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Autore: Haruma    30/06/2011    5 recensioni
Non avevo paura dopotutto, la mia vita l’avevo trascorsa anche se tra gli ospedali. Sempre in compagnia di mia madre, mio padre, mia sorella, delle persone a cui tenevo di più al mondo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao! Ed eccomi tornata con la mia prima ONE-SHOT! *stappa spumante!*

Purtroppo siccome è troppo lunga  l'ho dovuta dividere in due parti, cosa che sono stata costretta a fare a malincuore perchè avevo deciso di postarla interamente.

Vabbè... spero comunque che vi piaccia e spero contemporaneamente di ricevere dei consigli, delle critiche o commenti positivi...

Vi lascio alla storia... Buona lettura {Se buona si può considerare}

*****

Disease

Quel giorno seppi che avevo poco tempo a disposizione, che dovevo morire, che sarebbe tutto finito in soli pochi giorni, che il tempo a mia disposizione era quasi al termine, e che la malattia che mi affligeva era riuscita nel suo intento: a portarmi via la vita mano a mano

Non avevo paura dopotutto, la mia vita l’avevo trascorsa anche se tra gli ospedali, ma l’avevo trascorsa, in compagnia di mia madre, mio padre, mia sorella, delle persone a cui tenevo di più al mondo…

Quel lunedì ero come al solito nel mio letto a parlare insieme alla più cara amica di famiglia; mi stava mettendo dello smalto trasparente sulle unghie, erano diventate il suo hobby le mie unghie, le piacevano tanto e non che fossi scocciata dall’idea di farmele dipingere ogni qualvolta lei venisse a trovarmi, ormai c’ero abituata e mi andava bene così…

Mia madre era nella stessa camera seduta, o per lo meno buttata come se fosse stata una busta di spazzatura, su una poltrona di fianco al letto. Aveva una mano poggiata alla testa simbolo che le faceva male; era distrutta e questo si poteva capire dalle sue occhiaie e dai suoi occhi rossi, lucidi. Piangeva mia madre, in questi ultimi giorni, non faceva altro che piangere e piangere e dissentire i medici; diceva che mancava poco all’intervento, mia madre; diceva che sarebbe tutto finito ma io sapevo che dovevo morire, me lo sentivo…

La chiacchiera che si era creata tra me e Rachel, fu interrotta dall’arrivo del mio dottore che molto turbato fece avvicinare la mamma… Quest’ultima si alzò; li sentii farfugliare qualcosa, sapevo cosa… la mia malattia, era l’unico argomento di discussione ormai…

Avevo tanta voglia di rivedere mia sorella in quel momento, le volevo parlare del più e del meno, con lei mi sentivo bene perché era l’unica che non mi accennava mai il mio malore, mi trattava da persona normale…

Feci finta di niente, quando ebbi però, il bisogno di avere spiegazioni, chiamai il mio medico.

-Dottor Jenkins, mi dica… quanto tempo mi rimane?- avevo la voce roca e la faccia nera a causa del flusso del sangue.

Non ebbi alcuna risposta.

-La prego, sia sincero con me… tanto lo so.

Quest’ultimo si avvicinò al mio letto -Poco tempo, mi dispiace.- mi bisbigliò all’orecchio

Sorrisi flebilmente -Non si preoccupi, quello che mi chiedo è… sarà doloroso?

-No. Te lo posso garantire.

Sorrisi ancora.

-Hey! No, NO! Non va bene, non devi pensare a queste cose, il giorno dell’intervento è vicino e tu devi essere pronta. Non voglio sentire queste assurdità!- mi urlò mia madre passandosi una mano nei suoi lunghi capelli rossi…

Quando vidi quella cascata di capelli ricaderle sulle spalle ebbi per la prima volta invidia, era da tanto ormai che i miei cadevano… stavo diventando quasi calva… li amavo i miei capelli di una volta.

Mamma, eri, sei e rimarrai una testarda, vero? Non ti rendi conto, non capisci proprio quello che voglio?

-Signora Hayes, forse è meglio se usciamo, dovrebbe conoscere una persona.- la fece accomodare fuori Jenkins

Poco tempo… mi rimaneva, solo poco tempo.

-Tesoro, io esco…- mi riferì Rachel -Sta attenta allo smalto.- mi raccomandò infine baciandomi la fronte

-Non preoccuparti.-le dissi guardando il punto in cui era seduta prima accanto a me.

