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Autore: Tonna    30/06/2011    4 recensioni
“Purin ha ragione” Retasu si avvicinò alle due, intervenendo. “Saranno un paio di giorni che sei così… triste. Cosa ti è successo?”
“Avrà litigato con Aoyama” rispose Ryo che, proprio in quel momento, era entrato nel locale e aveva ascoltato quei discorsi. “Smettetela di perdere tempo e sistemate, tra cinque minuti si apre”
Ichigo chinò la testa, sussurrò qualcosa e poi si alzò, camminando a passo spedito verso i camerini.
“Cosa?” domandò Purin, guardandola e attirando l’attenzione anche di Zakuro, Minto e Ryo. “Non ho capito cosa hai detto!”
Ichigo si fermò mentre apriva la porta del camerino.
“Ho detto che io e Masaya ci siamo lasciati” concluse entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: Here I Am

 

“Come sta?” domandò Ryo quando Kei scese le scale per raggiungerlo nel laboratorio.
Il bruno scosse la testa e si sedette accanto all’amico.
“Non bene” ammise. Stava cercando di soppesare le parole da dire e cosa raccontare a Ryo, per evitare di infrangere la promessa fatta a Ichigo. Dopotutto, però, le aveva giurato che non avrebbe raccontato il motivo per cui lei e Aoyama avevano rotto, perciò il resto pensò di poterlo raccontare tranquillamente e a grandi linee.
“Non ha dormito, sono entrato e l’ho trovata seduta sul letto che stringeva il cuscino…” sospirò, mentre Ryo gli prestava tutta la sua attenzione.
“È sconvolta, Ryo… E’ terrorizzata da quello che è successo” si fermò un attimo e poi continuò, più serio “da quello che sarebbe potuto succedere”
Ryo inarcò un sopracciglio. “Spiegati” gli disse.
“Ha avuto paura che Kisshu avrebbe potuto abusare di lei”
“L’ho temuto anche io” ribatté subito il biondo, annuendo con la testa. “Quando sono andato a casa sua e ho suonato e non ha risposto, ho pensato che non ci fosse. Ma ho riprovato, giusto per scrupolo, e qualche secondo dopo l’ho sentita gridare. Ho provato a buttare giù la porta ma niente,  allora mi sono trasformato in gatto e sono entrato dalla finestra della sua camera” raccontò, ottenendo la piena attenzione dell’amico.
“Quando sono entrato li avevo davanti, ma Kisshu mi dava le spalle. Era sopra Ichigo. Lì per lì ho temuto il peggio, Kei” ammise, la voce leggermente incrinata.
“Per fortuna eri andato da lei” annuì Keiichiro, sapendo che Ryo era andato a trovare Ichigo perché l’aveva vista molto giù per la storia di Aoyama. Ultimamente si comportava in modo affettuoso con lei.
“Potevo arrivare prima, però” borbottò l’altro contrariato, incrociando le braccia. “Se Kisshu avesse…” deglutì, la rabbia negli occhi, “non me lo sarei mai perdonato. Mai” concluse.
Kei non rispose, capiva fin troppo bene lo stato d’animo di Ryo. Anche lui in una situazione del genere sarebbe stato male e sapeva quanto Ryo si sentisse già responsabile per il fatto di aver trasformato quelle povere ragazze in cinque paladine della giustizia.
“Come facciamo per proteggere le loro case?” cambiò discorso il bruno, al che l’altro scosse le spalle. Non ne aveva la più pallida idea.
“Ok, ok” disse l’altro comprensivo, alzandosi. “Ci verrà in mente qualcosa, ora prepariamo i bagagli e domani andremo alla casa al mare. Fra poco accompagno Ichigo a prendere le sue cose e poi tornerà a dormire qui”
“Dove?” domandò Ryo, alzandosi a sua volta. Si avviarono fuori dal laboratorio e chiusero la porta.
“In camera mia”
“E tu dove starai?”
“Mi arrangerò sul divano” fece lui alzando le spalle. Ryo gli mollò un lieve schiaffo dietro la testa.
“Il letto in camera mia ti fa schifo? E’ a una piazza e mezzo, c’entriamo benissimo entrambi”
Kei sorrise e pensò a Ichigo che probabilmente – sperò – dormiva nella sua camera.

*

“MAREEEEEE!” esclamò Purin lanciandosi verso l’acqua. Si tuffò schizzando tutti quanti ma l’unica a lamentarsi sul serio fu Minto, che era indietreggiata di parecchi passi quando le goccioline d’acqua le avevano bagnato il vestitino leggero che indossava.
“Purin!!” sbraitò stringendo i pugni e vedendo la ragazzina che nuotava felice e veloce come un delfino.
