volta buona!
Adrienne e Massimiliano stavano assieme da due anni, fra litigate furibonde e (credeva lui) scopate grandiose. Sua sorella era innamorata persa del suo boy... ma a lui non poteva fregare di meno di quella specie di yuppie del duemila, di quel merdosissimo ragazzo suo coetaneo che gli aveva rubato l'unica ragione per la quale non aveva posto termine alla sua esistenza molti anni fa; Adrienne lo sapeva... il suo gemello era innamorato di lei da sempre, era innamorato del corpo della sola persona che gli fosse stata accanto nei periodi bui quando sua madre affogava nell'alcool la disperazione per un marito violento ed inutile.
Quella notte parlarono fin quasi all'alba. O meglio... TG ascolto' fino all'alba la sorella inveire contro tutto e tutti in quella merdosa citta'.
Alle sette di mattina decise che era ora di andare a dormire ed offri' alla sorella una strisciata di coca, la White Colombia, la migliore che si potesse trovare e lei accetto': erano anni che Adri non si faceva eppure non oppose alcuna resistenza... dopo due lunghissime strisciate di coca lei si infilo' nel letto a due piazze del fratello, ordinandogli di andare ad accomodarsi sul divano.
Ottima giornata di merda che cominciava... la speranza di TG era che alle quattro di pomeriggio, quando si sarebbe svegliato, le cose sarebbero andate in maniera un po' meno merdosa.
L'ultimo pensiero prima di addormentarsi fu che "merda" era la sua parola preferita.
...
La notte successiva le cose si fecero tese per TG. Oltre ad aver avuto qualche problema con dei poliziotti fin troppo onesti che non sapevano che NON dovevano rompere in quella zona, quando torno' a casa la scena che gli si paro' davanti agli occhi lo scosse nel profondo. Sua sorella era mezza nuda sul divano in salotto, la televisione accesa sulle repliche di un vecchio telefilm in bianco e nero a volume altissimo. Adrienne aveva gli occhi rossi e scavati, bordati quasi di nero che fissavano vacui un punto indefinito del vuoto; sulle sue braccia candide spiccava il segno rosso di due buchi di siringa... era decisamente sfatta e distrutta, la mente annebbiata dalla droga e il corpo che sembrava gia' dare i primi segni di cedimento. Probabilmente non aveva mangiato nulla in tutto il giorno... probabilmente si era solamente fatta qualche dose di eroina per tirarsi su (e con merdosi risultati pareva)...
Pero' aveva un qualcosa di irresistibile... vederla in quello stato gli faceva venire in mente quello che spesso si poteva leggere sui giornali scandalistici di modelle che partecipavano a festini a base di droghe pesanti e sesso. Sembrava un angelo caduto in disgrazia, un Lucifero al femminile che trasudava sensualita'... indossava un vestitino celeste leggerissimo, senza reggiseno, che metteva in evidenza in modo splendido il pallore della sua pelle e il collo sinuoso, obbligando quasi lo sguardo a scendere verso la curva del seno. Una massa informe di riccioli corvini le copriva una spalla, la testa era leggermente inclinata su di un lato.
TG rimase per alcuni interminabili istanti a fissare la sorella che non sembrava essersi accorta minimamente di lui e poi prese la sua decisione... dannarsi del tutto, morbosamente e di brutto... si avvicino' alla sorella con gli occhi e il cuore carichi di lussuria, di un amore perverso e proibito che per anni aveva negato e soppresso, deciso a prendersi per una volta nella vita una soddisfazione piena e completa, che lo potesse appagare... e fanculo al mondo se si trattava di qualcosa di proibito, quella notte lui sarebbe stato bene!
Un solo sussurro spezzo' il silenzio totale di TripleG "Che merda sto pensando..." ma continuo' lo stesso ad avanzare verso la sorella...


