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Autore: Angel_lily    26/06/2011    12 recensioni
“Shannon” mi accorgo un secondo troppo tardi di aver urtato accidentalmente Tomo che sta entrando in ospedale con Vicki, lo guardo privo di espressione, lui fa cenno alla ragazza di avviarsi.
“Tutto bene?” domanda, sinceramente preoccupato, continuo a non rispondergli “Shannon!” insiste ed io fisso i miei occhi nei suoi.
“Non ce la faccio” sono le uniche parole sensate che riesco a dire e quando leggo la comprensione sfiorare l’oceano nero dei suoi occhi, il sollievo mi invade completamente.
“Devi andare via di qui”
Pseudo continuo di "Tra finzione e realtà"
"Ho la sensazione che tutto stia cambiando e che io stia solo seguendo il naturale percorso del destino"
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti miei meravigliosi lettori ^^ Eccomi qui con un nuovo lavoro e tante nuove idee che questa volta vedono come protagonista il mio amato Shannon :D Questa la dedico a lui perché se lo merita <3

E poi la dedico ad una delle persone più belle ed importanti che mi sia capitato di incontrare grazie a questa splendida famiglia conosciuta col nome di Echelon. Alessandra Bonadonna, questa è anche per te amore mio, spero che i tuoi sogni possano diventare una splendida realtà <3

Bene ^^ Siamo di fronte ad uno pseudo continuo di Tra finzione e realtà, la storia si trasferisce dal punto di vista di Shannon e continua verso la sua strada fin quando non si rincontrerà con quella di Jared e Rose.

Ringrazio già tutti quelli che vorranno seguirmi in questa nuova avventura ^^

Un bacione fortissimo e buona lettura =*

 

 

Alzo gli occhi verso il cielo di primavera.

Il sole è forte ma non riesce a darmi fastidio dato che i miei occhi sono ben protetti dagli occhiali da sole, tiro un profondo respiro e sento chiari e forti i battiti del mio cuore frantumarsi contro la corazza che lo avvolge, rischiando pericolosamente di spezzarla.

Non credo di essere mai stato così preoccupato in vita mia, mi tremano ancora le gambe e la mano fatica  a tener ferma la sigaretta,  ispiro veleno e mi sento bene, sento finalmente la tensione scivolare via lasciando dietro di sé e dentro di me i residui di un dolore che fino ad ora non ha avuto eguali, mi stritola le pareti dello stomaco fino a congelare le sensazioni e imprimerle a fuoco in quel che resta del mio cuore arrugginito, consapevole che anche questa volta le porterò con me, nei recessi della mia anima, intrappolato nel tentativo assurdo di nascondermi agli occhi del mondo e anche a quelli di me stesso.

“Shan” mi volto appena per fissare gli occhi in quelli azzurro cielo di mio fratello, espiro una boccata di fumo e nascondo la preoccupazione deglutendo l’ennesimo boccone amaro.

“Per il momento non me la lasciano vedere ma Chris mi ha assicurato che le sue condizioni sono stabili, dovrebbe riuscire a riprendersi in poche ore” distendo i muscoli pervaso da una profonda sensazione di sollievo.

“Non c’è più pericolo, allora?” domando portandomi di nuovo la sigaretta alle labbra, Jared scuote leggermente la testa fissando lo sguardo nel vuoto, gli occhi gli si riempiono di lacrime che tenta disperatamente di nascondere, mi avvicino gettando via la sigaretta senza pensarci su due volte e lo stringo in un abbraccio che vuole solo essere di conforto, non ho mai sopportato vederlo piangere, mai, in tutta la mia vita, se c’era anche solo una possibilità di farlo sorridere sono stato capace anche di rendermi ridicolo all’inverosimile.

“Ce l’ha fatta, Shan” singhiozza sulla mia spalla ritornando il bambino di quattro anni abbandonato dal padre, che la notte non riusciva a dormire senza il suo peluche preferito e le braccia rassicuranti di suo fratello.

“Sì” sussurro “ci è riuscita, è stata forte…lo ha fatto perché ti ama” non è altro che la verità, erano anni che non leggevo quel sentimento negli occhi di Jared, erano anni ormai che credevo nessuno di noi due sarebbe stato capace di provare ad amare di nuovo, ma lui ci è riuscito, ci è riuscito grazie a lei, grazie a Rose, grazie alla creatura più angelica che mi sia capitato di incontrare in 42 anni di vita, non avrei potuto chiedere di meglio per lui.

