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Autore: kimsherd    24/06/2011    5 recensioni
Jack fa, ogni notte, degli strani sogni su un bambino discriminato da tutti per la sua stranezza.
Scoprirà che questo bambino non è altri che lui nella sua vita umana.
Avevo intenzione di scrivere qualcosa di divertente su questo fantastico film, ma non ne sono in grado. Scrivo troppe cose tragiche e alla fine viene fuori che ogni cosa che scrivo diventa tragica XD
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jack era sempre l’ultimo ad andare a dormire in Halloween Town. Doveva preparare molte cose, rivedere i progetti, concentrarsi per migliorarli e sforzare il suo teschio per tirare fuori idee sempre nuove, manco fosse il suo lavoro quello di darsi da fare per Halloween.
Ok, quello ERA il suo lavoro, ma certe volte avrebbe voluto fare qualcos’altro.
Che ne so, magari il panettiere o l’astronauta o l’insegnante o l’operaio. Certe volte era talmente sommerso dalle paranoie per Halloween che Jack desiderava di lavorare in qualsiasi altro posto piuttosto che stare ancora lì a farsi strapazzare il teschio per una semplice festa che durava un giorno solo.
Questi cupi pensieri però venivano accantonati non appena Jack si ricordava del disastro che aveva combinato anni prima con il Natale. Halloween era la sua vera vocazione, lui era il re delle zucche, mica uno scheletro qualunque! Ogni volta che se lo ricordava, la stanchezza scivolava via e il grande Jack Skeletron tornava a lavorare alacremente ai suoi progetti.
Solo a notte fonda o mattina molto presto, il nostro paladino si permetteva di coricarsi…e a quel punto Halloween perdeva la sua importanza.
Nei sogni che riusciva a fare in quel lasso di tempo, Jack vedeva sempre le stesse cose: un bambino magro e allampanato, con i capelli di un nero talmente scuro da parere un buco nero e così spettinati da destare urla di orrore nella madre apprensiva di turno. Il bambino è più alto di quelli della sua età…molto più alto di quelli della sua età, e per questo viene spesso scambiato per un ragazzo più grande e i suoi atteggiamenti infantili vengono additati come cattivo esempio dai vicini e da quelli che non lo conoscono.
“Cattivo ragazzo”, “Non sei un po’ troppo grande per queste cose?”, “Non giocare con lui che poi arriva a prenderti l’uomo nero”, queste sono le cose che il bambino sente ogni giorno.
E Jack doveva sorbirsi tutti i soprusi dei compagni di classe, dei genitori e di ogni persona che conosceva il bambino e Jack li sentiva come se fossero suoi e si indignava e si agitava nel sonno, svegliando anche il povero Zero.
Quel bambino con i capelli arruffati e lo sguardo perso nel vuoto lo inquietava alquanto. Non perché fosse pauroso o perché avesse qualcosa di strano, ma perché gli ricordava moltissimo lui stesso e di questo, Jack aveva un po’ paura. Possibile che si potesse sentire così affine ad un umano creato dalla sua immaginazione?
Quel bambino gli faceva visita ogni notte con nuove avventure e più Jack lo sognava, più si rendeva conto che quel bambino era collegato a lui in qualche modo.
La sua curiosità morbosa, la sua innocenza, la sua infinita ingenuità, la sua gentilezza che si contrapponeva al suo aspetto spaventoso, ai suoi occhi grandi e neri vuoti come l’universo, alla sua inclinazione verso ogni cosa macabra e morta, la sua grande inventiva…era tutto la perfetta riproduzione del buon vecchio Jack Skeletron.
Quel bambino lo inquietava, gli metteva ansia perché, guardandolo, gli sembrava di vedere sé stesso e si rendeva conto in cosa sbagliava, dall’approccio che si doveva usare con una ragazza, alla semplice costruzione di un ragno meccanico e poter vedere i suoi errori era come dare una sbirciata al futuro e al passato allo stesso tempo.
Jack poi, finalmente, capì chi era quel bambino e riuscì a risolvere uno dei più grandi misteri della sua vita.
L’ultimo sogno che fece su di lui era su un Natale.
La neve cade fitta e soffice e il bambino la guarda rapito, danzandoci sotto come un indiano scatenato. La madre si sporge dalla finestra e lo chiama insistentemente:
“Jack! Jack, vieni che le strade sono ghiacciate e potrebbe succedere qualcosa”
Jack però non l’ascolta e rimane sotto la neve. Ama quel bianco abbacinante e la sensazione di freddo sulla pelle pallida.
Jack gioca come un bambino e agita le sue mani al vento…mani che improvvisamente diventano scheletriche, così come tutto il suo corpo.
Gli occhi di Jack si svuotano del tutto, ma dal suo teschio non scompare il sorriso.
Il bambino giace morto a terra, investito da un camion slittato sul ghiaccio, ma Jack si è dimenticato di chi era stato in passato.



Perché ogni cosa che scrivo è tragica? Perché?! Comunque spero che si è capito cosa voglio far intendere...spero.
   
 
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