Il mio sguardo dopo un po’ si spostò in un altro punto, ovvero dove era sparita pochi minuti prima mia madre insieme al dottore… alzai il capo, intravedevo dalla finestrina della porta che lei, puntava da questa parte… puntava me e sbraitava in faccia ad una donna con gran voce delle frasi che capivo a stento perché la camera era insonorizzata… era furiosa, aveva paura… portava dentro da molto tempo il dolore che le aveva provocato la mia malattia… tutto questo per la mia malattia…

Distolsi a fatica lo sguardo… che sofferenza provavo quando vedevo quello che provocavo alle persone che avevo di più caro al mondo; tutti nello stesso stato di mia madre, in quello stato a causa mia

Alzai le coperte, presi il mio raccoglitore di ricordi, dove per anni avevo incollato con molta cura le fotografie del mio passato e del mio presente… Non c’era più posto per quelle future, o, forse, lo avrei affidato a mia sorella… iniziai a sfogliarlo…

La pagina che mi capitò davanti agli occhi fu una di quelle che contenevano le foto a cui tenevo di più al mondo…

Sorrisi ad un’immagine in particolare, come se la persona che c’era raffigurata potesse ricambiare il gesto, ma non fu la sola reazione che ebbi, dai miei occhi cadde una lunga ed aspra lacrima che asciugai in un battibaleno e subito dopo, accarezzai i bordi della fotografia istantanea…

Bei momenti, eppure… anche tanta sofferenza.

Quel giovedì mattina mi trovavo nella sala di infermeria dello stesso ospedale, questa volta però ero solo seduta sul letto e non indossavo la solita camicia da notte bianca a pois blu chiaro, bensì degli jeans e una maglietta a maniche corte grigia.

Parlavo allegramente a mia madre, che come suo solito sedeva sulla solita poltrona beige rilegata in pelle, che si trovava ormai in tutte le stanze di quell’edificio; di una gita al lago e degli orsi bruni di quel posto che avevo letto su una rivista di viaggi…

-Dicono che in Alaska ci sono dei meravigliosi posti da visitare dove c’è la possibilità di vedere dei bellissimi orsi bruni. Ci andiamo quest’autunno?

-Dovrò parlarne con tuo padre e con tua sorella… sai com’è… non credo che le piacerebbe venire in quei posti… ma l’idea mi attrae, ci verrei volentieri, solo che il lavoro…

-Vero… avevo dimenticato che tu e papà dovete lavorare. Ma che ne dici se ci andiamo per il giorno del Ringraziamento? Non è un’ottima idea?

-Bhè… si, ma dobbiamo considerare lo stesso il fattore lavoro.

-Ma non è possibile! Anche il giorno del Ringraziamento!?

A quel tempo avevo per fortuna ancora tutti i capelli, morbidi, setosi e ondulati, li adoravo e non avevo il problema della caduta e di questo ne ero lieta!

Mi appoggiai allo schienale del letto irritata e -siccome una delle tendine che separava il mio letto da quello alla mia destra era aperta- incontrai lo sguardo di un ragazzo seduto sul comodino bianco proprio affianco a me.

Era vestito tutto di nero esclusa la maglietta che era grigia, notai subito che stava prendendo delle medicine, infatti lo vidi mandare giù una compressa con dell’acqua subito dopo averla ingurgitata. Era malato anche lui…

-Come mai sei qui?

-Potrei fare la stessa domanda a te.- mi rispose in un batter d’occhio

Aveva del carisma quel ragazzo.

-Shade, leucemia 15. Piacere.- continuò

-Fine, leucemia 14. Piacere di conoscerti.

Ci stringemmo la mano… era calda la sua.

-Come va?

-Meglio degli altri giorni. Prendi delle medicine a quanto vedo.

-E’ quello che mi mantiene in vita in questo momento.

-Te la stai cavando?

-Certo! La mia malattia non mi butterà giù, assolutamente, ma ci sono dei giorni in cui piuttosto che averla preferirei morire!

-Idem… odio sputare sangue acquoso!

-Non perdi i capelli?

-Per ora no… meno male, e tu?

-Anche io… sei simpatica…- si affacciò dalla mia parte -‘Giorno signora. Shade, piacere.- salutò con la mano

-Buongiorno Shade, piacere di fare la tua conoscenza, sono la madre di questa signorina qui.- mi indicò

Quel ragazzo sorrise… e in quel momento pensai che fosse davvero bello oltre ad essere simpatico.

