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Autore: KainObreron    29/06/2011    4 recensioni
Se una discendente degli Higurashi scoprisse di poter attraversare il pozzo come fece Kagome? Se la ragazza incontrasse Sesshomaru e si sentisse terribilmente attratta da lui?
Dopo ben 60 anni dalla fine che conosciamo del manga e dell'anime, Sesshomaru avrà a che fare con un'altra umana e con la sua insopportabile insistenza. Ma in quale modo potrebbe mai addomesticare quello che a lei sembra in tutto e per tutto un cane randagio?
Dal testo:
Comparve di fronte a lei dal nulla e da solo, come una sfida. La fissò dritta negli occhi, bruciandola con essi, le rivolse uno sguardo di profondo disprezzo tinto di una tonalità fin troppo cupa per la fierezza che voleva trasmettere. “Cosa sta succedendo?” Si chiese disorientata, trovandosi faccia a faccia con lo stesso Sesshomaru dei suoi primi incontri. “Cos'è cambiato all'improvviso?” […]
«Sesshomaru, grande demone cane.» Cominciò Izumi rivolgendogli un sorriso e uno sguardo deciso, seppur con le guance rosa. «Domani a quest'ora vieni al pozzo mangiaossa, ti dimostrerò come anche un'umana possa rimanere al tuo fianco per sempre!» […]
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dog Training

