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Autore: Rocket Girl    25/06/2011    0 recensioni
Iniziai a scappare.
Fuggivo da quell’incubo.
Evadevo dalla mia realtà, che non distinguevo più.
Cercavo me stessa e la mia vita, lontano da ciò che ero.
Pregavo perché esistesse qualcuno sopra di me.
Impetravo perché mi sbagliassi tremendamente.

L'intero mondo distingue ogni singola persona fra i folli e i retti.
I folli fra gli psicopatici e gli anticonformisti.
Il problema è che, a volte, la linea fra malattia mentale e la semplice voglia di apparire e scandalizzare si fa talmente sottile da dubitare che esista.
Il problema è che, a volte, le differenze si riducono al nulla.
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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“È orribile… come si può essere così crudeli?”
V’era una folla tutt’attorno a quello che chiamavano una pover’anima sfortunata – che poi, ci si domandava segretamente con quale coraggio si chiamasse un pezzo di carne putrefatta anima. O sfortunata. Tal magia era da attribuirsi ad una caduta imprevista o ad una perdita di soldi, non ad un galante incontro con Hannibal Lecter dei poveri, no?
Eppure era proprio così. Quella che era stata una persona con tanto di parola ora non aveva lasciato il minimo indizio per dichiarare chi fosse. In una bigotta comunità sonnecchiante, poi,  aveva seminato il solito panico e la solita diffusione di superstizioni quasi al pari di riti pagani.
Chi semina vento raccoglie tempesta, si dice.
Sarebbe stato più corretto dire che si raccoglie un campo mezzo distrutto e terriccio ovunque. Come si può seminare una forza della natura?
Non la si può ingabbiare o tentare di distruggere. È da sempre esistita, quindi il suo destino non è perire per mano di esseruncoli malfatti che credono in un dio che, alla fine, non è altro che una lode personale.
Nonostante questo, qualche coccodrillo si sarebbe infuriato, notando quasi la totalità imitare le sue lacrime. C’era addirittura chi urlava dal dolore… ma poi, il coccodrillo che verso aveva?
Era buffo che esistesse un detto per le lacrime – che erano una caratteristica umana! – e non per il detto.
Ipotizziamo che fosse un verso immaginario. Ecco, le urla di quel piccolo paese erano strilla di coccodrillo.
Fra l’altro, in tema con ciò una disperatissima madre di due infanti si strappava i capelli con le unghie laccate di verde acido, in tinta con la borsetta di coccodrillo. Tanto per sembrar profondamente addolorata.
Un senzatetto, svegliato con gran fastidio dal baccano, guardava malevolo la scena e rideva ai giochi dei bambini appena poco più in là che imbarazzavano terribilmente le madri. Altro che innocenza infantile, era fatta da veri e propri demoni la fascia umana al di sotto della cosiddetta maturità, ossia una profonda conoscenza dell’arte del savoir faire, equivalente ad una politically correct arte dell’ipocrisia.
Lo stesso vagabondo notò due ragazzi pressoché identici che guardavano la stessa scena l’uno divertito, lontano rispetto al gruppo dei possibili suicidi, l’altro con aria quasi annoiata guardava quasi di continuo una biondina vestita in una strana uniforme che a quanto pare avrebbe dovuto capire chi fosse la “pover’anima sfortunata”.  Cosa pressoché impossibile, ma la speranza dovrebbe essere l’ultima a morire… e la prima ad essere condannata. Purtroppo non è mai nata, se non come misto di falsi ottimismi di stupidità.
Il sosia indifferente s’allontanò quando l’ispettrice sorrise contrita. Di lì a poco, a giudicare dalla sua fretta, si sarebbe scatenato l’inferno.
L’altro, il sadico, sparì fra pini ed abeti, invisibile all’attenzione pettegola altrui, se non a quella del menefreghista che lo seguì.
A vederli, sembravano vittima e stalker di un gioco che conoscevano fin troppo bene. Quando l’uno saltava o svoltava, l’altro silenzioso lo seguiva, addentrandosi nell’oscurità inquieta di un bosco.
Si sentì, piuttosto fievole, il pigolio lamentoso di qualche neonato abbandonato nel proprio nido, tipico di un richiamo affamato. Quasi come risposta v’era il pianto orribile di una civetta, che fece sogghignare entrambi i protagonisti di quell’inseguimento pacato.
Il primo si girò, e fissò il secondo, che aveva ripreso il proprio cipiglio irritante. Scosse la testa e saltò sul ceppo di qualche antico albero, aspettando che l’altro s’accomodasse di fronte a sé.
“Potevi evitare di  renderla inguardabile? Volevo vomitare.”
Suscitò nella copia sadica una risata incontrollata, come a risposta negativa.
“E dire che mi sono limitato…”
  
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