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Autore: Eriss    28/06/2011    3 recensioni
Tutto comincia con una lettera: una lettera destinata a Rima. Appena arriva al Collegio Cross, la ragazza si rifugia in camera sua e la apre. Ciò che non avrebbe mai immaginato si sta avverando e lei non può permettere che accada, non vuole. Il contenuto della lettera non lo rivela a nessuno, ma sa che presto o tardi la verità verrà a galla. Una notte, silenziosa, fugge dall'Accademia. E' consapevole che d'ora in poi la sua vita non sarà più la stessa e prende una decisione: andare in contro al destino, per cambiare ogni cosa. Rima combatte disperata contro il tempo che continua a scorrere, inesorabile, alla ricerca di un nemico sempre più sfuggente e invisibile. Ma il destino per lei ha in serbo delle sorprese e non tutto è come appare... Dietro le quinte della sua vita, e non solo della sua, strani filamenti cominciano a intrecciarsi in un oscuro ed indecifrabile gioco...
[Sospesa] Revisione dei capitoli in corso.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Rima Toya, Senri Shiki
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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09
Lullaby 





Capitolo 9: Scarlet Moon  
Ciò che accadde la mattina seguente, a Rima parve un vago copione di quello che aveva fatto quando era arrivata, solo con direzioni opposte.

Infatti aveva fatto ritorno al luogo di partenza.


Ciò perché aveva deciso che si sarebbe fatta portare dalla sua manager in una delle sue ville, non molto distante dal colleggio.

La vita selvaggia non era proprio il suo forte, ma non era solamente per questo.

Aveva bisogno di scoprire delle cose e pensava che le risposte fossero nei libri custoditi nella biblioteca della casa.

Prima di andarsene, però, voleva verificare una cosa su quello strano albero.

Durante la scorsa notte ci aveva rimuginato su svariate ore, ma senza trovare nulla che la riconducesse alla reale spiegazione, pensava.

Le idee che aveva avuto erano tutte troppo astratte e vaghe, senza una reale motivazione, poi, che la potesse ricondurre a ciò che aveva intravisto vagamente.

Il mistero era sempre più fitto e le domande di Rima erano sempre di più e, sopratutto, senza risposta.

Tutto quel trambusto le aveva causato solo un gran mal di testa e, di conseguenza, era abbastanza innervosita.

Rima sbuffò, infastidita anche dal tempo.

Sì, perché quel giorno il tempo non era proprio a suo favore: fortunatamente non c'era il sole, però il cielo era cosparso di nuvole e piovigginava a tratti.

Mentre proseguiva la sua camminata, i pensieri si era nuovamente incentrati sulla sua situazione.

Rima era certa di non volersi sposare con Takashi, la sua decisione non sarebbe mai cambiata, però... ora le era sorto un altro dubbio.

Suo padre non era ancora arrivato da prima che se ne fosse andata e, se fosse venuto e non l'avesse trovata, era sicura che avrebbe mandato immediatamente una serie di uomini per cercarla, eppure nulla era ancora accaduto.

Che suo padre non fosse ancora giunto all'Accademia realmente? Quali erano state le sue intenzioni una volta che sua madre gli aveva parlato del suo esplicito rifiuto?

Di sicuro non era stato contento.

Eppure, Rima continuava ad avere un brutto presentimento: il suo sesto senso continuava a mandare avvisi.

Non era affatto un buon segno.

Neppure l'albero che aveva davanti; ero lo stesso della notte precedente.

Rima si fermò di fronte alla pianta, osservandola diffidente.

"Cos'erano quei ricordi che mi ha mostrato?", pensò, seguendo i contorni della strana Y.

Respirò profondamente e socchiuse per un attimo le palpebre.

"Devo farlo. Voglio sapere, devo sapere...", rifletté, avvicinandosi all'albero.

Chiuse gli occhi, appoggiando una mano sulla corteccia.

