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Autore: Firefly Of Silence    12/03/2006    3 recensioni
E se Sousuke fosse ritirato dall'incarico di proteggere Kaname? E se invece arrivasse una nuova minaccia? E se FINALMENTE non fosse il Lambda Driver a fare la differenza, ma il sentimento più forte di tutti? Parecchie persone a bordo del De Daanan saranno costrette a rifare i conti... con felicità di alcuni e decisamente meno di altri!
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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2-NON ANCORA IL MOMENTO







-Merda!-

Sousuke si sedette al tavolo imprecando ad alta voce.

-Ola! Da quand'è che usi certe parole vecchio mio?- lo salutò Kurz squadrandolo divertito.

-Da quando qualcuno non si fa i fatti suoi!- sbottò l'altro irritato.

I due erano seduti ad uno dei tavoli della mensa del De Daanan. Era quasi mezza notte e la sala che cominciava a riempirsi, veniva attualmente utilizzata come bar e punto di ritrovo per chiacchierare e magari fumarsi clandestinamente una sigaretta. Molti dei compagni seduti a loro tavolo si erano voltati ad osservare la scena incuriositi. Se c'èra una cosa della quale tutti erano più che convinti, era dell'impossibilità che il sergente Sousuke Sagara tradisse la sua rinomata indole taciturna e bilanciata. Le cose si facevano interessanti.

-Hei! Ma si può sapere che diavolo ti prende?!- esclamò il biondo a metà tra l'incredulo e l'offeso.

-Nulla.- rispose Sousuke evitando di guardarlo in faccia e afferrando uno dei bicchieri di plastica vuoti disposti sulla tavola, per poi riposarlo con stizza poco più in là.

-Certo come no!- lo riprese l'amico.

-Lascialo perdere Weber! E' da più di tre settimane che è di cattivo umore, probabilmente se continui ad insistere finirai per essere morsicato!- intervenne serio il sergente Clouzot.

L'intero tavolo scoppiò a ridere all'affermazione dell'uomo.

-Kurz sei stato avvertito!- aggiunse un soldato alzando in aria il suo bicchiere.

-Tsk!- commentò superiore il tedesco -Qui nessuno prende le cose seriamente!-

-E saresti tu quello serio?- gli urlò una donna dai i lunghi capelli ramati raccolti in una coda, aveva un sorriso beffardo stampato sul grazioso visino ricoperto da lentiggini.

-Marsha tesoro! Vuoi forse che provi con te la mia serietà?-

-Preferisco testare la serietà di un palo, piuttosto che la tua Weber!- rispose pronta la donna.

Un'altra fragorosa risata percorse il tavolo.

-Tsk!- ripeté indignato Kurz -Voi non capirete mai quanto valgo!-

-Stiamo bene anche senza capirlo!- ribatté una ragazza dai corti capelli biondo cenere.

Altra risata generale.

Il tedesco ignorò la cosa e si voltò nuovamente verso Sousuke il quale, neanche a dirlo, per tutto il tempo non aveva cambiato minimamente espressione.

-Allora vecchio mio, vuoi deciderti a parlare si o no?-

-Coraggio Sagara!- si intromise il sergente Yan. -Ai tuoi compagni puoi dire tutto!-

Sousuke sospirò rassegnato -Ho ricevuto un comunicato che avvertiva che i pezzi di ricambio per il mio armamento sono stati smarriti e sono stato costretto a rifare l'ordine. In questo modo un sacco di tempo è andato sprecato.- disse semplicemente continuando a fissare il tavolo.

Sul tavolo calò un silenzio di tomba. Tutti fissavano il giovane sergente e tutti avevano in mente una sola frase “Per quello?”

-Qualcuno mi svegli per favore!- esclamò Kurz alzandosi in piedi e fingendo uno svenimento.

Tutti gli astanti scoppiarono a ridere. Tutti tranne Sousuke ovviamente, che rimase per l'ennesima volta impassibile.

-Andiamo ragazzo!- intervenne per la seconda volta il sergente Clouzot -Vuoi forse che ce la beviamo? Sappiamo tutti che non sei il tipo da farti venire il nervoso per cose del genere! E poi io non sto mica parlando solo di oggi, è da quasi un mese che scatti per un non nulla! Sputa il rospo!-

Il giovane mercenario deglutì nervoso, ma la sua espressione non cambiò di una virgola -Vi ho già spiegato come si sono svolti i fatti!- rispose con voce atona.

-Eddai Sousuke!- esclamò quasi esasperato Kurz.

-Sei proprio sicuro che non ci sia nient'altro?- aggiunse il sergente Yan.

-Nulla.- tagliò corto l'interessato riprendendo in mano il suo bicchiere.

-Hai paura di parlare?- lo punzecchiò l'altro.