Jared è tutto quello che ho, tutto quello a cui tengo di più…semplicemente, Jared è tutto.

Lo sento aggrapparsi a me come ad una verità che gli sembra quasi troppo meravigliosa per essere vera ed io mi trasformo nell’appiglio giusto, nel tentativo di trasmettergli quella sicurezza di cui ha bisogno e che non è mai troppo orgoglioso di domandare, non con me che conosco tutte le sue debolezze, tutte le sue paure e i suoi desideri.

“Ora devi sorridere, Jared. D’accordo?” insisto allontanandolo da me e dandogli una pacca sulla spalla, lui annuisce e si asciuga le lacrime.

“Ho avuto una fottuta paura del cazzo!” ammette ridendo ed io ricambio il sorriso finalmente più tranquillo.

“Non ne parliamo d’accordo?” suggerisco, sembriamo due ragazzini, non so quanto possa essere corretto ma è talmente semplice sentirmi più leggero e spensierato quando sono con lui, è l’unico modo per lasciarsi alle spalle esperienze che, volente o nolente, segnano nel profondo.

“Credo di avere un debito con Dio” sussurra Jared perdendosi a guardare il cielo, incredibilmente per la prima volta credo di riuscire a percepire davvero l’infinito in quelle iridi chiare che abbracciano il mondo senza alcuna paura, senza bisogno di alcuna protezione, sfioro i miei occhiali scuri con una mano e improvvisamente mi sento tanto piccolo da risultare insignificante. Piccolo nei confronti di Jared, piccolo nei confronti di ciò che ha imparato, piccolo nei confronti di ciò che prova, mi sento piccolo perché sono rimasto ai confini del niente, quello in cui ci eravamo persi fin da bambini e da cui Jared è stato appena salvato.

Distolgo lo sguardo e recupero il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei pantaloni cercando poi l’accendino con un pizzico di irritazione dato che sembra sparire tutte le volte che ne ho bisogno, sento lo sguardo di mio fratello perforarmi la nuca e quasi mi sembra di percepirlo come un dolore fisico.

“Sto bene!” sbotto prima che lui possa parlare e leggere ancora una volta tra le righe della mia anima.

“Lo so” risponde semplicemente e mi sento tremendamente in colpa considerato il sollievo che mi invade quando capisco che non è intenzionato ad insistere.

“Jared!” ci voltiamo entrambi verso Emma quando ci raggiunge all’ingresso del medical center un tantino nervosa.

“Chris ti sta cercando” si affretta ad aggiungere “Credo che Rose si sia svegliata prima del previsto” l’espressione che pervade il viso di mio fratello è a metà strada tra l’incredulità, la gioia e la paura, si affretta immediatamente all’interno superando Emma, dopo qualche secondo ritorna sui suoi passi e si volta verso di me, lo guardo incoraggiante cercando le parole giuste ma non riesco a trovarle, non sono mai stato bravo come lui nei discorsi, preferisco i fatti, sono molto più incisivi e meno astratti, anche questa volta sembra capirlo ed annuisce determinato scomparendo dopo pochi attimi dalla mia vista.

Torno a fissare il cielo e mi sembra più azzurro di prima, il sole da fastidio lo stesso anche se non fa male come potrebbe, ho ancora la mia patina scura a proteggermi ma per quanto tempo potrà durare senza crollare?

Vorrei solo riuscire a sentirne il calore senza paura di scottarmi.

Finisco di fumare la sigaretta lentamente e lancio il mozzicone lontano, tra le siepi, mi volto e rientro nell’ospedale raggiungendo in fretta il reparto di terapia intensiva nel quale ci è categoricamente stato vietato l’ingresso, Jared è lì che aspetta senza riuscire a star fermo, Emma è seduta su alcune panche con Tomo e Vicki.

“E’ ancora chiusa lì dentro, santo Dio!” sbotta mio fratello evidentemente preoccupato e impaziente “è sveglia ma non me la fanno vedere!”

“Devi stare calmo, ogni cosa a sua tempo” cerco di ostentare la mia solita tranquillità ma capisco benissimo cosa sta provando, finché non la vedremo con i nostri occhi non potremo dirci davvero tranquilli, credo di potere senza problemi generalizzare la cosa.

