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Autore: GretaTK    30/06/2011    3 recensioni
Nessuno avrebbe mai creduto possibile che un giorno Tom si sarebbe sposato, ed invece quel giorno era arrivato. Tutti i suoi amici e conoscenti si erano congratulati sinceramente con lui, tranne una persona: la sua migliore amica. Greta era innamorata di lui da sempre, e avrebbe continuato ad esserlo per tutta la vita. Ma è possibile che Tom non si sia mai accorto di nulla? Era sicuro di star facendo la cosa giusta o i rimorsi cominciavano a farsi sentire? Voleva davvero sposare Lynet? L'unico modo per scoprirlo è leggere questo one-shot, dove due cuori si mettono a nudo l'uno di fronte all'altro. Beh, forse non proprio entrambi.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel momento era arrivato, e nonostante lei lo stesse aspettando ormai da tempo, ora non ci credeva. Non riusciva proprio a rendersene conto, era più forte di lei. Forse era la speranza a rendere tutto così confuso e ben poco nitido alla sua mente. La verità era che non voleva ammetterlo perché ci stava male, tanto.
Era divorata dal dolore. Un male che la logorava da dentro, partendo dal centro esatto del cuore e diffondendosi per tutto il suo esile e gracile corpo. La sua anima era ormai spoglia e mutilata di fronte a quell’amore impossibile, che sempre aveva fatto parte dei suoi pensieri ma mai della sua realtà. Era sempre stato tutto frutto dei suoi pensieri, della sua fervida fantasia. Non era carne, calore, passione, contatto. Era fumo disperso nel vento.
Greta si stava osservando davanti all’alto specchio di casa sua, non capendo bene se era il caso di piangere o gioire. Il primo per se stessa, il secondo per lui. Già, proprio lui, quel ragazzo che l’aveva mandata fuori di testa dal primo sguardo, e ancora non smetteva di farle battere il cuore all’impazzata dentro al petto.
Quel vestitino panna, decisamente troppo elegante per i suoi gusti, le stringeva il busto dentro un corpetto finemente decorato, mentre le lunghe gambe erano coperte per metà da una stoffa leggera e delicata. I sandali dal tacco dodici la slanciava ancora di più.
I lunghi capelli biondi erano stati acconciati alla perfezione: la parte superiore era stata tirata indietro, per poi essere bloccata da un fermaglio ben lavorato, mentre il corto ciuffo le ricadeva morbido sulla parte destra della fronte. Il resto era stato lasciato libero da qualsiasi tipo di costrizione, liscio tranne che per le punte, acconciate in morbidi boccoli.
Il leggero trucco le risaltava gli occhi grigio azzurri, che ora scrutavano attentamente la loro immagine riflessa nello specchio. Non riuscivano proprio a riconoscersi. Il viso dentro al quale erano incastonati non sembrava lo stesso quasi. Trasudava disperazione il suo volto, talmente tanta tristezza da non riuscire nemmeno a ricordare se era mai stata così giù nella sua vita.
No, ne era certa. Mai nulla l’aveva sconvolta a tal punto. Aveva l’irrefrenabile desiderio di strapparsi quello stupido vestito di dosso, e di cancellare ogni traccia di trucco con lacrime amare e sincere. Ma soprattutto non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle tutta quella sofferenza, tutto quello sconforto. Quell’espressione spenta e corrucciata non la rappresentava per niente, e se avesse potuto se la sarebbe fatta scivolare via come una maschera.
Vista con gli occhi di un’altra qualsiasi persona, era perfetta, ma Greta non vedeva altro che una sconosciuta in quel riflesso ora sfocato a causa delle lacrime.
“Greta, tesoro, sei pronta?”.
Senza nemmeno voltarsi, tentò di ricacciare indietro quell’indesiderata acqua salata, e rispose con un sorriso talmente falso da sembrare quasi una paresi facciale.
“Si, sono pronta”, rispose ad un Bill raggiante ed agitato.
Quanto possono essere vere le bugie, a volte. Greta aveva detto la verità riguardo al suo aspetto esteriore, ma dentro, pronta non lo era affatto.
Uscì dalla sua stanza, tentando di abbandonare lì tutti i suoi brutti pensieri e i suoi sentimenti così dannatamente sbagliati. Era meglio così per il momento. Tanto sapeva che quando sarebbe tornata li avrebbe ritrovati tutti, completamente intatti e pronti ad insidiarsi nuovamente nel suo animo tormentato.