***


Maxi torno' quella stessa sera nel suo appartamento, dopo un pomeriggio d'inferno dove aveva dovuto soddisfare le richieste assurde e sconclusionate di uno dei loro piu' munifici clienti. Passare ore e ore a sentire degli ignoranti parlare di "cose di computer", senza che nemmeno riuscissero ad usare qualche tentativo di metalinguaggio che lo potesse facilitare, era qualcosa che lo irritava nel piu' profondo.
"Adri, sono torn..."
La frase gli mori' in gola. Basta Adrienne! La notte precedente la aveva lasciata una volta per tutte. Si spoglio' in cucina, lasciando cappotto, giacca e camicia su di una sedia, gettando la borsa distrattamente sul tavolo ed apri' il frigo. Da brava formichina quale era, di provviste ce ne erano in abbondanza e decise per una bistecca di pollo e insalatina con carote.
Mangio' in silenzio... odiava avere la TV accesa durante i pasti ed anche la radio; quando era piccolo la cena era l'unico momento durante il quale nella sua famiglia si poteva parlare tutti assieme e questa abitudine gli era rimasta dentro. Ma il rumore del silenzio che aleggiava nella sua casa feriva le sue orecchie in modo quasi diabolico...
"Qui serve una buona birra! Per festeggiare... e dimenticare!"
Sali' in camera e prese una delle sue adorate magliette e si ficco' addosso il giubbotto di pelle. I suoi colleghi lo odiavano per la sua mania di non apparire; molti dei suoi "subordinati" erano soliti ostentare i loro guadagni (miseri se paragonati coi suoi) con vestiti firmati ed impeccabili. A lui non era mai importato. Prese l'auto e parti' alla volta de "Il guscio".
Lo stereo della macchina era a tutto volume, la canzone era "Welcome to my Life". Canzone poco azzeccata... o forse troppo azzeccata. Troppe volte si era sentito preso a calci nel culo dal mondo, persino da colei che amava con tutto il cuore. Si erano lasciati da meno di ventiquattro ore e gia' stava male al pensiero della solitudine. Mentre le casse pompavano facendo quasi tremare il parabrezza di fronte a lui, nella sua mente iniziarono a vorticare migliaia e migliaia di immagini dei suoi ricordi con Adrienne... le volte in cui litigavano, quando facevano l'amore, quando guardavano un film assieme stretti stretti sul divano senza parlarsi per due ore, quando non si parlavano tenendosi il broncio a vicenda... ogni cosa gli ricordava in modo violento la sua donna.
"E' sempre triste lasciarsi con chiunque, sia per il pensiero di aver abbandonato tantissimi ricordi dietro le spalle che per il fatto di sapere che non avrai mai piu' l'intimita' di prima con una persona. Sai... mi viene quasi da piangere al pensiero di cio' che ho perso da grande idiota... io odio stare da solo... odio essere circondato da gente con la quale non posso aprire il mio cuore... odio non poter abbracciare la persona che amo e stringermi a lei quando sto male oppure quando voglio condividere con lei dei momenti belli..."
Un sospiro... "Guardami qua, un coglione che si piange addosso parlando con un pupazzetto attaccato al retrovisore..."
Nella sua mente e nel suo cuore continuo' a compiangersi ed a pensare a tutte quelle sciocchezze che si potevano leggere nella carta dei cioccolatini ironicamente chiamati "Baci", era di umore nero nonostante la giornata si fosse aperta, nella sua strana ottica, sotto i migliori auspici.
Raggiunse "Il guscio" e riusci' a rubare un parcheggio proprio davanti al locale, fregandosene altamente delle lamentele e degli urli che un distinto signore gli stava urlando addosso riguardo alla maleducazione degli automobilisti giovani.
Entro' e saluto' Ivan con un cenno della mano, sedendosi direttamente al bancone, cosa insolita per lui... Significava che aveva voglia di parlare oltre che di bere. Il barista, con il suo solito fare sgarbato gli chiese che poteva portargli da bere.
