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Autore: unleashedliebe    25/06/2011    16 recensioni
-Sei carina quando sorridi, dovresti farlo più spesso- mi strinse in un abbraccio protettivo.
Non essendo molto alta, sentivo il cuore di Bill battere attraverso la pelle. Batteva forte, come il mio.
-Batte forte- sussurrai sopraffatta dalla situazione.
-E' colpa tua, cretina- rispose scompigliandomi i capelli.
-Mi viene il diabete così- esclamai.
-Ehi! Penso che morire a causa del diabete, non sia così brutto- mi riaccoccolai fra le sue braccia esili.
Dio, eravamo così dolcinati. Ma, mi piaceva. Parecchio.
Abbiamo lasciato Anna (Carotin) con un cellulare in mano, dopo aver ricevuto quel messaggio inaspettato. E ora che farà? Ci saranno tante svolte, e anche Bill si troverà a fare i conti con l'amore, ma non sarà tutto rose e fiori, anzi.
"Immer wenn es wehtut, ist sie ganz allein.
Doch nach dem letzten Mal, hat sie nicht mehr geweint."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '~ Louder love '
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(anna)

Formatto questo capitolo mentre in sottofondo sento
delle giapponesine cantare (argh!)
Non so che dire, stay Tokio :3
Ps: Leggete la nota a fine capitolo per favore! ;)


* * * * *




Ventisettesimo capitolo: Old and new





Pdv Carotin


Non riuscivo più a vedermi i piedi a causa della pancia; non li avevo mai apprezzati particolarmente, ma da tre mesi a quella parte non avevo più contatti visivi con la parte inferiore del mio corpo, l'avevo predetto: ero diventata un elefante.

Senza contare gli sbalzi d'umore dovuti alla gravidanza, e le voglie poi! Tom aveva una pazienza infinita, lo tenevo sveglio la notte e lo mandavo a comprarmi cibi strampalati a orari impensabile. Cosa non faceva fare l'amore?

A parte questi piccoli inconvenienti, quei mesi furono bellissimi. Il tour fu un successo, tutte le date avevano registrato sold-out e finalmente la gente aveva cominciato a guardare oltre il loro aspetto fisico, apprezzando i testi più maturi e anche i ragazzi. Avevano perso l'etichetta di "teen-band", da loro tanto odiata, e si erano guadagnati il rispetto, se lo meritavano. Ancor di E dopo la chiusura del tour ci eravamo rifugiati nella nostra casa di Amburgo, dove vivevo sola con il mio ragazzo. Gli altri Tokio Hotel abitavano nelle ville accanto, era chiaro non si sarebbero separati facilmente.

Mi godevo il comodo divano, mentre il videoregistratore mostrava le immagini del tour dei Tokio Hotel in cui avevo partecipato.

-Guarda come sono bello lì!- disse il chitarrista, seduto vicino a me, indicando il suo volto nello schermo.

-Sembra tu stia avendo un orgasmo con la tua chitarra- ribattei io.

-...ma sono comunque bello- ridacchiai, bloccandomi a causa di un dolore alla pancia. Mi guardò allarmato.

-Carotin, che succede? Tutto bene?-

-La.. p-pancia!- mi mancò il fiato.

-Chiamo l'autoambulanza. Non ti muovere!- corse al telefono, chiamando prima l'ospedale e poi il gemello. Nel frattempo io mi allungai sul divano, prendendo il mio cellulare e inviando un messaggio a Maia "Kaulitz due sta per nascere. Indovina? Ti sto aspettando. L'hai promesso, Anna"

Nel giro di mezz'ora mi ritrovai in una stanza d'ospedale, mentre un medico mi visitava.

-Queste fitte non sono normali, il parto dovrebbe essere il mese prossimo, quindi aspettiamo ancora qualche ora e se le cose peggiorano procediamo col cesareo- alla parola cesareo strabuzzai gli occhi, ero terrorizzata! L'uomo poi se ne andò, lasciandomi sola con il mio ragazzo, gli altri componenti della band erano fuori.

-Di pure ai ragazzi di andare a casa, prevedo una lunga giornata- sbuffai, tenendomi la pancia. Eseguì ciò che avevo chiesto e tornò da me stringendomi la mano.

