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Autore: Rebl_fleur    29/06/2011    7 recensioni
Immaginare la vita dei piccoli geni della Wammy's House è sempre un grande piacere e divertimento, quindi, mi sono cimentata anche io in questo tipo di one-shot. Com'è la vita quotidiana all'orfanotrofio? Io l'ho immaginata così.
«Stai pensando a quello che penso io?», disse Mello alzandosi a guardare Matt in faccia che già gli sorrideva diabolicamente.
«Andiamo a prendere la sbobba e riempiamogli il cuscino. Magari domani mattina avrà un po' di colore, invece di essere tutto bianco..» Risero in coro. Si alzarono di scatto e corsero in cucina ad attuare il loro grande piano di vendetta.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Basta! Adesso mi ha proprio rotto!», urlò Mello sbattendo furiosamente la porta.
Si sedette bruscamente sul tappeto al centro della stanza a braccia incrociate. Matt, seduto sul suo letto con il suo immancabile gameboy tra le dita, sospirò. Mise il gioco in pausa e si scostò gli occhialini da aviatore dagli occhi, sistemandoli sulla fronte. Odiava essere interrotto quando arrivava agli ultimi livelli. 
C'era solo una cosa che potesse mandare Mello su tutte le furie: Near. E quando faceva così era necessario dedicargli almeno dieci minuti per calmarlo almeno un po'.
Matt si alzò dal letto, abbandonando la posizione comodissima che aveva raggiunto dopo due ore di ricerca: aveva provato a stendersi a pancia in giù; a rannicchiarsi contro la parete; a sedersi a gambe incrociate e poi, non sapeva neanche lui come, aveva trovato la posizione perfetta, che non gli faceva sentire male al collo nè alla schiena e che illuminava perfettamente lo schermo con la luce della finestra lì accanto.
«Parla, che è successo stavolta?», domandò sedendosi a terra, accanto all'amico.
Mello tenne la testa bassa, deciso a non dire nulla. "Tra poco esplode", pensò Matt. "Cinque, quattro, tre, due.."
«NON LO SOPPORTO PIU'!», urlò Mello. «Mi rivolge sempre quegli sguardi di superiorità mentre si arriccia quei disgustosi capelli bianchi! Ma chi si crede di essere? E poi vince SEMPRE! Perchè? Cos'ha lui in più di me? Perchè quel suo fottuto cervellino bianco riesce sempre a superare il mio?»
Matt trattenne una risata, sapeva che avrebbe fatto arrabbiare Mello ancora di più. 
«Calmati Mello. Succede tutti i giorni, dovresti esserti stancato. Ignoralo, fa come se non esistesse..», gli sussurrò lui mentre si allungava per abbracciarlo. Mello si lasciò andare tra le braccia dell'amico meditando su quanto si era sentito dire.
Ogni giorno alla Wammy's House era sempre la stessa storia.
Dopo le prime due ore di lezione, facevano qualche test - roba da studenti universitari, non certamente cose per ragazzini di nove e dieci anni - e in meno di un ora avevano tutti già finito; dunque i professori li raccoglievano e li controllavano. Nel frattempo, i ragazzi avevano un'ora di svago: alcuni se ne andavano a controllare se avessere fatto qualche errore, altri andavano a fare merenda, altri ancora si dedicavano agli scacchi o ad altri giochi..
Poi si riunivano di nuovo in aula e attendevano che i prof appendessero sulla bacheca il foglio con i risultati. Ecco che succedeva il casino: tutti i bambini della Wammy's si ammassavano fuori dall'aula cercando di leggere e vedere il loro punteggio ma finivano sempre solo per litigare, così Cherry, la ragazzina più odiosa e impicciona dell'istituto, saliva su una sedia e leggeva ad alta voce i nomi dei classificati in top ten, come la presentatrice di qualche stupida gara musicale in tv. Ovviamente il primo nome era sempre quello di Near, tanto che ormai tutti facevano a gara per il secondo e il terzo posto visto che era semplicemente impensabile che qualcuno di loro potesse battere il genio albino. Ma anche il secondo posto segnava sempre lo stesso nome, ovvero quello di Mello. E poi al terzo posto, quando si concentrava sul serio invece di buttare le risposte a caso per noia, compariva spesso il nome di Matt. Ma a lui non interessava. Faceva quei test proprio perchè gli era imposto, e spesso, quando proprio non aveva voglia, scarabocchiava sul foglio e rispondeva a caso. Per quello era finito più volte in presidenza.
Invece Mello si struggeva dal desiderio di essere primo e ogni volta che andava a vedere i risultati ingoiava il veleno della sconfitta. Allora cominciava a dare di matto, si dirigeva a grandi passi nella stanza di Near e staccava la testa a tutti i suoi bizzarri robottini. Near lo osservava dalla porta mentre si arricciava i capelli tra le dita, completamente indifferente, aspettando che finisse. 
