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Autore: ele_huddy    29/06/2011    3 recensioni
Tutto è perduto dopo l'ultima pazzia di House...o forse no! La mia visione per un'ottava stagione di House.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Settima stagione
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VITTIMA E CARNEFICE
 

Erano passati due mesi, due mesi da quando House aveva lanciato la sua auto a folle velocità in casa della Cuddy. Due mesi che nessuno aveva più sue notizie. Non era più un  ricercato, Lisa Cuddy aveva ritirato la denuncia, la rabbia aveva lasciato il posto alla preoccupazione, alla voglia di saperlo vivo,  sentimento condiviso con Wilson.
Il Centro di Diagnostica, famoso in tutto il mondo, aveva i giorni contati senza House, con Taub distratto dalla sua affollata vita privata, con Chase sempre più coinvolto dai problemi di Tredici, e Foreman sempre più solo, sempre più simile ad House, ma non era House.
 
Wilson leggeva distrattamente il giornale, un trafiletto a fondo pagina attirò la sua attenzione
“Ancora senza nome l’uomo ritrovato sulla spiaggia” pensò a suo fratello, non aveva sue notizie da un anno, aveva lasciato l’ospedale psichiatrico facendo perdere le sue tracce. Lo squillo del  cercapersone lo distolse dai suoi pensieri.
 
Alla fine di ogni giorno, ormai da due mesi, la Cuddy si ritrovava a passare davanti al suo studio, quasi ad aspettarsi di vederlo seduto alla sua scrivania, la vista della sua poltrona vuota la dirottava nello studio di Wilson a chiedere novità che non c’erano. Entrambi avevano bisogno di parlarne, di rassicurarsi a vicenda,  entrambi aspettavano quel momento a fine giornata per parlare di House.
 
Dopo che Lisa uscì dalla stanza, Wilson si ricordò dell’articolo sul giornale, non poteva tornare a casa con il sospetto che Danny potesse essere da solo, in un ospedale abbandonato a se stesso. Recuperò il giornale su cui era scritto che l’uomo era ricoverato al Princeton General . Raggiunse l’ospedale. Il fatto che fosse un medico sveltì la procedura per il riconoscimento, nel frattempo il Dr Cooper , medico di turno,  lo informò sullo stato di saluto dello sconosciuto, ipotizzando che era stato coinvolto in una rissa,  riportando diverse ecchimosi , quello che era preoccupante e grave era un danneggiamento di entrambi i polmoni non derivante da traumi, necessitava di un trapianto ma essendo un barbone non era ancora stato inserito nella lista trapianti. Pochi passi separavano Wilson dal quel corpo immobile, ad ogni passo scorgeva lineamenti familiari, viso incavato, barba lunga incolta ed una serenità innaturale dipinta sul volto.  Un breve colloquio con il medico per spiegare che l’uomo attaccato al respiratore non era suo fratello ma il famoso diagnosta Gregory House, che doveva essere inserito nella lista trapianti e trasferito immediatamente al Plainsboro. Il Dott. Cooper diede disposizioni per l’inserimento nella lista ma si oppose al trasferimento. ---Mi serve il consenso di un familiare o la persona indicata nella delega sanitaria. Mi spiace, conosce meglio di me le regole. ---si scusò.
---l’ho trovato--- una pausa, poi dall’altro capo del telefono Lisa ---cosa?---ancora silenzio---è vivo?---quasi in un sussurro.
----è vivo. Sono al General. Nella pratica di House c’è la sua delega sanitaria, dovresti faxarla qui.---tagliò corto Wilson. Lisa aveva già in mano le chiavi dell’auto--- vado subito.---disse chiudendo la telefonata.
L’ambulanza arrivò al Plainsboro un’ora dopo, nel frattempo Lisa aveva già convocato il team di House, che iniziarono subito tutti gli esami:
La mano di Lisa sul viso di House, quasi a verificare che fosse proprio lui, che ciò che aveva sperato si era trasformato in realtà. Era lì. Era vivo. Solo questo importava. L’arrivo di Wilson la distolse dai suoi pensieri.
----perché non mi hai mai detto che avevo io la sua delega sanitaria?--- esclamò sorpresa. ---pensavo ci fosse il tuo nome su quel documento.---continuò.---e invece c’era il tuo! Ribattè Wilson----lo ha compilato dieci anni fa e non l’ha più cambiato.
Lisa continuava ad accarezzarlo, quando si accorse che Wilson la osservava smise, quasi a scusarsi della confidenza che ora non gli spettava più, diritto a cui aveva rinunciato. ----devo tornare a casa. Ho lasciato Rachel con la Babysitter.---disse Lisa uscendo, per evitare qualsiasi domanda.
---Lei mi odia.---disse House ormai sveglio, rivolto verso Wilson rimasto accanto al suo letto.
---si… Per cinque minuti! Anche se ciò che hai fatto è grave adesso vogliamo solo che tu ti riprenda. Dobbiamo trapiantarti un polmone, il tuo team sta facendo tutti i controlli.
House non sembrava preoccupato, né spaventato.
----cos’hai fatto in questi mesi?--- chiese Wilson
----non lo so. ---rispose House---l’ultima cosa che ricordo è che passeggiavo sulla spiaggia e non sentivo più dolore. Ma adesso…non lo so.---concluse sofferente e confuso.
La mano di Wilson sulla sua a consolarlo:---adesso riposati.
----preferivo le carezze della Cuddy. ---disse House strizzando l’occhio.
Wilson gli sorrise sollevando la mano ed uscendo dalla stanza.
 
