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Autore: elisabieb    26/06/2011    2 recensioni
Qual è stato il vero motivo della partenza di Paola? Riuscirà Andrea a raggiungerla a Tarquinia? E sopratutto riusciranno a chiarirsi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’ll go wherever you will go.

In your heart, in your eyes, I’ll stay with you for all the time.


Città della Pieve.
Tre mesi.
Erano passati tre mesi da quando lei se n’era andata.
Aveva preferito la carriera a lui.
Eppure avevano passato un anno bellissimo insieme, un anno favoloso nonostante le incomprensioni, i litigi, i continui battibecchi degli ultimi tempi.. ma non aveva smesso un istante di pensare a lei. La amava e ne era sicuro. Sarebbe stato disposto a lasciare tutto per lei. Ma lei no. E lo aveva dimostrato con quel trasferimento.
Improvviso.
Inaspettato.
E a lui aveva dato qualche spiegazione? No. Nemmeno era a conoscenza della domanda che lei aveva fatto per quel corso.. e poi un bel giorno si sveglia e non trova lei accanto a se. Non c’era nemmeno niente che potesse giustificare quella partenza improvvisa.
Si ricordava ancora la loro ultima litigata. Lei che lo accusava di non essere abbastanza presente, che lo accusava d non prendere la loro storia sul serio, che tanto la considerava una come tante. Che la cosa di sposarla non lo sfiorava neanche minimamente e tantomeno l’idea di avere un bambino tutto loro.
Ancora non capiva come lei avesse potuto anche solo pensare una cosa del genere, ma il fatto era che dopo quella accesa discussione era cambiato qualcosa.
Tanto che dopo due settimane si era ritrovato da solo.
Ma vai al diavolo.
Sbuffò e lasciò perdere i documenti che aveva fra le mani. Era mezz’ora che cercava di leggere e da mezz’ora aveva la testa da un’altra parte. Decise di lasciar perdere e si alzò dalla scrivania, diretto in cucina per prepararsi un caffè. Il vociare nel corridoio però, lo costrinse a fermarsi.
“Prosperi! Bini! Un po’ di silenzio, no? E’ una caserma questa!”
“Sì, Maresciallo.. ci scusi” rispose Leo. Lo vide allontanarsi e si girò furioso verso l’amico “Ecco, lo vedi? Riesci a stare un po’ zitto una volta tanto?”
“Aaah, quanto sei noioso..”continuò sottovoce l’altro “Quella era carina però! Non trovi?” concluse lui mentre lo seguiva nell’ufficio comune.

Intanto Andrea era entrato in cucina. Prese la moka, la preparò e la mise sul fuoco. Poi si appoggiò alla penisola, con lo sguardo perso nel vuoto, ritornando ai suoi pensieri. Soltanto una voce lo costrinse ad alzare il capo. Luigi.
“Ehi.. cos’hai?”
“Nulla.” rispose lui controvoglia, mentre andava a controllare la moka sperando che il caffè fosse pronto così da interrompere il discorso.
“Nulla” ripeté Luigi “Sono tre mesi che hai quella faccia e continui a rispondere che non hai niente!”
“E beh? Tanto che potresti farci?”
“Innanzitutto potresti cominciare a confidarti con qualcuno, invece di tenerti sempre tutto dentro..”
Andrea non rispose, tenendo la testa bassa.
“Io lo capisco che ci stai male, ma fare così non serve a niente” continuò Luigi “Soprattutto se bevi diecimila caffè al giorno..”
“Mi rilassa” si giustificò lui.
“Ma perché invece non provi a chiamarla? Parlate! Chiaritevi..”
 “E’ stata lei a lasciarmi!” esclamò irritato lui “E’ stata lei ad andarsene, è stata lei a non degnarmi nemmeno di una spiegazione.. Non io. E’ lei che deve chiamarmi e tentare di chiarire, io ci ho provato mille volte.”
“Ah, sì? Non ci credo neanche un po’.. Se ci avessi provato sapresti anche che è appena tornata dall’ospedale..”
A sentire quelle parole, il suo cuore rallentò i battiti.. Ospedale? Che era successo? Però non chiese niente. Quasi riuscendo a far finta che per lui, lei, non esisteva più. “Te la sei vista andare via sotto gli occhi e non hai provato a fermarla, non hai provato a parlarci. Adesso sei scontroso, irascibile e non sopporti più niente..” continuò Luigi.
“Sei l’ultima persona che può venirmi a fare la morale adesso!” sbottò lui irritato.
“Ecco, lo vedi? Ancora una volta hai confermato quello che ho appena detto. Metti da parte l’orgoglio, vai a Roma, va da  lei.. parlaci.” Ancora una volta Andrea non rispose abbassando la testa. Luigi scosse il capo “Beh, fa come vuoi” poi si girò e uscì dalla stanza, quasi sbattendo la porta.
Andrea chiuse gli occhi, cercando di riordinare le idee.
Forse aveva ragione.
Forse.
Ritornò alla moka, quasi in tempo prima che il caffè cominciasse a bruciare. Lo tolse dal fuoco e si scottò pure. Niente da fare.. non era proprio giornata.

