Un Altro Dio In Erba
Mi
chiamo Charis e ho 22 anni. Studio Legge
all’università. Ho un fratello di 18 anni, mia madre è casalinga e mio padre
lavora nel FBI.
Era
sera e stavo tornando a casa dopo essere stata all’università, ero arrabbiata,
tramite il computer di mio padre, avevo
scoperto che tutti i peggior criminali non erano in carcere a scontare la pena perché i loro avvocati avevano
chiesto l’infermità mentale e quindi non potevano essere giudicati. Decisi di
fermarmi in un bar vicino alla stazione, non era un posto adatto di sera visto
che era in una zona molto pericolosa, ma avevo sete. Appena entrata vidi un
gruppo di ragazzi e senza volerlo mi misi ad ascoltare la loro conversazione,
uno di loro si stava vantando di non essere in carcere perché aveva finto di
essere malato, diceva di aver ucciso una persona … rimasi sbalordita, mi alzai
e me ne andai incollerita. Ero appena uscita dal bar quando cadde davanti a me
un piccolo quaderno con una stranissima scritta in un’altra lingua, mi
avvicinai e lo presi, vedendo che era vuoto lo misi nella borsa e me ne andai
velocemente in casa, anche se ero inquieta, mi sentivo osservata. A casa, cenai
velocemente e andai in camera, aprii il quaderno e vidi delle pagine nere con
scritto in inglese:
-
L’umano di cui sarà scritto il nome su questo quaderno morirà.
Mi
misi a ridere, chiusi il quaderno e accesi la tv, per ironia della sorte
stavano parlando di un uomo accusato di aver ucciso 3 donne, non avevo niente
da perdere, presi il quaderno e scrissi il suo nome. La mattina successiva il
giornale parlava della sua morte … rimasi sbalordita, quell’uomo era morto
proprio come io avevo deciso. Potevo uccidere chi volevo, avevo il mondo nelle
mie mani e potevo fare quello che volevo ai criminali. Quella mattina
all’università non ero molto attenta, continuavo a pensare al quaderno e al mio
nuovo potere. Appena tornata a casa andai in camera, entrai nel sito del FBI
con l’account di mio padre e iniziai a leggere i nomi dei criminali, ero
concentrata sugli assassini, prima quelli non condannati, poi quelli
condannati, scrivevo tutti i loro nomi e più scrivevo più mi sentito potente.
Ero così esaltata che non mi ero accorta che dietro di me c’era qualcuno. Mi
girai di scatto e vidi una cosa che mi lasciò a bocca aperta, davanti ai miei
occhi c’era un essere alto quasi 2 metri, con gli occhi gialli e rossi, vestito
con un lungo abito nero, una bocca larga con denti aguzzi e, rimasi sbalordita,
delle enormi ali nere come la notte. Ci fissammo per qualche minuto e poi mi
parlò con una voce profonda che mi fece venire i brividi <
Dopo
quel giorno passò circa una settimana, avevo escogitato un modo che avrebbe
tenuto il quaderno al sicuro. Avevo creato uno scomparto segreto nel mio
cassetto, nessuno si sarebbe accorto del trucco, mia madre non fruga nei miei
cassetti e mio fratello non entra nella mia camera senza il mio permesso . Ero
salva. Continuavo a scrivere sul quaderno non solo nomi di criminali della mia
nazione, ma anche nomi di criminali stranieri e la popolazione mondiale era
sempre più scioccata ed impaurita. Per non far saltare la mia copertura dovevo
continuare a comportarmi come una normale studentessa ma, dopo qualche mese,
mia madre disse che ero strana, disse che spesso mi isolavo e che molte volte
mi aveva sentito parlare nella mia camera con un certo Ryuk
, mi chiese chi era e perché ci parlavo
tutto il giorno, lo trovava molto strano, cercai di spiegarle che era un
ragazzo dell’università che però viveva lontano e non aveva molti amici e per
questo parlavo spesso con lui, non mi sembrò molto convinta dalla mia
stranissima spiegazione e anche mio fratello mi disse che non sembravo più la
ragazza solare che ero un tempo e gli dissi che ero anche un po’ scossa per gli
omicidi. Decisi di stare molto più attenta a quello che facevo e a come mi
comportavo. Quella sera tornò a casa mio padre e scoprì che lui e la sua
squadra stavano cercando l’assassino che stava causando tutte quelle morti, gli
chiesi un po’ di notizie sul caso e lui mi spiegò che non poteva parlare di un
caso federale, così, dopo cena entrai di nuovo sul sito del FBI e cercai i
documenti sul caso, scoprì che erano convinti che l’assassino frequentasse
l’università perchè gli omicidi avvenivano ad orari
stabiliti e che andava cercato tra i familiari delle persone coinvolte. Appena
fini di leggere capì che ero in trappola, loro sapevano che ero io, per questo
mio padre era tornato a casa, mi doveva arrestare, scoprì che da circa 3 giorni
erano state messe delle telecamere nascoste nella casa di alti 5 agenti,
compresa la mia. Mi avevano visto
scrivere i nomi sul quaderno, mi avevano visto parlare da sola (ryuk è invisibile a tutti tranne che a me), tutti avrebbero
scoperto che ero un’assassina e mi prese il panico, stavo per farmi sopraffare
quando sentì la risata di ryuk, mi girai di scatto
<< tu lo sapevi??>> ero terrorizzata. << certo, mia cara, ma
non sei molto intelligente, avresti dovuto capirlo da sola, no?? Ti credevi un
dio ma non lo sarai mai, sei stata stupida e sei stata sopraffatta dal potere,
ora non più speranze è finita … >>.
In
un attimo presi il portafoglio e uscì di fretta, dissi a mia madre che sarei
andata a fare un giro e che sarei tornata nel giro di 15-20 minuti. Mio padre
non mi vide uscire.
Non
capivo cosa stavo facendo, mi sentivo una codarda, stavo scappando invece di
affrontare la cosa di petto. Capì che sarei stata una reietta per tutta la vita
se scappavo ora, sarei stata ricercata, odiata, braccata, non avrei potuto più
stare in compagnia, tutti mi avrebbero odiato. Decisi di tornare a casa e
aspettare quello che mi sarebbe successo. Ero stata via per quasi un’ora, mia
madre era preoccupata, ma le dissi che avevo bisogno di un po’ d’aria,
incrociai mio padre ma non lo guardai, ne lui guardò me, sapeva che io sapevo
che loro sapevano di me. Entrai in camera ma mi bloccai sulla soglia, in camera
c’era mio fratello, il cassetto era aperto e lui aveva in mano il mio quaderno…