Zakuro si lasciò scappare un risolino e si stese sulla sdraio.
Per l’occasione avevano piantato quattro ombrelloni e avevano portato in spiaggia sette sdraio di plastica, ormai quasi tutte occupate da teli da mare. L’unica libera era quella di Ichigo, che si era trattenuta in casa per chissà quale motivo.
Avevano sistemato le sdraio sotto gli ombrelloni, sotto l’ombra per evitare un’insolazione.
Retasu, il costume verde chiaro intero e i capelli legati nella solita treccia, era seduta e osservava la piccola Purin e Minto che continuava a sbraitarle contro. Zakuro si era stesa e si stava spalmando la crema su braccia e gambe per evitare di scottare quella sua pelle così perfettamente chiara.
Kei e Ryo, invece, erano in piedi accanto a una piccola struttura di legno sulla spiaggia semideserta, probabilmente un tempo era stata adibita come torretta di salvataggio per i guardaspiaggia.  Vi avevano poggiato contro le loro tavole da surf e si voltarono a guardare le ragazze. Ryo notò che lo sguardo di Kei si soffermò per un po’ sul succinto bikini nero indossato da Zakuro e lo sorpassò senza però passargli davanti, non voleva disturbare il suo viaggio mentale.
“Ichigo è ancora dentro?” domandò Ryo a Retasu, conoscendo però già la risposta. La verdina alzò gli occhi verso di lui e per un attimo arrossì furiosamente, opportunamente coperta per fortuna dalla crema che aveva iniziato a spalmarsi sul viso. Ryo era un sogno. I capelli biondi scompigliati dal vento gli davano un’aria più ribelle di quanto già non fosse, e il costume nero spiccava particolarmente contro la sua pelle chiara. Retasu si ritrovò a fissare il suo petto nudo e cercò di dissimulare l’imbarazzo con un colpo di tosse, spostando poi lo sguardo al suo viso.
“S-sì…” rispose, chinando la testa per fingere di leggere qualcosa sul tubetto di crema. Perché chiedeva sempre di Ichigo? Ormai si era accorta che c’era qualcosa che non quadrava, qualcosa di non detto tra quei due… Ma qualcosa dentro di lei le faceva sempre sperare che si sbagliasse, che erano solo due amici che andavano d’accordo…
Ryo smise di guardarla e sollevò la testa verso la casa, dall’altra parte della strada.
Sentì picchiettarsi sulla spalla e si voltò, trovando Minto davanti a lui.
Si era tolta il vestitino leggero e indossava un bichini azzurro. Anche se era notevolmente bassa, Ryo dovette ammettere che in costume stava molto bene.
“Vai a chiamarla?” domandò la moretta, e la sua domanda risultò più ansiosa di quanto volesse dare a vedere. Era preoccupata per Ichigo, ma il suo carattere altezzoso e snob le impediva per principio di bilanciarsi troppo per gli altri. Ovviamente, però, c’erano le eccezioni.
Ryo rimase un attimo interdetto da quella domanda, poi si girò di nuovo a guardare la casa e la sua porta perennemente chiusa.
“Forse dovrei” rispose vago senza spostare lo sguardo.
“Penso abbia bisogno di aiuto” continuò Minto alle sue spalle ma con la voce bassa. “Non sono abituata ad un’Ichigo così… così tetra. Non mi sento a posto se non discuto con lei almeno una volta al giorno, ma non posso discutere con un cadavere”
Ryo si voltò di nuovo verso di lei e la fissò, mentre la mora si faceva piccola e imbarazzata. Il biondo capì al volo quello che aveva detto, anche se l’aveva travestito con una pungente metafora. Le mancava l’Ichigo allegra e divertente che tutti erano abituati a veder saltellare ovunque. Mancava a tutti, comunque.
Senza dire altro annuì e si avviò verso la propria casa a passo svelto.
Attraversò la strada ed entrò richiudendosi la porta alle spalle.
Quella casa era davvero grandissima, si ritrovò a pensare. I suoi genitori gli avevano lasciato così tanto che non aveva mai avuto bisogno di nulla.
Si guardò intorno in silenzio alla ricerca di qualche rumore per captare la presenza di Ichigo, ma per oltre due minuti non sentì nulla. Forse Ichigo era ancora in camera.
Si avvicinò all’enorme scalinata accanto alla porta da cui era entrato e salì le scale piano. Le loro camere erano al piano di sopra, la rossa condivideva la sua con Retasu e Purin, Zakuro e Minto ne dividevano un’altra e Ryo e Kei dormivano nella camera matrimoniale dei suoi genitori. Certo, le stanze erano molto più di tre – non ricordava bene ma gli sembrava ci fossero 5 camere da letto – ma dormire insieme era una specie di conforto, soprattutto per le ragazze che avevano paura di essere attaccate.