-Ehy, Shade. Ho finito, puoi andare.- lo avvisò un’infermiera

-Certo, grazie… arrivo subito.- disse alla persona che gli aveva rivolto la parola prima, poi si girò verso di me -Ti va se ci scambiamo i numeri di cellulare, magari possiamo uscire, se sei d’accordo è ovvio!

-Certo! Mi fa piacere…

Mia madre ci guardava; ero davvero imbarazzata ma allo stesso tempo felice di aver trovato un amico con cui parlare…

-Ah!- scattò poi, sulla poltrona lei -Ti serve una penna!- rise infine nervosa

-Mi fa un piacere se me la presta un attimo.- gli sorrise lui

-Subito, aspetta…- cominciò a frugare nella sua borsa, quando all’improvviso la si sentì urlare -Trovata! Tieni.- gliela porse

-Grazie.

-Allora: 555.576.397- glielo diedi

-Tenga, e grazie mille di nuovo.- diede la penna a mia madre

-Di niente.

Alzò la mano come se stesse facendo un giuramento, aprì il palmo… vidi il numero scritto… e poi lo chiuse.

-Allora, arrivederci.

-Ciao, cerca di guarire, non farti ingannare…- mi disse scendendo dal comodino e avviandosi fuori.

-Ok…

-Molto carino e simpatico, educato… ed ottimista.

-Si?- domandai alla persona che mi aveva messa al mondo con lo sguardo fisso nel vuoto.

Una canzoncina all’improvviso interruppe il silenzio che si era creato poco prima.

-E’ il tuo?- mi chiese mia madre

-Si.- le risposi con insicurezza

-Vuoi rispondere?- rideva

-Si…

Presi al volo la mia borsa; medicine, scartoffie, buttai tutto sul letto e afferrai il telefono tra le mani e risposi senza vedere nemmeno chi mi stesse chiamando…

-Chi… chi è?

Tremavo con la voce.

-Ah, meno male, non mi hai dato un numero falso, ci sentiamo.

-A presto…

Chiamata terminata… mi aveva chiamata per accertarsi che non gli avessi fatto uno scherzo… stavo iniziando a provare qualcosa, forse?

-Interessante…

-Mamma! Non ti ci mettere anche tu!

Sprofondai nel letto stringendo a me la borsa…

I giorni successivi, Shade mantenne la promessa… uscivamo molte volte, andavamo nei Fast Food, dove passavamo ore e ore a parlare, a mangiare hamburger, patatine fritte, a bere frullati, CocaCola e a divertirci come matti.

Sapevamo bene entrambi cosa fosse il dolore, anzi benissimo, ma quando uscivamo non accennavamo mai alla malattia che condividevamo…

Un giorno venne all’ospedale a trovarmi… ero stata ricoverata perché c’erano state complicazioni nelle analisi relative al sangue, stavo iniziando a perdere i capelli a ciocche molto folte, mi odiavo! Ma per fortuna erano solo le punte che cadevano, più che altro si stavano spezzando…

Ero con mia madre, che leggeva una rivista sulla solita poltrona, nella stessa stanza dove ci incontrammo per la prima volta io e lui… Mi trovavo sul letto con le gambe incrociate e stringevo a me un libro…

-Ehy!- mi sentii chiamare -Sono passato per degli accertamenti, come va?

-Una schifezza! Ne ho abbastanza, ho vomitato circa sette volte questa mattina…

-Scommetto che lo farai ancora, fino a vomitare anche l’anima!- si accomodò sul letto affiancandomi e mettendomi una mano intorno alle spalle.

Non c’eravamo messi insieme eravamo solo amici, molto amici…

-Sei disgustoso!

Mi venne tutto d’un colpo da vomitare. Stavo per farlo, portai automaticamente una mano alla bocca e abbassai la testa…

Shade prese la bacinella poggiata sul letto e me la mise davanti come un razzo.

Non mangiai niente quella mattina, quindi si poteva dire davvero che stavo vomitando l’anima! Sentivo le parole di quel ragazzo che mi incoraggiavano mentre vomitavo e che mi dicevano:

-Forza, sfogati, caccia tutto fuori, ti fa bene!- mentre mi accarezzava i capelli e manteneva il catino

Quando ebbi finito me lo spostò dalla faccia… avevo ancora della bava alla bocca, scostai i capelli…

-Mi dispiace- dissi rammaricata

-Non preoccuparti, potrebbe succedere anche a me in qualsiasi momento, anche ora.- finì di spostarmi i capelli dalla faccia posandomeli dietro alle orecchie e dandomi un fazzoletto con un bicchiere d’acqua -Tieni.- mi scartò anche un ciuingam.

