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Autore: _stellaincantevole_    30/06/2011    3 recensioni
E’ la prima fan fiction che scrivo.
Spero vi piacerà.
Fatemi sapere che ne pensate.
Un grazie enorme per chi recensirà.
Halley.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sentivo come un animale chiuso in una gabbia, senza vie d’uscita; un’animale che non riusciva a riprendere nelle proprie mani la sua vita.  Provavo pena per me stessa.
Ne avevo passate tante, pianti, dolori, delusioni, ma adesso… adesso aveva solo voglia di ritornare a vivere prima di tutto per me stessa, e poi anche per chi mi stava vicino e credeva in me.
 
Avevo iniziato a capire che la vita è fatta anche di sogni, ed arriva un giorno in cui i nostri sogni hanno bisogno di risvegliarsi dentro noi, prendere corpo e scaldarci l'anima. Quando la vita diventa un pomeriggio domenicale e pensiamo di essere diventati tanto saggi da riuscire a non compromettere più il nostro equilibrio, a quel punto i sogni cominciano ad emanare un cattivo odore dentro noi, perché sono morti lì da troppo tempo, quindi arriva un momento che loro, i sogni, devono tornare ad essere vivi e lo fanno con una tale forza che non riusciamo più a comandare, rinascono e ci fanno ricominciare a correre dei rischi, perché è giusto che sia così, perché quei pomeriggi domenicali che ci siamo costruiti, altro non sono che la tomba della nostra anima.Sarei riuscita IO, che sembravo una farfalla a cui era state strappate le ali, ritrovare quella forza???? Chissà solo il tempo avrebbe potuto rispondere alla mia domanda!
 
Ecco cosa mi prende. Ridere non fa più parte di me.
Ecco cosa mi prende. Ridere. Ridere. Ridere come non faccio da tempo.
Come succedeva da bambina.
Sentire lo stomaco dolorante e le lacrime passarmi la faccia.
Ormai ci sono abituata. A capirmi solo io dico.
I pomeriggi con la pioggia mi riportano a  sognare.
E… magari sono io quella sbagliata, visto la facilità con cui le persone mi abbandonano.
Ero come una farfalla a cui mancavano i colori e le ali non riuscendo più a volare.
 
Pensavo che sarei riuscita ad andare avanti, che il tempo come dicono tutti avrebbe curato le mie ferite, e alla fine sarei tornata come prima, nuova.
Sono passati sette mesi:  l'autunno è diventato inverno, l'inverno si è trasformato in primavera, e anche l'estate è alle porte ormai.
Eppure non è cambiato niente.
Quando al mattino apro gli occhi continui ad essere la prima cosa che mi viene in mente;
C'è qualcuno accanto a te? La tieni stretta tra le tue braccia o se ne va prima che faccia giorno? Darti la buonanotte col pensiero e sapere che domani sarà tutto uguale al giorno prima e a quello prima ancora e così via: una serie infinita di momenti che si ripetono senza di te.
Sembra la tortura più adatta alla mia anima.
Un tempo, lasciavano cadere regolarmente una goccia sulla fronte del malcapitato che si intendeva torturare, per giorni e giorni, fino a portarlo alla frustrazione più totale, alla pazzia.
La tua assenza, il tuo lungo e costante silenzio agisce su di me allo stesso modo: piano, lentamente, mi farà impazzire.
Questo dolore mi spaventa, inizio ad avere paura di me, fatico a controllare le mie emozioni.
Ti amo ancora, forse più di prima, nonostante tutto.
Ripeto a me stessa di essere forte, cerco di convincermi di questo, ma non è così.
Sono incredibilmente fragile e terrorizzata all'idea che la vita non possa avere per me mai più sapore.
Voglio dimenticare. Ma bada bene, non te. Voglio dimenticare di amarti. Di appartenerti. Di desiderarti.
Voglio essere libera amore, ma non so come si fa.
urla mia mamma. 
le rispondo.
Asciugo velocemente le lacrime, aggiusto il trucco, finisco di prepararmi e cerco si sembrare il più normale possibile.
 
“Chi sono io? Jennifer, per gli amici Jenny, ho 17 anni, vivo a New York. Sono alta, magra, carnagione scura e occhi azzurri come il cielo, che infondono fiducia e simpatia. Amo la moda, ma mi piace indossare anche comodi e pratici jeans, con un semplice maglione. Amavo VIVERE!  Concepisco la vita come un film con un copione di sceneggiature imperfette. Ogni giorno siamo noi a scrivere e a creare le sequenze, Dio è il produttore di questo film e noi siamo i protagonisti, e come tutti i film il protagonista mette sempre del suo, cambiando un pò il copione e creando sceneggiature imperfette, ma sue, ed è questo quello che conta, fare ogni giorno quello che riteniamo più giusto per noi! Vi starete chiedendo il perché amavo vivere??? Ve ne parlerò più in la!”
Io sono così: volo pur non avendo le ali. Volo ogni qualvolta riesco a sfiorare un cuore, quando maneggio la penna o quando impasto i colori e mi sporco le mani. Io  volo quando "sento", quando imbratto un po' della sua anima con il cielo, il mare e le nuvole.
 
<< Jenny, ti sbrighi, faremo tardi >>continua ad urlare mamma.
<< eccomi sono pronta >> dico mentre scendo le scale.
  
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