°L'incontro°

Una melodia dai toni acuti si stava propagando da qualche minuto, rendeva l'aria tersa dell'estate profumata di un'insolita fragranza. Il bel sole illuminava prepotente il tetto di casa Higurashi e Buyo godeva di quel calore, accoccolato su uno degli scalini della gradinata oltre il tempio. Il suono di violino s'interruppe bruscamente. Izumi scostò l'archetto dalle corde e guardò fuori dalla finestra, per un attimo gli era sembrato di vedere qualcuno aggirarsi nei pressi del Goshimboku. La sua immancabile curiosità accese il suo animo e questa energia la spinse ad andare a controllare, ma non trovò nessuno. Si guardò attorno spaesata, era così sicura di aver visto una persona in abiti tradizionali, poi notò la porta del tempietto di un palmo aperta.
“Che si sia nascosto li?” Pensò colta all'improvviso da un brivido di timore. Izumi si spaventava facilmente, è vero, ma in vita sua non era mai stata il tipo di ragazza che si tira indietro se impaurita. Aveva la costante ed insana idea che affrontare ogni cosa che costituisse anche un solo leggero rischio le conferisse più energia, e lei voleva essere forte. Si avvicinò lentamente al tempio ed aprì piano la porta scorrevole, per far entrare luce. Notò con disappunto che l'ambiente era vuoto, non c'era nessuno. Entrò inconsciamente e si appoggiò coi gomiti al bordo del pozzo mangiaossa.
“Eppure io ho visto qualcuno, vorrei sapere chi fosse...” I suoi occhi vagarono annoiati sugli angoli della stanza, poi uno strano riflesso la catturò.
“Cosa, ma come...cos'è quello?!” Pensò frastornata gettando uno sguardo al fondo del pozzo, non se lo doveva forse aspettare buio e vuoto? No, quel pozzo era luminoso perché al di là dell'apertura un tenero azzurro cielo si stagliava nitido, squadrato dalle pareti di roccia.
«Quello... è il cielo? Il cielo per terra, sotto terra, fra la terra...» Farfugliava insicura passandosi una mano sugli occhi, timorosa che la vista le stesse giocando un brutto scherzo. Rimase a bocca aperta, una macchia candida come cotone era apparsa, sbucando da un lato e procedendo lentamente. Izumi si sporse.
«Quella è una nuvola? Non sto affatto avendo un'allucinazione!» Corse fuori dal tempio sgusciando in casa di fretta, non si tolse neppure le scarpe e si fiondò nel salone. «Papà, presto vieni a vedere! Si vede il cielo sul fondo del pozzo mangia ossa!!» «Non dire sciocchezze Izumi, guardare troppo il sole ti avrà creato qualche effetto ottico.» Le rispose lui continuando a seguire interessato le notizie alla televisione. La ragazza gli afferrò il braccio.
«Non sono così stupida, vieni a vedere!» Gli disse nel pieno dell'eccitazione, dal corridoio apparve la madre.
«Cosa sono queste grida, Izumi?» Chiese preoccupata. «Mamma, vieni anche tu!» Disse trascinando il padre fuori di casa, lui la seguì per assecondarla e quando giunsero al tempio la ragazza si fiondò sul bordo del pozzo con un sorriso raggiante. Scoprire qualcosa di sensazionale era una delle sue ambizioni quotidiane, inutile dire che la tranquilla vita di una ragazza qualsiasi di Tokyo non le offrisse molte occasioni per farlo. Ma lei non era affatto una ragazza qualsiasi, e Sota Higurashi lo sapeva bene, apparve proprio in quel momento alla porta del tempio assieme alla madre di Izumi e scrutò preoccupato la ragazza.
«Vedi? Avevo detto che era solo un effetto ottico.» Concluse il signor Eiji una volta osservata svogliatamente la cavità buia e vuota, rivolgendo alla figlia uno sguardo rassegnato. «Cara, quando smetterai di vedere un mistero dietro ogni piccolezza?» Le chiese in un sussurro la madre mentre il marito usciva dal tempio. «Giuro che l'ho visto.» Affermò Izumi ancora perplessa. Sota incrociò le braccia dietro la schiena e sospirò, lungo tutta la sua esistenza non pensava che sarebbe capitato di nuovo. La madre della ragazza raggiunse il marito dentro casa, premurandosi di consigliare alla figlia di rientrare a sua volta. «Troppo sole non ti fa bene.» Disse in lontananza.
«Io l'ho visto davvero, nonno.» Sussurrò Izumi ancora intenta a fissare il profondo buio dell'interno del pozzo. «Un cielo azzurro e delle nuvole, proprio sul fondo di questo pozzo. Inoltre c'era qualcuno da queste parti, e sono sicura che chiunque fosse se n'è andato da qui!» Affermò poi girandosi e sfoggiando un'espressione convinta. A quelle parole Sota impallidì. «Hai visto qualcuno?» «Sì, proprio sotto il Goshimboku, chissà forse era uno spirito che si è rifugiato sul fondo del pozzo! O magari era un fantasma!» Sentenziò intavolando qualche supposizione, questa  era l'abitudine a cui era più avvezza: lo sproloquio. Ma Sota aveva un'idea tutta sua, una sola ma valida. “Sorella, eri tu?” Pensò affranto. «Izumi, voglio che non ti avvicini più al pozzo mangia ossa.» Affermò poi perentorio. «Cosa? Perché?!» Urlò stizzita. «Nonno, tu mi credi vero? Lo sai che non sto mentendo, che non ho avuto un'allucinazione! Forse dovremmo aspettare qui fuori, magari quella persona tornerà e noi potremo...» «Izumi!» La interruppe lui guardandola accigliato. «Mai più ho detto.» Concluse, mettendo fine allo spensierato divagare della nipote. La ragazza dovette rinunciare a tanta autorità, suo nonno era sempre stato un tipo speciale per lei. Sempre dolce, sempre accondiscendente, sempre così orgoglioso della sua nipotina che tanto lo deliziava con le dolci melodie del suo violino. Come poteva insistere a quel tono burbero, non poteva. «Sì.» Sussurrò arresa uscendo dal tempio e recandosi mestamente dentro casa.
Sota la osservò, regalandole uno sguardo compassionevole solo quando gli rivolse le spalle. “Non voglio che ti succeda qualcosa e che te ne vada anche tu.” Pensò in una nota di tristezza chiudendo la porta del tempio. Osservò il Goshimboku con la tacita richiesta d'appoggio, il suo pensiero era rivolto solo ad una persona, una che non vedeva ormai da così tanto tempo. Già, quanti anni erano passati ormai? Una sessantina se non più, sicuramente, e a quel pensiero sospirò ancora. S'infilò dentro casa con il lento incedere di un passo stanco, in quel mentre la bruna testolina di Izumi apparve dal corridoio opposto e, molto lentamente, sgusciò fuori di casa.
Una volta all'esterno corse rapidamente dal pozzo mangia ossa e tolse la paratia che suo nonno aveva posto sull'apertura. Era ancora nero e vuoto.“Dannazione, mi stai prendendo in giro stupido pozzo?” Pensò offesa, per una volta che scopriva qualcosa di fantastico, che potesse dipingere la sua normale quotidianità con uno spruzzo di avventura, questo svaniva come una mera allucinazione. E se l'avesse veramente avuta, magari un fantasma le aveva voluto mostrare un'illusione, oppure era davvero un effetto ottico?
«Accidenti. Pozzo mangia ossa, non mi nascondere questo segreto.» Disse affranta rivolgendosi alla profonda oscurità. «Non volevi mostrarmi qualcosa? Se ti ritiri adesso, sei un vigliacco!» Disse d'un fiato stringendo gli occhi, spaventata dall'idea di rassegnarsi una volta stuzzicata così nel profondo. «Maledizione, accenditi!» Urlò arrabbiata, ripensando al disarmante sguardo remissivo del padre. «Per favore.» Provò a chiedere con voce dolce. Fissò per alcuni secondi il fondo avvolto nel buio, incerta se continuare ad aspettare o andarsene rassegnandosi ad accettare l'idea. Poi, colta dallo sconforto, si recò all'uscita. “Che stupida sono, volevo vedere qualcosa di meraviglioso.” Pensò, ma nel mentre che chiudeva la porta scorrevole un tenero riverbero di luce accarezzò i bordi del pozzo. Sussultò e sgranò gli occhi nello stesso momento, prima di saltare giù dalle scalette. Si affacciò e le labbra si distesero in un sorriso soddisfatto. Il cielo, c'era di nuovo il cielo nel fondo del pozzo mangiaossa. Izumi guardò incerta dietro di se, andò a chiudere la porta scorrevole e scrutò di nuovo l'azzurro sul fondo.
«Perdonami nonno.» Sussurrò prima di scavalcare il bordo, si gettò senza indugio e la luce le abbagliò gli occhi.

