Personaggi: Kallen Kozuki, Gino Weinberg.
Coppia: Gino/Kallen
Prompt: Strawberries [fragole]
Avvertimenti: Fluff, Slice of life, post-guerra.
Strawberries
Una cascata di fragole.
Fu quella la prima cosa che Kallen vide quando entrò in cucina. Una
coloratissima, vivacissima cascata di frutti rossi e maturi. Dietro
la cascata, invece, c'era il volto sorridente di Gino. Teneva alta,
con entrambe le mani, una busta bianca e lasciava cadere sul tavolo
tutto il suo contenuto.
Kallen rimase a guardare finché l'ultima fragola non ricadde sul
mucchio, poi rivolse al suo ragazzo uno sguardo interrogativo.
“Perché hai comprato tutte queste fragole?”
Gino lasciò la busta, appendendola per uno dei manici alla sedia più
vicina.
“Me le hanno regalate.” rispose semplicemente.
“Regalate? Non ti hanno imbrogliato, vero?”
Già se l'immaginava. Gino era un ragazzo intelligente, davvero. E
forte. Ma certe volte si divertiva troppo e il suo giudizio poteva
essere compromesso. Tuttavia, davvero non riusciva a immaginare che
razza di imbroglio potesse coinvolgere un carico di fragole. Persino
dopo tutti gli anni in cui era stata costretta a stare all'erta e a
sospettare di qualunque cosa, Kallen non riusciva a farsi venire in
mente niente. E probabilmente non era niente, ma avrebbe aspettato la
spiegazione di Gino per esserne sicura.
“Ehi, che vuol dire “imbrogliato”?” assunse un'espressione
confusa e offesa insieme, poi cominciò a giocherellare con una
fragola, raccogliendola dal piccolo monte che si era formato sul
tavolo.
“Niente, niente... Allora? Chi te le ha regalate?”
“Ho ritrovato un cane e l'ho riportato al suo padrone. E come
ricompensa ho ricevuto queste fragole.” rispose.
Solitamente le ricompense di quel genere erano in denaro, ma dubitava
che per Gino facesse differenza. Semmai il denaro l'avrebbe rifiutato
e avrebbe chiesto, invece, di passare qualche ora con il cane che
aveva ritrovato. Non era un tipo venale e questo a Kallen piaceva.
Ora che ci pensava, una volta gli aveva detto che andava matto per la
frutta estiva.
“L'ho trovato che vagava per Shinjuku. Era sporco e affamato. Per
fortuna aveva ancora il collare con l'indirizzo.”
Kallen sorrise. Gino aveva assunto un'espressione un po' malinconica,
come se il cane gli mancasse già. Si affezionava subito a qualunque
cosa, sembrava incastrarsi perfettamente in ogni contesto, anche se
magari per gli altri lui poteva sembrare imbarazzante. Lui neanche ci
faceva caso. Era bizzarro, perché lei aveva agito seguendo lo schema
contrario: essere quello che non era, sentirsi inadeguata e in
imbarazzo quando era costretta a indossare quella “seconda pelle”.
Eppure, eccoli insieme di fronte a una montagna di fragole.
“Il suo padrone mi aveva offerto una ricompensa diversa, veramente,
ma ho rifiutato.” appunto. “Ha insistito, poi si è ricordato di
avere queste fragole, ma è allergico mi ha detto, perciò mi ha
chiesto di accettarle in segno di ringraziamento. Sarebbe stato uno
spreco gettarle via. A te piacciono, no?”
“Molto. Quelle fragole hanno un aspetto delizioso.” assentì
Kallen. Poi notò che aveva i pantaloni tutti sporchi di fango e i
capelli più scompigliati del solito, come se avesse corso o giocato
per un po'.
Continuò a sorridere, indovinando i pensieri di Gino. Aveva davvero
passato un po' di tempo con il cane. Era strano, ma prima immaginava
che avere un ragazzo avrebbe significato preoccuparsi che andasse
dietro qualcun'altra. Gino andava dietro ai cani e alle fragole.
Ovviamente questo non significava che avvenisse il contrario. La
fauna femminile della scuola, prima che si diplomassero, andava in
visibilio ogni volta che Gino era in vista.
“Ti va una macedonia di fragole e succo di limone?” la riscosse
dai suoi pensieri la voce di Gino. Stava già cominciando a
raccogliere le fragole per sciacquarle.
“Ti do una mano? Prendo...”
“No, fragolina, sono pieno di energie, potrei travolgerti.”
ribatté lui. Kallen lo guardò scettica.
“Per chi mi hai preso? Ti ricordo che sono il pilota del Guren e
che potrei schiacciarti in qualsiasi momento. E quel nomignolo è da
brivido.”
Gino addentò una fragola e poi guardò il frutto rosso e Kallen.
“No, direi di no. Mi piace. Fragolina.” lo ripeté, come per
assicurarsi che suonasse davvero bene, o semplicemente per farle
perdere le staffe. E tanto per fermare ogni suo proposito di
vendetta, le sorrise in quel modo che, qualunque fosse la situazione,
le fermava il cuore e le faceva dimenticare per qualche secondo cosa
stesse facendo.
Magari, più tardi, gli avrebbe fatto ricordare quanto le piacesse
che la chiamasse per nome – qualunque fosse la situazione – e
l'avrebbe convinto a dimenticarsi quel nomignolo.
Ora, l'unica cosa che voleva fare era riempirsi le mani dell'odore e
del sapore delle fragole.
“Passami un coltello, fragolino.”
Oh sì, con un tono minaccioso persino quel nomignolo sembrava
carino.