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Autore: So I Don T Know    29/06/2011    4 recensioni
Piccola storia di pochi capitoli incentrata sull'infanzia di Mello, di come la sua baby sitter, nonchè sua migliore amica, scopre la sua intelligenza.
Una cosuccia per raccontarvi come è andata secondo me prima che Mihael entrasse alla Wammy's House.
Paws Up.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, Mello, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< ...E, per favore, non metterti nei casini, intesi? >>

Sì Carmilla, contaci.

Annuii soltanto per tranquillizzarla,

lei mi aveva sorriso e mi aveva dato una leggera carezza sulla testa,

per poi dileguarsi all'interno di un'aula dove un pallosissimo professore la stava aspettando.

Non so quanto saggio fosse stato da parte sua andare all'università nelle ore di lavoro portandosi dietro un dispettoso ragazzino di dieci anni come il sottoscritto.

Mi aveva liquidato con una frase della serie

" io credo in te, e so' che non mi metterai in difficoltà se ti porto per una mezzoretta a scuola. " .

Si certo, come no.

Forse avevo sopravvalutato la sua intelligenza, o forse lei aveva sottovoalutato me.

Peccato, non la facevo così ingenua.

Carmilla, alias la mia baby- sitter, nonchè mia migliore amica, era l'unica persona al mondo che riuscisse a capirmi e sapesse come comportarsi con me.

Lei era stata la numero...dunque vediamo... 29? Sì, la ventinovesima baby- sitter che cambiavo in quanto?

Una paio d'anni?

Sì può essere.

Beh, le altre non erano che vecchie megere inacidite, per di più zitelle, e con un tipo complicato come me non avevano retto a lungo.

Ahahaha, Dio solo sa quanto mi divertivo quando si facevano la valigia e lasciavano villa Keehl.

La mia residenza, la nostra casa.

Ci vivevo con i miei genitori (ma và?) Alexandra e William: lei nota bancaria, lui capo di un'importante compagnia petrolifera.

Lavoro importante uguale soldi a palate uguale non vedere mai il proprio figlio uguale assumere una baby- sitter.

Meno male che c'era lei.

La mia Carmilla.

La ragazza dai capelli corvini e gli occhi scuri che mi faceva da angelo custode.

Lei mi dava tutto l'amore che mi serviva, mamma e papà compresi.

Purtroppo per me era una ragazza giovane e studiava ancora all'università di ricerca di Oxford.

Puntava alla laurea in fisica.

Quella mattina avrebbe dovuto consegnare un importantissimo esame, ma doveva anche badare a me.

Motivo per il quale io mi trovavo in quell'enorme scuola per cervelloni.

Fuori dalla porta della classe di Carmilla mi stavo annoiando terribilmente e le pareti grige e smorte non aiutavano di certo a sollevarmi il morale.

Decisi quindi di gironzolare per l'istituto, in cerca di un qualche svago, un minimo di divertimento in quel mortorio doveva pur esserci!

Mi sarei accontentato di una misera biblioteca.

Dopotutto amavo leggere.

Ogni genere di libro in commercio.

Tutto.

Dopo un po' mi aggiravo per i corridoi notai un terzetto di ragazzi che chiaccheravano mentre prendevano appunti trascrivendo su dei blocchetti quello che era segnato su una grande lavagna appesa ad una parete.

<< Secondo te questo qualcuno lo riuscirà a risolvere? >> chiese uno.

<< Si dai, sembra più semplice di quelli degli altri mesi. >> rispose un'altro.

<< Il professor Conner scrive sempre problemi troppo difficili per " la follia del mese "!

E' assurdo! >> concluse il terzo.

Gli altri due annuirono e insieme se ne andarono.

Cos'era poi questa " follia del mese "?

Andai a controllare.

Appena fui davanti alla lavagna sgranai gli occhi.

Le mie labbra si aprirono in un ghigno divertito.

Sulla superfice nera erano incisi con un gessetto bianco numeri e simboli che avevo gà visto in precedenza.

<< Matematica avanzata. >>

Sussurrai consapevole.