-Grazie.- gli sorrisi

Un altro…

-Basta.- cercavo di dire in segno di protesta con la bocca ormai piena.

-Non lamentarti, ti fa bene, ti leva quella schifezza dalla bocca.

Mise di nuovo una mano dietro le mie spalle e questa volta mi strinse forte e ridemmo, tanto, mentre mia madre ci mandava occhiatine maliziose senza farci accorgere di niente… o meglio cercando di non farci capire niente… io l’avevo intuito subito… Shade non sapevo…

Il giorno dopo mi chiamò all’ora di cena. Quella sera c’era anche Rachel a mangiare con noi.

Ero seduta accanto a mia sorella che discuteva sugli avvenimenti successi a scuola.

Da quanto non ci andavo! In un certo senso mi mancavano i banchi pieni di scritte e dediche, gli insegnati e gli amici, soprattutto.

-Come stavo per dirvi, quella strega della prof ci ha consegnato i compiti di aritmetica e ci ha imposto un limite preciso di tempo! Ma, come si può fare una verifica di matematica con trenta quesiti in un’ora? Quella è pazza ve lo dico io!- ribbatteva mentre io, Rachel e mamma ridevamo a crepapelle.

-Papà, ma le senti!? Non hanno un minimo di comprensione!- protestava infuriata

-Rein, è solo un compito, cosa vuoi che sia, la fai troppo tragica figliola!

Rein in confronto a me era una ragazza molto coraggiosa e determinata, forte e con un grande sarcasmo, era alta, magra, e i suoi capelli non erano minimamente paragonabili ai miei, i suoi erano magnifici, lunghi, lisci e lucidi, era bellissima!

Mi ripeteva sempre che tra le due ero la più bella, ma non ci credevo assolutamente; mi riteneva fragile, ma allo stesso tempo molto più forte di quanto potessi immaginare. Ci fu un giorno in cui citò per la prima volta la mia malattia…

Eravamo distese su i nostri letti e con le gambe penzoloni.

-Sai sorellina, penso avvolte che forse era meglio se la leucemia ce l’avessi avuta io, invece che tu.- strinse le sue mani allo stomaco .

-Rein! Non dire sciocchezze, perché dovresti pensare una cosa tanto orribile? Io non te lo auguro per niente e sono felice che tu non ti trovi nelle mie stesse condizioni.

-Tu, sei così carina e simpatica! Non meriti un simile destino… preferirei non essere mai nata piuttosto che vederti soffrire!

-Rein… io… è colpa mia! Se io non fossi nata tutta questa sofferenza che ora affligge la nostra famiglia non ci sarebbe mai stata, quindi ti prego non dire più queste cretinate… sono contenta così come sono, l’importanete è che voi stiate bene.

-Se muori tu, muoio anche io e di certo anche mamma e papà.

Abbassai lo sguardo, -Mi abbracci?- le dissi.

-Fine…- mi si accoccolò di fianco stringendomi.

Non potei far altro che ricambiare…

Non riuscii a credere alla nostra discussione, non era la mia Rein quella che parlava…

-Provaci tu a farlo in un’ora! Non reggi mica papà?- gli rispose Rein senza nemmeno prendere fiato.

-Forse hai ragione…

All’improvviso, di nuovo quella musichetta si sparse per la casa…

-Si sentono molto più spesso in questi ultimi giorni.- fu Rein a parlare sottovoce.

Se credeva che non l’avevo sentita, si sbagliava di grosso! L’avevo sentita così bene che se mi avessero imposto di scommettermi anche la vita, lo avrei fatto di sicuro!

Non feci caso alle sue parole però, afferrai il cellulare tra le mani, spostai la sedia che mi impediva di passare, e dopo essermi liberata, la rimisi al suo posto; e corsi come il vento nella mia stanza chiudendo la porta alle mie spalle…

Mentre parlavo con Shade, ascoltai per caso le chiacchiere che provenivano dalla cucina.

-Con chi sta parlando Fine?

Era la voce di Rachel

-Col suo ragazzo!- era Rein questa volta che rispose tutta eccitata.

-Fine ha il ragazzo?

-Certo!- rispose fiera mia sorella.

-E com’è?

La curiosità fece di Rachel la sua pedra.

-Eccolo!- fu subito pronta Rein a risponderle

-Wow!- disse incantata -Ottimi gusti tesoro! Il tuo ragazzo è davvero bello!- urlò questa volta, a me.

Le aveva fatto vedere la foto che raffigurava me e lui! L’avessi avuta di fronte l’avrei di sicuro malmenata!

