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Autore: Minority    24/06/2011    2 recensioni
Una chiamata, la voce di Yoko, John Lennon è morto. Gli hanno sparato.
La vita di Paul in fermento tra dolore e ricordi.

Non sono sicura dell'effetto che fa: ad una mia amica è piaciuta ed ho deciso di pubblicarla.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paul.

Si dimenava sul quel palco. Un buco di palco, ma degno d’essere chiamato il palco. Era quello
d’eccellenza, dove eravamo cresciuti.

Ora il suo palco era niente di meno che una bara fredda.

- Paul, sei tu?- aveva mormorato una voce smorta.
-No, sono Linda. Posso sapere chi parla?-
-Devo parlare con il Signor McCartney – aveva insistito.
Mi passò il telefono sbuffando. Odiava quando doveva passarmi la cornetta del telefono senza
sapere chi c’era dall’altro lato. Per giunta se la voce era femminile.
- Paul?-
-Si- annuì come potesse vedermi.
-Sono Yoko – Trasalì. L’avevo sempre odiata, c’aveva rubato John, ed era il minimo. La odiavo con
tutto me stesso. Ma in quel momento non riuscivo a concentrarmi su di lei; se mi aveva
chiamato era per qualcosa che poteva interessarmi: John. Cazzo, John!
-Cosa c’è?- bofonchiai terrorizzato, ma cercando di farmi sentire scocciato.
Prima di riuscire a proferire parola scoppiò in lacrime. –Se ne è andato, Paul! Gli hanno sparato!
Mi sentì le gambe venire meno. Se ne è andato, Paul. Mi risuonarono le sue parole in testa. John se
ne era andato, era l’unica persona che poteva entrarci con me e Yoko.
- Mi spiace. Quand’è il funerale?- mormorai. Era poco, era troppo poco da dire, ma non riuscì a
pensare ad altro. John, quella corazza dura che nascondeva un uomo fragile era rimasta, ma
il ragazzo che c’era dentro era volato via.
-Dopodomani, Paul. Spero ci sarai.
Aveva riattaccato. Non avevo mai pensato a quel momento, non l’avevo mai immaginato.
Sentì le gambe cedere e caddi a terra in ginocchio.

John, John, John, scusami, è tutta colpa mia, non avrei mai dovuto lasciarti andare. Se tu
fossi rimasto qui, nessun coglione ti avrebbe mai freddato. E’ colpa mia, scusami. Scusami,
scusami, scusami, John! Amico mio, mi sei mancato in questi anni, ma avevo la
consapevolezza che stavi rendendo felice qualcuno, che stavi combattendo la tua lotta, John.
Adesso sei steso in un letto chissà dove, o ancora peggio, chiuso in una cassa. Non doveva
finire così, John, non doveva.

- Paul?- mi piaceva la voce di Linda, l’avevo sempre amata. Ora mi irritava quasi.
- John se ne è andato- mi alzai e corsi via come un bambino scappa dalle sue paure. Perché io
avevo paura, avevo paura di quella circostanza, avevo paura, perché nonostante non ci
fossimo sentiti per anni, fino a quel momento ero sicuro che avrei sempre avuto il mio John, quell’idiota che correggeva i testi delle canzoni per inviare maliziosi inviti alle ragazzine
urlanti.
Quello che s’interessava di politica.
Quello che ci portava ad Amburgo.
Quello che si era accontentato di sentirmi suonare Long Tall Sally anni prima.
Quello che reclutava gente sui pullman.

Salì in soffitta e presi a frugare tra le cose vecchie, tra le cose dei Beatles. Cercavo disperatamente
appigli, qualcosa che mantenesse John vivo.
Imagine. Quel vinile polveroso. Erano anni che non lo ascoltavo, l’avevo biasimato troppo per
avermi criticato in quel modo.

Quegli sconvolti avevano ragione a dire che eri morto.

Ed avevano ragione, John. Sono morto, ora, se non ai vecchi tempi. Sono morto quando ho sentito
la voce di Yoko, sono morto quando mi hanno detto che ti avevano fucilato.
Sono morto dentro, ma purtroppo sono ancora qui. Forse morire, John caro, non sarebbe poi così
male: finire sulle nuvole, con te, John! Saremmo di nuovo insieme.

Mi diedi un colpetto in testa.
Parole di uno svitato.
Parole di un paranoico.
Parole di un poveraccio a cui manca un amico.

Avevo paura che arrivassero le bambine, temevo che Stella vedesse il suo papà piangere così, ma
soprattutto temevo l’idea di dover spiegare a Mary il perché.

“Sai piccola, un vecchio amico di papà è morto. Ricordi John?”

Improvvisamente rividi Julian.
Jude, no, non meritava di soffrire così.
Rividi Cynthia insofferente, la rividi con Julian, a spiegargli che forse era meglio così, che era un
poco di buono. Che li aveva abbandonati come aveva fatto suo padre con lui, che quel
cocciuto non aveva mai imparato niente.
Implicitamente la odiavo. L’avevo sempre preferita a Yoko, ma immaginandomela a parlare così di
John desideravo vederla morta.

Sentì James piangere, ma prima che potessi alzarmi sentì Linda correre su per le scale.
La amavo.

-Linda Eastman, vuoi sposarmi?- le porgevo un anello, inchinato davanti a lei. Avevo pensato di
portare una chitarre e suonarle qualcosa, ma il silenzio, le onde del mare ed un anello mi
parevano più romantici.
- Paul McCartney, dici sul serio?
-Guarda l’anello e decidilo tu.
-Linda McCartney. Suona bene, sai?
-Dalle tue labbra suonerebbe bene qualsiasi cosa
-Ah, ti amo, Paul
-Lo prendo come un si.
Mi alzai, le stampai un bacio sulle labbra e le misi al dito l’anello.

Poi erano nati i bambini.
Mary.
Abbey Road.
Stella.
Imagine.
James.
Tre anni dopo, questo.

Sentì dei passi leggeri salire le scale. Respirai profondamente.
-Papà hai visto le mie bambole?- la vocina di Stella.
Non risposi, ero in lacrime. Ed ero scortese con lei, a cui avrei dovuto insegnare il buon galateo.
-Papà perché non mi rispondi?
-Papà stai bene?
-Vieni qui, piccola mia.
I passi leggeri ripresero nella mia direzioni. Sentì due manine appoggiarsi alle mie spalle.
-Stella, te lo ricordi John? L’amico di papà.
Lei annuì gentilmente con il viso imbrunito.
-Se ne è andato.
- D - dove?
-In cielo, amore mio.
Rimasero un attimo in silenzio.
-Papà tu non mi lascerai mai, vero? Non farei come ha fatto lui?!
-Lui non mi ha mai lasciato, tesoro.- gli carezzai i capelli castani.
-Tu non lo farai, indipendentemente da cosa ha fatto o non ha fatto John. Vero?
Le sorrisi appena.
-Dimmi, Stella. Spiegami come si fa ad abbandonare un amore come te! Non ti lascerò mai, piccola
mia. Finché la morte non mi porterà via, amore mio, sarò sempre qui per te.
Ti amo, come amo tua madre, tua sorella e tuo fratello.

L’abbracciai forte. Non volevo che scivolasse via anche lei, mi era bastato lui.


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Minority.
Non so da dove è uscita. Oggi pomeriggio ho gli orali degli esami, mi sono messa a riordinare le ricerche e mi è venuta in mente questa.
Inizialmente voleva essere su più capitoli con la morte di John vista dagli occhi di Paul, Ringo e George. Poi è diventata questa cosuccia qui.
Sperando che vi piaccia, un bacio
l'autrice.

   
 
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