h:00.30
Passò l’ennesima nottata a rigirarsi tra le coperte. Non riusciva nemmeno più a dormire, e le poche volte che ci riusciva sognava lei, solo lei.. e si svegliava di scatto. Forse parlarle faccia a faccia lo avrebbe aiutato. L’avrebbe guardata negli occhi e avrebbe capito se anche lei lo amava veramente o no. Se era stata solo una cosa passeggera. Allora ci avrebbe messo definitivamente una pietra sopra e Paola Vitali sarebbe uscita completamente dalla sua vita.

Tarquinia. h:00.30
“Un’altra nottata in bianco?”
Paola si girò verso quella voce. Leandro. Alzò le spalle tornando a concentrarsi sulla tazza di tè caldo. Non aveva voglia di parlare con lui. Ok, d’altronde era l’unico che l’aveva accolta meglio, che non aveva torso il naso al vedere una donna lavorare in caserma. Ma era anche un perfetto sconosciuto, che non conosceva la sua storia, che non sapeva quello che stava passando, che non sapeva niente di lei e niente di quello, che anche se per poco tempo, aveva condiviso con Andrea. Andrea. Ecco di chi aveva bisogno: del suo Andrea e basta. Aveva bisogno di abbracciarlo, appoggiare la testa sul suo petto e aspettare che lui ricambiasse l’abbraccio e la cullasse, come aveva sempre fatto, come si fa per una bambina piccola.. vabbé era inutile perdersi in quei pensieri adesso che si erano lasciati. Sospirò quando sentì il collega prendere la sedia e sedersi accanto a lei.
“Io lo so che non ci conosciamo abbastanza, però.. se hai bisogno di parlare io ci sono”
Paola sorrise timidamente ringraziandolo “Sì, ma adesso non mi va di parlare.. preferisco stare da sola” rispose gentilmente. Leandro annuì e dandole la buonanotte uscì dalla stanza. Paola si ritrovò nuovamente sola. Sola con i suoi pensieri.

Città della Pieve.
Andrea se ne stava in ufficio come sempre. Rinunciava ai giorni liberi, alle ore di permesso; l’unica distrazione era lavorare, lavorare, lavorare, lavorare e lavorare. Almeno era quanto diceva lui.
Tutte cavolate. Non riusciva nemmeno a lavorare, figurarsi smettere di pensare a lei. Lanciò con uno scatto di rabbia i fogli che aveva fra le mani e si portò quest’ultime al viso. Luigi entrò giusto in tempo nella stanza per vedere l’accaduto.
“André! Che ti avevo detto di fare?”
Andrea, ancora una volta non rispose, facendo finta di non averlo neanche visto. Si alzò dalla poltrona nera e andò a raccogliere i fogli sparsi sul pavimento. Luigi lo bloccò costringendo a guardarlo.
“Per favore.. fa quello che ti dico. Solo per questa volta.. provare non costa niente! O vuoi rimanere col rimorso di non esserti chiarito con lei?”
“Ma quale rimorso..” replicò lui “Lei ha deciso e io non posso farci niente. Per cui, lasciatemi stare tutti. Non voglio più sentirla nemmeno nominare qua dentro! Intesi?” esclamò lui visibilmente arrabbiato.
Luigi annuì soltanto poi gli lasciò la cartellina rossa, che lui aveva chiesto poco prima, e voltandogli le spalle lasciò la stanza. Era inutile provare a parlarci. Era come parlare ad un muro.
Andrea sospirò ancora una volta. Se la prendeva con tutti in ogni momento. Aveva ragione Luigi: era diventato scontroso e irascibile. Doveva calmarsi un po’, doveva.. doveva.. parlare con lei. Scosse la testa. No, non voleva farlo.
Prese la cartellina del caso aperto due giorni fa. Un tentativo di stupro ai danni di una ragazza di appena diciotto anni. Lei non parlava troppo scioccata per l’accaduto e nessuno ancora era riuscito a convincerla. Paola, invece, ce l’avrebbe fatta.
Scosse il capo. Basta Andrea. Non pensare più a lei.. non ne vale la pena.. non serve a niente.. non cambierà niente. Erano le uniche cose che andava ripetendosi da tre mesi. Ma ora più che mai si rendeva conto quanto più se le ripeteva, quanto più erano una grande, dolorosa bugia.
Adesso sapeva cosa fare.
Sì, adesso lo sapeva. Non era una pazzia, stavolta avrebbe seguito cosa gli diceva l’istinto. E se poi si sarebbe rilevato davvero un viaggio a vuoto, poco importava. Avrebbe lottato per riprendersela, ci avrebbe provato fino alla fine.
E stavolta, lei, non poteva tirarsi di nuovo indietro. Non poteva.