° ° °

Cielo azzurro, un bel sole luminoso, prato verde vivo, davvero un bel paesaggio ma Izumi non capiva dov'era finita. Si guardò attorno spaesata.
«C'è nessuno?» Gridò, ma nessuno le rispose. «Che delusione, credevo ci fosse qualcosa di sensazionale. Questo sembra un paesaggio normalissimo, carino ma niente di diverso dal solito. Insomma, niente spiriti o strani edifici.» Farfugliò cominciando a vagare qua e la col corpo e con la mente, intenzionata a scorgere qualcosa che la potesse interessare. S'inoltrò nel bosco e camminò per alcuni minuti pensando a quali fantastiche avventure avrebbe voluto vivere fra quegli stessi alberi, quando si accorse che li stava narrando a voce alta e si fermò a ridacchiare. In quel momento sentì un ringhio e altri rumori provenire dalla sua destra, tese le orecchie cercando di identificare quei suoni quando si accorse che le sue gambe si muovevano a sole. Giunse in uno spazio aperto,  vagò con gli occhi sul pendio scosceso che aveva di fronte ed emise un gridolino. Di conseguenza un paio d'occhi si posarono su di lei ed in quel mentre Izumi capitolò.
Gridò spontaneamente, inorridita alla vista di una creatura dalle carni dilaniate. Il sangue aveva imporporato tutto il verde circostante, facendolo sembrare il sangue della terra stessa. Dinanzi a quel cadavere troneggiava una figura dai colori chiari, che fissava la ragazza con occhi predatori.
Izumi indietreggiò appena incontrò quegli occhi azzurri avvolti da una spaventosa sclera rossa. Squadrò bene l'essere e sentì d'aver perso la paura. Le sembrava in tutto e per tutto una persona ma l'aria sinistra e l'insolito abbigliamento lo coloravano di uno strano sapore di leggenda. Izumi sorrise inconsciamente, a parte il sangue, quella vista gli piacque infinitamente. «Hey!» Gli urlò. «Tu sei un modello del posto? Un attore? Non è che state girando la scena di un film e vi ho interrotto, vero?» Disse mostrando un sorriso smagliante, quello strano individuo l'aveva affascinata, che fosse per le particolari caratteristiche o per l'ambiente dove l'aveva incontrato non l'avrebbe saputo spiegare. Vagò con lo sguardo su quella strana pelliccia che vaporosa gli pendeva dalla spalla, i lunghi capelli bianchi che brillavano come argento al sole ed il viso dove i denti, che le stava digrignando, luccicavano quasi allo stesso modo; all'improvviso si era dimenticata di tutto il sangue che c'era. Si buttò giù dal dirupo come avesse scavalcato una staccionata qualsiasi.
 «Sto arrivando!» Avvertì, ma quando ricadde a due passi da quel ragazzo lui le diede una spinta e la fece sbattere violentemente contro la parete rocciosa. Izumi non si rese conto di quel che era successo finché una fitta al fianco la destò da una sorta di stasi e guardò il ragazzo terrificata. Solo in quel momento notò degli artigli appuntiti svettare fieri dalle sue dita imperlate di sangue. «Cosa credevi di fare insulsa umana! Nessuno come te può avvicinarsi al grande demone cane e restare impunito!» Gracchio una voce dalla fiancata opposta. Izumi girò la testa e per la prima volta notò una piccola creatura verde imbracciare un lungo bastone. Gridò inorridita facendo sfuggire un acuto stridulo alla propria bocca. «Ma cosa siete voi?!» Chiese, ma quando sentì la rabbia montare, assieme al dolore della botta ricevuta, il suo sguardo mutò. «Hey tu!» Urlò poi puntando il dito. «Chiunque tu sia come ti permetti di attaccare in questo modo una ragazza, cosa ti avrei fatto di male di grazia?!» Asserì minacciandolo con il saettare del proprio indice. Di risposta ricevette solo un ringhio sommesso ma lei non si scompose. «Stupida ragazzina, rivolgiti al Signor Sesshomaru con il dovuto rispetto!» Urlò il piccoletto.
