Salve a tutti miei meravigliosi lettori ^^
Eccomi qui con un nuovo lavoro e tante nuove idee che questa volta vedono come
protagonista il mio amato Shannon :D Questa la dedico a lui perché se lo merita
<3
E poi la dedico ad una delle persone più belle
ed importanti che mi sia capitato di incontrare grazie a questa splendida
famiglia conosciuta col nome di Echelon. Alessandra Bonadonna,
questa è anche per te amore mio, spero che i tuoi sogni possano diventare una
splendida realtà <3
Bene ^^ Siamo di fronte ad uno pseudo continuo
di Tra finzione e realtà, la storia si trasferisce dal punto di vista di
Shannon e continua verso la sua strada fin quando non si rincontrerà con quella
di Jared e Rose.
Ringrazio già tutti quelli che vorranno seguirmi
in questa nuova avventura ^^
Un bacione fortissimo e buona lettura =*
Alzo gli occhi verso il cielo di primavera.
Il sole è forte ma non riesce a darmi fastidio dato che i miei
occhi sono ben protetti dagli occhiali da sole, tiro un profondo respiro e
sento chiari e forti i battiti del mio cuore frantumarsi contro la corazza che
lo avvolge, rischiando pericolosamente di spezzarla.
Non credo di essere mai stato così preoccupato in vita mia, mi
tremano ancora le gambe e la mano fatica
a tener ferma la sigaretta,
ispiro veleno e mi sento bene, sento finalmente la tensione scivolare
via lasciando dietro di sé e dentro di me i residui di un dolore che fino ad
ora non ha avuto eguali, mi stritola le pareti dello stomaco fino a congelare
le sensazioni e imprimerle a fuoco in quel che resta del mio cuore arrugginito,
consapevole che anche questa volta le porterò con me, nei recessi della mia
anima, intrappolato nel tentativo assurdo di nascondermi agli occhi del mondo e
anche a quelli di me stesso.
“Shan” mi volto appena per fissare gli occhi in quelli azzurro
cielo di mio fratello, espiro una boccata di fumo e nascondo la preoccupazione
deglutendo l’ennesimo boccone amaro.
“Per il momento non me la lasciano vedere ma Chris mi ha
assicurato che le sue condizioni sono stabili, dovrebbe riuscire a riprendersi
in poche ore” distendo i muscoli pervaso da una profonda sensazione di
sollievo.
“Non c’è più pericolo, allora?” domando portandomi di nuovo la
sigaretta alle labbra, Jared scuote leggermente la testa fissando lo sguardo
nel vuoto, gli occhi gli si riempiono di lacrime che tenta disperatamente di
nascondere, mi avvicino gettando via la sigaretta senza pensarci su due volte e
lo stringo in un abbraccio che vuole solo essere di conforto, non ho mai
sopportato vederlo piangere, mai, in tutta la mia vita, se c’era anche solo una
possibilità di farlo sorridere sono stato capace anche di rendermi ridicolo
all’inverosimile.
“Ce l’ha fatta, Shan” singhiozza sulla mia spalla ritornando
il bambino di quattro anni abbandonato dal padre, che la notte non riusciva a
dormire senza il suo peluche preferito e le braccia rassicuranti di suo
fratello.
“Sì” sussurro “ci è riuscita, è stata forte…lo
ha fatto perché ti ama” non è altro che la verità, erano anni che non leggevo
quel sentimento negli occhi di Jared, erano anni ormai che credevo nessuno di
noi due sarebbe stato capace di provare ad amare di nuovo, ma lui ci è
riuscito, ci è riuscito grazie a lei, grazie a Rose, grazie alla creatura più
angelica che mi sia capitato di incontrare in 42 anni di vita, non avrei potuto
chiedere di meglio per lui.
Jared è tutto quello che ho, tutto quello a cui tengo di più…semplicemente, Jared è tutto.
Lo sento aggrapparsi a me come ad una verità che gli sembra
quasi troppo meravigliosa per essere vera ed io mi trasformo nell’appiglio
giusto, nel tentativo di trasmettergli quella sicurezza di cui ha bisogno e che
non è mai troppo orgoglioso di domandare, non con me che conosco tutte le sue
debolezze, tutte le sue paure e i suoi desideri.