Avevo letto un paio di libri a proposito.

Di solito la gente inizia a risolvere prolblemi di quella portata quando a quanto? 25 anni ?

Accanto a quella scritta stava un'altra lavagna completamente linda.

Sotto quest'ultima stava un portagessi stracolmo.

Presi un cilindretto bianco nuovo di zecca e mi misi a riflettere.

Non sembrava impossibile.

Non doveva esserlo.

Nulla è impossibile.

In teoria...

... Poi la pratica era un altro discorso.

 

Maledetta quella volta che mia madre mi ha fatto cocciuto!

Rimasi a pensare davanti a quel problema per una ventina di minuti e forse più.

Poi eccola.

Ma come " cosa " ?

L'illuminazione, è ovvio.

L'idea.

La soluzione.

Mi vergognai per non essermene accorto prima.

Sorrisi compiaciuto e trascrissi i mei pensieri sulla lavagna apposita.

Prima di concludere tutta la formula semtii una voce alle mie spalle:

<< Mellow! Mel!? dove ti sei cacciato? >>

Uffa, era Carmilla.

E mi chiamava " Mellow "! Odiavo quella " w " finale.

Preferivo Mello.

Semplice.

Forse lei ignorava che conoscevo il significato della parola " Mellow ":

letteralmente sarebbe " addolcirsi ", riferendosi al mio carattere dittatoriale;

oppure " maturare ", quest'ultimo suonava quasi come un augurio per il mio futuro.

Vidi Carmilla fare capolino dalla fine del corridoio dove stavo.

<< Oh, finalmente! Signorno mi hai fatto preoccupare! >> Esclamò ironica venendomi incontro.

Io la guardai solo per un istante.

Per poi girarmi senza più badare a lei, concentrandomi solo sulla matematica.

<< Mel, quella è roba seria! Non puoi metterti a disegnare! >>

Oh, povera cara, credeva davvero che io stessi disegnado?

Forse adesso è un po' incazzata.

Poco male.

Riuscii a finire di scrivere e iniziai a correre verso il lato opposto a quello dove stava lei.

Mi nascosi in quello che sembrava uno sgabuzzino, anche se ormai Carmilla aveva già visto dove mi ero rintanato.

Io intnato spiavo dalla serratura.

Lei si girò un istante per guardare la lavagna con il problema e poi quella con la mia soluzione.

Si bloccò di colpo, portandosi una mano alla bocca.

<< Non è possibile. >> sussurrò.

Poi corse via, da dove era arrivata, scordandosi totalmente del sottoscritto.

<< Professor Conner! >> ripetè un bel po' urlando.

Poverina, sembrava avesse le lacrime agli occhi.

Dopo qualche minuto la vidi tornare accompagnata da un tizio, forse quel " professor Conner " che stava cercando prima, mentre camminava continuava a dire:

<< Non è possibile. Non può essere. >>

Ma cosa diavolo aveva?

Non l'avevo mai vista così shoccata.

Mai.

Neanche quando mancava poco che dessi fuoco alla cucina!

Entrambi si fermarono di fornte a quella cavolo di lavagna che mi stava dando più grane del previsto.

L'uomo che accompagnava Carmilla estrasse dalla tasca un blocco di fogli e una penna, per poi osservare i tratti del gesso che avevo fatto poco prima.

<< E' così. >> disse, dopo qualche minuto di asoluto silenzio.

<< No. Non può. >> sentenziò la mia amica.

<< Sì, lo è. Signorina Doyle, mi saprebbe dire chi è stato a risolverlo? >> chiese il tizio.

Carmilla si mise a ridere.

<< Non credo che mi crederebbe, professore. >>

Era ovvio.

Quale professore si sarebbe bevuto la storia del ragazzino di 10 anni che risolve i difficili problemi dell'università?

Ve lo dico io:

Nessuno.

<< Lei ci provi, poi vedo io se crecerci o meno. >>

Wow, forse avrebbe potuto anche essermi simpatico.

Forse.