Arrivò davanti alla porta della camera delle tre Mew e bussò piano. Bussò di nuovo quando non ottenne risposta, ma nulla.
Visti i precedenti, comunque, si decise lo stesso ad entrare.
Aprì la porta e la luce del sole che batteva attraverso la finestra per un attimo lo accecò, poi riuscì a mettere a fuoco la stanza e vide i tre letti intatti e la camera vuota.
Uscì e si chiuse la porta alle spalle, chiedendosi dove potesse essere andata la rossa, quando si bloccò all’improvviso sentendo un rumore di vetri infranti al piano di sotto.
Con il cuore che batteva all’impazzata, corse giù dalle scale saltando la maggior parte dei gradini e si scapicollò in cucina.
Si bloccò sulla soglia e spalancò gli occhi.
Ichigo si chinò da terra e si voltò verso di lui, aprendo la bocca per parlare.
“Scu-scusa…” disse, spostandosi e mostrando a Ryo la fonte di quel rumore inaspettato.
A terra accanto al tavolo e ai piedi della rossa, c’era un contenitore bianco di coccio in frantumi e il pavimento era ricoperto di biscotti spezzati.
“I-io volevo solo prendere qualcosa da mangiare, ma mi è caduto e- e…” non finì la frase perché vide Ryo ancora immobile sulla soglia.
Non gli piaceva. Non gli piaceva vedere Ichigo tremare per una stupidaggine come quella. Tempo prima si sarebbe semplicemente scusata per poi dire che l’unica cosa che le dispiaceva veramente era non poter più mangiare quei biscotti buonissimi – e lui si sarebbe arrabbiato con lei prendendola in giro, chiamandola balena e con altri epiteti poco carini -, ma vederla così, che si scusava e chinava la testa… No, affatto, non gli piaceva.
Si avvicinò trattenendo un sospiro e si avvicinò, accennando un sorriso.
“Non fa niente” disse. “Ti sei tagliata?”
Ichigo sobbalzò alla domanda e si guardò le mani. “No, tutto ok. Mi dispiace per il contenitore…”
“Non c’è problema” rispose Ryo sorpassandola. Prese la scopa poggiata contro il muro e la pattumiera, iniziando a raccogliere quel disastro sul pavimento.
Ichigo lo fissò mentre lui si dava da fare e poi buttava tutto nel secchio dell’immondizia nello sportello sotto il lavandino.
Ryo poggiò di nuovo la scopa al muro e si fermò a guardarla. “Non vieni in spiaggia?”
Lei arrossì appena, cercando di non guardarlo.
“Volevo prima mangiare qualcosa…” mormorò, sicura che lui le avrebbe subito dato della grassona visto che la prima cosa su cui si era precipitata erano i biscotti.
“Hai fame?” chiese lui per verificare la sua supposizione. Si avvicinò di più e la fissò, Ichigo si sentì sprofondare.
“No” rispose, “Semplice gola”
A quella frase Ryo non poté evitare di scoppiare a ridere, e la rossa rimase impietrita davanti a quella scena. Tutto si aspettava, anche un’esplosione, ma l’esplosione di risate proprio no.
Lo fissò alzando le sopracciglia, e Ryo fu felice di vedere che mostrava qualche espressione.
“Dai allora, andiamo che gli altri ti aspettano” la prese per mano e la condusse fuori dalla cucina. Ichigo lo seguì senza emettere un fiato ma con il volto ancora congestionato.
Raggiunsero gli altri in un paio di minuti e Ryo, prima che si accorgessero della loro presenza, le lasciò la mano e la superò di qualche metro, avvicinandosi a Kei che era seduto sulla sua sdraio e parlava con Purin. La piccola stava costruendo un castello di sabbia e Retasu la stava aiutando. Minto e Zakuro leggevano due riviste sotto un ombrellone e sembravano non aver notato il loro arrivo – anche se Ryo notò un piccolo e quasi impercettibile sorriso sul volto di Minto.
Ichigo si mise sotto un ombrellone libero e sollevò la maglietta leggera che indossava, la poggiò sulla sdraio e si sfilò la minigonna.
Ryo, che si era seduto accanto a Kei, le gettò un’occhiata così, giusto per vedere cosa stava facendo e rimase a bocca aperta.
Non aveva mai visto Ichigo in costume da bagno, e non aveva mai visto una ragazza stare così bene in costume. Certo, Ichigo e il suo corpo erano totalmente diversi dai canoni tipici della bellezza. Zakuro rispecchiava di più quel prototipo, con il corpo magro e alto, il seno prosperoso e le curve ben definite.