Scese le scale affiancata dal suo migliore amico, il suo confidente, il suo appiglio in mezzo al nulla, la sua luce nell’oscurità più fredda e profonda.
Quel ragazzo dal sorriso smagliante, dai lineamenti a dir poco perfetti e gli occhi di un nocciola intenso e caldo, immancabilmente contornati da uno spesso strato di matita nera.
A volte si perdeva ad osservare le sue iridi, incantata. Quello stesso sguardo l’aveva anche il suo gemello. L’unica impercettibile differenza era che le pupille di Bill non erano in grado di darle la scossa quando si incrociavano con le sue. Quelle di Tom invece sì.
Ma ora non era il caso di pensarci. Anzi, non lo sarebbe mai più stato. Dopotutto, il matrimonio a cui stavano andando, era proprio il suo, quello del maggiore dei Kaulitz. E la sposa non era lei.
Ci aveva sempre sperato, fino all’ultimo, che un giorno il ragazzo si sarebbe accorto di quanto amore lei potesse regalargli, ma Tom non ci aveva mai fatto minimamente caso. O forse, non l’aveva semplicemente voluto. Aveva preferito far finta di niente, per non rovinare la loro amicizia.
Essere migliori amici di una persona del sesso opposto è sempre un rischio, ed entrambi lo sapevano bene, anche se l’unica ad esserci cascata era stata proprio lei. Quando si dice il destino.
“Greta, sei bellissima, lo sai?”
“Grazie Bill, anche tu. Ma d’altronde noi lo siamo sempre, no?”
“Vero, oggi però più del solito. Anche Lynet sarà sicuramente meravigliosa! Dopotutto, il vestito che ha scelto le dona molto”
“Già”, rispose la ragazza semplicemente, cercando di scacciare quel terribile magone che le si era creato nel bel mezzo della gola, ormai secca.
“Greis, sei sicura di star bene?”
“Si, perché?”
“No, così. Mi sembri… strana”
“E’ che non riesco ancora a credere che Tom si sposi. Dopotutto, eri tu quello che credeva nell’anima gemella”
“In effetti è strano anche per me. Suona quasi sbagliata la frase composta da Tom e il verbo sposarsi”
“Sembra quasi una nota stonata”
“Però se lui ha deciso così significa che in realtà sia più giusto di quanto pensiamo”.
Dopo quella frase, lei non rispose. Si limitò ad ingoiare un groppo amaro, che le impedì di esprimere qualsiasi pensiero.
Bill, d’altra parte, aveva sempre capito i reali pensieri della bionda, nonostante lei avesse sempre negato. Sapeva che Greta era innamorata di suo fratello, ma non aveva mai voluto insistere troppo solo per soddisfare la sua insaziabile curiosità. Era anche certo che la ragazza sapesse che lui aveva capito tutto da un pezzo ma, forse per non complicare maggiormente le cose, aveva deciso di tenere la bocca sigillata riguardo l’ingombrante argomento Tom.
Usciti fuori dal cancello, presero posto in una lunga limousine nera, dai vetri oscurati, dove all’interno Georg e Gustav li stavano aspettando. Il primo era accompagnato da una ragazza non molto alta, coi capelli corti di un castano rosso che Greta aveva sempre amato. Ora loro convivevano insieme, nonostante avessero deciso di non pensare al matrimonio ancora per qualche anno.
I cinque amici si salutarono, e si complimentarono per l’eleganza. Nell’abitacolo si era creata un’atmosfera di festa alla quale la bionda non riusciva proprio a partecipare. Osservava distratta il paesaggio fuori dal finestrino, nonostante non vedesse nulla, persa com’era nei suoi pensieri.
Credeva di aver sbagliato ad aver accettato quell’invito, che avrebbe dovuto scappare da qualche parte, prendersi una vacanza per un po’, lontana da lì. Magari in America, in California, vicino al mare. Ma l’insistenza di Tom della sua fondamentale presenza al suo matrimonio l’avevano fatta cedere.
Stupida, stupida Greis.
Per suo grande rammarico, arrivarono alla chiesa in perfetto orario, nonostante lei avesse gettato vari malocchi all’autista, sperando di essere improvvisamente attaccato da un qualsiasi malessere che avrebbe così impedito il loro arrivo alla cerimonia. Come in fondo immaginava, niente di tutto ciò accadde.