Sentendo le sue parole rimasi irritata, imbambolata ed imbarazzata con le spalle alla porta e Shade ci mise un po’ a farmi riprendere dallo shock appena subito.

-Fine? Fine? Mi senti, Fine? Stai male per caso?

Sobbalzai alla sua voce…

-No… tutto apposto!- risi nervosamente

-Allora, che fai, ci vieni con me domani?

-Si, si… assolutamente!- risposi infretta -Senti, ti posso domandare una cosa?

-Certo, spara!

-Ci vai a scuola tu?

-Bhè… si e no… diciamo sto quasi sempre a fare quei maledetti controlli. Perché me lo chiedi?

-No, niente una curiosità. Volevo solamente sapere se frequentavi regolarmente o no.

-E tu?- mi domandò nel modo più pacato possibile che mi turbò un tantino.

-Idem.

-Dai! Non deprimerti proprio ora! Domani voglio una Fine pronta per uscire!

-Certo, certo! Vai all’ospedale domani mattina?

-Non lo so con precisione. Tu?

-Forse no.

-Meno male che ti hanno dimessa subito! Ieri stavi una pezza! Hai vomitato più quando me ne sono andato?

-No, solo una volta, poi ho smesso. Ma perché mi cadono i capelli e perché a te no?! Non fai la chemioterapia?

-Si la faccio.

-Ok… non parliamo di questo, preferisco pensare a domani. Ciao.

-Ciao Fine.

Chiamata terminata… Non mi ricordavo però a che ora dovevo incontrarmi con lui.

Stavo per chiamarlo ma fui preceduta…

Cliccai sul tasto verde; il tempo di avvicinare il cellulare all’orecchio che con mia assoluta meraviglia, fui sorpresa dalla sua voce e da quello che mi stava dicendo.

-Domani, alle 17:00, te n’eri dimenticata, vero?

Non risposi inizialmente, era telepatico quel ragazzo…

-Si, scusa, ma ti stavo per chiamare!- ribbattei

-Ciao.- rise

-Ciao.- chiusi definitivamente il cellulare

Mi alzai da terra, aprii la porta e andai a tavola.

Mi accostai al tavolo, mi sedetti al mio posto…

-Ti sbagli, non è il mio ragazzo. Siamo molto amici.

-Dove lo hai incontrato?

-All’ospedale; scherzo del destino: è anche lui affetto dalla leucemia.

-Capisco.

Silenzio… assolutamente silenzio.

-E poi quella non vi ho detto ancora che ha fatto!...- riprese Rein spezzando quel momento di tensione che si era creato.

Le fui davvero grata… più di quanto non lo ero già.

Il giorno dopo, io e Shade alle cinque saremmo dovuti uscire… ma questa volta era diverso, perché non sapevo assolutamente dove mi portava.

Continuava a ripetermi che era una sorpresa e che non dovevo chiederlo oppure per dispetto non mi ci avrebbe portata, quindi non gli domandai oltre quando mi chiamò la mattina.

Il pomeriggio di quel sabato, ero nervosa al massimo e incavolata nera allo stesso tempo…

-Io ti ripeto che devi mettere questa.- controbbatteva mettendomi davanti agli occhi una maninigonna di jeans.

-Scordatelo.- le ripetevo ogni volta determinata.

-Ma… è così carina! E’ fatta assolutamente per essere indossata per quest’occasione! Da te!- insisteva…

-No.- guardavo il soffitto girando sulla sedia.

-Ti girerà la testa una volta che ti alzerai…

-Non mi interessa.

Rein non mi rivolse lo sguardo, andò semplicimente davanti all’armadio.

-Questo!- urlò.

-Cosa?

-Questo lo devi mettere!

-Uno shorts di jeans? No… troppo corto!

-Se ci metti questa sopra, sei perfetta!- mi mostrò una camicetta di cotone rosa a stile cinese.

-Rein!- sbuffai -Una tuta va più che bene!

-Ma che tuta! E’ sabato e poi hai un appuntamento!

-Si, ma non è il primo con Shade, e poi te l’ho già detto cento volte, no, anzi mille volte che non stiamo insieme!

-E perché no? Formate una bella coppia!

-Pensa al tuo, di ragazzo!

-Non cambiamo argomento dai… è deciso allora, indosserai quello che ti ho detto e non accetto scuse!

Sbuffai ancora di più -Sono orribile… perché mi vuoi far apparire bella? Sto cominciando a perdere i capelli per colpa della chemio, rimarrò di sicuro pelata!