Il contatto con il legno non le procurò nulla e per vari secondi non accadde nulla.

Rima, intanto, ripensava a ciò che l'albero le aveva mostrato, quegli strani ricordi, offuscati...

Voleva sapere, perché sentiva che quello che non riusciva a ricordare riguardasse il suo passato.

Qualcosa aveva cominciato a incrinarsi nello specchio della sua memoria: era come se alcuni pezzi fossero stati incastrati in modo sbagliato.

Qualcosa iniziava a non coincidere e non corrispondere, ed era troppo strano.

Rima rilassò il corpo, pronta alla reazione strana che le procurava l'albero, mentre qualcosa nella sua mente cominciava a tornare.

Come la notte, precedente, le energie stavano lentamente affievolendo dal suo corpo, ma la vampira stette ferma, in silenzio.

I fiori di ciliegi si perdevano a vista d'occhio per metri e metri in un parco verde.

La luna illuminava placida la distesa erbosa, stranamente cremisi quella notte, apparendo così vicina da poterla toccare.

Lei alzò il viso, rivolgendolo al cielo.

Il vento le scompose i capelli, ma lei non vi fece caso e, invece, si sciolse lo chignon, liberando i lunghi capelli color oro.

Un uomo le si avvicinò, sorridendole.

Lei non si voltò e non lo degnò del minimo sguardo, continuando a mirare il firmamento immacolato di stelle.

Egli si sedette, continuando a sorridere.

Dopo un po' prese parola e le disse che quella notte sarebbe avvenuta una cosa molto importante.

La bambina sembrava non ascoltarlo minimamente.

Dopo un po' si voltò e sussurrò che non le importava e che voleva stare sola.

L'uomo l'aveva baciata sulla guancia e le aveva stretto i capelli con una mano.

Le mormorò che era sua e che era lui a decidere del suo destino.

Lei non sembrò soffrire nonostante la stretta vigorosa attorno ai suoi fini capelli, non si dimenò, si voltò semplicemente, con lo sguardo azzurro più gelido delle banchise polari.

Era rimasta molto a fissarlo, senza una particolare espressione accesa sul bel volto.

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma nessun suono uscì da essa.

Rima cominciò a sentire quella strana sensazione che l'aveva colpita la notte precedente, ma questa volta non cedette.

Aprendo gli occhi, si arpionò alla corteccia, spaccandola e affondando le mani nelle fibre lignee. Strinse forte, ritrovando faticosamente il controllo.

Sembrava una magia, quello strano effetto che si era impossessato di lei.

Rima si scosse dai pensieri e si concentrò sulle immagini.

Ora ritraevano un bambino.

Piangeva, singhiozzando forte. Gli occhi chiusi erano nascosti dalle mani, strette a pugno contro il visetto.

I capelli castano scuro giacevano scomposti sulla testa, arrivando a sfiorargli il collo.

Era contro un muro giallo e non smetteva di piangere.

Rima pensò per un secondo a quale collegamento avesse quel bambino con il suo passato.

Una donna arrivò da lui, nelle mani stringeva un fazzoletto nero.

Si voltò verso di lui. Aveva lunghi capelli biondi, legati in una coda che teneva sulla spalla e gli occhi erano color nocciola.

Rima sgranò gli occhi, arretrando di un passo.

-M-madre...-, bisbigliò.

La donna aveva abbracciato il bambino, sussurrandogli parole dolci.

Ad un tratto, disse che avrebbe punito Rima per il suo comportamento, ma il bambino scosse forte il capo.

"Punirmi? Punirmi per cosa?", rifletté Rima, nella confusione più totale.

Il corpo stava lentamente cedendo e la testa prese a pulsarle lancinante.

Rima chiuse gli occhi, cercando di racimolare ancora qualche immagine.

Lo scenario era cambiato nuovamente.

Un muro di pietra si ergeva in verticale e una bambina e un bambino stavano appoggiati ad esso.