Dopo il risultato delle analisi fecero la differenziale nella stanza di House e fu proprio quest’ultimo a scoprire che il trapianto del polmone non era necessario, aveva un’infezione funginea che sarebbe guarita con la somministrazione di antibiotici specifici.
Una settimana dopo stava molto meglio. Stava per essere dimesso e la Cuddy non era più passata a trovarlo da quando si era svegliato. Wilson sarebbe andato a prenderlo quella mattina per accompagnarlo a casa, ma House non voleva andarsene senza rivederla.
---non è una buona idea.--- gli disse Wilson---se non è venuta a trovarti non è ancora pronta a parlare con te.
--- volevo … volevo chiederle scusa, spiegarle…non so bene cosa, ma non voglio che lei mi odi.---balbetto House.
---non ti odia, House. Quello che hai fatto è molto grave. Potevi ucciderla, ferire qualcuno.---Wilson cercava di farlo ragionare.
---non volevo farle male, non fisicamente almeno. ---House continuava a balbettare, ma capiva che Wilson aveva ragione. Lasciò che lo accompagnasse a casa senza più dire nulla.
Rimasto da solo non riusciva più a distinguere se gli facesse più male la gamba o il pensiero che Lisa non volesse nemmeno vederlo. Bere un whiskey gli sembrò un rimedio accettabile. Si fermò al terzo bicchiere. Cercò le chiavi dell’auto, ma poi ricordò che non ce l’aveva più. Chiamò un taxi. Doveva vederla, parlare con lei.
Suonò alla sua porta battendo con il bastone, come se fosse il gesto più naturale del mondo. Non era tardi ma Lisa non aprì. Rimase dietro la porta. House quasi l’avesse vista disse:---so che ci sei, avverto il tuo profumo sexi e crudele.
Lisa gli rispose da dietro la porta, senza aprirla,  chiedendogli di andare via.
----Potrei restare qui tutta la notte, ma sai, sono appena stato dimesso dall’ospedale….e poi non te lo perdoneresti mai se morissi davanti alla tua porta.
Lisa gli aprì. Sentendo odore di alcool se ne pentì subito e cercò di convincerlo a tornare a casa.
----non possiamo neanche parlare?--- Chiese House calmo
----mi viene difficile dopo che sei entrato con la tua auto nel mio salotto.---ribattè lei.
----Ero pieno di vicodin e whiskey. Ero venuto per restituirti la spazzola e dirti che avevo accettato la tua decisione. Che ero un idiota per aver pensato che il tempo era mio alleato e che a ogni giorno che passava sarei stato meglio, confessarti quello che sentivo come avevi chiesto tu, essere sincero. Mentre tu continuavi a mentirmi, prendendoti gioco di me, facendomi credere che anche tu non riuscivi ad andare avanti, che eri ferma allo stesso punto dove mi ero fermato io. --- House continuava a parlare, alzando sempre più il tono della voce. Poi quasi urlando:--- Maledizione, quando hai iniziato la storia con me, mi hai trovato a terra con il vicodin in mano. Tu sapevi chi ero, hai detto che mi amavi per quello che ero e che non mi volevi diverso.
---anche perchè le persone non cambiano. ----cercò di calmarlo Lisa.
Cosa che lo fece infuriare ancora di più:---NO cara Dottoressa Cuddy, non è così. Io ho provato a cambiare, perché davvero volevo essere come tu mi volevi. Chi non ci ha proprio provato sei tu. ----urlò House avvicinandosi a lei. Ciò che vide nei suoi occhi lo inchiodò al pavimento. Era preparato a tutto ma il terrore negli occhi di Lisa lo colpì come un pugno nello stomaco. Stordito senza fiato: ---Hai paura…di me?

  
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