<< Ok, ma se l'è cercata – continuò la mia baby–sitter – Mihael, vieni fuori da lì per favore. >>

Uffa, quando mi chiamava con il mio vero nome mi sentivo in colpa se non le rispondevo.

E quello era il tono che usava quando non ammetteva repliche.

Sbuffai e aprii la porta.

Quasi mi sbellicai dal ridere quando vidi la faccia allibita del professore.

Trotterellai sicuro verso di loro e gli tesi la mano:

<< Mihael Keehl , piacere. >>

<< Mel, lui è il professor Conner, il vincitore della Medaglia Fields dell'anno scorso. In pratica il premio Nobe- >>

<< Premio nobel della matematica, ho letto a proposito. >> la interruppi.

L'insengante mi porse la mano.

La strinsi con vigore e poi sciogliemmo il contatto.

<< Dimmi, Mihael, sei davvero stato tu a trovare la soluzione del problema? >>

Poverino, aveva gli occhi che quasi gli uscivano dalle orbite.

<< Certo. >> risposi pacato << Ma vorrei che mi spiegasse cos' è la " follia del mese " , per favore >>

<< Ah... La " follia " non è che...

 un pro- problema complicato anche per gli studenti dell'aultimo anno... chi- chi lo risolve riceve gra-grandi agevolazioni... ma tu...

tu come... co- come hai fatto? >> oddio no, ci mancava soltanto che iniziasse a balbettare.

<< Un giorno ho trovato un libro che parlava di matematica avanzata.

L'ho letto.

Questo problema mi è sembrato piuttosto elementare, a dir la verità. >>

Oh, povero fesso non guardarmi con quella faccia da pesce! Dì qualcosa!

<< O...oh. >>

beh, non ti esce di meglio da quella bocca?

<< Me...Mihael – oh, finalmente si è sbloccato! - vorrei tanto conoscerti meglio.

E magari testare le tue capacità. Me lo permetterai? >>

Forse.

No.

Non voglio farmi trattare come un topo di laboratorio solo perchè so fare un po' di matematica avanzata!

Anche se...

Non sarebbe poi una pessima idea:

se lavorassi con lui si aprirebbero un sacco di porte per il mio futuro.

Magari potrei iniziare a lavorare molto presto,

così i miei potrebbero tranquillamente ritirarsi dai loro impieghi

e potremmo essere felici.

Insieme.

Felici.

Io, Carmilla, mamma e papà.

<< Ok, ci sto' >> sogghignai divertito.

<< Dai, seguimi. >> mi tese la mano, come per invitarmi ad afferrarla.

<< Non tutta questa confidenza, Conner. >> sputai acido.

Carmilla sorrise.

<< Ok. Signor Keehl. >>

Oh, bravo vedo che ci capiamo.

Poi lo seguii lungo il corridoio.

Sovoltammo a sinistra.

Poi a destra.

Poi ancora a destra.

E infine ci fermammo di fronte a quella che doveva essere la porta del suo ufficio.

<< Prego. >> mi invitò.

Quella era solo una delle milioni di porte che sarei riuscito ad aprirmi in seguito, ne ero sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autirice.

Salve a tutti.

Piccolo appunto : se ho coninciato questa Fiction non vuol dire che abbia abbandonato l'altra che ho in cantiere, continuerò anche quella, promesso!

E poi questa è solo un accenno di follia dovuto ad un sogno, durerà si e no 4 o 5 capitoli.

Per la trama ho preso spunto da" Will Hunting – genio ribelle " davvero un gran bel film.

Consigliato a tutti.

Forse alcuni di voi troveranno stano che un bambino di 10 anni possa scirovere come un

" adulto " o come minimo un adolescente con un bagaglio culturale abbastanza abbondante ma io ritengo che Mello non sia mai stato davvero un bambino, come ogni piccolo genio che si rispetti.

I bambini prodigio possiedono una mente assurda, ma perdono ciò che di più bello c'e nella vita: la prorpia infanzia.

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, se vi và lasciate un commento.

Paws Up.

So


 

  
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