A opera compiuta Mello non si sentiva affatto meglio: era la testa di Near che voleva staccare dal corpo, non quella dei suoi giocattoli. Si voltava a guardarlo e gli lanciava l'occhiata più carica d'odio che riuscisse a fargli, ma Near rispondeva con uno sguardo vuoto che non faceva altro che aumentare l'ira di Mello. Spesso e volentieri l'angelo biondo, che di un angelo aveva solo l'aspetto, gli si lanciava addosso e cominciava a riempirlo di pugni, ma neanche in quel caso il funghetto bianco reagiva. Cercava solo di spingerlo via, senza colpirlo. Non ne vedeva il motivo dato che, almeno in quel campo, Mello era migliore di lui. Lui non sapeva fare a botte, invece Mello colpiva forte. Il biondo continuava a scaricare sul piccoletto tutta la sua rabbia e veniva interrotto sul più bello dalla signora Beth, il donnone che lavorava ai fornelli, che li sollevava senza sforzo e li portava entrambi da Roger, il direttore. Roger era così abituato a situazioni del genere che ormai non si preoccupava neanche più di fargli la stessa ramanzina che Mello sapeva sicuramente a memoria. "Un po' di sana competizione va bene, ma non degeneriamo. Anche tu sei intelligente, Mello e se ti impegni di più, magari lo raggiungerai. Adesso chiedigli scusa". Mello era proprio stanco di sentirsi dire sempre le solite cazzate. No, non era vero che lo avrebbe raggiunto, non ci sarebbe riuscito mai. E se lo scordavano che il grande Mello potesse scusarsi con qualcuno, specie se si trattava del nano. Near se ne stava tranquillo, aspettando di poter uscire per andare a sistemare tutte le teste ai suoi robot, ma Mello la faceva sempre troppo lunga. 
«Forza, una sola parola, Mello, chiedigli scusa». Ma ovviamente Mello non apriva bocca. «Andiamo, possibile che tu debba fare sempre così? Chiedi scusa, Mello», lo incalzava la signora Beth, tamburellando con il piede destro sul parquet. Andavano avanti per un ora o più fino a quando, per via dell'astinenza da cioccolato, Mello si arrendeva e sussurrava un'inudibile "scusa". Near non lo guardava neanche in faccia perchè anche quello non aveva senso. Lo sapevano benissimo anche Roger e la signora Beth che Mello non era sinceramente dispiaciuto, anzi, non lo era per niente; quindi le sue parole non avevano importanza alcuna. Near si alzava dalla sedia e si dirigeva tranquillamente nella sua stanza. Mello approfittava dell'assenza momentanea della signora Beth per andare in cucina a prendersi una decina di barrette di cioccolato; poi correva a nascondersi per mangiarsele tutte. E quando il sole tramontava e lui aveva finito tutto il cioccolato, se ne andava nella sua stanza a lamentarsi con Matt. 
«Non posso fare come se non esista perchè non è così. Near esiste e la sua fastidiosa presenza continuerà a torturarmi per tutta la vita!»
«Ti stai torturando da solo, Mello. A Near non frega di nessuno, figuriamoci se gli interessa essere migliore di te. Non lo vedi? Se ne sta sempre da solo, non parla mai con nessuno, non si dedica ad altro che a quegli stupidi giocattoli. E piantala con la storia del diventare l'erede di L. Cosa ci vedi di così interessante? A me sembra che tu voglia condannarti a una vita noiosa..»
«Non capisci niente, Matt», rispose Mello, acido ma notevolmente calmo. Matt fece spallucce.
«Adesso che facciamo? Mi hai fatto spegnere il gameboy per starti ad ascoltare, quindi adesso mi trovi qualcosa di divertente da fare»
Mello si accese di entusiasmo. «Sai cosa ho notato a pranzo? Hai presente quella strana gelatina verde che ci hanno servito e che nessuno ha mangiato?»
«La sbobba? Bleah!». Matt rabbrividì al ricordo. La così chiamata "sbobba" era un'inguardabile e immangiabile gelatina di broccoli e spinaci. Solo una fuori di testa come la signora Beth poteva pensare che qualcuno avrebbe avuto il coraggio di mangiarla.
«Anche a Near non è piaciuta: la guardava disgustato e l'ha lasciata tutta nel piatto.. Stai pensando a quello che penso io?», disse alzandosi a guardare Matt in faccia che già gli sorrideva diabolicamente.
«Andiamo a prendere la sbobba e riempiamogli il cuscino. Magari domani mattina avrà un po' di colore, invece di essere tutto bianco..» Risero in coro. Si alzarono di scatto e corsero in cucina ad attuare il loro grande piano di vendetta.
  
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