Nota: Per la serie "A volte ritornano", ecco qui una mia nuova storia su Castle.
La ff è stata scritta per la community 24 ore ed è basata sul prompt "02.00 – Assenza".
Non appartiene a nessuna stagione in particolare, è una cosa un po' così che avevo iniziato mesi fa, quando ero ancora molto prolifica per quanto riguarda questo fandom, ma che ho concluso solo a maggio, quando ho avuto un barlume di ispirazione. Spero non vi faccia tanto schifo.
Buona lettura^^
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In assenza di lui
Le finestre dell'appartamento al quinto piano erano buie e il sospettato non dava segni di vita già da qualche ora, eppure non poteva lasciare la postazione per nessuna ragione al mondo. Ormai aveva imparato a fare gli appostamenti anche alle ore più assurde.
Tamburellò le dita sul volante, appoggiò il capo al poggiatesta, lanciò uno sguardo al sedile accanto a sé e sbuffò: era strano non averlo al proprio fianco anche a quell'ora e non sentirgli dire qualcosa di irrilevante come suo solito. Nonostante discutessero sempre perché lui voleva partecipare alle azioni e lei non poteva permettergli di rischiare la vita, in quel momento le mancava.
Erano stati tutto il giorno insieme: il caso che stavano seguendo era forse il più assurdo di tutti, ma in fondo a lei piacevano così; come d’abitudine avevano mangiato hot dog saturi di grassi mentre commentavano gli sviluppi e non avevano fatto altro che controllare e ricontrollare gli alibi dei sospettati.
Soprappensiero prese il cellulare dal vano portaoggetti e cercò il suo numero, incurante dell’ora che faceva bella mostra di sé nella parte alta dello schermo. Aveva estremo bisogno di sentire qualche congettura o anche semplicemente ascoltare i suoi strambi aneddoti. Ormai tutto era diventato un’abitudine e lei si era assuefatta alla sua presenza. Sempre e comunque.
Fece squillare a lungo, fino a quando non rispose la segreteria telefonica. Restò qualche istante come pietrificata, sentendo la voce calda e rassicurante dall’altra parte del ricevitore, poi riagganciò nel momento in cui il “bip” la riportò alla realtà.
Era stata ingenua a pensare che potesse essere ancora in piedi o che avrebbe potuto risponderle alle due di notte.
Cercò di rilassarsi di nuovo contro lo schienale dell’auto e sospirò, maledicendosi per come si era lasciata trasportare dai sentimenti: in accademia le avevano insegnato a restare lucida e pronta durante gli appostamenti e non farsi distrarre da pensieri che ben poco avevano a che fare col caso. E lui era terribilmente bravo a distrarla, anche e soprattutto quando era assente.