Tarquinia.
Il mare a quell’ora della mattina le era sempre piaciuto.
E poi in spiaggia non c’era nessuno.
Riusciva a pensare e a riordinare le idee soltanto seduta sulla sabbia a respirare l’aria salmastra.
Con un rametto prese a giocare con i granelli di sabbia, come quando era piccola e si divertiva a passare le ore così. In quel momento non pensava a niente se non unicamente a lui.
All’improvviso sentì un fruscio dietro di se e si girò di scatto impaurita. Non vide niente. Molto probabilmente era stato solo il vento. Alzò le spalle e tornò all’occupazione di poco prima.
Non passò molto tempo che sentì qualcuno sedersi vicino a lei. Si girò di scatto, alzando una mano, ma quel qualcuno fu abbastanza veloce da bloccargliela.
Nel vedere chi si trovava di fronte Paola si rattristò, poi tolse la mano dalla sua presa, si alzò e prese a camminare velocemente.
“Che fai? Scappi un’altra volta?” esclamò Andrea rincorrendola.
Paola si fermò con le braccia incrociate, poi si voltò verso di lui “Non sto scappando”
“Ah, no? Però lo hai fatto, iscrivendoti al corso, trasferendoti qui.. senza dirmi niente.”
“E per quale motivo avrei dovuto farlo?”
“Ne avevo il diritto Paola, stavamo insieme..”
Lei annuì “Stavamo. Ha detto bene, Maresciallo” si girò nuovamente e fece per andarsene ma lui la bloccò di nuovo.
“Fino a che non mi hai dato una motivazione valida io da qui non mi schiodo.”
“E puoi restarci quanto vuoi..” rispose lei, quasi con tono di sfida.
“E tu rimani qui, perché non ti lascio andare via!”
Paola volse lo sguardo altrove. Non riusciva a guardarlo negli occhi. No, non ci riusciva.
“Perché te ne sei andata?”
“Non sono cose che ti riguardano..” rispose lei, cercando di mantenere un tono duro.
“Certo che mi riguarda!” esclamò Andrea mentre le alzava  il viso, costringendola a guardarlo ma lei si scansò, abbassando la testa “Non sono più innamorata di te.. non è difficile da capire” rispose come se fosse la cosa più facile del mondo.Poi si girò e fece per andarsene di nuovo, ma Andrea la bloccò di nuovo per un braccio e la fece girare.
“Se davvero te ne sei andata perché non sei più innamorata di me, guardami negli occhi e dimmelo!”
Lei provò a divincolarsi dalla presa senza riuscirci. “Andrea, per favore..”
“Per favore, un corno. Guardami negli occhi e dimmelo..”
A quel punto lei alzò la testa “Sei venuto fin qui solo per farti dire questo?”
“Sì, perché voglio guardarti negli occhi mentre me lo dici..”
Paola non diceva nulla. Continuava a tenere la testa bassa.
“Al comando neanche volevamo dirmi in quale territoriale eri..” continuò Andrea “Luigi mi ha detto che sei stata in ospedale.. è successo qualcosa di grave?”
“Era meglio se se ne stavano tutti quanti zitti” rispose stizzita lei.
“Perché? Lo vedi come sei? Io vengo qui per te, per parlarti e tu..”
Paola abbassò nuovamente la testa “Hai sprecato solo il tuo tempo..” continuò poco dopo con un fil di voce. “E’ meglio se non ci vediamo più..”
“ Io non ho intenzione di lasciarti un attimo” la interruppe lui “ non ho intenzione di lasciarti andare fino a quando non mi darai la dimostrazione che per te non conto niente, che quello che è successo tra di noi per te non è contato un ca**o. Ma dimmelo adesso, dimmelo adesso perché così non posso continuare..” quelle parole gli uscirono tutto d’un fiato, colpendo l’animo di Paola che non osava alzare la testa a causa delle lacrime che le stavano riempiendo gli occhi.
“Io ti amo” aggiunse lui poco dopo “Sì, ti amo da morire..”
Ma Paola non disse niente. Scuoteva la testa senza neanche degnarsi di guardarlo.
Andrea allentò la presa sul suo braccio e la lasciò andare. “Non importa che tu dica qualcosa” esclamò acido “Ho capito tutto, ho capito benissimo.” Si allontanò da lei e si avviò verso la macchina scura parcheggiata lungomare.
“No, Andrea!” lo richiamò lei con le lacrime agli occhi “Ti prego non te ne andare!”
Lui si bloccò lasciando che lei lo raggiungesse e gli si avvicinasse, che gli mettesse le braccia intorno alla vita, e appoggiasse la testa sul suo petto. “Non te ne andare, ti prego” ripeté mentre piangeva.