-Negativo.-

A questo punto si sarebbe potuto chiudere il discorso, se non che Kurz decise di uscirsene con un'ultima e precisa battuta.

-Avanti ragazzi! Lo sapete, il nostro Sousuke non ha paura di niente e di nessuno!- un ghigno beffardo gli si dipinse sul volto, chissà se avrebbe funzionato? -A parte di Kaname ovviamente!-

Sousuke congelò e il bicchiere vuoto gli cadde di mano finendo sotto al tavolo.

Bingo! Pensò trionfante Kurz.

Il giovane sergente si voltò finalmente a guardarlo -Io non...- sussurrò teso.

-Guarda, guarda... di un po' Sousuke...- riprese il biondo in un tono che fosse ben udibile a tutti -Non è che per caso il tuo “Nulla” ha grandi occhi castani, lunghi capelli blu e un nome che inizia per Ka e finisce per Name?- ora il ghigno di Kurz andava da un orecchio all'altro.

-Uh...- fu tutto quello che l'altro riuscì a commentare.

Dalla tavola si alzarono una serie di fischi ed esclamazioni della più vasta gamma.

-Allora è così Sousuke?-

-Ti abbiamo rivalutato!-

-Ci scommettevo!- urlò la ragazza dai corti capelli biondi.

-Finalmente è giunto nel mondo umano!- rise il sergente Yan.

-Bé con una sventola come quella anch'io ci avrei fatto un pensierino!- esclamò un uomo dai ricci capelli neri e la corporatura robusta.

-Quante volte te la sei portata a letto?- aggiunse entusiasta un soldato più giovane.

-Non essere volgare!- lo rimproverò la donna di nome Marsha -Comunque è una cosa davvero dolce!-

-Avresti dovuto dirlo subito ragazzo!- esclamò ridendo gaiamente il sergente Clouzot poi si avvicinò a Sousuke e gli tirò una potente manata sulla spalla.

Per poco il giovane mercenario non si spiaccicò sulla dura superficie metallica del tavolo, ma per la seconda volta tutto quello che riuscì a dire fu un semplice e distinto -Uh...-

-Ok, ok ragazzi, basta così!- intervenne finalmente Kurz agitando vistosamente una mano per ottenere l'attenzione dei compagni ormai in completo ludibrio. -Tutti noi possiamo facilmente indovinare come il nostro caro sergente “io penso solo ad eseguire gli ordini” tenga in mooolto particolare ad Angel...-

SBAM!

Tutti si voltarono nella direzione da cui era provenuto il rumore.

Sousuke dopo aver tirato un forte pugno al tavolo si era alzato e ora si stava dirigendo in silenzio verso l'uscita della mensa.

-Sousuke! Hei!- lo chiamò il tedesco colto alla sprovvista dalla sua reazione -Dove diavolo stai andando? Sousuke!-

Kurz stava accingendosi a seguirlo per dirgliene quattro quando una voce lo bloccò -Lascialo andare...-

Il biondo si voltò sorpreso -Sorellina! Che ci fai qui? Sei già tornata?-

-Ti dispiace forse?- il sergente maggiore Melissa Mao lo colpì con forza al centro della schiena facendolo cadere a terra.

Parecchi soldati risero.

-Accidenti sorellina sei forse impazzita?! Sta volta non ho fatto nulla!- si lamentò Kurz mentre si rimetteva in piedi dolorante.

-Sempre meglio prevenire.- commentò asciutta la donna mentre prendeva posto al tavolo e rispondeva ai vari saluti.

-Tsk!- commentò il biondo fingendosi indignato.

-Mocciosi...- sussurrò Melissa rivolgendosi ai compagni che sorrisero comprensivi.

-Un corno!- sbottò Kurz -Tanto per cominciare sei tu quella che è sparita all'improvviso ore fa! Si può sapere dove sei andata a cacciarti? E poi perché diavolo mi hai fermato prima?!-

-Seduto Weber!- tagliò corto Melissa -Non è il momento!-





Sousuke aprì la porta della sua stanza ed entrò.

Finalmente un po' di pace, pensò mentre si sedeva sul bordo cigolante del suo letto. Si piegò in avanti e nascose il viso tra le mani.

Era stanco. Terribilmente stanco.

Per quello aveva reagito a quel modo? Si chiese mentre riportava alla mente gli avvenimenti di pochi attimi prima.

Forse... ma non solo.

Come gli avevano fatto notare i suoi compagni, erano settimane che andava avanti con i nervi a fior di pelle e inoltre... odiava ammetterlo, ma per una volta Kurz aveva dannatamente ragione.

Giorno dopo giorno aveva cercato di non pensarci, aveva cercato di allontanare da se quelle sensazioni, aveva cercato di non vedere la verità... di evitarla, di nasconderla perché lo spaventava.