Scese dall’auto per ultima, e appena alzò lo sguardo si ritrovò faccia a faccia con lo sposo. Che impressione usare quel termine nei suoi confronti, anche se, se fosse stata lei la sposa, non le sarebbe più parso tanto stonato.
Ogni cellula del suo corpo tremò quando le sue iridi si fusero con le sue. Non esisteva niente di più magico al mondo per Greta, niente di più meraviglioso e divino. Nulla. Si sentiva completa al suo fianco, come se non fosse più sola e fredda, come se il suo involucro vuoto ora fosse pieno.
“Ciao Greis”
“Ciao Tom”.
E detto questo, lui l’abbracciò stretta fra le sue braccia. Avvenne all’improvviso, senza che la biondina ebbe il tempo di elaborare la situazione e mandare impulsi elettrici al cervello necessari ad una qualsiasi reazione.
“Ti devo parlare”, le sussurrò lui vicino all’orecchio, facendola così inevitabilmente fremere.
“Sai che io sono sempre qui per ascoltarti, Tarzan”.
Entrambi scoppiarono a ridere nel sentire quel soprannome che gli era stato affibbiato da lei e suo fratello appena aveva fatto i rasta. Ne era passato di tempo, ma quel ricordo non era sbiadito, e mai sarebbe successo. Avevano passato momenti indimenticabili insieme, da sempre. Da quando, all’asilo, Greta si era avvicinata ai gemelli chiedendo se poteva giocare con loro alle lego.
Ne avevano passate tante insieme, partendo dalle ginocchia sbucciate, per poi passare alle prime difficoltà nell’affrontare le addizioni più semplici, continuando verso le prime note sul registro e le telefonate ai genitori, poi ancora più in là verso i primi cuori infranti, i primi baci, le prime sbornie, le prime trasgressioni ed infine i veri ostacoli del mondo degli adulti.
Erano praticamente cresciuti insieme, ed ogni più piccolo pensiero o sensazione di uno di loro, era percepito con estrema precisione dagli altri due.
Mentre pensava a tutte queste cose, Tom la prese per mano, portandola con sé in un’appendice accanto alla chiesa principale. Era anch’essa una chiesa, ma molto più piccola ed ormai quasi totalmente inutilizzata.
“Perché mi hai portata qui?”, le chiese lei confusa, osservandolo attentamente.
Lui per un attimo non diede segni di vita, continuando a fissarla quasi incantato. Era bella, lo era sempre stata, ma crescendo era diventata di un fascino quasi abbagliante. Non seppe perché gli venne in mente proprio in quel momento, ma doveva parlargliene. Era più che lecito che lui sapesse la verità.
“Devo parlarti di una cosa, di una questione che non abbiamo mai affrontato”.
Prese un respiro profondo, per poi appoggiare le mani grandi e venose sulle sue spalle ed osservarla attentamente negli occhi.
“Tu sei sempre stata la migliore amica perfetta, quella che ti sostiene in ogni attimo e che ti riprende quando stai facendo una colossale cazzata. Tu non hai mai avuto paura di dirmi quello che pensavi, a correggere i miei errori o ad elogiare le mie vittorie. Tu mi hai sempre dato tutto l’affetto di cui ho bisogno, nonostante sei capace di intendere quando ho bisogno dei miei spazi. Mi hai sempre promesso tante cose che hai sempre mantenuto. Ed ora sono qui, di fronte a te, con l’estremo bisogno di chiederti di essere sincera ancora una volta, come lo sei sempre stata”
“Puoi dirmi tutto Tom, lo sai”.
Un altro attimo di silenzio, poi la fatidica domanda arrivò.
“Sto facendo una cazzata?”.
Per un primo istante, ma solo qualche secondo, il cuore di Greta fece un triplo salto mortale, per poi tornare al proprio posto, frenato dalla razionalità. Aveva sperato, per un solo momento, che lui si rendesse conto di desiderare lei invece di Lynet, ma si era ripresa in un attimo.
“Tu ami Lynet?”
“Non puoi rispondere a una domanda con una domanda!”
“Ascoltami! Ti ho chiesto se ami Lynet”.
Silenzio.
“Io, io… beh, credo di si”
“Credi o ne sei certo?”