Ichigo, tuttavia, nonostante fosse così diversa da quel modello, era in qualche modo perfetta.
Nettamente più bassa di Zakuro, indossava quel suo costume rosso con semplicità. Un piccolo anello era posto in mezzo ai seni sodi, che non erano propriamente piccoli, si disse. Il pezzo sotto del costume le fasciava il sedere piccolo e compatto e le gambe chiare emanavano un bagliore tutto loro. Solo in quel momento, poi, si rese conto che si era anche sciolta i capelli.
Cercando di smettere di pensare, si voltò e tornò a fissare con insistenza le torrette del castello di Purin e Retasu; quest’ultima, notando lo sguardo di Ryo, si distrasse e fece crollare mezzo castello praticamente cadendoci sopra.
Purin rise – un po’ seccata in realtà – mentre l’altra si tingeva color porpora e prendeva il secchiello per andare a prendere altra acqua dal mare.
Ichigo, che aveva ridacchiato, si avvicinò alla battigia e un attimo dopo le fu accanto, salutandola.
“Ehi, Retasu” la ragazza si voltò di scatto e sorrise vedendo l’amica accanto a lei.
“Ichigo! Come stai?”
Lei annuì in risposta come per dire che andava tutto bene, anche se non era propriamente vero.
La notte precedente aveva avuto incubi come mai prima di allora.
Retasu parve non crederle, infatti si chinò a prendere l’acqua e tornò in piedi.
“Penso tu sappia che Kei ci ha raccontato la faccenda di Kisshu” le disse cercando di non usare un particolare tono di voce. Ichigo per un attimo sobbalzò, ma poi si disse che era ovvio che l’amico l’avesse raccontato alle ragazze.
Annuì stringendosi nelle braccia senza dire nulla e sperando che il discorso fosse chiuso lì, ma l’altra riprese a parlare.
“Non ci piace vederti così a pezzi” disse cauta scuotendo la testa. Ichigo vide i suoi grandi occhi azzurri fissarla con intensità. “Sei l’anima del gruppo, Ichigo, e so che… so che è stata un’esperienza terribile. Io avrei sicuramente reagito come te, ma è la nostra battaglia. Non possiamo chiuderci in noi stessi ogni volta che accade qualcosa, anche perché ho la terribile sensazione che questo è solo un assaggio di ciò che hanno in serbo per noi”
Ichigo rimase interdetta. Non aveva mai sentito Retasu parlare così tanto e con tutta questa serietà. Normalmente, emotiva com’era, l’avrebbe semplicemente consolata dopo averle appunto chiesto se stava bene. Quella, invece, somigliava più a una ramanzina.
Si era forse invertito il mondo? Ryo era diventato più dolce e gentile e Retasu aveva assunto il suo carattere?
Non sapeva davvero cosa rispondere, così l’altra si sentì in dovere di continuare.
“Siamo insieme, qui, e tu sei forte. Forse la più forte tra tutte noi, essendo la leader. Se crolli tu crolliamo tutte”
A quella parole, il cuore di Ichigo perse un battito.
“È una grande responsabilità” rispose solamente, tornando a fissare il mare davanti a lei. Era limpido e sereno, e sentì l’improvvisa voglia di tuffarsi e nuotare per dimenticare tutto. Dimenticare i suoi doveri, Kisshu, Masaya, il petto che le faceva male ogni volta che pensava a quest’ultimo…
“Lo è anche per noi” ribatté Retasu scrollando le spalle, “Ma sei la più forte, bisogna ammetterlo. Quindi rimettiti, la prossima volta prenderai Kisshu a calci nel sedere e gli renderai pan per focaccia” concluse, e si allontanò senza aggiungere altro.
Ichigo rimase immobile a fissare l’acqua. Per Retasu era facile parlare, ma lei non sapeva quello che Kisshu aveva realmente tentato di fare. Nessuno lo sapeva a parte Kei – e probabilmente Ryo, era sicuro che il bruno gliel’avesse raccontato.
Inspirò profondamente e senza pensarci due volte si tuffò in acqua e nuotò lontano, cercando di annegare tutti i suoi pensieri.

“Ma è buonissimo!!” esclamò Purin saltellando sulla propria sedia, mentre addentava lo spiedino e ne strappava un piccolo pezzetto di carne.
Kei sorrise affabile mentre si toglieva il grembiule bianco che aveva indossato per cucinare carne alla brace e si sedeva accanto a loro.
“Complimenti Kei, è tutto ottimo” asserì Minto che mangiava i suoi hamburger e i suoi spiedini con coltello e forchetta, così come Zakuro e Retasu.