«Maledetto rospo mutante.» Farfugliò raccogliendo da terra due pietre. «Te lo do io il Signor Sesshomaru!» Urlò lanciandogli uno dei sassi, atterrandolo con un colpo alla testa. Izumi si girò verso l'altro. «E ce n'è anche per te!» Disse infuriata scagliando la pietra rimasta. Ciò che vide fu confuso, un ringhio si mescolò ad una scia bianca, solo all'ultimo momento si accorse di avere il volto furioso del ragazzo a poco più di un metro. Quella vista la sconvolse, i suoi occhi urlavano a chiare lettere: ti uccido!  Di certo non era il set di un film e quella belva bianca aveva appena ammazzato qualcosa che non riusciva nemmeno a definire, avrebbe ucciso anche lei? Non lo voleva sapere, scappò. “Dannazione chi cavolo è quello li, ha due occhi che sembra un diavolo.” Pensò terrorizzata all'idea di fare una brutta fine. Corse tanto velocemente che non si accorse nemmeno di essere seguita dall'incedere solenne del ragazzo, che avanzava senza fretta. Quando Izumi gettò un'occhiata dietro di se sentì il piccoletto borbottare qualcosa, soddisfatto. Mentre li guardava sbatté contro il legno del pozzo e di fretta cercò di entrare nella cavità, di risposta il ragazzo compì un balzo e azzerò la distanza fra di loro in un secondo. Izumi sussultò spiazzata e capitolò all'indietro, cadendo nel pozzo. L'ultima cosa che vide fu quella possente figura stagliarsi alla luce del sole e due sinistri occhi assassini spiccare taglienti come pugnali. Le sembrò di vedere ancora quell'immagine anche quando era ormai scomparsa, le ci volle qualche minuto per rendersi conto che non si trovava più dov'era prima, sulla cima vedeva il buio e mai le parse così rassicurante. Si mosse solo quando sentì una fitta alla schiena e la sua mente finì di convincersi che non era affatto stato un brutto sogno. Scalò la parete e si fiondò sulla porta scorrevole aprendola di scatto. Osservò il Goshimboku in lontananza e la sagoma della propria casa, si sentì tremendamente sollevata. S'infilò nell'abitazione cercando di essere più silenziosa possibile e inaspettatamente nessuno la notò.
“Cos'era quel posto?” Si chiese una volta distesa sul proprio letto. “E chi erano quei due?” La luce che filtrava dalla finestra illuminava l'ambiente in modo rassicurante e Izumi si sentì incredibilmente protetta fra quelle quattro mura. Il suo cuore s'era calmato ma le dolorose reminiscenze della botta subita si ripresentavano intermittenti. “Sesshomaru ha detto quello sgorbio. Che sia un qualche spirito vendicatore? No, il piccoletto ha detto grande demone cane. Un demone.” Quando quella parola echeggiò nella sua testa si alzò e pochi secondi dopo comparì davanti alla ricca libreria della casa. Quello scaffale era pieno di leggende e testi antichi, sapeva che se cercava informazioni sui demoni ne avrebbe trovate più lì che altrove. Saettò con gli occhi indagando i vari titoli. «Cerchi qualcosa?» Izumi sussultò girandosi di scatto, si rilassò solo quando vide il volto perplesso di suo padre. «Sì, un libro sui demoni.» «E da quando ti interessi a questo genere di argomenti?» Sbuffò sorpreso. «Giorni fa il nonno me ne ha parlato e ora sono curiosa.» Mentì, vide il padre sospirare e poi scegliere con accuratezza un pesante tomo dallo scaffale. «Ecco, questo parla di mitologia e creature varie.» «Grazie.» Izumi corse in camera e sfogliò quel tomo ricco di immagini e dettagliate descrizioni. Giudicò severa ogni paragrafo, ogni immagine, ogni titolo finché il suo sguardo si posò su una raffigurazione in particolare.
«Pffff AHAHAHAHAH!!!!» Scoppiò a ridere incapace di trattenersi e sbatté la mano sulla pagina prima di guardarla ancora. «E così il piccoletto è un kappa, davvero pessimo, davvero pessimo!» Disse girando pagina e ne girò ancora molte prima d'interessarsi nuovamente a qualcosa. Fu così che lesse delle leggende dei demoni cane e vide le dettagliate immagini di bestie grandi come nuvole, che nel cielo inscenavano grandi battaglie con altri terribili demoni. «Sesshomaru, e così tu sei uno di questi?» Sussurrò incantata, accarezzando la superfice della stampa di un candido cane dalle dimensioni imponenti, sovrastare le nuvole fiero e maestoso. Izumi sospirò sconsolata. «Sembrano splendidi raffigurati qui, ma quello che ho visto io era una belva. Mi ha ricordato piuttosto un lupo, oppure un cane randagio!» Sbuffò senza rendersi conto che stava parlando, si portò la mano alla bocca e osservò titubante la porta. “Però era così bello.” Si disse poi nei suoi pensieri lasciando che le proprie labbra si distendessero.