Continuo a guardarlo dare di matto con il solo sguardo e il cuore mi si fa sempre più leggero, insopportabile sì ma molto meglio del Jared apatico che poche ore prima aveva abbandonato se stesso lungo lo squallido muro di un ospedale, con un leggero nodo alla gola realizzo che se Rose non ce l’avesse fatta è lì che sarebbe rimasto per il resto della sua vita.

Le porte del reparto si aprono con noncuranza attirando la nostra attenzione, Chris si avvicina a noi con un gran sorriso sulle labbra.

“Jared le cose procedono a meraviglia. Per il momento non posso farvi entrare tutti, solo uno di voi, quindi mi sembra abbastanza logico far entrare te” annuiamo tutti e pare di sentirlo il cuore di mio fratello galoppare a ruota libera verso quello della donna che ama, segue Chris senza alcuna esitazione, gli altri ritornano  a sedersi mentre io mi avvicino senza alcuna aspettativa alla pseudo finestra coperta da tende che affaccia all’interno.

Per un attimo il cuore mi si ferma quando realizzo che nonostante tutto riesco ad intravedere la figura di Rose delicatamente posata su quel lettino d’ospedale, mi perdo un secondo ad osservarla, è bastato un attimo perché entrasse a sconvolgere le nostre vite, ricordo precisamente il primo giorno in cui l’ho incontrata e mi sembra quasi passata un’eternità anche se si tratta di pochissimi mesi, ha saputo tirar fuori una parte di noi che non sapevamo nemmeno di conoscere, ci ha messi di fronte a ciò che siamo e ci ha chiesto silenziosamente di provare ad aprire di nuovo il nostro cuore, le voglio bene come ad una sorella, il senso assurdo di tenerezza che mi trasmette non potrebbe condurre ad altro e poi il mio cuore è fin troppo compromesso per poter ritornare a battere come un tempo.

Scorgo Jared avvicinarsi lentamente avvolto da un camice verde completo di mascherina e benda per coprire i capelli, Rose alza lo sguardo verso di lui e il sorriso stanco che gli rivolge vale davvero tutto quello che ha dovuto subire fino ad ora.

Si tratta di pochi attimi poi Jared si accovaccia accanto a lei, si scambiano qualche parola e le loro labbra si avvicinano, come se non aspettassero altro che quel momento, distolgo educatamente lo sguardo sopraffatto da qualcosa che non riesco a spiegarmi, so solo che l’angoscia sembra prevalere sulla gioia e la cosa in sé mi lascia senza fiato.

Non so nemmeno io di cosa avrei bisogno, probabilmente di un po’ più di coraggio per ammettere che sono debole, debole abbastanza da non trovare vie d’uscita in certe situazioni, anche se non mi riguardano strettamente da vicino.

Sospiro pesantemente e comincio a sentire il bisogno di una nuova sigaretta, uno sguardo silenzioso e Tomo mi segue verso l’uscita non prima di aver salutato Vicki con un bacio sulla fronte, mi avvio lentamente mentre lui mi segue a distanza di pochi passi, recupero il pacchetto di sigarette e ne offro una anche  a lui, accetta ben volentieri recuperando l’accendino.

“Sono felice che ce l’abbia fatta” dice solo avvicinando la fiamma alla mia sigaretta.

“Già” rispondo tirando la prima boccata di fumo, una birra farebbe del tutto al caso mio, in momenti come questo scappare dai  pensieri è molto meglio che cercare di analizzarsi “molto probabilmente Jared non l’avrebbe superata altrimenti”

“Lo penso anche io” concorda mettendo via l’accendino e guardandosi intorno “E poi Rose non si meritava di andarsene in questo modo” annuisco, su questo non ci sono dubbi.

“C’è qualcosa che non va, Shan?” mi volto incredibilmente sorpreso verso di lui, non sono scappato da Jared per farmi psicoanalizzare da Tomo!

“Lascia perdere, nulla di importante” taglio corto, anche se glielo spiegassi probabilmente non capirebbe, mi sono sempre preoccupato di nascondermi dietro strati e strati di indifferenza, era ed è l’unico modo per restare a galla, mi riesce a meraviglia finché non arriva il momento in cui tutto va a puttane e ogni sensazione nascosta nel profondo di me stesso scavalca le mura e torna prepotente a riprendersi una parte di me.