“Ora devi sorridere, Jared. D’accordo?” insisto allontanandolo
da me e dandogli una pacca sulla spalla, lui annuisce e si asciuga le lacrime.
“Ho avuto una fottuta paura del cazzo!” ammette ridendo ed io
ricambio il sorriso finalmente più tranquillo.
“Non ne parliamo d’accordo?” suggerisco, sembriamo due
ragazzini, non so quanto possa essere corretto ma è talmente semplice sentirmi
più leggero e spensierato quando sono con lui, è l’unico modo per lasciarsi
alle spalle esperienze che, volente o nolente, segnano nel profondo.
“Credo di avere un debito con Dio” sussurra Jared perdendosi a
guardare il cielo, incredibilmente per la prima volta credo di riuscire a
percepire davvero l’infinito in quelle iridi chiare che abbracciano il mondo
senza alcuna paura, senza bisogno di alcuna protezione, sfioro i miei occhiali
scuri con una mano e improvvisamente mi sento tanto piccolo da risultare
insignificante. Piccolo nei confronti di Jared, piccolo nei confronti di ciò
che ha imparato, piccolo nei confronti di ciò che prova, mi sento piccolo
perché sono rimasto ai confini del niente, quello in cui ci eravamo persi fin
da bambini e da cui Jared è stato appena salvato.
Distolgo lo sguardo e recupero il pacchetto di sigarette dalla
tasca posteriore dei pantaloni cercando poi l’accendino con un pizzico di
irritazione dato che sembra sparire tutte le volte che ne ho bisogno, sento lo
sguardo di mio fratello perforarmi la nuca e quasi mi sembra di percepirlo come
un dolore fisico.
“Sto bene!” sbotto prima che lui possa parlare e leggere
ancora una volta tra le righe della mia anima.
“Lo so” risponde semplicemente e mi sento tremendamente in
colpa considerato il sollievo che mi invade quando capisco che non è
intenzionato ad insistere.
“Jared!” ci voltiamo entrambi verso Emma quando ci raggiunge
all’ingresso del medical center un tantino nervosa.
“Chris ti sta cercando” si affretta ad aggiungere “Credo che
Rose si sia svegliata prima del previsto” l’espressione che pervade il viso di
mio fratello è a metà strada tra l’incredulità, la gioia e la paura, si
affretta immediatamente all’interno superando Emma, dopo qualche secondo
ritorna sui suoi passi e si volta verso di me, lo guardo incoraggiante cercando
le parole giuste ma non riesco a trovarle, non sono mai stato bravo come lui
nei discorsi, preferisco i fatti, sono molto più incisivi e meno astratti,
anche questa volta sembra capirlo ed annuisce determinato scomparendo dopo
pochi attimi dalla mia vista.
Torno a fissare il cielo e mi sembra più azzurro di prima, il
sole da fastidio lo stesso anche se non fa male come potrebbe, ho ancora la mia
patina scura a proteggermi ma per quanto tempo potrà durare senza crollare?
Vorrei solo riuscire a sentirne il calore senza paura di
scottarmi.
Finisco di fumare la sigaretta lentamente e lancio il
mozzicone lontano, tra le siepi, mi volto e rientro nell’ospedale raggiungendo
in fretta il reparto di terapia intensiva nel quale ci è categoricamente stato
vietato l’ingresso, Jared è lì che aspetta senza riuscire a star fermo, Emma è
seduta su alcune panche con Tomo e Vicki.
“E’ ancora chiusa lì dentro, santo Dio!” sbotta mio fratello
evidentemente preoccupato e impaziente “è sveglia ma non me la fanno vedere!”
“Devi stare calmo, ogni cosa a sua tempo” cerco di ostentare
la mia solita tranquillità ma capisco benissimo cosa sta provando, finché non
la vedremo con i nostri occhi non potremo dirci davvero tranquilli, credo di
potere senza problemi generalizzare la cosa.
Continuo a guardarlo dare di matto con il solo sguardo e il
cuore mi si fa sempre più leggero, insopportabile sì ma molto meglio del Jared
apatico che poche ore prima aveva abbandonato se stesso lungo lo squallido muro
di un ospedale, con un leggero nodo alla gola realizzo che se Rose non ce
l’avesse fatta è lì che sarebbe rimasto per il resto della sua vita.
Le porte del reparto si aprono con noncuranza attirando la
nostra attenzione, Chris si avvicina a noi con un gran sorriso sulle labbra.