"Birra, Ivan! Qualcosa di forte pero'... stasera mi devo consolare dell'ubriacatura di ieri."
Con un ghigno sulla faccia Ivan gli servi' una pinta di Tennent's Super...
"Ivan, mi sa che ho fatto una gigantesca cazzata ieri!" disse mentre inizio' a sorseggiare il primo sorso di birra.
Nel locale c'era il solito tipo di clientela... gente che si faceva bellamente gli affari propri e non badava agli altri; in quella serata era pure piuttosto vuoto quindi il barista pote' stare a sentire uno dei suoi clienti piu' affezionati con attenzione quasi esclusiva.
Alla quarta pinta Maxi straparlava... le frasi gli uscivano di bocca come un fiume in piena. Ivan bevve con lui spesso... il giovane continuo' le sue dissertazioni sull'amore universale con un barista che lo comprendeva sempre meno. In un attimo di lucidita' penso' che era come parlare di programmazione ad oggetti avanzata con il suo nipotino di quattro anni... Ivan non capiva nulla di quello che gli veniva detto, ma era terribilmente affascinato dalla passione che il giovane metteva nelle sue parole e nei suoi concetti. Si apri' come mai fino ad ora aveva fatto in pubblico con alcuno. Eppure questo non lo faceva stare meglio... e le svariate pinte di birra (erano sei o sette ora?) non aiutavano di certo. Ando' in bagno e decise che era il caso di vomitare. Si ficco' due dita in gola attendendo il classico conato e il rigurgito... ma non successe nulla di cio'. L'unica cosa che fuoriusci' da lui furono lacrime amare e salate... Lacrime che versava piu' per se' stesso che per quanto gli era successo. Si rendeva conto di essere un povero patetico senza un punto di riferimento nella sua vita a parte Adrienne. Lei era la sua forza...
Forse era ancora in tempo a cercare di riprendersi e poi chiamarla una volta che fosse in grado di ragionare.
Usci' dal bagno e torno' a sedersi, ordinando un caffe'; un ragazzo, approssivativamente un suo coetaneo, lo guardo' con uno stranissimo sorriso sulla faccia, un misto tra disprezzo, compassione e ribrezzo.
"Problemi?"
"Nessuno... tranquillo!" rispose il ragazzo con un tono ben poco allegro. Di certo Maxi non era l'unico a stare da schifo in quella serata. Arrivo' il suo caffe', doppio, e inizio' a sorseggiarlo. Di nuovo scopri' il ragazzo intento a fissarlo con fare curioso; davanti a se' aveva uno dei bicchieri "speciali" de "Il guscio", quello per i superalcolici tripli tipici delle persone che devono distruggere loro stesse nell'alcool, troppo spesso per abbandonare qualcosa o qualcuno.
"Non male, amico. Stai cercando di dimenticare qualcosa che bevi un drink che potrebbe stendere un toro di una tonnellata?"
Il ragazzo gli sorrise di rimando... un sorriso tremendamente triste "Sto affogando un intero mare di peccati, commessi con un unico atto..."
Scrollo' le spalle e decise che non erano affari suoi. Pago' il conto e offri' da bere al giovane, poi usci' dal locale in fretta e furia per dirigersi a casa. Non voleva parlare al cellulare, non voleva parlare in macchina. Voleva essere nella sua casa, in quella casa che per due anni aveva condiviso con Adrienne, in quella casa dove avevano vissuto le reciproche vite per tanto tempo...
Una folle corsa fino a casa; arrivato in garage parcheggio' la macchina e sali' i gradini a due a due diretto in salotto, dove prese il telefono e compose quel numero di cellulare che ricordava a memoria.
Nessuna risposta.
Fece svariati tentativi.
Perse piu' di due ore, ma Adrienne non rispondeva...
Oramai erano le tre di notte.
Il giorno dopo sarebbe andato a chiedere alla madre di Adrienne se il faro della sua vita era da lei o se sapeva dove poteva trovarla per parlare o mettersi in contatto con lei.