I loro visi erano oscurati dalle ombre che la notte ritagliava e proiettava su di loro.

-Restiamo insieme...-

-Non sto giocando a fare la Giulietta della storia-

-Non è un gioco, né la tragedia di
Shakespeare-

-Allora sì...-.

Si avvicinarono, ma ciò che fecero dopo Rima non riuscì a vederlo a causa del buio.

Le energie presero ad esaurirsi sempre più velocemente, quella forza stava mettendo a dura prova il suo corpo.

Rima aprì gli occhi e per un attimo il paesaggio le parve offuscato.

Li richiuse, stringendo le labbra.

-Non puoi farlo!-.

Un urlo le pervase la mente, con il viso di un uomo a fare da sfondo.

Rima spalancò le iridi, mollando la presa.

Respirò, affannosa, senza muoversi.

Vari minuti trascorsero. Non accadde nulla.

Sembrava che il tempo si fosse fermato e l'unico rumore che si udiva era il fiato ansante della vampira.

Di colpo, ricordò.


Scostò il viso dalle coperte e lo immerse sotto i cuscini.

Era ancora pomeriggio e lui aveva bisogno di dormire: la mattina precedente era rimasto sveglio tutto il tempo, senza riuscire a riaddormentarsi fino al pomeriggio.

Schiuse per un attimo le palpebre, segnate dal sonno e fissò la seta della fodera del cuscino.

Chissà in quel momento che cosa stesse facendo Rima...

Chiuse gli occhi, ripensando al sogno fatto poche ore precedenti.

Non era stato un bel sogno. Non lo era stato per niente.

Rima se ne era andata.

Era andata via felice, con un sorriso spettrale dipinto sulle labbra meravigliose.

Un ragazzo la accompagnava, abbracciandola, stringendola.

Prima di andarsene gli aveva detto un'ultima cosa che gli aveva raggelato il sangue nelle vene: "Io amo essere la bambola del Regno".

Era stato incapace di reagire per tutto il tempo, come uno spettatore davanti allo schermo del cinema.

Su quella frase aveva rimuginato per qualche minuto e, tutt'ora, non vi aveva ancora dato una spiegazione. 

Quando si era svegliato, gli era sembrato tutto così reale che gli era parso di trovarsi ancora, come nel sogno, davanti all'entrata dell'Accademia.

Quello che aveva trovato, invece, era stato solamente un mucchio di morbide coperte che lo avvolgevano.

Ma nulla l'avrebbe più riscaldato quanto la presenza della vampira.

Riaprì gli occhi e riemerse dai cuscini.

Prese a fissare il soffitto. Tutto uguale, tutto inutile.

Non ci riusciva: senza lei non riusciva ad assumere un senso la sua vita.

Lo scorso pomeriggio era andato al lavoro e aveva posato nello show room.

Mai come in quel momento gli era mancata la presenza di Rima.

Aveva posato da solo per una ventina di foto, ma quando avrebbe dovuto fare le restanti venti con Rima, a sostituirla c'era stata un'altra modella.

Fortunatamente, era arrivato un assistente del fotografo e aveva detto al direttore che di foto in coppia ne avevano a sufficienza e che non v'era bisogno di farne delle altre.

Servivano, invece, delle foto singole.

Così, aveva posato per altre foto.

Il pomeriggio era trascorso così, come ogni altro giorno, eccetto per il fatto che l'elemento che caratterizzava le sue giornate era assente per "motivi familiari".

Buffo. Era davvero buffo, ma sopratutto snervante.

Shiki chiuse gli occhi, passandosi una mano tra le ciocche rossastre.

Non riusciva a prendere sonno, e già lo sapeva da solo che non ci sarebbe riuscito nemmeno se gli avessero fatto ingerire un sonnifero.

E la mattina seguente sarebbe stata la stessa cosa.