-Ehy Fine, guardami!- mi si avvicinò mettendomi le sue mani sulle spalle e guardandomi dritta negli occhi -Se rimmarrai senza capelli, giuro che me li rado!

-Ma che dici!? Sono così belli i tuoi! Perché dovresti?

-Perché sono tua sorella gemella e devo condividere insieme a te tutti i momenti della nostra vita, belli o brutti che siano… non mi interessa se apparirò anche io brutta! Che poi, io non ti capisco, saresti brutta Fine? Sei tanto una bella ragazza!

-Come no! In un’altra vita…

-Fine!- mi sgridò sonoramente.

Mia sorella era fatta così, sempre pronta ad aiutarmi a farmi stare al suo passo, quello che provavo io cercava in tutti i modi di provarlo anche lei. Era semplicemente unica, mia sorella!

-Rein…

-Su, su! Diamoci una mossa che tra un’ora devi essere pronta! Per prima cosa, vai a fare una bella doccia fresca, poi metti gli stessi vestiti che hai ora, torna di nuovo qui che ti farò indossare degli abiti incantevoli e come tocco finale, per completare l’opera, ti truccherò magnificamente!- strizzò un occhio

-Rein! Non voglio! Cioè, la doccia si, ma truccarmi e vestirmi come hai detto tu, no.

-Ti ammazzo!

-Ehy! Vedi che già dovrò morire prima o poi!

-Se è per questo tutti dovranno morire… ti avevo detto di non uscirtene con le tue solite vie di fuga. Forza, su! Fila! E che non ti esca mai più una cosa di queste dalla bocca, oppure mi uccido anche io!

-Vado?- la guardavo, sperando che in quel momento mi desse tregua.

Mi guardava, lei… aspettava che filassi in bagno…

-Ok! Va bene! Hai vinto!- mi rassegnai infine correndo a lavarmi.

-Brava sorellina!- sorrise soddisfatta.

Una volta in bagno, miscelai l’acqua della doccia e mi svestii infretta, decisi di fare anche lo shampoo.

Mi intrufolai subito quando diventò calda e iniziai a pensare a perché mia sorella fosse tanto decisa a farmi mettere cose che io non volevo assolutamente indossare, a perché Shade non voleva dirmi in che posto andavamo quella volta e a perché ero nervosa…

Quando fui pronta per lo shampoo aprii il contenitore e versai un po’ del liquido denso in mano dopodiché cominciai a insaponarmi i capelli per bene… dopo poco li sciacquai…

Alcuni me li trovai in mano, ma erano pochissimi… li contai… tredici. Maledetta chemio!

Uscii senza esitazione dalla doccia, appoggiai il piede destro sul tappeto e fui investita dal freddo… raccolsi subito il mio accappatoio, e dopo mi avviai in camera mia dove mi aspettava una ansiosa Rein.

-Eccomi… ho fatto, ma devo asciugarmi questo schifo.

-Sono belli…

-Minimamente paragonabili ai tuoi.- cominciai a spazzolarmeli.

-Dai, su asciugali ora.- mi sorrise.

-Lo puoi fare tu?

-Si, certo..

Si armò di fohn e cominciò ad accarezzarmeli.

-Mi piacciono i tuoi capelli…

-Sei gentile a dirlo.

Era, infatti, davvero gentile a dirmelo anche se pensavo che non mi stesse dicendo la verità, ma, forse era una mia impressione…

-Fatto! Ecco i tuoi veri capelli!

Era vero però… i miei capelli una volta asciugati sembravano mossi… non erano realmente lisci.

-Grazie Rein.

-Ed ora passiamo ai vestiti!- era tutta eccitata mia sorella.

-Come se ti stessi per vestire tu! Non ti capisco proprio…

-Shhh! Non disturbarmi con le tue chiacchiere!

Rispettai il suo ordine, ma in verità volevo parlare e come se lo volevo fare!

-Tieni, mettiteli… scarpe alte o basse?

-Da ginnastica.-

-Le tue vie evasive mi danno semplicemente i nervi.

Le cacciai la lingua.

-Mi spetta scegliere qualcosa, no?

-Su questo hai ragione ma hai rovinato i miei piani.

-Falla finita! Ti ho accontentato già troppo.

Ero finalmente pronta.

-Ti sta d’incanto! Farai breccia nei cuori di tutti i ragazzi questa sera ma la cosa più importante è fare colpo su Shade, d’accordo?

-No.- risposi secca.