“Jared le cose procedono a meraviglia. Per il momento non
posso farvi entrare tutti, solo uno di voi, quindi mi sembra abbastanza logico
far entrare te” annuiamo tutti e pare di sentirlo il cuore di mio fratello
galoppare a ruota libera verso quello della donna che ama, segue Chris senza
alcuna esitazione, gli altri ritornano a
sedersi mentre io mi avvicino senza alcuna aspettativa alla pseudo finestra
coperta da tende che affaccia all’interno.
Per un attimo il cuore mi si ferma quando realizzo che
nonostante tutto riesco ad intravedere la figura di Rose delicatamente posata
su quel lettino d’ospedale, mi perdo un secondo ad osservarla, è bastato un
attimo perché entrasse a sconvolgere le nostre vite, ricordo precisamente il
primo giorno in cui l’ho incontrata e mi sembra quasi passata un’eternità anche
se si tratta di pochissimi mesi, ha saputo tirar fuori una parte di noi che non
sapevamo nemmeno di conoscere, ci ha messi di fronte a ciò che siamo e ci ha
chiesto silenziosamente di provare ad aprire di nuovo il nostro cuore, le voglio
bene come ad una sorella, il senso assurdo di tenerezza che mi trasmette non
potrebbe condurre ad altro e poi il mio cuore è fin troppo compromesso per
poter ritornare a battere come un tempo.
Scorgo Jared avvicinarsi lentamente avvolto da un camice verde
completo di mascherina e benda per coprire i capelli, Rose alza lo sguardo
verso di lui e il sorriso stanco che gli rivolge vale davvero tutto quello che
ha dovuto subire fino ad ora.
Si tratta di pochi attimi poi Jared si accovaccia accanto a
lei, si scambiano qualche parola e le loro labbra si avvicinano, come se non
aspettassero altro che quel momento, distolgo educatamente lo sguardo
sopraffatto da qualcosa che non riesco a spiegarmi, so solo che l’angoscia
sembra prevalere sulla gioia e la cosa in sé mi lascia senza fiato.
Non so nemmeno io di cosa avrei bisogno, probabilmente di un
po’ più di coraggio per ammettere che sono debole, debole abbastanza da non
trovare vie d’uscita in certe situazioni, anche se non mi riguardano
strettamente da vicino.
Sospiro pesantemente e comincio a sentire il bisogno di una
nuova sigaretta, uno sguardo silenzioso e Tomo mi segue verso l’uscita non
prima di aver salutato Vicki con un bacio sulla
fronte, mi avvio lentamente mentre lui mi segue a distanza di pochi passi,
recupero il pacchetto di sigarette e ne offro una anche a lui, accetta ben volentieri recuperando
l’accendino.
“Sono felice che ce l’abbia fatta” dice solo avvicinando la
fiamma alla mia sigaretta.
“Già” rispondo tirando la prima boccata di fumo, una birra
farebbe del tutto al caso mio, in momenti come questo scappare dai pensieri è molto meglio che cercare di
analizzarsi “molto probabilmente Jared non l’avrebbe superata altrimenti”
“Lo penso anche io” concorda mettendo via l’accendino e
guardandosi intorno “E poi Rose non si meritava di andarsene in questo modo”
annuisco, su questo non ci sono dubbi.
“C’è qualcosa che non va, Shan?” mi volto incredibilmente
sorpreso verso di lui, non sono scappato da Jared per farmi psicoanalizzare da
Tomo!
“Lascia perdere, nulla di importante” taglio corto, anche se
glielo spiegassi probabilmente non capirebbe, mi sono sempre preoccupato di
nascondermi dietro strati e strati di indifferenza, era ed è l’unico modo per
restare a galla, mi riesce a meraviglia finché non arriva il momento in cui
tutto va a puttane e ogni sensazione nascosta nel profondo di me stesso
scavalca le mura e torna prepotente a riprendersi una parte di me.
Tomo non parla, lascia che sia io a mettere in ordine
sensazioni ed emozioni senza bisogno di alcun aiuto, è questo uno dei tanti e
meravigliosi motivi che lo rendono il mio migliore amico.
Dopo qualche minuto mi da una pacca sulla spalla e rientra
nell’ospedale lasciandomi solo con me stesso immerso in uno dei momenti in cui
più mi odio.