Tomo non parla, lascia che sia io a mettere in ordine sensazioni ed emozioni senza bisogno di alcun aiuto, è questo uno dei tanti e meravigliosi motivi che lo rendono il mio migliore amico.

Dopo qualche minuto mi da una pacca sulla spalla e rientra nell’ospedale lasciandomi solo con me stesso immerso in uno dei momenti in cui più mi odio.

Sento il bisogno di scappare, e so che è quello che farò, come la maggior parte delle volte.

Io non sono fatto per situazioni del genere, è tutto la vita che scappo da esse cercando di non farmi contagiare dal dolore, dall’ultima volta in cui ho pianto mi sono ripromesso che non l’avrei più fatto per nessuna ragione al mondo.

Sono passati più di vent’anni.

***

C’è un fastidiosissimo rumore, non riesco a percepire da dove provenga ma sta decisamente disturbando il mio sonno e sono tre giorni interi, e sottolineo, tre giorni interi che non mi faccio una dormita come si deve!

Mi porto il cuscino sopra alla testa sperando di attutire il suono ma è del tutto inutile, scalcio via il lenzuolo e mi metto a sedere guardandomi intorno decisamente nervoso, l’occhio mi cade su quell’aggeggio infernale di nome sveglia che mio fratello mi ha costretto a programmare ieri sera per essere sicuro che mi svegliassi all’orario giusto e sfogo la mia rabbia fino a ridurla in mille pezzi, mi sento già meglio. Sbadiglio in modo volgare e deglutisco alzando gli occhi verso la porta della mia stanza dalla quale mi osserva un Jared sbigottito, già vestito di tutto punto, con occhi spalancati e mano ferma a metà altezza.

“Cosa?” domando poco gentile  “Mi sono svegliato d’accordo?” sì, non è un eufemismo se mi danno dell’animale.

“Già nervoso di prima mattina? Puoi anche non accompagnarmi in ospedale se non ti va” oggi ci lasciano finalmente vedere Rose, fino ad ora Jared è stato l’unico ad avere il permesso e confesso che l’idea di poterle riparlare dopo tanto tempo mi alletta molto più che restare a casa e continuare a dormire per il resto del giorno.

“No, arrivo tra un secondo” rettifico, calmandomi e dandomi dello stupido.

“Ti ho portato la colazione” mi informa Jared infilandosi all’interno della stanza con una bustina in una mano e una tazza fumante nell’altra, gli sorrido e prendo il caffè e il cornetto al cioccolato come piace a me mentre lui si avvicina alla finestra spalancando le tende e permettendo al sole di entrare, mi fanno decisamente male gli occhi con tutta questa luce.

Do un morso al cornetto divorandolo quasi per metà e lancio un’occhiata a Jared che respira aria pulita a pieni polmoni godendosi la giornata, mando giù anche metà del caffè per non rischiare di affogarmi.

“Le ho comprato un regalo!” sorride voltandosi verso di me ed io lo guardo con la bocca ancora piena incoraggiandolo con gli occhi a dirmi di cosa si tratta.

“Un album da disegno e…delle matite, tante matite, non sapevo con quale potesse trovarsi meglio quindi ho optato per tutte, non mi sono costate molto. Dovrebbe farle piacere! Non può leggere sempre e solo libri non credi?” gli sorrido teneramente.

“Sicuramente la farai felicissima” mando giù l’ultimo boccone e mi alzo dal letto molto più pimpante di quanto sarei stato di solito.

“D’accordo, due minuti e arrivo” il bello è che ci metto davvero due minuti, quando raggiungo Jared all’ingresso lui mi guarda stupito ed ammirato, gli mollo una pacca dietro la spalla e scoppio a ridere con lui mentre ci dirigiamo alla macchina.

E’ decisamente tutto meno pesante da quando le cose vanno meglio, non c’è più la paura pressante  che la faceva da padrone fino a qualche settimana fa, quel desiderio di donarle tutto prima che fosse troppo tardi, ora c’è solo la voglia di godersi quello che la vita può donare finché saremo così fortunati da meritarcelo in qualche modo.

Ad arrivare all’ospedale ci mettiamo davvero poco, in verità sono un po’ nervoso e comincio ad accorgermene solo ora, non so il perché, probabilmente è l’emozione che gioca brutti scherzi.