***


"Affogare un intero mare di peccati in pochi bicchieri di alcool e' impossbile, amore mio. Sono stato il peggiore del mondo oggi, per la chiesa io dovrei finire all'inferno... ma si fottano tutti... Mi sento gia' una merda per conto mio. All'inferno ci finiro' di certo, non perche' qualche uomo con una merdosa tonaca addosso lo dice o perche' e' scritto in un vecchio libro di duemila anni fa. Ci finiro' perche' sono un bastardo di merda. Mi avevi chiesto rifugio e consolazione, io sono stato capace di darti solo la falsa illusione dello star bene della droga. Eri disperata, in cerca di ritrovare l'amore che avevi perso e io sono riuscito solo a distruggere il tuo corpo e il tuo cuore. Ti ho tradito piu' di chiunque altro al mondo... e tu mi hai lasciato per sempre... per sempre solo in questo mondo di merda, a spacciare questa roba di merda che uccide la gente..."
Il ragazzo fini' di scaldare una quantita' spropositata di eroina dentro un cucchiaino, poi preparo' una siringa con dentro quella dose massiccia di droga.
Nel fare questo non stacco' quasi mai gli occhi da un pezzo di carta strappato da un block-notes sul quale, scritto con un rossetto color amarena sanguinante, compariva una singola parola: "ADDIO"
Sua sorella lo aeva lasciato per sempre e nella maniera piu' brutta... Si fisso' il laccio emostatico al braccio ed ando' in camera sua. Lei era ancora li' sul letto, nuda e con la siringa stretta nel pugno. Il pallore della morte si confondeva con quello solito della sua pelle, facendola sembrare ancora viva, facendola assomigliare ad un simbionte della splendida creatura che lui aveva da sempre amato. La bacio' sulle labbra dolcemente. Bacio' il cadavere di sua sorella poi si inietto' tutto il contenuto della siringa nel braccio... Non sarebbe stata una morte dolce, avrebbe sofferto; ma anche Adrienne aveva sofferto, non solo nel fisico, ma anche nell'animo, quando tornata lucida scopri' di star venendo violentata dal fratello nel quale riponeva fiducia assoluta e che sempre aveva difeso.
"Addio mondo di merda, io provero' a cercare di ricordare il volto di mia sorella quando saro' all'inferno."
Le prime fitte di dolore iniziarono a percorrere tutto il suo corpo.. stava per farla finita con tutto.
"Addio amore mio... mia sorella" Un ultimo dolcissimo bacio su quel corpo che poche ore prima aveva posseduto con la forza.
Sua sorella si era sucidata e, cosi' come erano nati assieme, sarebbero morti nello stesso giorno.


***


Erano passati oramai due anni da quel giorno... Maxi oramai aveva superato la grossa crisi che ebbe quando seppe cosa era successo. Era tutta colpa sua, nei suoi pensieri era stato lui ad uccidere Adrienne.
Ogni anno in quel giorno andava sulla tomba della sua amata (e del suo gemello) a deporre una singola rosa rossa, dello stesso colore di quelle labbra che aveva baciato tante volte e che spesso lo avevano fatto soffrire e star male. Ogni anno in quel giorno tornava al "guscio" e si concedeva una singola birra... si', aveva smesso di bere e aveva smesso con molte altre cose...
Solo di piangere non aveva mai smesso.
"Buonanotte ed addio, amore mio. Ti avrei dato il mondo..."
...
Quello stesso giorno i telegiornali locali portarono la notizia di una macchina lanciata a grande velocita' su di una statale che si era schiantata contro un albero. Il conducente era morto...
Ma un sorriso gli incorniciava il volto nel giorno in cui aveva lasciato la vita.





Un grazie speciale alla persona che mi ha mostrato questo sito e mi ha convinto a pubblicare qualcuna delle mie storie... Grazie Naife! Grazie a voi che mi avete letto e ai gestori del sito!
  
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