CAPITOLO 1
Smeraldopoli. Base segreta.
Dopo il suono di una sirena assordante, un’immensa folla di
uomini e donne vestiti di nero giunsero di corsa in una grande sala al
buio
illuminata esclusivamente da un grande schermo, il quale, peraltro,
aveva anche
una bruttissima ricezione.
Tutti, in mancanza di sedie, se ne stavano in piedi e in
silenzio in attesa di qualche ordine, che per alcuni minuti non vennero
impartiti da nessuno, suscitando perciò perplessità e curiosità sul
perché di
questa riunione.
Ma, come se fossero robot, i presenti si misero all’unisono sugli
attenti quando notarono il televisore funzionare all’improvviso, dando
sullo
schermo il primo piano di una figura maschile dai corti capelli neri,
che vide
i presenti inchinarsi al suo cospetto.
- Addetti… - cominciò a parlare in un tono serioso l’uomo,
che di nome faceva Giovanni – In questo ultimo periodo molti di voi
hanno
compiuto il loro dovere egregiamente, mentre altri, purtroppo,
falliscono anche
delle missioni semplici…
Sentendo queste parole, i partecipanti alla riunione si
guardarono attorno interpellandosi sottovoce su chi poteva averlo
deluso… e
questo ronzio fece innervosire il capo, il quale, dopo aver attirato la
loro attenzione
con un potente rumore di pugno dato ad un tavolo posto davanti a lui,
alzò
sempre di più il tono della sua voce.
- Silenzio laggiù! – e, per calmare i suoi nervi, accarezzò
il pelo di un felino giallo che però nessuno riuscì a vederlo – Noi
siamo il
Team Rocket, la più grande organizzazione criminale del mondo, e
dobbiamo assolutamente
conquistare tutto, incominciando dai territori vicini a noi…
- Siamo d’accordo! – ci fu un commento generale da parte dei
membri in sala.
Sentendo quelle parole, dentro di sé Giovanni riuscì essere
orgoglioso di loro, anche se in realtà li considerava solamente degli
schiavi
in suo potere… delle marionette da controllare a suo piacimento.
- Kanto e Johto saranno presto in nostro potere! – e, con un
sorriso sulle labbra, ordinò a tutti di andarsene dalla stanza,
fermando però
sull’uscio esclusivamente due persone.
Una portava dei capelli neri divisi in due lunghi fin sulle
spalle, mentre l’altro ragazzo una lunga chioma arancione racconta con
una
molla nera in modo da formare una coda che copriva perfino il suo
posteriore:
ed entrambi, richiamati all’ordine, si inchinarono per la seconda volta
davanti
a quel grande televisore rimasto ancora accesso.
- Perché volevate parlare solo con noi due, signor Giovanni?
- e i due rimasero in quella posizione.
- C’è un preciso motivo, Hiromi… So che io posso fidarmi di
entrambi, avendo portato a termine molte missioni, anche quelle più
difficili e
pericolose, con successo… - e, con una mano invitò i due a guardarlo
direttamente – Per questo motivo ne avrei una speciale solamente per
voi! Anche
perché so con certezza di poter fidarmi di entrambi!
- Siamo pronti per qualunque incarico! – intervenne l’altro
Rocket, un30enne dal nome Takeshi – Diteci solo cosa dovremmo fare e
noi
obbediremo senza esitazione!
- Esatto, capo! – confermò la collega situato proprio
accanto a lui – Quali sono le vostre istruzioni?
- Ho saputo da fonti certe che fra qualche giorno ci sarà
grande fermento nella città di Borgo Foglianova, nella regione di Johto…
I due si guardarono negli occhi non comprendendo le parole
del loro boss, il quale, senza ricevere nessuna domanda o dubbio da
parte loro,
continuò il suo discorso.
- Dovete sapere che ci saranno dei nuovi ed emozionati ragazzini
pronti a partire per il loro viaggio di formazione per diventare degli
stupidi
allenatori di Pokémon… - e per il disgusto ingoiò della saliva, per
passare a
toccare il manto del suo animale, che, alzando per un solo istante il
muso
verso lo schermo, si
scoprì essere un
esemplare di Persian.
- Capo, non dovrete disprezzare i bambini… -intervenne la
donna – Forse un giorno passeranno dalla nostra parte… Potranno essere
future reclute
del Team Rocket!
- Esatto! - proseguì il suo coetaneo Takeshi – E chissà…
anche dei nuovi…
- So a cosa stai pensando, perciò smettila subito! – e la
donna gli diede un pugno talmente forte al braccio che lui urlò dal
dolore -
Sai che io sarò felice vedendoti al fianco di un uomo che ti ama e ti
apprezza
per quello che sei, e sto cercando di capire una buona qualità ti te…
- Cosa vorresti dire con ciò? – e si gonfiò le guance
offeso, sotto le risatine della collega.
- Ma i ragazzini lasciali stare, intesi? – divenne poi un
po’ seria.