Sento il bisogno di scappare, e so che è quello che farò, come
la maggior parte delle volte.
Io non sono fatto per situazioni del genere, è tutto la vita
che scappo da esse cercando di non farmi contagiare dal dolore, dall’ultima
volta in cui ho pianto mi sono ripromesso che non l’avrei più fatto per nessuna
ragione al mondo.
Sono passati più di vent’anni.
***
C’è un fastidiosissimo rumore, non riesco a percepire da dove
provenga ma sta decisamente disturbando il mio sonno e sono tre giorni interi,
e sottolineo, tre giorni interi che
non mi faccio una dormita come si deve!
Mi porto il cuscino sopra alla testa sperando di attutire il
suono ma è del tutto inutile, scalcio via il lenzuolo e mi metto a sedere
guardandomi intorno decisamente nervoso, l’occhio mi cade su quell’aggeggio
infernale di nome sveglia che mio
fratello mi ha costretto a programmare ieri sera per essere sicuro che mi
svegliassi all’orario giusto e sfogo la mia rabbia fino a ridurla in mille
pezzi, mi sento già meglio. Sbadiglio in modo volgare e deglutisco alzando gli
occhi verso la porta della mia stanza dalla quale mi osserva un Jared
sbigottito, già vestito di tutto punto, con occhi spalancati e mano ferma a
metà altezza.
“Cosa?” domando poco gentile
“Mi sono svegliato d’accordo?” sì, non è un eufemismo se mi danno
dell’animale.
“Già nervoso di prima mattina? Puoi anche non accompagnarmi in
ospedale se non ti va” oggi ci lasciano finalmente vedere Rose, fino ad ora
Jared è stato l’unico ad avere il permesso e confesso che l’idea di poterle
riparlare dopo tanto tempo mi alletta molto più che restare a casa e continuare
a dormire per il resto del giorno.
“No, arrivo tra un secondo” rettifico, calmandomi e dandomi
dello stupido.
“Ti ho portato la colazione” mi informa Jared infilandosi
all’interno della stanza con una bustina in una mano e una tazza fumante
nell’altra, gli sorrido e prendo il caffè e il cornetto al cioccolato come
piace a me mentre lui si avvicina alla finestra spalancando le tende e
permettendo al sole di entrare, mi fanno decisamente male gli occhi con tutta
questa luce.
Do un morso al cornetto divorandolo quasi per metà e lancio
un’occhiata a Jared che respira aria pulita a pieni polmoni godendosi la
giornata, mando giù anche metà del caffè per non rischiare di affogarmi.
“Le ho comprato un regalo!” sorride voltandosi verso di me ed
io lo guardo con la bocca ancora piena incoraggiandolo con gli occhi a dirmi di
cosa si tratta.
“Un album da disegno e…delle matite,
tante matite, non sapevo con quale potesse trovarsi meglio quindi ho optato per
tutte, non mi sono costate molto. Dovrebbe farle piacere! Non può leggere
sempre e solo libri non credi?” gli sorrido teneramente.
“Sicuramente la farai felicissima” mando giù l’ultimo boccone
e mi alzo dal letto molto più pimpante di quanto sarei stato di solito.
“D’accordo, due minuti e arrivo” il bello è che ci metto
davvero due minuti, quando raggiungo Jared all’ingresso lui mi guarda stupito
ed ammirato, gli mollo una pacca dietro la spalla e scoppio a ridere con lui
mentre ci dirigiamo alla macchina.
E’ decisamente tutto meno pesante da quando le cose vanno
meglio, non c’è più la paura pressante che la faceva da padrone fino a qualche
settimana fa, quel desiderio di donarle tutto prima che fosse troppo tardi, ora
c’è solo la voglia di godersi quello che la vita può donare finché saremo così
fortunati da meritarcelo in qualche modo.
Ad arrivare all’ospedale ci mettiamo davvero poco, in verità
sono un po’ nervoso e comincio ad accorgermene solo ora, non so il perché,
probabilmente è l’emozione che gioca brutti scherzi.
Emozionato io? Stai perdendo colpi Shannimal…
“Sei pronto?” Jared mi sorride, come se ci fosse bisogno di
prepararmi psicologicamente alla cosa, lo osservo perplesso senza rispondergli
nemmeno mentre lui si infila nella piccola stanza luminosa che Rose ha la
fortuna di non condividere con nessuno.