-Sei crudele!

-No, solo più veloce in confronto a te, che per esporre le tue architettazioni maligne ci metti una vita!

-Faccio finta di non aver capito quello che hai appena detto. Che ore sono?

-Le quattro e mezza.

-Allora ce la faccio.

-A fare che?

-Niente, tu siediti qui…- mi indicò la sedia

-Preferisco di no.

-Non essere la solita fifona!

-Ok.- sbuffai.

Mi truccò contro la mia volontà.

-Sei davvero!...- le ringhiavo

-Un genio, vero?

-No, irritante.

-Però te le fai dipingere le unghie da Rachel.

-Lei si diverte. Poi mi mette sempre lo smalto color rosa carne e trasparente.

-Anche io se è per questo, mi diverto…

-Vado Rein, è tardi.- le schioccai un bacio sulla guancia.

-Ciao sorellina e cerca di fare colpo su quello!

-Te l’ho detto, scordatelo!- corsi via dalla mia stanza.

Dopo qualche minuto arrivai vicino ad una panchina nel parco, ero molto in anticipo… non era da me. Decisi di sedermi ed aspettare che il mio amico mi raggiungesse all’orario prestabilito ma dopo quanche secondo vidi spuntare da dietro ad un albero un volto familiare.

-Che ci fai qui a quest’ora?- mi meravigliai nel vederlo così puntuale.

-No, tu che ci fai qui! Sei così in anticipo.

-Avevo tempo e ho deciso di venire a fare una passeggiata da queste parti, siccome dovevamo già incontrarci qua.

-Non volevo stare a casa… quindi… però! Stai bene! Chi è stata la persona straordinaria a farti vestire così?

-Grazie.- mi sentii accaldata -Mia sorella, mi ha tartassato per tutto il pomeriggio, figurati che mi voleva far mettere una minigonna! E’ matta quella lì!

-E perché non hai voluto? Staresti stata ugualmente bene.

-E’ tanto più bella di me! Perché dovrebbe farmi apparire carina, mentre non lo sono affatto?

Mi guardò perplesso -Come va col vomitare?

-Eh! Diciamo che sto meglio… è la prima volta che non ti vesti di nero!- notai meravigliata.

-I vestiti scuri attirano calore e ne ho abbastanza del caldo, quindi ho deciso che per questa volta avrei indossato degli indumenti con colori più chiari.- fece una pausa -Ho vomitato questa mattina.- cominciò a ridere.

-Davvero? E’ la prima volta che lo fai da quando mi hai conosciuta, o per lo meno questo so.- mi unii alla risata, immaginando la scena.

-Veramente no… da quando ci siamo incontrati ho vomitato circa sei volte.-

-Wow! Ma che medicine ti danno? E’ per quello che hai questo stimolo di rigettare tutto?

-E chi lo sa! C’è da dire che mi fanno schifo quelle cose!

-A chi lo dici! Oggi mi sono caduti tredici capelli mentre facevo lo shampoo…

-Ma che li conti?

-Si, delle volte… ok., ora basta parlare di medicine, vomito o altro che riguardi ciò. Dove mi porti?

-Chiedimelo di nuovo e me ne vado.

-No! Ma davvero lo voglio sapere.

-Allora vieni con me.

-Ok, arrivo.

Camminavamo di fianco, parlavamo, scherzavamo e Shade mi faceva attendere troppo e diceva che se non la smettevo di tormentarlo con le mie domande mi mollava lì tra la folla.

-La smetto.

-Finalmente siamo arrivati!

-Dove? Io vedo solo uno scooter…

-Ti insegno ad andarci, ok?

-Cosa?!- gridai tra un misto di incredulità e meraviglia -E se cado?

-Sai portare la bici?

-Si… anche bene.

-Allora sai portare anche questo.

-Ok! Insegnami maestro!

-Esagerata!- cominciò a ridere

-Forse, un pochino… anche troppo… sul serio…- sghignazzai

Mi trovavo bene in sua compagnia, ero felice e pensavo davvero che avesse del carisma, era un ragazzo speciale. Semplicemente una brava persona…

-Allora, accendi il motore con la chiave.

-So come si fa!

-Ok, poi mantieniti in equilibrio e nello stesso tempo accellera leggermente.

-Vado, si?

-Si.

Feci come mi aveva detto ma invece che accellerare in modo più tranquillo e di andare piano, qualcosa andò storto e quel coso sfrecciò alla velocità della luce.

-Fine, frena!