-Non abbiamo neanche deciso il nome!- esclamai.

-Tom Kaulitz secondo, Tom Kaulitz junior non ti piacciono? Se fosse un maschio- lo guardai male, scettica. -Okay okay, sentiamo le tue idee allora!- sbuffò.

-Per un maschio non so, Chris? Per femmina Priska, che dici?- sembrò pensarci un attimo.

-Mi piacciono, anche se l'idea di un Tom II non mi dispiaceva- ridacchiò.

-Ripeto, sei pessimo!- Sentì il mio telefono squillare nuovamente, me lo feci passare.

Sorrisi guardando il messaggio, semplice e conciso: "Arrivo", di Maia. -Perchè sorridi?- domandò curioso.

-Oh niente, Maia mantiene la sua promessa- mi guardò confuso, poi capì e sorrisi anche lui. -Speriamo che succeda qualcosa tra lei e Bill-

-Lo spero anche io!- armeggiai ancora col telefono, inviando un messaggio a Louise e Benedetta. Purtroppo m'avevano già avvertita, non avrebbero potuto muoversi durante l'estate, il lavoro non glielo permetteva.

-Tom, mi annoio- esclamai dopo due ore che eravamo in quella stanza.

-Anche io- sbuffò -Partorisci quel bambino e torniamo a casa, no?- affermò sarcastico.

-Ah-ah, che simpatico- dissi con la faccia imperturbabile.

-Era un'idea- scrollò le spalle.

Rimanemmo in silenzio, ogni tanto qualche fitta mi colpiva, nulla di insopportabile.

Passò un'altra ora, poi due, finché non arrivò la sera.

-Mopp, se vuoi puoi andare a casa, per stanotte non vuole uscire- indicai la pancia .

-Non ti lascio, sto qui- mi sorrise, accomodandosi meglio sulla sedia.

-Ti rendi conto che fra poco da qui uscirà nostro figlio?- dissi accarezzando il grembo.

-Il nostro bambino- affermò lui a voce bassa e dolce, facendomi battere forte il cuore. -Ti amo rossa, e amo anche l'essere lì dentro-

Mi sentì sciogliere, non c'era proprio niente da fare, l'amore era amore. -Ti amo anche io Kaulitz-

Cominciò a passare la sua mano fra i miei capelli, dolcemente. Grazie al suo tocco mi addormentai, svegliandomi la mattina dopo, alle undici.

Mi alzai lentamente dal lettino, notando Tom che dormiva vicino a me, con la sua mano nella mia. Alzando gli occhi notai una terza presenza nella stanza, che mi fissava dalla porta.

Non la riconobbi subito. Era una ragazza dai capelli castani, fino alle spalle, con un ciuffo sbarazzino sulla fronte. Occhiali da sole. Fisico magro, non alta, abbronzata. Sul braccio troneggiava una scritta "Eisenfrau". Il sorriso che fece mi tolse ogni dubbio, Maia.

-Salve rossa!- salutò allegra, a bassa voce per non farsi sentire da Tom.

-Bionda! O almeno ex-bionda!- ridacchiai. -Fatti vedere un po'!- tolse gli occhiali, lasciando vedere quei begli occhi verdi che tanto la caratterizzavano e fece un giro su se stessa.

-Visto che figurino? Sono dimagrita- fece un sorriso radioso.

-E sei bellissima!- alzai involontariamente la voce, facendo svegliare il mio ragazzo.

-Ehi buongiorno- sussurrò con voce calda, poi voltò lo sguardo -Ferlich! Ma chi si vede! E come siamo belle!- disse fissandola dall'alto al basso.

-Ci provi con me Kaulitz?- alzò un sopracciglio, continuando a parlare -Nessuna novità ancora?- negai con la testa, proprio in quel momento passò il dottore, avvisandoci della decisione presa. -Le fitte continuano, quindi abbiamo deciso di intervenire con il cesareo- il mio sguardo si fece terrorizzato.