- Ma se aspetto la loro maggiore età, allora potrei…
- Smettetela voi due! – alzò la voce Giovanni, arrabbiato
per essere stato ignorato dai due - Non ho nessuna intenzione di
vedervi
litigare!
E, spaventati dall’umore dell’uomo, interruppero le loro
discussioni per poi abbassare la testa in segno di vergogna.
- Sapete che odio vedervi bisticciare… - e il suo tono si abbassò
man mano che continuava a parlare, segno che finalmente si era calmato
– Ma
adesso ascoltate molto attentamente: il professor Elm, nonché famoso
ricercatore
e collega del professor Oak di Biancavilla, consegnerà a loro nuovi
Pokémon,
ancora inesperti del mondo esterno…
- Perciò? – domandarono i due.
- Quelli ancora privi di esperienza sono più facili a
renderli cattivi, perciò il vostro compito è quello di dirigervi verso
la città
e rubare quanti più Pokémon possibili… E non importa in quale maniera
riuscirete a completare il lavoro!
- L’importante è che tutta l’operazione vada in porto! –
sghignazzò la donna.
- Faremo molto casino, non si preoccupi! – disse con fermezza
la persona accanto a lei.
- Ne sono convinto… - e sul viso di Giovanni si stampò un
sorriso – Adesso andate… e cercate di non fallire, anche se so di
potermi
fidare di voi!
E lo schermo si spense all’improvviso, lasciando le due
reclute al buio completo, anche se riuscirono a trovare la porta
d’uscita, che
la superarono chiudendosela subito alle loro spalle.
I due continuarono a camminare accanto ed in silenzio,
pensando a dei possibili piani in per completare la missione, ma in
realtà avevano
talmente tante idee nelle loro teste che non fiutavano quella migliore.
- L’unica cosa sicura è che avremo bisogno di armi potenti
ma maneggevoli…
- Sono d’accordo, Hiromi… - rispose l’altro Rocket – E credo
che la mia adorata stia scalpitando in attesa di essere usata!
Ad un tratto si ritrovarono davanti alla porta della loro camerata,
dove, all’interno, oltre a trovarsi due letti ed una scrivania, in un
angolo
erano posizionati alcuni oggetti misteriosi, tra cui alcune pistole di
varie
dimensioni e delle Pokéball appartenenti ai due.
- Credo che ci anche loro ci ritorneranno utili… - sorrise
la donna prendendo in mano una sfera – Sono sicura che ci metteranno i
bastoni
fra le ruote!
- Sono perfettamente d’accordo! – e anche l’amico la imitò,
poi si avvicinò alla finestra.
Aprì completamente i vetri che si affacciavano all’aeroporto
personale del Team Rocket e fece un fischio rivolto verso l’altro, poi
rimase
in attesa di qualcosa.
- Ci raggiungerà il più presto possibile! – disse Hiromi
completando la sua vestitura mettendosi sulle spalle un fucile – E
infatti
eccolo!
I due osservarono un oggetto viola volante che planava verso
di loro, ma nessuno dei due pare spaventarsi da ciò, tant’è che
Takeshi, una
volta ritrovateselo davanti , lo accarezzò.
- Crobat, abbiamo una nuova missione. Sai già dove andare,
vero?
E il Pokémon volò dritto verso la destinazione, seguita a
ruota dai due che, dopo aver aspettato che il 30enne ricaricasse la sua
amata
pistola, uscirono di corsa dalla loro stanza.
I loro passi erano così veloci che il resto degli uomini li
videro passare all’improvviso davanti ai loro occhi, anche se poi
ritornarono
alle loro normali attività: in fondo tutti erano abituati a questi
movimenti.
- Ditemi quando siete pronti per partire… - cercò all’improvviso
risposta un pilota, vestito anch’egli di nero, vedendoli correre verso
di lui
- Non vedi che siamo già qui? – si irritò la persona coi
capelli arancioni fermandosi accanto a lui davanti all’entrate delle
scale di
un grosso elicottero.
- Cerca di calmarti… - poi la donna si rivolse all’altro uomo
– Ora saliamo, anche se non sarà facile discutere di una missione
delicata come
questa!
- E anche
prepararci
non è mica semplice! Bisogna parlare di ogni minimo dettaglio…
- Invece di perdere
tempo a chiacchierare, salite! Non ho tempo da perdere! – si stava
stufando il
conducente - Per fortuna che io vi devo solo accompagnare…
I due lo guardarono in modo minaccioso, ma non ebbero tempo
di discutere perché dovettero obbedirgli, perciò, con passo deciso, i
tre
entrarono nel mezzo di trasporto, che si sollevò da terra per portarli
nel
luogo desiderato, sotto lo sguardo vigile e attento degli altri rimasti
alla
base.
- Chissà quale sarà la loro missione…
- commentarono fra di loro dei nuovi seguaci
vedendo poi l’elicottero comparire nel cielo.