Ryo annuì in direzione dell’amico e si servì una porzione d’insalata, ma prima che potesse ripoggiare l’insalatiera sul tavolo Ichigo gliela rubò dalle mani.
“Mia!” esclamò, servendosene una porzione piuttosto grande. Ryo guardò nel suo piatto. Due salsicce, due hamburger, tre spiedini…
“Hai intenzione di diventare una balenottera?” le chiese con il sopracciglio inarcato, e Minto rise maligna. Ichigo scrollò le spalle e addentò il suo spiedino, ignorando quel commento.
Kei la fissò sorpreso. Non l’aveva vista così… così espressiva da giorni. Certo, non parlava molto ma sembrava che qualcosa dentro di lei fosse cambiato.
Il suo sguardo si spostò alle spalle della ragazza e notò una cosa a cui non aveva mai fatto caso durante quella giornata.
Ichigo era dimagrita un po’. Era per quello che si era rimessa a mangiare?
Ryo decise di smettere di punzecchiarla e si rivolse a Kei, che distolse lo sguardo dalla rossa e si concentrò sull’amico.
Erano le otto e il tramonto che si presentava davanti a loro era a dir poco mozzafiato. Avevano deciso di cenare fuori, sulla terrazza che dava sulla spiaggia, era una buona occasione per godersi il fresco delle serate in quel particolare posto. La brezza del mare che scompigliava loro i capelli era molto piacevole e il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia era quanto di più rilassante potesse esserci.
Tutti si erano resi conto che da quella mattina Ichigo aveva fatto enormi progressi. Aveva accettato di giocare a pallavolo in acqua con loro e anche di giocare a beach volley sulla spiaggia. Non si era tirata indietro nemmeno quando Kei e Ryo avevano proposto di insegnare loro a fare surf il giorno dopo.
E ora, nella più totale tranquillità, erano seduti intorno a un tavolino sulla terrazza, il barbecue con il fuoco che scoppiettava accanto a loro e la luce della luna che si univa a quella dei lampioni e delle lampade.
“Qualche novità su come difendere le nostre case?” chiese all’improvviso, attirando l’attenzione di tutti.
“Ehm…” Kei sembrò perplesso, ma rispondere alla domanda era opportuno, visto e considerando che Ichigo l’aveva fatta con tutta calma.
“Stiamo cercando, ma per ora non abbiamo trovato nulla”
“Io forse ho trovato qualcosa” si intromise Zakuro e stavolta l’attenzione ricadde su di lei. “Voglio dire, ho pensato che potremmo creare delle barriere usando i nostri poteri in sincronia. Creare una specie di scudo che impedisce la smaterializzazione, per lo meno. È quella la cosa più pericolosa per noi al momento”
Ci fu un attimo di silenzio, poi Ryo schiacciò un pugno contro l’altra mano aperta e parlò: “Ma certo! È un’ottima idea Zakuro!” rispose sorridente, al che la mora fece un cenno del capo e riprese a mangiare.
“Domani farò delle ricerche e vedrò se una cosa del genere è possibile” disse Kei con le sopracciglia inarcate.
“Non avevate pensato a nulla del genere?” domandò Minto curiosa. Di solito Kei e Ryo prestavano attenzione a ogni piccolo particolare e facevano attenzione a tutto, vagliando ogni ipotesi possibile. Come mai non ci avevano pensato?
“In realtà eravamo su un’altra pista, ma la abbandoneremo se il piano di Zakuro si rivelasse funzionante” rispose Keiichiro riprendendo anche lui a mangiare.
Ryo annuì e Minto parve soddisfatta della risposta, così riprese coltello e forchetta e prese a mangiare il suo hamburger.
Era ormai l’una passata quando si alzarono da tavola; avevano mangiato e riso, raccontato episodi divertenti e avevano passato una serata piacevole. Fu Purin ad alzarsi per prima, stiracchiandosi, annunciando che era stanca e che magari era meglio andare a dormire.
Le ragazze, salutando Kei e Ryo, la seguirono a ruota. Era stata una giornata intensa e volevano godere di un buon riposo prima di affrontarne un’altra domani.
Ichigo, Retasu e Purin salutarono le due more ed entrarono nella loro stanza. Minto e Zakuro si chiusero nella loro.
“Hanno lasciato a noi l’onere di riordinare e lavare i piatti, vedo” borbottò Ryo contrariato mentre chiudeva la porta della terrazza. Kei rise e disse che non c’era problema, avrebbero potuto pensarci il giorno dopo; dopotutto anche loro erano piuttosto stanchi e volevano dormire.