-Non si preoccupi, le faremo l'anestesia fra mezz'ora, bisogna fare in fretta. In un paio d'ore potrete vedere il vostro bambino, o bambina-

Usò un tono rassicurante, che però non ebbe l'effetto sperato, ero agitatissima. Poi uscì.

-Ho paura, ho paura! Non voglio partorire!- piagnucolai.

-Dai, andrà tutto bene- mi rassicurò Tom, con uno sguardo che non mi fece dubitare delle sue parole.

-Ragazzi, io vi lascio, non reggo a un parto- se ne tirò fuori Maia. -Bill.. Bill dov'è?- domandò con voce incerta, prima d'uscire.

-E' a casa sua, dovrebbe arrivare.. a momenti- disse il gemello. Vidi lo sguardo della ragazza farsi preoccupato, indossò presto un copri spalle e il paio di occhiali. -Io.. è meglio che vada!- Le lasciai le chiavi di casa mia, sarebbe stata lì finché non avrebbe prenotato un albergo.

Il destino volle che proprio in quel momento il cantante stesse entrando, così andò direttamente addosso a lei. Il frontman balbettò qualche parola di scusa, mentre Maia sparì velocemente, lasciandolo perplesso.

-Chi era?- domandò curioso. Non badai alla sua domanda, perché arrivarono le infermiere per farmi l'anestesia.

-Tooom, ho paura- mi lamentai.

-Io starò con te, cercando di non svenire- era tranquillo, anche se ero certa fosse più nervoso di me.

-...Si parte!- soffiai io, mentre mi sentivo sempre più stanca. Mi addormentai, sentendo solo strani rumori di sottofondo, mentre una mano calda stringeva la mia.

* * * *

Quando mi svegliai, parecchie ore dopo, mi sentivo terribilmente stanca e.. vuota. Sulla mia pancia c'era un grande cerotto, accanto a me Tom si guardava attorno, attendevo il mio risveglio.

-Amore..- sussurrai a fatica, subito si girò verso di me, facendo quel sorriso che amavo tanto.

-Ehi piccola! Come stai?- mi spostò i capelli dalla fronte sudata.

-Affaticata. E..-

-lei sta bene- mi bloccò.

-Lei?- sentì gli occhi inumidirsi. La mia, nostra bambina.

-Rossella Kaulitz, è bellissima. Ha i tuoi occhi e il colore dei tuoi capelli-

-Oh- mi tremava la voce dall'emozione -Sono mamma, sei padre- mi asciugò una lacrima.

-Non fare così, altrimenti mi metto a piangere anche io!- sussurrò, -Sono papà, è così strano. Non avrei mai pensato di avere un figlio, né una ragazza. Poi sei arrivata tu e.. hai stravolto tutto- tirai su col naso.

-Smettila, altrimenti annego fra le lacrime- mi passai la mano sul viso -Voglio vederla-

Mi aiutò ad alzarmi, e tenendomi per un braccio mi accompagnò all'incubatrice. Non resistetti, scoppiai a piangere non appena vidi mia figlia. Un fagotto di appena tre chili stretto in un vestitino rosa, con dei riccioli arancioni e gli occhi socchiusi.

-E' bellissima- Tom mi abbraccio. -Tutta la madre.. e il padre- mi girai e gli lasciai un bacio dolce.

-Bill dov'è?- domandai dopo un po'.

-Era andato a prendere qualcosa al bar, dovrebbe essere in camera- rispose.

Feci un sorriso furbo, era giunta l'ora di dare una forzatura al destino.

-Che è quel sorriso sadico?- ammiccai e capì. -Ricorda che non sei un'agenzia matrimoniale-

-Dici? Mha, io dico di sì, è ora di dare una svegliata a quei due, andiamo!-

Detto ciò rientrammo in camera, trovandolo ad aspettarci.

-Bill, puoi farci un favore? Potresti prendere la borsa che avevamo preparato per l'ospedale a casa nostra? Dalla fretta ce ne siamo dimenticati!- esclamò Tom. Lo guardai stranita. Il cantante sbuffò, pigro come al solito, alla fine cedette e uscì.

-"Bill, puoi farci un favore?"- imitai la voce melliflua usata dal mio ragazzo -E poi io sarei la sadica!-

Scoppiammo a ridere, che i giochi abbiano inizio.