-Dov’è quel maledetto?!- cercavo di capire dove fosse il freno, mentre giravo dappertutto.

-Non accellerare, e appena si ferma appoggia un piede a terra!- mi urlava.

-Fatto!- ci ero riuscita per mia fortuna

Shade mi corse incontro… -Sei una frana! Mi hai fatto prendere un colpo!

-Devo fare solo pratica, non è tanto facile sai!?

-E’ facilissimo invece sei tu che vai di fretta e non combini nulla di buono.

-Assilli in una maniera indescrivibile!

-Forza, salta di nuovo su, ti porto al mare.

-Al mare?!

-Si, al mare, qualche problema?

-No, no… ma è solo… che… così all’improvviso!

-Visto che hai rovinato tutto, è meglio se ti porto alla spiaggia più lontana!

-Non so come, ma sono sempre io la guastafeste.

-E ora te ne accorgi?

-Meglio che metti in moto e partiamo, prima che ti becchi un bel pugno!

-Oh, non ci tengo proprio!

Dopo questo battibecco, Lui mi porse un casco e dopo aver messo in moto lo scooter, partimmo, direzione: Spiaggia più lontana!

Circa cinque minuti più tardi, Shade si fermò di scatto.

-Che c’è, siamo già arrivati? Non avevi forse detto la spiaggia più lontana?

-Tieni- mi diede il k way che aveva indosso -Prenderai freddo.

-Ti ringrazio.- gli risposi un po’ frastornata

-Andiamo su.

Ripartì.

Certo, c’era d’aspettarselo da una persona come lui, ma non fino a quel punto! Rimasi estasiata dal tono con cui mi aveva rivolto la parola… forse ero io che le avevo sentite pronunciare in quel modo… scossi la testa, rimisi in ordine le idee e pensai al mare e al dolce suono delle onde… era calmo  e rilassante e l’odore di salsedine; che immaginavo avrei sentito pochi minuti più tardi, mi dava una sensazione di assoluta libertà.

Mi addormentai appoggiata alla schiena di Shade, stanca morta…

-Ehy! Non credevo fossi una di quelle persone che sono capaci anche di dormire su un motorino!

Il mio bel sonno ristoratore, fu disturbato bruscamente da quella voce tanto bella quanto fastidosa.

-Ho sonno… sonno… davvero tanto sonno.

-Quindi non scherzi?! Stai sul serio dormendo? Da quanto, Fine?  

-Vattene voce, disgraziata di una voce, rompi da morire!

Rise…

-Siamo arrivati! Se sapevo avresti avuto questa reazione, non sarei mica venuto qui?

-Dove?

-Mare… spiaggia… lontana, ricordi? Wow, parli nel sonno!

Cominciai ad aprire pian piano le palpebre… la luce del sole che tramontava mi dava un gran fastidio agli occhi.

-Buon pomeriggio. Ci troviamo sul pianeta Terra, U.S.A., Oregon, spiaggia di Cannon Beach, ore 19:30. Apri gli occhi, vedi com’è bello.- mi disse gentilmente

D’altronde mi fidavo di quel che diceva, quindi non esitai, spalancai le iridi.

-E’ uno spettacolo… che bello.- non riuscivo più a mettere insieme due sillabe

-Mi fa piacere.

-Perché sono distesa sulla sabbia?- domandai stranita -Ricordavo di essermi addormentata sul tuo scooter.

-Bhè… ho dovuto fare da me siccome tu non accennavi ad ulteriori segni di vita. Avevo anche pensato di seppellirti sotto la sabbia e ti avrei ricoperto di sicuro con dei fiori, dopo averti certamente inciso una lapide e recitato una messa da requiem.

-Ma quanto siamo sarcastici!- gli diedi un ceffone -Sono tremendamente pesante?

-Assolutamente no! Te lo posso giurare!

-Hai fatto fatica a portarmi?

-No… tranquilla!

-Perché mi hai portata qui?

-Ma che è oggi, la giornata delle domande? Sei estremamente curiosa.

-Bhè, è normale esserlo… più che altro ti sto chiedendo informazioni visto che non ne ho avute ancora!

-Sono io quello che assillo? Ho dei dubbi.

Gli avrei voluto dare tanti di quei calci, ma non avevo voglia di alzarmi e di rovinarmi la serata.

-E’ vero, però…

-Cosa?- mi domandò

-Che le coste che vengono bagnate dal Pacifico sono sabbiose ma ad alcuni tratti rocciose...

*****

Buona notte, posterò al più presto la seconda ed ultima parte.

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