L’amore è come il
profumo…è artificiale.
Da quando aveva abbandonato la vita tranquilla, abitudinaria (noiosa) dell’impiegato d’ufficio, si era ritrovato assuefatto da sensazioni nuove, pericolose (eccitanti). Aveva affrontato pallottole vaganti, più o meno indirizzate a lui, pazzi armati di tutte le età, estrazione sociale e razza e, l’odore delicato di dopobarba, sakè leggero e carta di riso, era stato sostituito da quello di sigarette, birra canadese e polvere da sparo (violenza).
Tutto nel suo nuovo mondo era in qualche modo artificiale (ma allo stesso tempo tanto naturale da sembrare vero).
Dalle armi alle bevute, dal lavoro ai nuovo colleghi (amici), tutto sembrava contro natura.
Quella violenza, quegli odori forti, quella vita (quella rinascita) gli erano entrati dentro, nella pelle, assorbiti dagl’abiti (ricreato tutto un mondo).
Quando ancora era (sopravviveva) Rokuro Okajima pensava che tutto ciò che era anche solo lontanamente legato alle armi (eccitazione) non fosse altro che negativo, dannoso alla società e all’uomo stesso (troppo lontano dal suo mondo per essere reale). Non immaginava certo come il tutto potesse cambiare.
Cercando di allontanare quei pensieri, insoliti anche per lui di prima mattina, si sollevò a sedere facendo cadere il lenzuolo sudato fino alla vita -giusto per evitare che, in caso di ingresso di Benny, non dovesse sentirsi troppo in imbarazzo-.
Persino la luce che filtrava dalle tapparelle, malamente abbassate e piegate innaturalmente in alcuni punti, gli sembrava innaturale, troppo bassa (luminosa, bianca) rispetto a quella che vedeva a Tokio.
Quando un mugugno, però, arrivò roco alle sue orecchie si concesse un sorriso, nonostante nessuno potesse vederlo.
Una mano femminile (solo in quel momento, delicata) si appoggiò al suo petto facendo pressione perché tornasse a sdraiarsi. Ricadde sul letto sfatto e Revy, ancora con gli occhi chiusi, gli si strinse addosso (come se quella notte non avesse fatto altro) premendo il seno (nudo) su di lui e intrecciando le loro gambe.
Tutto ciò che lo circondava in quel momento, il quella vita, era artificiale. La pelle, i vestiti, il lavoro.
E allora perché il suo odore gli era arrivato fino in fondo al cuore?
Non sono nemmeno
trecentocinquanta
parole (338 per chi fosse interessato, compresa la punteggiatura e
senza il
titolo) su quello che Rock potrebbe riflettere nei rari, rarissimi,
momenti di
calma. Perché in realtà quei due ce la fanno
sotto il naso. Poco ma sicuro.
E se ve lo dico io
c’è da crederci
(ahah).
Se volete, sempre se
volete, ho
scritto un’altra fic su questo stesso…su questa
stessa affermazione, diciamo…è
una Roy/Ed (Full Metal Alchemist) e si intitola: L’amore
è
come il profumo…a volte non si sente.
dateci
un’occhiata se vi è piaciuta
questa, potrebbe farvi venire voglia di leggere le prossime che
scriverò di
questo genere. (hihi)
Buone recensioni.
(perché recensire
non solo fa bene alla salute - la mia nel caso qualcuno se lo stesse
chiedendo - ma
anche perché è
un’attività incredibilmente salutare, cosa che si
ricollega molto anche al
primo motivo…sempre se qualcuno se lo chiede, mi pare
chiaro…)
Un bacio
NLH