Aveva cercato di nascondersi da se stesso, da se stesso e... da Lei...

E poi... oggi quella frase. Era stato come essere colpito da una pallottola impazzita.

-Tutti noi possiamo facilmente indovinare come il nostro caro sergente “io penso solo ad eseguire gli ordini” tenga in mooolto particolare ad Angel...-

Tenga in mooolto particolare ad Angel..

Il nostro caro sergente “io penso solo ad eseguire gli ordini”

Sousuke tirò un calcio alla gamba del letto producendo sordo rumore metallico -Maledizione!- sussurrò stringendo i pugni.

Era così. Era esattamente così!

Anche se non aveva voluto ammetterlo nemmeno a se stesso, da tempo ormai, per lui Kaname Chidori non era più soltanto una missione... eppure quando gli avevano ordinato di abbandonarla... lo aveva fatto senza opporre la minima resistenza!

L'aveva abbandonata...

E lo aveva fatto per la seconda volta.

La cosa che più lo distruggeva, era che non aveva neppure trovato il coraggio per affrontarla, per dirle in faccia che se ne stava andando, che la lasciava per sempre... per dirle che un idiota come lui era capace soltanto di eseguire gli ordini e nient'altro!

Mercenario qualificato, membro della squadra speciale della Mithril, uno dei migliori piloti di AS in circolazione... sì lui era questo, lui era uno Specialista! Un dannato specialista porca puttana!

E non aveva avuto nemmeno le palle per dire addio a Lei...

Tornò a nascondere il viso tra le mani.

Ormai non l'avrebbe più rivista. Mai più.

-Kaname...-

Il suo sussurro nel buio della stanza, suonò come una preghiera.





La Creatura sorvolò un alto albero di castagno e dopo un volo radente alle cime degli alberi, si tuffò a capofitto nella boscaglia.


Aveva impiegato soltanto una mezza giornata per rientrare alla base, un vero record inconfronto al viaggio d'andata che era durato ben tre giorni, bè dopotutto all'andata...aveva avuto molto da fare, si disse tra se e se, come a voler giustificare quell'uscita insolitamente lunga.


La Creatura volò rapida e silenziosa nel sottobosco, evitando con agilità tronchi e cespugli e mettendo in fuga una gran quantità di piccoli animali, che venivano a trovarsi improvvisamente a pochi centimetri al disotto della sua rotta aerea. Piano piano i tronchi davanti a lei si fecero sempre più radi poi, finalmente, gli alberi scomparvero del tutto ed essa si ritrovò all'improvviso in un'ampia radura. Grosse e cupe nubi ricoprivano il largo spiazzo erboso... probabilmente tra poco sarebbe incominciato a piovere.


La Creatura non perse tempo (se c'era una cosa che detestava, quella era la pioggia) e si mise a descrivere ampi cerchi al disopra della radura, lanciando contemporaneamente e a ripetizione il suo acuto e metallico richiamo.


Fortunatamente la risposta non si fece attendere, infatti al centro della radura, proprio sotto di lei, si materializzò dal nulla una piccola casupola dal tetto rosso e dalle pareti tinte di un rosa ormai pallido e scrostato. La Creatura si lanciò in picchiata e con un elegante scarto d'ali si fermò esattamente davanti alla porta della piccola casa. Una porta che però, a guardar bene, stonava completamente con l'aspetto palesemente malandato dell'intera casa. Difatti la stretta porta della casupola, che sarebbe stato ragionevole immaginare come qualcosa di arrugginito e consunto dai tarli, si presentava invece come una lucida e solida porta, del tutto sprovvista di maniglie, di scuro e altrettanto impenetrabile acciaio.


La Creatura ripeté ancora una volta il suo caratteristico richiamo e la porta davanti a lei si aprì con uno scatto silenzioso, lasciandola libera di entrare.

L'interno era buio e completamente sgombro, le quattro pareti interne, così piccole e vicine tra loro, non avevano niente a che vedere con quelle che si potevano ammirare dal di fuori, ma anzi erano composte dello stesso materiale scuro e resistente con cui era stata fabbricata la porta di entrata. All'improvviso, sulla parete alla sinistra della creatura, si accese una piccola spia rossa e subito dopo, nel pavimento perfettamente liscio e compatto, si aprì un varco. Esso aveva medie dimensioni (vi ci si sarebbe potuta calare solamente una persona dalla costituzione molto esile) ed era di forma circolare. Il rumore di un tuono riempì per un attimo l'aria, era il chiaro segnale dell'inizio di un violento temporale. La Creatura si buttò nel varco senza indugiare.