“Io, beh…”
“Tom, questa è una cosa fondamentale. Stai per compiere un passo importante nella tua vita da uomo, e non puoi permetterti di essere indeciso. Devi guardarti dentro e sentire cosa ti dice il tuo cuore, solo questo devi fare”
“Ci ho provato Greta, credimi! Ma è difficile ascoltarlo con tutto il caos che occupa la mia testa!”
“E’ solo l’agitazione che ti provoca tutta questa confusione. Ascoltami, tu tieni a Lynet, no? Vuoi passare il resto della sua vita con lei, crearti una famiglia, avere dei figli, un giorno anche dei nipoti e morire al suo fianco. Confermi tutto questo?”.
Il suo sguardo tentennò per un istante, per poi farsi sicuro.
“Si”
“Allora stai facendo la cosa giusta”.
Lei gli sorrise incoraggiante, mentre lui ricambiava con un sorriso di gratitudine.
“Grazie Greta, grazie. Sei la migliore amica che si possa desiderare”, le disse abbracciandola di nuovo.
Greta decise di ignorare la dolorosa fitta al cuore che le aveva chiuso i polmoni, e ricambiò il gesto del ragazzo.
“Ora torniamo dagli altri, tra poco arriverà anche la tua futura moglie. Non vorrai farla preoccupare! Se vede che non ci sei magari pensa al peggio. Poi se sviene non vi sposate più!”.
Risero entrambi, di una gioia che, stranamente, aveva invaso entrambi.
“Ehi, finalmente! Dov’eravate finiti? Per un momento ho pensato che avevate svaligiato il nostro conto in banca per poi scappare all’aeroporto verso un’isola dispersa a largo dell’Atlantico!”
“Fantasioso come sempre fratellino”, rispose Tom, ridendo insieme a lui.
Il sagrato si riempiva sempre di più, fino a che non arrivò la sposa: indossava un’elegante abito di un bianco quasi accecante sotto la luce del sole. Un corpetto lavorato, senza spallini, risaltava il suo fisico asciutto, lasciandole scoperte le spalle, sovrastate però da uno scialle di raso leggero. La gonna si allargava man mano verso il basso, ornato da balze di tulle. I capelli ramati erano raccolti in un altro chignon perfettamente ordinato, nel quale era incastrato il fermaglio del velo.
Era una visione stupenda, Greta dovette ammetterlo. Più si avvicinava, più poteva notare la luminosità dei suoi occhi verde brillante. E tutto ciò non era causato dal sole, bensì dalla visione del suo amato.
Entrambi si sorrisero euforici e agitati, scossi da impercettibili brividi di infinita gioia e consapevolezza di star facendo la cosa giusta.
Greta dovette distogliere lo sguardo, per non rischiare di abbandonare la cerimonia in lacrime ancor prima che iniziasse. Bill se ne accorse, ma decise di lasciar perdere il discorso, almeno per il momento. Era sicuro che Greta avrebbe negato le sue teorie, che invece sapeva per certo essere vere.
Gli invitati vennero incitati nel prendere i loro posti all’interno della chiesa e, quando tutti si sedettero ai loro banchi, le note dell’organo riempirono l’aria, e gli sposi varcarono la soglia.
Nonostante l’estremo dolore che quella scena le stava provocando, Greta si impegnò a non staccare lo sguardo da loro. Sperava di riuscire a fingere alla perfezione – cosa che le riuscì davvero molto bene – a parte per un’unica persona, proprio accanto a lei.
Il fratello dello sposo l’osservava preoccupato, senza poter fare a meno di sentirsi completamente inutile. Poteva quasi percepire la tristezza che si era impossessata del suo cuore, ma per la prima volta in vita sua, non aveva idea di come consolarla. Nulla le sarebbe stato di conforto in quel momento. Forse solo un abbraccio di Tom.
Senza pensarci un secondo di più, Bill le prese la mano, stringendogliela con forza, sperando che in quel modo lei potesse capire ogni suoi pensiero.
E lei capì, all’istante. Si voltò di scatto verso di lui, trovando quegli occhi tanto familiari e conosciuti che la scrutavano con un’ombra di pura tristezza. Greta sapeva che il ragazzo non aveva mai sopportato vederla giù di morale, ed anche in quel caso – nonostante sapesse il motivo di tutto quel dolore che le attanagliava lo stomaco – riusciva ancora ad avere la forza di preoccuparsi per lei.