“Jared!” la sento esclamare e un moto di tenerezza mi
attraversa mentre ho la mente pervasa dal ricordo del suo delicato e
meraviglioso viso, finché non prendo un respiro profondo e seguo mio fratello.
Ciò che mi ritrovo a fissare non è la Rose che ricordo, le sue
gote rosee sono completamente sparite, la carnagione normalmente chiara le
conferisce quell’aria malaticcia che non ha mai posseduto, nonostante la realtà
dei fatti, gli splendidi occhi espressivi sono incupiti dalla presenza di
spesse occhiaia violacee, è molto più magra e sembra quasi più fragile di
quanto non sia sempre stata.
Mi si blocca il respiro in gola e il sorriso mi muore sulle
labbra mentre la fisso e prendo coscienza di particolari sempre più dettagliati
che fanno di lei un fiore appassito, mi brucia lo stomaco e un fastidioso nodo
mi stringe la gola.
“Buongiorno amore mio” sussurra gentilmente Jared
avvicinandosi per lasciarle un tenero bacio sulle labbra “Come stai oggi?”
“Molto meglio!” esclama lei in perfetto contrasto con quanto
si direbbe senza ascoltarla parlare, si volta appena dalla mia parte e mi
sorride tenera.
“Shannon” è solo il mio nome eppure fa tremendamente male al
cuore, qualcuno dovrebbe impedire che una bambina soffri così tanto senza alcun
motivo apparente, è un’ingiustizia cocente che non riuscirò mai a sopportare ne
a giustificare.
Percepisco l’affetto del suo sussurro e so che anche questa
volta, come per la maggior parte, le parole non saranno abbastanza e
soprattutto non renderanno l’idea di ciò che sento, semplicemente provo a
dimostrarglielo.
Mi avvicino a grandi passi fino ad avvolgerla tra le mie
braccia, vorrei potesse percepire che su di me potrà sempre contare, comunque
vadano le cose, qualunque sia la strada che il destino ha scelto per lei, ormai
è parte di Jared e di me, non riesco più ad immaginarci senza la sua delicata
presenza.
“Che bello rivederti bambolina” ho paura a stringerla troppo,
ho l’impressione che possa spezzarsi da un momento all’altro, sono rude e rozzo
e sento la mia indelicatezza pesare come un macigno tra di noi, nonostante
tutto lei sorride felice.
“Il mio cuore batte ancora” è talmente bello e doloroso
sentire queste parole dalle sue labbra delicate, solo ora probabilmente riesco
a rendermi conto a pieno di quanto sia stata forte la paura che potesse sparire
così come è arrivata.
Deglutisco a vuoto cercando di far sparire questo nodo
insensato alla gola che vuole prendere il sopravvento.
“Mi sei mancato” è serena e felice e quasi mi sembra di
recarle un torto sentendomi così dannatamente male, un malessere al quale non
riesco a dare una spiegazione.
Le passo una mano tra i capelli acconciati alla meno peggio e
sorrido nel modo più falso e convincente che mi riesca, lei sembra apprezzare
lo stesso lo sforzo o almeno fa finta.
“Hai mangiato qualcosa Rose?” domanda mio fratello ad alta
voce rallegrando l’atmosfera.
“Il cibo di questo posto fa decisamente schifo” sorride lei
quasi scusandosi e Jared scoppia a ridere sedendole accanto e prendendo una sua
mano per portarsela alle labbra, non riesco a capire perché guardarli così
vicini e speranzosi mi faccia sentire tremendamente incazzato col mondo.
“Ti senti stanca?” domanda lui accarezzando la sua pelle con
le labbra e guardandola con espressione preoccupata.
“Me la cavo benissimo, Jay. Sono molto più forte di quanto
crediate” mio fratello sorride e avvicina dolcemente la testa alla sua.
“Lo so” sussurra “E’ per questo che ti amo” è quasi impercettibile eppure scava un buco di dimensioni
profonde all’interno della mia anima, togliendomi il respiro, distolgo immediatamente
lo sguardo e nel mio goffo tentativo di rendermi invisibile ottengo esattamente
l’effetto contrario.
