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Autore: White Gundam    01/07/2011    4 recensioni
[Terza classificata al contest "Celtic chocolate tree" indetto da Marta86.]
Da solo in gelateria, Simon ripensa a Kamina, e il suo fratello, anche se ormai non c'è più, riuscirà a dargli la forza per dichiarare il suo amore a Nia, in un dialogo assurdo e, in realtà, inesistente.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kamina, Simon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GELATO IMMAGINARIO
 
Simon spinse con gentilezza la porta della gelateria. Un tintinnio allegro gli rispose alla sua entrata.
“Simon!”
Lo salutò allegra la commessa e il giovane sorrise.
“Con chi sei venuto qui oggi? Che nuovi clienti mi porti?”
Scherzò la ragazza, sorridendo allegra al Comandante, che tutto sembrava meno che l’austero ruolo che ricopriva.
“Oggi sono da solo.”
Rispose lui con un nuovo sorriso.
“Cosa? Nemmeno con Nia?”
Le domande della giovane ebbero il solo effetto di far scuotere la testa al ragazzo.
“Prendi il solito tavolo?”
Gli chiese lei, evitando la possibilità di metterlo a disagio. Non vi era un motivo particolare perché lo facesse, semplicemente il fatto che quel ragazzo ispirava simpatia in chiunque si trovasse a parlare con lui, anche solo per lavoro come ella era solita fare.
“Sì, grazie.”
Rispose Simon e si lasciò accompagnare nella solita veranda, dove lo aspettavano, pazienti e silenziosi, un tavolino tondo con tre gambe ed un posacenere lindo e immacolato che egli non avrebbe mai usato. Simon si sedette e chiese la sua ordinazione: una normale coppa ai gusti di panna e cacao.
Rimasto solo, il giovane si concesse uno sguardo al giardino, dove i fiori e le api recitavano tra loro i primaverili giochi dell’amore. L’aria, carica di polline, lo fece starnutire e il pensiero si rivolse prima a Nia e poi alla persona a cui di lei avrebbe voluto parlare.
Immaginò Kamina, il suo adorato fratello, morto sette anni orsono in una cruenta battaglia, seduto di fronte a lui, dondolandosi pericolosamente sulla sedia.
In qualunque momento pensasse a Kamina, in qualunque occasione in cui l’avesse visto, l’immagine che gli veniva alla mente era di forza, vivacità, vita nella pura essenza che quella parola potesse definire. Ma egli per lui non si limitava ad essere questo, la figura del leader carismatico che gli aveva portati alla rivoluzione contro lord Genome e alla salvezza dell’umanità, per lui quella persona significava quel significato che solo la parola fratello poteva esprimere.
“Per me una coppa gigantesca!”
Avrebbe sbraitato Kamina quando sarebbe giunto il momento di ordinare. Poi, Simon ne era sicuro, avrebbe guardato la giovane avrebbe sorriso, forse si sarebbe lasciato andare anche ad un fischio di ammirazione, e avrebbe detto qualcosa sulle sue forme.
Simon sorrise, tra l’allegro e il malinconico, ricordando i primi tempi, quando litigava con Yoko perché entrambi si piacevano e lui ci provava con qualsiasi ragazza respirasse e probabilmente, sosteneva il giovane, non c’era neanche bisogno che lo facesse.
“Allora fratellino, come va?”
La fantasia di Simon riprese da dove si era fermata. Kamina ora gli avrebbe scompigliato allegramente i capelli e lui avrebbe sospirato.
“Non lo so.”
Avrebbe risposto, rimanendo sul vago, poi sarebbe arrossito e gli avrebbe detto, ad una voce così bassa che egli avrebbe dovuto leggergli le labbra per sentirlo:
“Temo di essermi innamorato… Tu sai, fratello, cosa vuol dire innamorarsi?”
Kamina però non avrebbe letto le sue labbra, non gli sarebbe servito, perché a lui bastava uno sguardo per leggergli dentro e non aveva bisogno delle sue parole. Avrebbe preso una cucchiaiata del suo gelato e se la sarebbe cacciata in bocca per poi lamentarsi ad alta voce del freddo che gli provocava sul palato. Poi avrebbe mandato giù il boccone e gli avrebbe risposto.
“Innamorarmi, io? Io sono il dio dell’amore, Simon!”
Il ragazzo non aveva difficoltà ad immaginare le precise parole e il tono allegro, quasi autoironico, dell’amico.
“Ho bisogno di aiuto… Io non so come fare.”
Avrebbe detto lui, senza riuscire a mascherare il suo imbarazzo e lui avrebbe sparato qualche boiata come:
“Col mio aiuto non puoi sbagliare!”
Oppure:
“Segui attentamente i consigli dell’esperto!”
Poi l’avrebbe guardato negli occhi, sollevandogli il viso premendo leggermente con le dita delle sue mani forti contro il suo mento, e l’avrebbe costretto a ricambiare il suo sguardo.
“Simon…”
La fantasia del giovane divenne in quel momento quasi tangibile, mentre Kamina gli parlava con la su voce calda, privata del suo bisogno di farsi vedere forte. Il suo fratello stava ora sospirando e poi, con calma, riprendeva a parlare.
“Io gioco, ci provo e mi diverto… E, nonostante questo se mi innamoro, amo davvero. Ma tu sei semplice, diretto, sincero e fidati, se io fossi una ragazza e dovessi scegliere tra me e le mie spacconate e te e la tua vera protezione, sceglierei te senza pensarci un secondo.”
Senza dargli il tempo di comprendere le sue parole, Kamina si sarebbe alzato, avrebbe sorriso e l’avrebbe salutato con la mano.
“Mi dispiace per Yoko.”
Gli sembrò che avesse aggiunto.
“Ma capiscimi Simon, io la amo.”
E lui avrebbe capito.
“Simon, il conto.”
La voce allegra e un po’ preoccupata della giovane che gestiva la gelateria lo svegliò da quel sogno ad occhi aperti e lui la guardò.
“Per te va bene se pago domani?”
Le chiese e lei annuì, sapendo che avrebbe mantenuto quella promessa.
“Sai, c’è una cosa che dovrei fare.”
Concluse il ragazzo, stringendo nella tasca un anello di fidanzamento, e dirigendosi verso la casa di Nia.
   
 
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