Gli occhi della ragazza si riempirono di calde lacrime, che questa volta non riuscirono a tornare indietro. Bill la cinse per un fianco, baciandole delicato una tempia, per poi appoggiarci sopra la fronte.
“Cosa ci sei venuta a fare?”, chiese, anche se la domanda non necessitava di alcuna risposta.
“E’ il suo matrimonio, Bill”, affermò singhiozzando “Ed io sono la sua migliore amica”
“Tu non sei mai stata solo un’amica”
“Per lui si, e questo mi basta”
“Ne sei così sicura?”
“Si, altrimenti non sarei qua”.
Per qualche minuto la conversazione si chiuse lì, e nessuno dei due sembrava voler riprendere da dove erano rimasti, fino a quando il moro non aprì nuovamente la bocca.
“Perché non gliel’hai mai detto?”
“Perché ho sempre saputo che per lui non ero niente di più di un’amica e mai lo sarei stata”
“In realtà tu sei sempre stata tante cose per lui, per noi”
“Si. Una sorella, una confidente, una mamma. Ma niente di più di questo, e sono pronta a giurarti proprio qui, in questo preciso istante, che mi ritengo estremamente fortunata di tutto ciò”
“So cosa ti ha chiesto Tom quando ti ha portata via prima”.
Il cuore di Greta perse non uno, ma bensì dieci battiti.
“Di cosa stai parlando?”
“Mi aveva detto che voleva chiederti un parere riguardo a tutta questa storia. Non te l’aveva mai chiesto prima, e si era sentito in colpa per questo. Da quel che vedo, ne deduco che tu gli abbia detto che abbia fatto la scelta giusta”
“Credo davvero in quello che gli ho detto”
“Come puoi crederci se lo ami?”
“Perché mi è bastato vedere come i suoi occhi brillano ogni volta che Lynet è al suo fianco”
“E non è proprio questo il problema? Non ti dovrebbe rendere infelice questa cosa?”
“No, perché io lo amo”
“Io proprio non ti capisco”
“Bill, ascoltami”, gli disse lei sospirando, prendendogli le mani fra le sue e guardandolo intensamente negli occhi “Quando ami una persona, quando lo fai davvero, sei disposta a qualsiasi cosa pur di vederla felice, qualunque sia il prezzo che tu stesso devi pagare. Per me è più importante la sua incolumità della mia”
“Sei sicura di quello che stai dicendo?”.
Greta l’osservò turbata, per poi voltarsi verso Tom. Lui e Lynet si stavano guardando dritti negli occhi, mentre lui le faceva la promessa prima di metterle la fede. Trasudavano così tanta gioia, così tanto amore, che persino un cieco avrebbe percepito l’enorme affetto reciproco.
Era sincera; una parte di lei si sentiva affondare in un oceano freddo e profondo di disperazione, mentre l’altra sorrideva impercettibilmente di fronte a quegli sguardi complici e raggianti.
Ma quale parte era meglio ascoltare? Decise che la seconda era la più appropriata.
“Si”, rispose quasi sussurrando al ragazzo che le stava al fianco.
Poi, per esserne ancora più convinta, disse: “Mai stata più sicura”.
Bill si rilassò appena, anche se non abbandonava l’idea che la sua migliore amica avrebbe comunque continuato a soffrire.
Lo sapeva anche lei, lo aveva sempre saputo, ed era sempre stata pronta ad affrontare quel giorno, che ora era arrivato prima di quanto lei avesse mai voluto. Ma in quel momento o fra dieci anni non avrebbe fatto molta differenza per lei. Quell’amore che aveva sentito crescere di giorno in giorno verso di lui, era ormai sbocciato, e niente avrebbe mai potuto farlo appassire.
Ma di una cosa era certa: lei era stata sincera fino in fondo. Diceva sul serio quando affermava di volere unicamente il suo bene, ed osservandolo capiva quanto fosse sicura di questo, ogni secondo che passava.
D’altronde, lei ci sarebbe sempre stata, come aveva sempre fatto. Avrebbe vegliato su di lui tutta la vita, tentando di proteggerlo da ogni male, pensando unicamente alla sua incolumità. Era quello il suo scopo nella vita, era quello ciò che dava un senso ai suoi giorni.
Sarebbe rimasta la sua migliore amica, la sua confidente, sua sorella, e persino la sua seconda mamma. E dietro le quinte - dove ormai aveva capito di dover restare - la sua amante silenziosa.
Ora e per sempre. 

  
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