L'essere dal richiamo metallico si ritrovò così a percorrere un lungo e stretto tunnel dalle pareti fredde e lisce che scendeva in verticale. Il tunnel risucchiava la Creatura, le sue ali non avevano ne la possibilità ne il bisogno di muoversi e, aderenti al corpo, rimanevano immobili.


Data l'alta velocità e la totale assenza di ostacoli, la discesa durò solo pochi secondi, che tuttavia bastarono a renderla ancora più nervosa e impaziente di raggiungere la meta. Quando la Creatura arrivò finalmente alla fine del tunnel, le sembrò quasi di non essersi mossa, ma dentro di se era pienamente cosciente di trovarsi ormai, molto al disotto del livello del mare.

Intorno all'essere si apriva ora una grande sala illuminata da luci artificiali, il pavimento ricoperto da larghe piastrelle d'acciaio rifletteva, anche se in modo molto distorto, l'ingombrante fascio di tubi che correva lungo l'intero soffitto: cavi che trasportavano energia, luce, aria... in pratica tutto ciò che serviva a una ben organizzata base sotterranea. La sala era spaziosa e funzionale, ma ciò non deve far credere che fosse vuota, anzi, appena arrivata la Creatura si era ritrovata in mezzo a parecchie persone, che si affrettavano in un meticoloso e cadenzato via vai, da un capo all'altro della sala. Uomini e donne, tutti quanti con indosso una divisa color grigio antracite, camminavano spediti e in silenzio, oppure scambiandosi informazioni e alcuni commenti spicci. Essi si dirigevano da una parte o dall'altra della sala e poco dopo sparivano come inghiottiti, in uno dei tanti corridoi che si aprivano su quella stanza.


Gli esseri umani... creature stupide e inconsapevoli, pensò con sommo disgusto la Creatura. Nemmeno uno di loro possedeva la metà delle sue conoscenze o della sua forza, ma nonostante ciò erano tutti così pieni del loro io egoistico e presuntuoso da dare per scontate cose che invece non erano tali e da non preoccuparsi minimamente di pensare a ciò che li circondava o alle verità che avrebbero potuto sopraffarli da un momento all'altro... indubbiamente gli esseri umani erano creature inferiori. Ma fortunatamente, pensò piena d'orgoglio la Creatura, non tutti erano così! Certo, in tutta quella massa indistinta, esistevano esseri umani di grado superiore, pienamente consapevoli delle loro possibilità. Esseri umani in grado di ergersi al di sopra del grande disegno, in grado di dare forma e consistenza a verità che per gli altri non erano altro che l'eco indistinto di una supposizione, in grado di plasmare i destini del mondo servendosi di creazioni che agli altri apparivano solo come i filamenti sfuggenti di un sogno... sì esistevano, e certamente uno di loro, era il suo creatore e padrone.


Mentre pensava a tutto ciò, la Creatura aveva imboccato uno dei tanti corridoi della sala e ora, dopo aver superato un lungo e complicato labirinto di stanze e cunicoli, si trovava finalmente davanti alla porta, al di là della quale, si trovava la parte riservata solamente al padrone e ai suoi più stretti collaboratori.


-Eccoti finalmente!- disse una voce, appena la Creatura fu entrata nella stanza -Cominciavo a temere che ti avessero scoperta... sai che detesto i ritardi!-.


Un uomo dai lunghi capelli neri e dalla corporatura robusta venne in contro all'essere dal richiamo metallico, il suo viso, su cui spiccavano due bellissimi occhi verde smeraldo, era rilassato e quasi assente, ma la sua voce tradiva egualmente una leggera irritazione, non gli si sarebbero potuti dare più di trent'anni.


La Creatura andò a posarsi sul braccio che l'uomo gli porgeva e subito chinò il capo mortificata.


-Sophie... quest'que tu fait?- domandò l'uomo assumendo un tono molto più dolce -Ti aspettavo con ansia lo sai?-


Sophie annuì piegando lievemente il collo. Aveva deluso il padrone? Eppure aveva cercato di fare il più in fretta possibile! L'uomo dagli occhi verdi la fissò ancora per un momento poi sorrise e disse


-Non devi essere triste Sophie, non sono in collera con tè. Io mi fido di te... su dimmi Sophie, le hai portate? Le hai prese? Hai con te le informazioni che ti ho chiesto?-


La Creatura sollevò di scatto la testa, forse poteva ancora rimediare.


Il padrone sorrise nuovamente -Bene, allora non ho fatto male a fidarmi. Vedi Sophie? Non hai nulla da temere-. Appena pronunciate queste parole l'uomo, sempre reggendo Sophie su di un braccio, si avvicino allo schermo gigante che occupava l'intera parete destra della stanza.


-Avanti!- disse, mentre negli occhi di quel verde stupefacente, si andava formando una luce folle -Mostramela, mostrami lei!- e Sophie obbedì.













  
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