“Io…io…mi dispiace, mi allontano per
qualche minuto…il tempo di una sigaretta” butto lì
rendendomi conto quasi immediatamente di aver detto la sacrosanta verità,
sbatto addosso a parecchie persone nel disperato bisogno di allontanarmi da me
stesso senza ottenere nulla che assomigli ad un successo.
Che cosa mi sta succedendo? Comincio ad avere la vista
annebbiata e non capisco per bene dove sto andando, le gambe mi tremano e il
cuore batte all’impazzata.
“Shannon” mi accorgo un secondo troppo tardi di aver urtato
accidentalmente Tomo che sta entrando in ospedale con Vicki,
lo guardo privo di espressione, lui fa cenno alla ragazza di avviarsi.
“Tutto bene?” domanda, sinceramente preoccupato, continuo a
non rispondergli “Shannon!” insiste ed io fisso i miei occhi nei suoi.
“Non ce la faccio” sono le uniche parole sensate che riesco a
dire e quando leggo la comprensione sfiorare l’oceano nero dei suoi occhi, il
sollievo mi invade completamente.
“Devi andare via di qui” annuisco guidato dall’istinto e dalla
sensazione di conforto che mi danno le sue parole, faccio per voltarmi
immediatamente ma nella mia mente si affacciano prepotenti gli occhi chiari di Jared,
bisognosi di aiuto, porto lo sguardo verso l’entrata dell’ospedale e mi sento
spezzato in due, tra quello che provo e quello che sento.
“Se la caverà” la durezza dei modi di Tomo mi fa capire quanto
sia evidente il mio bisogno “non è solo”
Lo supplico con gli occhi di fare in modo che possa capire,
che non si senta abbandonato, che non interpreti tutto come il mio ennesimo
atto egoista, il mio stupido vizio di ritornare sempre un po’ bambino, tutte le
volte che il mondo e le sue pene sembrino essere più forti di ciò che sono.
Un ultimo cenno del capo del mio migliore amico e mi lascio
convincere che nonostante tutto è la cosa giusta da fare, mi volto alla cieca
alla ricerca della macchina per poter scappare ancora una volta verso posti
lontani ed esotici, in cui nessuno potrà riconoscermi né capire, da solo con me
stesso a fare ancora una volta i conti con ciò che ho finto non mi appartenesse
per troppo tempo.
Non ci vuole più di qualche telefonata per organizzare tutto,
non ci vuole più qualche soldo speso per una piccolo aereo privato, nulla di
particolare, solo un capriccio che mi vede preda di questa situazione, non ci
vuole più di qualche ora per ritrovarmi abbandonato al finestrino che guarda in
basso le case diventare puntini sempre più lontani.
“Dove la porto Signor Leto?” la voce gracchiante del pilota
dal forte accento Italiano occupa l’abitacolo dall’altoparlante, faccio una
smorfia del tutto scocciata e mi stringo nelle spalle.
“Dove ti pare” rispondo “voglio solo sparire” aggiungo, ma non
so se mi ha sentito, anzi, forse è molto meglio che non l’abbia fatto.
Sento la mia debolezza fare a pugni con il desiderio di essere
più forte.
A dispetto di quanto tutti possano solo immaginare di me, sono
circa venti anni che il mio cuore sanguina nel profondo della mia anima senza
venire mai a galla.
E non voglio che mi si dica cosa è giusto e cosa è sbagliato,
è solo un banale tentativo di rendersi saggi agli occhi di un mondo ipocrita.
Semplicemente, quando tutto diventa troppo, ho bisogno di
tornare a galla a respirare prima di riscendere in apnea.
Chiudo gli occhi cercando di deviare i pensieri senza riuscire
ad impedire alle immagini di susseguirsi dolorose dietro le mie palpebre
chiuse.
Quando mi addormento un piccolo battito di cuore mi trasmette una
strana sensazione.
La sensazione che tutto stia cambiando e che io stia solo
seguendo il naturale percorso del destino.
Vi è mai capitato di sentirvi come Shannon in
questo momento? Sentire il bisogno di Mandare il mondo a puttane e sparire da
qualche parte?
Quanto sarebbe bello poterlo fare sul serio?
Dove pensate che stia andando? Ritenete giusta o sbagliata questa decisione?
Siete pronti ad entrare in un mondo
completamente diverso?
Preparatevi al viaggio ^^
Alla prossima <3
Rò