Lui non si muoveva, rimaneva impassibile. Non riusciva a fare altrimenti, ca**o. Prima lei se ne andava senza degnarlo di una spiegazione, poi non si era fatta sentire per tre mesi e adesso che si era deciso a partire per andare da lei, a confessarle tutto quello che provava, rimaneva fredda e distaccata per poi supplicarlo addirittura di non andarsene. Non riusciva più a capire a cosa doveva credere.
“Mi manchi da morire” sussurrò Paola, dopo quegli attimi di silenzio, rimanendo abbracciata a lui “Non te ne andare”
Lui sospirò, continuando a rimanere immobile. Poi mandò al diavolo il suo stupido orgoglio e la avvolse nel suo abbraccio. Gli passò una mano sui capelli accarezzandogli la testa. Vederla piangere lo faceva star male ancora di più.
“Perché te ne sei andata?” domandò di nuovo con un fil di voce.
Paola deglutì nervosamente, poi si fece coraggio e cominciò a parlare. “Ero incinta..”
Andrea spalancò gli occhi, allontanandola un poco da se, giusto per poterla guardare negli occhi. Stavolta lei non oppose resistenza, alzò il capo e lo guardò, dritto nei suoi occhi verdi, che in quel momento sembravano non capire.
“E perché non me lo hai detto?”
“Perché.. Andrea, per favore.. guardaci. Non possiamo stare insieme, non possiamo crearci una famiglia. No, non possiamo.”
“E tutti quei discorsi sul matrimonio e sull’avere dei bambini? Cos’erano? Le sappiamo benissimo entrambi le regole dell’Arma!” sbottò lui arrabbiato “Una soluzione l’avremmo trovata. Io non so cosa ti stia succedendo, non capisco tutta questa paura che c’hai e tutto questo menefreghismo nei miei confronti!”
“Non è menefreghismo. Io a te ci tengo per davvero, Andrea.. Il regolamento..”
“Al diavolo il regolamento. Io voglio stare con te.. non me ne frega niente di tutto il resto. Io sarò con te sempre, ovunque tu andrai. Per te potrei mandare all’aria tutta la carriera, tutto il mio lavoro.. Conti solo tu adesso, tu e..”
Paola lo bloccò scuotendo la testa “Non c’è più..”. Si allontanò un po’ di più da lui, per poi tornare lentamente a mettersi seduta e a giocherellare con la sabbia, mentre le lacrime cominciavano a cadere sulle guancie.
Andrea rimase in piedi, immobile.
“Una sparatoria” cominciò lei “Una sparatoria durante una rapina in una banca, tre settimane fa.. il giubbotto antiproiettile non è servito”.
Andrea si girò con gli occhi che gli si riempivano di lacrime.  Non era giusto. Potevano essere felici. Oltre ad aver perso il loro bambino, aveva pure rischiato di perdere lei. Strinse i pugni girandosi verso la donna che adesso, con le ginocchia al petto, fissava l’orizzonte,
“Se solo tu me ne avessi parlato, non sarebbe successo niente..”
“Basto già io con i sensi di colpa, non c’è bisogno di rincarare la dose!” esclamò lei alzando la testa “E poi non eri tu a dire che non volevi sposarti? Che il matrimonio e l’idea di diventare padre ti spaventano?”
“Ancora me lo stai rinfacciando? Paola, ma è stato un momento di.. stavamo litigando, non mi ricordo neanche il perché..  però..ecco.. io..”
“Io tremo già solo all’idea di saperti all’altare mentre mi aspetti, di avere un bambino con te.. Non capisci niente come al solito..”
Andrea, dopo qualche minuto di silenzio prese coraggio e andò a sedersi accanto a lei. Le prese il volto tra le mani e la guardò negli occhi “Ricominciamo tutto daccapo. Tutto. Io ti sposo. Ti voglio sposare, amore.. quando vuoi tu. Anche adesso. Facciamo tutti i bambini che vuoi tu, quanti ne vuoi amore.. però non lasciarmi da solo un’altra volta, ti prego”
Andrea che si dichiarava così apertamente a lei, la faceva sentire al settimo cielo. Quasi non ci credeva, ma lui era lì, si era fatto tutti quei chilometri per lei.. aveva detto che l’amava. Gli sorrise mentre allargava le braccia per abbracciarlo e scoppiava a piangere di nuovo.
Non serviva a nulla farsi del male a vicenda, basta. Adesso c’erano solo loro due e nient’altro.
“Ti amo..” sussurrò lei a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Anche io, anche io amore..” rispose Andrea, prima di catturarle le labbra e baciarla dolcemente.


The end.

  
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