“Come hai trovato Ichigo?” domandò il biondo vago, riponendo la chiave nella tasca dei pantaloni.
“Meglio di due giorni fa” ribatté l’altro poggiando tutte le stoviglie nel lavello. Si stiracchiò allungando le braccia verso l’alto e sbadigliò: la giornata aveva sfiancato anche lui, dopotutto.
“Che dici se andiamo a dormire?”
“Certo” rispose Ryo annuendo con la testa, ma in realtà aveva capito a malapena quello che Kei gli aveva detto. Il suo pensiero era concentrato su Ichigo, e sperò con tutto il cuore che quella notte i suoi sogni fossero tranquilli.

*

Dopo aver appurato che l’idea di Zakuro era decisamente fattibile, Ryo e Kei avevano ritenuto necessario accorciare la vacanza di qualche giorno.
Le ragazze non avevano accolto molto bene quella notizia, tutte tranne Zakuro che purtroppo era andata via dalla villa solo quattro giorni dopo esserci arrivata. Il suo manager le aveva chiesto di tornare per girare un paio di spot pubblicitari all’ultimo minuto e lei non si era rifiutata, scatenando l’ammirazione di Minto che aveva iniziato a blaterare su come l’amica fosse professionale e cose del genere.
Purin aveva passato tutta la vacanza giocando, mangiando e dormendo; Retasu, invece, fu beccata parecchie volte a fare i compiti delle vacanze sotto l’ombrellone con le sopracciglia aggrottate e la penna tra le labbra.
Ichigo in quel frangente era un po’ più simile a Purin. Dormiva, giocava, mangiava e sembrava più rilassata giorno dopo giorno.
Tutti quanti se ne erano accorti e avevano tirato un sospiro di sollievo, ma alla notizia del ritorno inaspettato e anticipato, l’umore era nettamente calato di nuovo.
La sera prima della partenza – avevano deciso di godersi l’ultima mattinata al mare e quindi di partire verso le due del pomeriggio dopo aver sistemato un po’ la casa -, Ryo si ritrovò nel letto con gli occhi aperti a fissare il soffitto.
Si sentiva inquieto, non riusciva a dormire. Quei giorni passati alla villa erano stati belli – non rilevanti, ma nel complesso belli – e anche lui avrebbe voluto rimanere qualche giorno in più.
Si alzò facendo scivolare la coperta fino al bacino e si sedette, massaggiandosi la fronte.
Aveva un po’ di mal di testa e forse una boccata d’aria gli avrebbe fatto bene.
Scese silenziosamente dal letto per non svegliare Kei e indossò il costume da bagno che aveva usato il giorno prima: magari poteva anche fare un bagno, già che c’era. Adorava il mare di notte, era decisamente tranquillo e rilassante. Indossò le infradito e una maglietta presa a caso dall’armadio, afferrò il telo da mare e si voltò a guardare l’amico che dormiva nel letto accanto.
Sapeva che anche a Kei piaceva il mare, ma aveva voglia di stare solo in quel momento, così decise di non svegliarlo.
Uscì dalla porta richiudendosi la porta alle spalle e scese le scale piano, sbadigliando e scompigliandosi i capelli che ricadevano davanti agli occhi. Prese le chiavi dal portachiavi appeso in cucina e aprì la porta.
La brezza leggera della notte gli accarezzò la pelle e per un attimo lo fece rabbrividire, abituato com’era al caldo delle lenzuola.
Attraversò il piccolo tratto di strada che separava la villa dalla spiaggia e ben presto si trovò ad immergere i piedi nella sabbia umida mentre si avvicinava alla riva.
Gli piaceva il mare, non c’era nulla da fare. Forse a progetto ultimato si sarebbe trasferito lì per riposarsi e magari anche in pianta stabile.
Poggiò a terra il telo e si sfilò le ciabatte, ammucchiando tutto da un lato. Si sfilò la maglietta e poggiò anche quella a terra, e poi tornò a guardare il mare.
Inspirò con gli occhi chiusi l’aria fredda e l’odore della salsedine. Si sentiva in pace con se stesso.
Si stiracchiò, fece un paio di passi avanti e poi, proprio mentre si guardava intorno, la sua attenzione fu catturata da una figura poco più in là che si era appena mossa.
Non gli ci volle molto per capire cosa – o meglio chi – fosse.
Per un attimo sentì montare la rabbia, vedendo quei codini svolazzare seguendo il movimento del vento.
Si avvicinò piano senza far rumore e vide che Ichigo non aveva affatto notato la sua presenza.
Osservava il mare buio, silenziosa, come se stesse aspettando chissà cosa.