* * * *

Pdv Maia


La prima fatica l'avevo conclusa, ero andata in ospedale e avevo salutato la coppia. Ovviamente c'era stato un intoppo, ovvero un incontro troppo ravvicinato con Bill, per fortuna non m'aveva riconosciuta. Bastò quel contatto per mandarmi a fuoco le guancie e battere il cuore, mi ero illusa. Pensavo d'averlo cancellato, o almeno in parte, il mio cuore pensava il contrario però.

Corsi fuori dall'ospedale, scombussolata, e mi recai a casa della coppia Kaulitz-Schneider: mi avrebbero ospitata finché non avessi trovato un albergo. Non avevo molto con me, non contavo di rimanere a lungo. Mi spogliai dai vestiti del viaggio, indossato un comodo paio di shorts e una canotta nera. Il volo aveva stimolato in me una certa fame, perciò svaligiai la cucina, preparando un toast. Stavo per spalmare sopra al pane un corposo cucchiaio di nutella quando suonò il campanello. Infilai il cucchiaio in bocca e andai ad aprire, convinta di trovare davanti Tom, purtroppo non trovai il gemello che aspettavo.

Bill Kaulitz era di fronte a me, vestito con una semplice t-shirt nera e un paio di jeans; capelli lisci raccolti in una coda, trucco appena accennato. Come piaceva a me. Io invece ero mezza nuda con un cucchiaio di nutella che pendeva dalla mia bocca.

-Maia?- domandò incerto, fissandomi negli occhi, destabilizzandomi.

-No, Babbo Natale- risposi cercando di non far capire quanto mi metteva a disagio essere lì con lui. Mi spostai, permettendogli di entrare. Lasciai la posata sul tavolino, cercando di sembrare meno ridicola.

-Sei.. diversa- disse squadrandomi attento. -Tu no- risposi io fredda.

-Che devi fare qui?- domandai pratica, la sua presenza non era un bene per me, no.

-Devo.. prendere una borsa per Tom e Anna-

Ecco, borsa per loro due? Come no, cercavano di fare da cupido.

-Lascia perdere la borsa, non c'è nessuna borsa- mi guardò, inizialmente non capì, poi c'arrivò.

Mi appoggiai al muro, respirando lentamente. Ero in imbarazzo.

-Come stai?- chiese incerto.

Come voleva stessi? La vita andava avanti, con o senza di lui. Certo, quando c'era lui tutto era più bello, dettagli. Senza contare le lacrime e i mesi passati a vivere in una bolla, cercando di non lasciarsi andare ai ricordi.

-Bene- fu la mia secca risposta. -Mi dispiace che ti sia lasciato con Gabrielle- dissi, mentendo.

-Bugiarda- mi fissò, io evitai lo sguardo.

-Touchè- il mio tono era piatto. Non lasciavo spazio alla conversazione.

-Che hai fatto in questi.. mesi?-

-Sopravvissuto- che allegria, pensai.

-Se ti dicessi che mi sei mancata come reagiresti?- non risposi -E se aggiungessi che mi sono pentito, per tutto quello che ho fatto?- silenzio da parte mia, il mio cuore era in subbuglio -e se ti dicessi..- fece una breve pausa -.. che ti amo ancora?- addolcì la sua voce, che appariva tuttavia insicura.

-Non so, finché non lo dici non mi pongo il problema- volevo prendere tempo.

-Mi sei mancata Angelika. Sono pentito per come ti ho trattata, non avevo capito cosa avrei perso lasciandoti. E ti amo ancora- disse ciò con tono più sicuro, ma ugualmente dolce.

-Non puoi dirmi queste cose Bill, non puoi- scossi la testa, mi guardò interrogativo, così mi spiegai, senza guardare i suoi occhi.

-Hai idea di come siano stati questi mesi senza di te? No, non puoi. Hai idea di come mi sia sentita vedendoti felice con la truccatrice? No. Hai idea di quanto sia brutto non cedere ai ricordi per non soffrire? Hai idea di quanto sia degradante volerti odiare ma non riuscire a smettere di amarti?-

Lo sentì avvicinarsi pericolosamente a me, piantandosi davanti alla mia figura incerta.