Decise di fare un giro in città.

Era da qualche giorno che non ci andava e non sapeva cosa fare: la città era il luogo giusto.

Avrebbe trovato qualcosa da fare.

Inoltre, quel giorno non si prospettava proprio "solare", ottima occasione.

Avrebbe colto la scusa di andare a cacciare qualche livello E.

Si alzò dal letto alcuni minuti dopo e andò a lavarsi la faccia.

Si vestì e uscì, cercando di fare il minimo rumore: non aveva voglia di dare spiegazione ad un Aidoh curioso o una sospettosa Ruka.

Fortunatamente nessuno era sveglio a quell'ora e così non incontro nessuno con cui dovesse parlare.

"Bene...", pensò, aprendo il portone del dormitorio.

Gli alunni della Day Class erano impegnati in classe, nelle prime ore del pomeriggio e non avrebbe incontrato nessuno nemmeno lì.

Quando stava attraversando il giardino aveva incontrato il professore di etica, Toga Yagari.

Non l'aveva fermato, tanto più che lui non aveva voglia di parlare, ma si era limitato ad osservarlo.

Uscito dai cancelli, si trovò davanti la macchina nera della sua manager.

-Ciao Shiki!-.

La ragazza aveva abbassato il finestrino, mostrando il viso sorridente.

-Ciao-, rispose Senri, mantenendo un tono neutro.

Cosa ci faceva la sua manager davanti all'Accademia a quell'ora? Il Direttore voleva che venisse per altri servizi?

-No, non sono qui per prenderti e portarti agli show room, Shiki-, disse, sorridendo ancora. -Volevo solo accertarmi che Rima fosse tornata. E' un po' di giorni che abbiamo provato a chiamarla al cellulare, ma non risponde. Non le è successo nulla, vero?-.

Il vampiro scosse la testa, replicando: -Se lo è dimenticato in stanza. Per il resto, sta bene (...Bugia. Faceva male dirlo...), è solo un po' scossa poiché è morto un suo parente molto stretto-.

-Mi spiace... Bhe, allora io vado, devo tornare in città!-, eslamò, premendo il pulsante per alzare i finestrini. -Ciao Shi...-

-Aspetta. Mi potresti portare in città?-

-Uhm? Strano che tu voglia andare in città se non per lavoro-, lo osservò per qualche attimo. -Comunque non c'è problema. Sali!-.

Senri la ringraziò e salì in macchina.

Durante tutto il viaggio, il vampiro non aprì bocca.

Cosa naturale, come ogni volta che veniva a prendere lui e Rima.

Solo che... la mancanza di Rima si sentiva.

"Chissà a cosa pensa Shiki...", si ritrovò a pensare la manager. "Gli manca Rima, forse?".

Gettò uno sguardo allo specchietto retrovisore: Shiki stava seduto con il viso appoggiato al palmo della mano.

L'espressione del viso era neutra e impassibile, come sempre, come se nulla fosse accaduto. Peccato che non era così e lui, ora, non era lì con Rima.

Sembrava stesse osservando il paesaggio; sembrava, per l'appunto.

La mente del ragazzo era volta alla situazione incombente su Rima: chissà se avesse già preso una decisone.

Il tempo era trascorso e lei non era ancora tornata, ma Senri sapeva che non sarebbe tornata prima di una settimana.

Era una sensazione, vagamente simile ad un presentimento.

Volse lo sguardo allo specchietto, ricambiando lo sguardo della sua manager: sapeva che lo stava osservando da qualche secondo.

-Qualcosa non va?-.

La ragazza distolse immediatamente lo sguardo, imbarazza del fatto che Shiki l'avesse scoperta a guardarlo.

Negò con la testa e si concentrò sulla strada, facendo scattare i tergicristalli per rimuovere le gocce di pioggia sul vetro dell'automobile.

"Che giornataccia!", pensò.

-Fermati pure qui-.