“Allora sei stupida” esordì Ryo all’improvviso, e Ichigo fece un salto tale che per poco non cadde a faccia avanti nella sabbia.
“Ry-Ryo!” sbottò spalancando gli occhi, il cuore che le martellava nel petto. “Che ti salta in mente?! Mi hai spaventata! Che ci fai qui?!” domandò, sentendo il petto scoppiare. Le era quasi venuto in infarto, non l’aveva proprio visto, immersa com’era nei suoi pensieri.
“Potrei chiederti la stessa cosa” rispose lui stizzito guardandola dall’alto verso il basso.
“Io… sto prendendo una boccata d’aria” rispose lei scrollando le spalle ma esitando appena. Ryo scosse la testa e schioccò la lingua in segno di disapprovazione.
“E non hai pensato che magari Kisshu potrebbe attaccarti mentre sei qui tutta sola?” chiese alterato; diavolo, possibile che non avesse imparato la lezione?
Ichigo sollevò di nuovo la testa verso di lui e, le ginocchia di nuovo strette contro il petto, sollevò una mano stretta a pugno e la aprì, rivelando il piccolo ciondolo per la trasformazione.
Ryo si sentì sollevato per un secondo, poi tornò a guardarla con le sopracciglia aggrottate e si sedette accanto a lei, spiazzandola.
“Resti qui?” chiese la rossa fissandolo con le sopracciglia alzate, ma capendo che comunque era riuscita a sorprenderlo.
Ryo scrollò le spalle. “Volevo fare un bagno” notò che aveva il costume addosso e si chiese se magari poteva chiederle di farlo insieme.
Ma no, si disse. Se l’avesse proposto probabilmente Ichigo gli avrebbe urlato contro che era un maniaco o qualcosa del genere.
“Capito” rispose lei tornando a guardare l’oscurità che si estendeva davanti a loro.
Dopo qualche attimo di silenzio, la ragazza sospirò e si strinse di più nelle spalle, la camicetta leggera aperta che svolazzava seguendo i movimenti del vento.

“Quindi domani si torna a casa” mormorò a se stessa triste, guardandosi la mano destra fasciata.
Si era divertita durante quella pseudovacanza e già pensava con nostalgia alle intere giornate passate con le ragazze a non far altro che divertirsi.
“Ritorneremo” rispose lui passandosi una mano fra i capelli. “Piace molto anche a me questo posto, probabilmente verrò a viverci alla fine del progetto”
“Quindi non rimarrai a Tokyo?”
“Non ho nessun motivo per restare. Sconfiggere gli alieni è la mia priorità, il resto non conta”
Ichigo si sentì un attimo spiazzata. Non aveva motivi per restare? Quindi lei e le altre ragazze – e anche Kei – erano solo una conoscenza di “lavoro”?
Ryo parve accorgersi di aver detto qualcosa che non andava, così si voltò e le diede un piccolo colpo di dita sulla testa, facendola gemere.
“Non pensare male, non mi riferisco a voi. È solo che penso che sarebbe meglio cambiare aria”
“Capito” rispose lei con un cenno della testa, e dopo quella parola tra loro cadde un profondo silenzio.
Ryo non sapeva cosa dire, ma la sua mente ormai vagava verso lidi lontani. Più di una volta il suo sguardo era caduto sulla camicia aperta di Ichigo che mostrava il seno foderato dal costume rosa, e un po’ meno volte era caduto sulla gonnellina a pieghe che le fasciava il sedere che, come aveva avuto piacere di scoprire durante quei giorni, era piccolo e sodo.
Le piaceva e si sentiva attratto da lei come una calamita, ma non poteva permettersi di fare passi falsi.
Ichigo era ancora provata dalla storia di Aoyama e da quella di Kisshu, probabilmente non sarebbe stata felice di avere addosso le mani di qualcun altro.
Ichigo, dal canto suo, aveva la testa completamente vuota.
Da quando Ryo l’aveva salvata da Kisshu, il suo modo di guardarlo era decisamente cambiato. Si era sempre ostinata a vederlo come un ragazzino viziato e snob, ma dopo averlo visto così premuroso nei suoi confronti, qualcosa aveva iniziato a muoversi.
Un paio di volte aveva girato lo sguardo verso di lui e l’occhio le era immancabilmente caduto sul petto nudo del ragazzo, che si abbassava e alzava piano mentre respirava.
Era bello, decisamente, non c’era nulla da obiettare.
Ad un tratto, il biondo si alzò e si stiracchiò, muovendo qualche passo avanti.
“Vado a farmi un bagno, vieni?” chiese, mandando al diavolo il suo ragionamento di poco prima. Se Ichigo non avesse accettato, pazienza. Se invece avesse detto di sì, meglio ancora, ma non poteva starsene con le mani in mano.
