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Autore: formerly_known_as_A    24/06/2011    1 recensioni
Ha sempre amato il proprio popolo. Ha sempre voluto il meglio, per loro. Un territorio infinito, un potere infinito, la tranquillità lontano dalle minacce. Tutto. Per loro.
I pensieri di una Nazione fantasma sulla via della Rinascita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Polonia/Feliks Łukasiewicz
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Momento storico: è il 1909. Il trio famoso dei Fratellini non esiste ancora e Luigi e Paolo lavorano a Varsavia con il Circo Cisinelli. So che il trio ha successivamente fatto il tour anche a Varsavia, ma non riesco a ritrovare quando. Quando ritroverò il catalogo della mostra può darsi che scriva un seguito. Per il momento siamo in un periodo molto importante per la Polonia. Dopo la Rivoluzione Russa del 1905 e l'ascesa di Piłsudski, si intravedeva infatti una possibilità di indipendenza.

Note Il trio Fratellini. Quanti ricordi! Il mio primo lavoro di interprete è stato ad una mostra su di loro e ricordo perfettamente quasi tutto... tranne ovviamente il linguaggio specifico che mi sarebbe servito per scrivere una storia migliore. Però ricordo benissimo le loro teste in cera e ricordo che mi aver provato sentimenti contrastanti, vedendole.




Per stasera e soltanto stasera

il famoso Circo Cisinelli ha l'onore di presentare:

I meravigliosi fratelli Fratellini

un duo che vi farà piangere dalle risate


Pagliacci. Un duo di pagliacci.

Forse ha bisogno di questo, Feliks, per sollevarsi il morale.

C'è un sottile entusiasmo, nell'aria, c'è l'odore forte della polvere da sparo, l'esaltazione per la speranza di una ritrovata indipendenza. Riesce a sentirlo, ma quella speranza gli scivola addosso, come se ormai fosse impermeabile a tutto questo, come se anche la sua speranza fosse svanita, sepolta da secoli di polvere e sangue.

Duecentomila rubli... O forse trecento? O forse un milione? Le voci si rincorrono e si frantumano sui muri delle abitazioni di Varsavia, trascinando ed ingigantendo quella sensazione che ormai si fa onnipresente. Le persone fremono, sono agitate, nervose, parlano troppo.

Duecentomila rubli rubati a Russia... per cosa? Per servire a qualcuno che comunque l'ha spartito? A cosa serve quel continuo voltafaccia, quel continuo indossare maschere a seconda di chi può aiutarlo, quel voltare le spalle a chi amava un tempo, solo per la convenienza di un'alleanza?

Non è servito a nulla prima. Salvare Vienna non ha salvato lui. Quando è stato il momento, ha perso il ruolo di alleato. Una volta terminati i complimenti e i ringraziamenti vuoti, è tornato solo un territorio, qualcosa che si era spinto troppo in là, che doveva essere eliminato.

C'è odore di Rivoluzione, nell'aria. Ma non solo a Varsavia. La disperazione dei crampi della fame viene da est, portata dal vento gelido insieme alla neve. Riesce ad immaginarli, i sudditi di Russia, persone come i suoi polacchi, con la stessa disperata e violenta voglia di vivere, con i loro petti ad unico scudo e la fame come unica speranza.

Ha bisogno di ridere, Polonia. Ha bisogno di non pensare alla voragine nel proprio petto, che si apre ogni giorno di più, che sanguina senza mai ucciderlo completamente. Ha bisogno della forza di una risata per sostenere e seguire di nuovo la speranza che sente nell'aria.

Per quello scivola all'interno del tendone e si accomoda proprio sul bordo della pista, senza che nessuno possa notarlo, quello spettro della Patria che era un tempo. Vuole vedere da vicino, vuole sentire ogni minimo sussurro.

Per un po' lo spettacolo non sembra diverso da quelli a cui ha già assistito. Deformità ed abilità si mescolano continuamente. Quel tipo di spettacolo lo lascia indifferente. Forse ha visto troppi orrori, durante la propria lunga esistenza -e soprattutto dopo, in quella non esistenza in cui è piombato da più di un secolo- per sorprendersi ancora, per sentirsi scosso.

Poi, finalmente, i pagliacci sono annunciati ed entrano in scena. Dalla propria posizione privilegiata, può vederli bene, senza ostacoli. Uno ha il viso dipinto di bianco ed un trucco nero e l'altro ne ha uno più elaborato, che sottolinea un sorriso fin troppo messo in luce, con gli angoli della bocca disegnati verso l'alto, rosso sul bianco abbagliante.

Camminano in modo goffo, esitante, impacciati dalle scarpe troppo grandi e, mentre la folla ride, non può fare a meno di provare un po' di compassione per quelle figure così grottesche.

Lo spettacolo, però, sortisce l'effetto sperato. Scoppia a ridere più volte, mentre quello bianco viene trascinato da un cane invisibile fino a travolgere l'altro, mentre entrambi tentano acrobazie fallendo miseramente o quando quello dal trucco più elaborato prova un numero di illusionismo e l'altro lo sabota in mille modi.

Ride di gusto, nascondendo i pensieri negativi in un luogo segreto del proprio cuore, ancora una volta, quando una secchiata d'acqua viene gettata proprio nella sua direzione.

Tanto non può sentirla.

Esce dal tendone con un leggero sorriso, a numero concluso, senza aspettare la vera fine dello spettacolo. Non gli importa. Vuole godersi quel flebile ed effimero sollievo ancora per un po', da solo.

Passeggia lungo il corso della Vistola, lasciando, per una volta, cadere le barriere, lasciandosi attraversare dalle paure e dalle speranze del proprio popolo. Un popolo che lo supplica di tornare, di essere forte.

Sospira e sa già che sarà così, che, nonostante forse non lo voglia, nonostante abbia perso quella violenta voglia di vivere che l'attraversava un tempo, tornerà e sarà forte, per ogni singola persona che formula quella preghiera comune. Ha sempre amato il proprio popolo. Ha sempre voluto il meglio, per loro. Un territorio infinito, un potere infinito, la tranquillità lontano dalle minacce.

Feliks sa già che ormai è tempo. E' nell'aria. Tornerà e, proprio come un pagliaccio, prenderà del rosso e si disegnerà un sorriso innaturale e forzato sul viso. Come sempre. Soltanto per loro.

   
 
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