La ragazza si riscosse e fermò la macchina davanti ad un enorme palazzo.

-Questa sarebbe la tua destinazione? Che ci sei venuto a fare qui?-

-Un giro. Non sapevo cosa fare...-

-Uhm... d'accordo-

-Grazie del passaggio-, rispose, aprendo la portiera.

-Shiki?-.

Senri si voltò verso la manager: -Sì?-

-Hai con te un ombrello?-.

Shiki sbatté le palpebre, con aria quasi smarrita e innocente, e rispose: -No-.

La giovane scosse la testa, allibita.

Prese qualcosa dalla borsa che era appoggiata sul sedile e gliela porse.

-Tieni-

-Uh. Grazie-, disse Shiki, prendendo l'ombrellino e aprendolo.

-Ci vediamo tra due giorni-, lo salutò, alzando il finestrino.

Il vampiro annuì e la macchina partì, lasciandolo solo.

"Rima ha lasciato il suo ombrello a casa...", pensò Shiki.

Volse lo sguardo al cielo, punteggiato di grigio, come un vecchio quadro ormai scurito dalla polvere.

Una goccia di pioggia gli bagnò la guancia nivea e lo risvegliò dalla sua trance momentanea.

Abbassò il viso e prese a camminare, senza una precisa direzione.


Rima raggiunse il limitare del bosco, dove, poi, si estendeva la prateria per chilometri.

Il cielo aveva preso a tuonare e si preannunciava una nottata piovosa.

Voleva tornare presto a casa: voleva consultare i testi dei libri.

Se quello che aveva ricordato era la verità allora doveva tornare al più presto dalla sua famiglia.

La faceva soffrire doverlo fare.

... Però sapeva che sarebbe stata l'unica soluzione.

Aveva già messo abbastanza in mezzo Shiki in quella storia, ora era il momento di assumersi le totali responsabilità, tagliando fuori il vampiro da quella storia.

Le faceva male pensarlo e sapere di doverlo fare... Cazzo se faceva male!

Eppure lo doveva fare, lo sapeva.

"Lo faccio solo per proteggerti...", pensò Rima, volgendo gli occhi celesti al cielo. "Spero che tu possa capire, un giorno...".

Il viso era immobile, ghiacciato in un'espressione neutra, mentre nel suo cuore, forse per la prima volta, si agitavano mille emozioni.

Una goccia cadde sul viso pallido, rigandole il viso, a somiglianza d'una lacrima.


Aveva girato per la città per circa un'ora, senza fare nulla di particolare.

Aveva solo camminato, ascoltando le gocce di pioggia che ricadevano sulla superficie dell'ombrello.

I suoi pensieri si era zittiti e il battito lento del suo cuore si era assonato a quello dei tacchi delle scarpe che battevano sul suolo di pietra.

Era innaturale tutto quel silenzio in città.

In giro non v'era quasi nessuno: Shiki aveva incontrato poche persone, che camminavano veloci per ripararsi dalla pioggia.

In quella strana pace, la mente del vampiro pareva essersi svuotata, solo il cuore macchinava ancora presenza.

L'unica cosa che, tumultuosa, assonava il battere del cuore assieme alla pioggia era il Suo nome.

Non smetteva un attimo di chiamarla, il suo cuore.

... Le mancava, le mancava terribilmente, e lo sapeva benissimo.

Arrivò davanti a vari negozi, tra i quali un fiorista.

Si fermò a qualche metro dalla vetrina e fissò i fiori esposti, confezionati elegantemente con nastri di tutti i colori.

Un fiore particolare, però, attirò l'attenzione di Shiki.

Era di un blu intenso, molto bello. Era confezionato un mazzo di quei fiori, con un nastro argento.

Un piccolo fiocco terminava il nastro, donando alla confezione un aspetto molto elegante.

Quel fiore sembrava essere un 
Centaurea cyanus
, più comunemente chiamato Fiordaliso, un fiore raro da trovare lì.