La rossa alzò la testa e lo guardò, poi guardò il mare alle sue spalle.
“…Ma sì, va!” si alzò con un piccolo saltello e si sfilò la camicia e la gonnellina, poggiandole a terra. Si avvicinò a Ryo aspettando che entrasse per primo, ma quello non si mosse.
“Veramente il bagno al mare di notte si fa nudi” asserì lui serio incrociando le braccia. Ichigo spalancò gli occhi e si sentì avvampare all’improvviso.
“Imbecille!!” strillò allungando la mano e cercando di mollargli un ceffone che Ryo evitò facilmente piegando la testa indietro.
Scoppiò a ridere e con un salto si tuffò in acqua, schizzando l’amica da capo a piedi.
Ichigo strinse i pugni e, tremando per il freddo, si tuffò dietro di lui urlando un “ti ammazzo!” che echeggiò per tutta la spiaggia deserta.
Dieci minuti dopo erano entrambi esausti e completamente infreddoliti.
Ichigo rise di cuore mentre scaraventava contro Ryo l’ennesima cascata d’acqua, e quest’ultimo si tuffò sott’acqua, si avvicinò a lei e l’afferrò per le gambe lanciandola dritta in acqua.
Quando riemerse, Ichigo tossì forte e si portò le mani alla bocca, la testa piegata verso il basso.
“Ichigo?” Ryo si avvicinò chiedendosi se avesse esagerato. “Hai bevuto?”
Le poggiò una mano sulla spalla e in un secondo si trovò le mani della rossa schiacciate sulla testa che premevano per affogarlo.
Con una risata di scherno si rialzò e la prese in braccio, sollevandola così tanto da lasciarla fuori dall’acqua.
“Ry-Ryo, ho freddo!!” balbettò lei agitando le gambe e strepitando.
Ryo rise e prese a camminare verso la riva, si chinò e la fece sedere accanto ai suoi vestiti.
“Fa-fa troppo freddo per il bagno…” constatò lui tremando come Ichigo, e la rossina rise.
“È stato divertente” mormorò lei asciugandosi le gocce d’acqua che le imperlavano le ciglia. Si guardò intorno e prese la camicia per rimettersela, ma un attimo dopo Ryo le buttò addosso il proprio asciugamano.
Ichigo alzò lo sguardo, spiazzata.
“Ma non puoi stare senza asciugamano!” strillò. Si alzò, lo tolse dalle proprie spalle e lo poggiò su quelle larghe e piuttosto muscolose di Ryo.
Il biondo sbuffò e glielo ributtò addosso, incrociando le braccia.
“Io sono un uomo, ragazzina. Ora copriti!”
Ichigo decise di non ribattere.
Si sedette a terra e afferrò il braccio di Ryo, lo trascinò giù con sé e allargò l’asciugamano quel tanto che bastava per coprire la schiena di entrambi.
Il biondo perse un battito e ringraziò il cielo che fosse notte: se Ichigo avesse visto il rossore che gli stava imporporando le guance in quel momento l’avrebbe preso in giro a vita.
La rossa, dal canto suo, rimase immobile accanto a Ryo, le spalle e le braccia a contatto e gli occhi chiusi. Faceva freddo ma trovava quella posizione estremamente confortante.
“Ryo…?” mormorò lei all’improvviso, stringendo di nuovo le ginocchia al petto.
Il biondo, che era rimasto a fissare il mare per paura di girare lo sguardo verso di lei, annuì in risposta e si azzardò a piegare leggermente la testa per guardarla.
Eppure era sicuro che il suo viso fosse asciutto, cos’erano quelle gocce?
“…” non seppe cosa dire, semplicemente prese un lembo dell’asciugamano e glielo passò delicatamente sul viso, ricordandosi poi che lei lo aveva chiamato.
“Dimmi…” sussurrò in risposta con la voce roca. Ichigo rabbrividì e poggiò la testa sulla sua spalla.
“Grazie per avermi salvata da Kisshu…”
Ryo abbozzò un piccolo sorriso dopo il primo attimo di smarrimento. Tutto si aspettava, tranne che Ichigo tirasse fuori quel discorso all’improvviso.
Senza pensarci un secondo, tolse la mano dalla propria gamba e la passò dietro la schiena della rossa, stringendola piano per confortarla.
“Io ci sono sempre, Ichigo. Questo non dimenticarlo”
La rossa sentì il cuore galleggiare come non le succedeva da tempo e annuì piano, rilassandosi contro la sua spalla.
Nessuno dei due si accorse della figura che li fissava a qualche metro di distanza.

  
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