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Il giorno seguente Izumi provò ad entrare nel pozzo, ma le mancò il coraggio. Dopotutto se non ci fosse caduta dentro in tempo quel demone l'avrebbe uccisa e questo bastava a scoraggiarla. Eppure la sua curiosità irrefrenabile si rivelava sufficiente per ripresentarsi davanti al pozzo più volte al giorno tutti i giorni, guardinga che i parenti non se ne avvedessero. Ma per quanto fosse ansiosa di vedere ancora quella creatura, il ricordo di quegli occhi animaleschi dalla sclera rosso sangue la facevano rabbrividire. Finché il quinto giorno non si rese conto per la prima volta che quegli occhi predatori incollati addosso in qualche modo le erano sembrati affascinanti, si era sentita preda e per qualche ragione, fra il timore e la paura, si rese conto che quella situazione l'aveva emozionata incredibilmente.
«Uffa.» Borbottò scorrendo gli occhi fra i vari flaconi di detersivo. Izumi stava facendo la spesa e ogni tanto si ritrovava a pensare a quel demone ed i suoi occhi, sorprendendosi nel parlare a voce alta, come sempre. Si muoveva fra la gente ed indagava lo sguardo di ognuno cercando un paio d'occhi che potessero somigliare a quelli stupendi che rammentava di continuo. «Che noia.» Sibilò amareggiata dal rendersi conto che nessuna delle persone presenti potesse anche solo ricordargli gli occhi di Sesshomaru.
«Sesshomaru.» Sussurrò fermandosi incantata. Notò che si era ritrovata davanti ad una lunga fila di libri esposti su scaffale, tra tutti adocchiò subito uno dalla copertina gialla sulla quale svettava la foto di un uomo e di un cane che giocano. Il titolo rosso a grandi caratteri troneggiava sopra di loro, evidenziato da un rilievo delicato pronunciava a chiare lettere: Dog Training. Izumi si sentì improvvisamente folgorata, le sue labbra si allargarono in un sorriso smagliante ed i suoi occhi, improvvisamente luminosi, si strinsero appena e trafissero il libro con un arpione immaginario.

La stanza di Izumi era appena diventata ermetica, con la porta e la finestra chiuse e la serranda abbassata, la ospitava come un gioiello prezioso nella propria scatola. Sulla scrivania invece troneggiava un preoccupante giallo canarino e la ragazza, fieramente seduta davanti ad esso, lo scrutava con avidità e malizia.

«In fondo, è un cane. No?» Chiese a se stessa prima di concedersi un battito di mani, scaricando l'emozione che la rendeva tesa ed ansiosa. Allungò la mano e girò la copertina, incollando gli occhi sul proprio acquisto.

Dog Training
Qualsiasi cane può essere addomesticato, non ve n'è uno al mondo che faccia eccezioni. Vi basterà seguire questa semplice guida per rendere un cane il vostro migliore amico, nonché fedele e ubbidiente compagno.

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Note: Izumi Higurashi è rimasta colpita da Sesshomaru già dal primo incontro ma capisce da subito che è una creatura scostante e pericolosa. Nonostante ciò trova la sua soluzione in un libro che parla di cani, come addomesticarli ed educarli, trovando affinità con l'essere demone cane di Sesshomaru nutre buone speranze. Cosa succederà mettendo in pratica gli insegnamenti appresi dal libro? Spero di avervi incuriosito, perché Izumi è pazza e potrebbe sorprendevi!
Ci tengo a precisare che il titolo del libro della storia l'ho inventato, non l'ho ripreso da nessun libro in circolazione però non escludo affatto la possibilità che esista un libro intitolato così!! 
Saluti, Kain
  
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