Emozionato io? Stai perdendo colpi Shannimal…

“Sei pronto?” Jared mi sorride, come se ci fosse bisogno di prepararmi psicologicamente alla cosa, lo osservo perplesso senza rispondergli nemmeno mentre lui si infila nella piccola stanza luminosa che Rose ha la fortuna di non condividere con nessuno.

“Jared!” la sento esclamare e un moto di tenerezza mi attraversa mentre ho la mente pervasa dal ricordo del suo delicato e meraviglioso viso, finché non prendo un respiro profondo e seguo mio fratello.

Ciò che mi ritrovo a fissare non è la Rose che ricordo, le sue gote rosee sono completamente sparite, la carnagione normalmente chiara le conferisce quell’aria malaticcia che non ha mai posseduto, nonostante la realtà dei fatti, gli splendidi occhi espressivi sono incupiti dalla presenza di spesse occhiaia violacee, è molto più magra e sembra quasi più fragile di quanto non sia sempre stata.

Mi si blocca il respiro in gola e il sorriso mi muore sulle labbra mentre la fisso e prendo coscienza di particolari sempre più dettagliati che fanno di lei un fiore appassito, mi brucia lo stomaco e un fastidioso nodo mi stringe la gola.

“Buongiorno amore mio” sussurra gentilmente Jared avvicinandosi per lasciarle un tenero bacio sulle labbra “Come stai oggi?”

“Molto meglio!” esclama lei in perfetto contrasto con quanto si direbbe senza ascoltarla parlare, si volta appena dalla mia parte e mi sorride tenera.

“Shannon” è solo il mio nome eppure fa tremendamente male al cuore, qualcuno dovrebbe impedire che una bambina soffri così tanto senza alcun motivo apparente, è un’ingiustizia cocente che non riuscirò mai a sopportare ne a giustificare.

Percepisco l’affetto del suo sussurro e so che anche questa volta, come per la maggior parte, le parole non saranno abbastanza e soprattutto non renderanno l’idea di ciò che sento, semplicemente provo a dimostrarglielo.

Mi avvicino a grandi passi fino ad avvolgerla tra le mie braccia, vorrei potesse percepire che su di me potrà sempre contare, comunque vadano le cose, qualunque sia la strada che il destino ha scelto per lei, ormai è parte di Jared e di me, non riesco più ad immaginarci senza la sua delicata presenza.

“Che bello rivederti bambolina” ho paura a stringerla troppo, ho l’impressione che possa spezzarsi da un momento all’altro, sono rude e rozzo e sento la mia indelicatezza pesare come un macigno tra di noi, nonostante tutto lei sorride felice.

“Il mio cuore batte ancora” è talmente bello e doloroso sentire queste parole dalle sue labbra delicate, solo ora probabilmente riesco a rendermi conto a pieno di quanto sia stata forte la paura che potesse sparire così come è arrivata.

Deglutisco a vuoto cercando di far sparire questo nodo insensato alla gola che vuole prendere il sopravvento.

“Mi sei mancato” è serena e felice e quasi mi sembra di recarle un torto sentendomi così dannatamente male, un malessere al quale non riesco a dare una spiegazione.

Le passo una mano tra i capelli acconciati alla meno peggio e sorrido nel modo più falso e convincente che mi riesca, lei sembra apprezzare lo stesso lo sforzo o almeno fa finta.

“Hai mangiato qualcosa Rose?” domanda mio fratello ad alta voce rallegrando l’atmosfera.

“Il cibo di questo posto fa decisamente schifo” sorride lei quasi scusandosi e Jared scoppia a ridere sedendole accanto e prendendo una sua mano per portarsela alle labbra, non riesco a capire perché guardarli così vicini e speranzosi mi faccia sentire tremendamente incazzato col mondo.

“Ti senti stanca?” domanda lui accarezzando la sua pelle con le labbra e guardandola con espressione preoccupata.

“Me la cavo benissimo, Jay. Sono molto più forte di quanto crediate” mio fratello sorride e avvicina dolcemente la testa alla sua.

“Lo so” sussurra “E’ per questo che ti amo” è quasi impercettibile eppure scava un buco di dimensioni profonde all’interno della mia anima, togliendomi il respiro, distolgo immediatamente lo sguardo e nel mio goffo tentativo di rendermi invisibile ottengo esattamente l’effetto contrario.