Infatti, esso proveniva dall'Europa.

Era molto fornito quel fiorista, per avere quella tipologia di fiore.

Ciò che però catturò Shiki non fu la rarità del fiore, ma il colore.

Assomigliava, vagamente, al colore delle iridi di Rima. Vagamente poiché il suo colore era molto più chiaro, rispetto a quello del fiore.

I pensieri di Senri volarono al viso della vampira.

Era sempre stata bella, fin dal primo giorno in cui l'aveva vista.

Con il tempo era cresciuta e la sua grazia e la sua eleganza con lei.

I suoi occhi, però, l'avevano sempre attratto, così simili ai suoi, così freddi e distanti, così meravigliosamente belli...

Si udì uno scampanellio e Shiki si risvegliò dai suoi pensieri.

Un ragazzo era appena uscito dal negozio.

Era alto, con un fisico snello e la pelle era olivastra.

Aveva i capelli castano scuro, che gli arrivavano fino al collo, mossi e con qualche boccolo scomposto.

Gli occhi era nascosti leggermente sotto la sottile frangia.

-Andiamo, Signorino?-

-Certo-.

Il ragazzo porse un mazzo di rose all'uomo, che lo prese tra le braccia con delicatezza, come fosse un neonato.

Quando alzò il viso, incontrò per uno sfuggente attimo gli occhi di Shiki.

Senri lo fissò a sua volta, mentre si stava voltando.

Il verde e il celeste chiaro si incontrarono e poi scomparirono.

I due ragazzi presero a camminare, ognuno verso la propria direzione, senza voltarsi più.

In pochi istanti, il cupo grigio delle mura della città li inghiottì.


La sera era arrivata in fretta, mantenendo, però, le nuvole cariche di pioggia del pomeriggio.

Una macchina si fermò davanti ad una stradina sterrata.

Un cancello nero troneggiava metri dopo, semichiuso.

Un ragazzo scese dal veicolo e mirò il paesaggio. Sorrise, soddisfatto.

"Era proprio come me la immaginavo, l'Accademia Cross...", pensò.






















Ohayo!! ^-^
(Significa Buongiorno in giapponese, anche se è sera XD)

PERDONATEMI!!!!
Vi ho fatti aspettare tantissimo!! ç-ç   ç-ç   ç-ç

SONO MORTIFICATA!!

In questo periodo sono stata presissima con la scuola e tantissime altre cose!
Aly_Swag mi capisce tu, Amore ç__ç

E mi riscuso tantissimo!!

Ma questa volta sono proprio stata sommersa da impegni, scolastici e non, in più l'ispirazione è andata un po' a farsi benedire ^^""
So, Sorry :'(
Siete così carini voi, invece ç__ç, che continuate a recensire e leggere <3
Grazie mille!! <3<3
Spero che almeno il capitolo riscatti la sua terribile autrice ç__ç
Cosa ne pensate?? Direi che nel prossimo capitolo (che sto già ideando e che non ho intenzione di postare troppo tardi, tranquilli ;) di colpi di scena ce ne saranno.
Credo abbiate capito tutti chi sai il personaggio di cui parlo alla fine...
Per il resto... bho non so cosa dire d'altro ragazzi e per giunta devo scappare =O


Perciò vi saluto e vi mando tanti baci!! =**



Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la mia storia anche se non commentano! Per me è un immenso e commovente piacere vedere così tante persone che leggono ='')

Ringrazio moltissimo anche le persone che hanno recensito, ovvero:
Aly_Swag (ripeto: le mie storie non si recensiscono da sole ù.ù Scherzo, Amore!!)
giuly96
Lulosky
Mary_97
Saku_1995.
Vorrei poter commentare singolarmente, ma ora devo proprio scappare! Mi scuso ancora e spero continuiate a seguire la mia storia!
   
 
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