-Guardami negli occhi- la sua voce era calda. Scossi la testa, non mi usciva la voce. Delicatamente mi prese il mento, alzandomi il viso. Chiusi gli occhi, per evitare il contatto visivo. Cosa diavolo mi toccava fare! Mi vidi costretta a riaprirli quando sentì la sua bocca sfiorare la mia. I miei occhi si piantarono sui suoi.

Quel nocciola lo amavo.

Erano così rassicuranti, azzeravano la mia volontà.

Come due calamite ci ritrovammo a baciarci. Non feci nulla per bloccarlo, perchè non volevo. Avevo sentito le sue parole, sincere. E mi lasciai andare.

Sentì il suo piercing sulla mia lingua, rabbrividì. Passai le mie mani sui suoi capelli soffici, poi passai alla sua schiena, stringendolo a me.

Le sue mani vagarono per il mio corpo, frenetiche. -Dio quanto mi sei mancata..- sussurrò al mio orecchio. -Anche tu, anche tu- risposi a un soffio dalle sue labbra. Ci spostammo sul divano, sempre attaccati. Mi lasciò una scia di baci umidi sul collo, io gli mordicchiai l'orecchio, il suo punto debole.

Lentamente giocherellò coi bordi della mia maglia, gettandola poi a terra, lasciandomi con addosso un semplice reggiseno nero. Anche la sua maglietta finì a terra, lasciandolo a petto nudo, passai le dita sul tatuaggio, baciandolo avidamente. Anche i pantaloni furono di troppo, tutto era di troppo.

Facemmo l'amore, ritrovandoci dopo tanto tempo passato soli, prendendo nuovamente coscienza dei nostri sentimenti. Amore, passione, amore.

-Ti amo- sussurrai mentre mi sistemavo sulla sua schiena, con la testa sul suo cuore, sentendolo battere più velocemente a quelle parole.

-Grazie- rispose, -Non farò più lo stesso errore. Non ti lascio andare- sorrisi. -I promise your right now, I'll never let you down- canticchiò.

-Perchè Will? Devi rovinare ogni momento con le tue canzoncine- sbuffai fintamente infastidita.

-E tu con i tuoi commenti idioti- ridacchiò.

Mi rotolai di fianco a lui, dandogli le spalle. Dovevo nascondere quel sorriso ebete che non voleva andarsene. Due braccia sottili mi circondarono la vita.

-Non mi scappi più- disse sul mio orecchio, mi girai e mi ritrovai vicinissima al suo viso.

-E chi vuole scappare?- lo baciai nuovamente. Il contatto fu interrotto dal telefono di Bill, che squillava. Si dovette alzare per vedere chi era, con mio disappunto.

-E' di Tom- disse.

-Che dice?- feci curiosa.

-"Quanto ci metti con questa borsa?"- scoppiai a ridere.

* * * *

Pdv Anna


Bill era andato via da un paio d'ore, così non ricevendo notizie obbligai Tom a mandare un messaggio.

-Che hai scritto?- domandai appena appoggiò il telefono.

-"Quanto ci metti con questa borsa?"- sorrise ammiccante, facendomi ridere.

-Vediamo che risponde- dissi impaziente, la risposta non tardò ad arrivare. Dopodiché sorridemmo entrambi, soddisfatti del nostro lavoro da cupido.

Anna & Tom, l'infallibile coppia.


"Il ritrovamento della 'borsa' ha richiesto più tempo del previsto.
Alla fine l'ho (ri)trovata
Arriviamo""





* * * * *

E così è nata la piccola Kaulitz :) Rossella in onore di una mia amica,
che mi sopporta sempre durante i miei scleri e è sempre pronta a fantasticare
con me sui Kaulitz e sui Leto! Ti voglio bene Ross! :3
(Tanto con la tua anda leggerai questo fra.. un mese?)

Ah, ho cambiato account di facebook, sono qui ora:
CLICK!

Passando alle cose serie.

....E se vi dicessi che è l'ultimo capitolo?
Prossimamente con l'epilogo di Stich ins Gluck.












   
 
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