Io…io…mi dispiace, mi allontano per qualche minuto…il tempo di una sigaretta” butto lì rendendomi conto quasi immediatamente di aver detto la sacrosanta verità, sbatto addosso a parecchie persone nel disperato bisogno di allontanarmi da me stesso senza ottenere nulla che assomigli ad un successo.

Che cosa mi sta succedendo? Comincio ad avere la vista annebbiata e non capisco per bene dove sto andando, le gambe mi tremano e il cuore batte all’impazzata.

“Shannon” mi accorgo un secondo troppo tardi di aver urtato accidentalmente Tomo che sta entrando in ospedale con Vicki, lo guardo privo di espressione, lui fa cenno alla ragazza di avviarsi.

“Tutto bene?” domanda, sinceramente preoccupato, continuo a non rispondergli “Shannon!” insiste ed io fisso i miei occhi nei suoi.

“Non ce la faccio” sono le uniche parole sensate che riesco a dire e quando leggo la comprensione sfiorare l’oceano nero dei suoi occhi, il sollievo mi invade completamente.

“Devi andare via di qui” annuisco guidato dall’istinto e dalla sensazione di conforto che mi danno le sue parole, faccio per voltarmi immediatamente ma nella mia mente si affacciano prepotenti gli occhi chiari di Jared, bisognosi di aiuto, porto lo sguardo verso l’entrata dell’ospedale e mi sento spezzato in due, tra quello che provo e quello che sento.

“Se la caverà” la durezza dei modi di Tomo mi fa capire quanto sia evidente il mio bisogno “non è solo”

Lo supplico con gli occhi di fare in modo che possa capire, che non si senta abbandonato, che non interpreti tutto come il mio ennesimo atto egoista, il mio stupido vizio di ritornare sempre un po’ bambino, tutte le volte che il mondo e le sue pene sembrino essere più forti di ciò che sono.

Un ultimo cenno del capo del mio migliore amico e mi lascio convincere che nonostante tutto è la cosa giusta da fare, mi volto alla cieca alla ricerca della macchina per poter scappare ancora una volta verso posti lontani ed esotici, in cui nessuno potrà riconoscermi né capire, da solo con me stesso a fare ancora una volta i conti con ciò che ho finto non mi appartenesse per troppo tempo.

Non ci vuole più di qualche telefonata per organizzare tutto, non ci vuole più qualche soldo speso per una piccolo aereo privato, nulla di particolare, solo un capriccio che mi vede preda di questa situazione, non ci vuole più di qualche ora per ritrovarmi abbandonato al finestrino che guarda in basso le case diventare puntini sempre più lontani.

“Dove la porto Signor Leto?” la voce gracchiante del pilota dal forte accento Italiano occupa l’abitacolo dall’altoparlante, faccio una smorfia del tutto scocciata e mi stringo nelle spalle.

“Dove ti pare” rispondo “voglio solo sparire” aggiungo, ma non so se mi ha sentito, anzi, forse è molto meglio che non l’abbia fatto.

Sento la mia debolezza fare a pugni con il desiderio di essere più forte.

A dispetto di quanto tutti possano solo immaginare di me, sono circa venti anni che il mio cuore sanguina nel profondo della mia anima senza venire mai a galla.

E non voglio che mi si dica cosa è giusto e cosa è sbagliato, è solo un banale tentativo di rendersi saggi agli occhi di un mondo ipocrita.

Semplicemente, quando tutto diventa troppo, ho bisogno di tornare a galla a respirare prima di riscendere in apnea.

Chiudo gli occhi cercando di deviare i pensieri senza riuscire ad impedire alle immagini di susseguirsi dolorose dietro le mie palpebre chiuse.

Quando mi addormento un piccolo battito di cuore mi trasmette una strana sensazione.

La sensazione che tutto stia cambiando e che io stia solo seguendo il naturale percorso del destino.

 

 

Vi è mai capitato di sentirvi come Shannon in questo momento? Sentire il bisogno di Mandare il mondo a puttane e sparire da qualche parte?

Quanto sarebbe bello poterlo fare sul serio? Dove pensate che stia andando? Ritenete giusta o sbagliata questa decisione?

Siete pronti ad entrare in un mondo completamente diverso?
Preparatevi al viaggio ^^

Alla prossima <3

   
 
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