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Autore: laNill    01/07/2011    2 recensioni
[..]“Per.. me?” chiese lei, titubante.
“Sì, ti piacciono i fiori, giusto?”
Lei annuì di nuovo, prendendolo delicatamente tra le mani nonostante avesse timore che gli potesse accadere qualcosa da un momento all’altro.
“E scusami.”
Spalancò gli occhi, attonita nel sentire quelle parole uscire dalla bocca di quel demone.
Stava mentendo? O era davvero pentito di ciò che aveva fatto?
Lui la guardò in tralice un’ultima volta prima di voltarsi e scomparire nell’oscurità così com’era apparso, lasciandola senza parola e senza la capacità di fare o dire qualcosa.
Portò l’attenzione alla margherita che teneva tra le mani.
E sorrise, serena.[...]
[Shiemi x Amaimon][Lievissima Shiemi x Rin][Possibile Spoiler!]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amaimon, Shiemi Moriyama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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All I Ever Wanted..
Was To See You Smiling.

 
Le mani le tremavano ancora.
Il respiro era irregolare.
Gli occhi sbarrati dal terrore.
Qualche goccia di sudore che le scendeva dalla tempia.
E le coperte strette tra le mani.
Era passato più di un mese da quel fatto ed ancora continuava a sognarlo, nonostante non fosse stata cosciente di sé e delle sue azioni.
Passandosi una mano sul petto e respirando a fondo, ripercorse con la mente quelle immagini che non le facevano chiudere occhio da qualche giorno a questa parte.
Era stata soggiogata, i suoi movimenti non rispondevano al suo controllo, c’era un.. qualcosa dentro di lei che le impediva di fare ciò che realmente voleva, ovvero ritornare da Rin e dagli altri; ebbe paura quando si avvicinò a lei, paura quando la prese e la costrinse a seguirlo, paura quando la voleva prendere in moglie e baciarla senza il suo consenso, paura di quelle unghie così affilate che volevano cavargli gli occhi.
Paura di quegli occhi scuri e penetranti, così.. demoniaci.
Strinse la stoffa ancora di più, piegandosi leggermente in avanti e serrando bocca e occhi mentre, da quest’ultimi, uscivano piccole e cristalline lacrime.
Si rannicchiò, dunque, sotto le coperte, piangendo silenziosamente e ad intermittenza, come faceva da quel giorno. Da sola.
 
“Buoooongiorno!”
La voce sprizzante di Rin la scosse come una scarica elettrica, facendola voltare di scatto verso la porta; come lei, così anche il resto dei ragazzi della classe, creando un silenzio quasi opprimente.
Da quando avevano scoperto la sua vera natura erano successe un sacco di cose, tanto a Rin stesso quanto agli altri, avevano viaggiato, scoperto e visto cose che nessuno credeva fossero possibili, specialmente per Suguro, il primo, in quel momento, ad aver voltato il viso verso il giovane mezzo demone appena entrato.
Tutti sapevano, ma nessuno voleva parlarne.
“A.. a quanto pare non è un buongiorno per nessuno, eh..” sussurrò sornione, sapendo perfettamente il motivo per cui gli altri si comportavano in quel modo ma accantonando la cosa sbrigativamente e senza farla pesare troppo.
“Yo, Shiemi!”
Lo sentì salutare, gaio, sedendosi al suo fianco e sorridendogli come aveva sempre fatto, come se nulla fosse accaduto.
Abbassò la testa, in imbarazzo, non tanto per la vicinanza del ragazzo quanto perché, con tutta sincerità, non sapeva come comportarsi con lui. E trattarlo o guardarlo male non era sicuramente ciò che voleva fare.
“Bu..buongiorno.. Rin!”
“Aaah, non vedevo l’ora di ritornare all’accademia ma mi sto pentendo enormemente.” Si lamentò lui, accasciandosi sul banco, con la testa poggiata e reclinata verso di lei, stando ad occhi chiusi.
“Mh?Che vuoi dire?”
“Che non volevo svegliarmi, avevo un sonno atroce!”
“Solo un idiota può pensare cose del genere e poi pentirsene.”
Entrambi si voltarono verso la voce dura di Izumo, braccia conserte e sguardo ammonitore verso il ragazzo.
“Oi, non è stata colpa mia se sono stato sveglio per più di due giorni consecutivi eh!”
“Lo sono stata anche io, ma come vedi non sono affatto spossata o assonnata.”
“Tutti lo sarebbero, sei tu che non sei umana.”
“Ma cuciti la bocca, bestolina uscita dallo zoo!”
Shiemi li osservò litigare per altri minuti, osservando più Izumo che entrambi. Lei era l’unica che aveva accettato la vera natura di Rin appena subito la sua scoperta e non ne aveva fatto un dramma come lei e gli altri. E aveva ragione. Rin era sempre lo stesso, a seconda di come lo si guardava: sia che fosse umano, sia che fosse demone.
Rin era Rin.
Magari avrebbe fatto meglio a comportarsi così anche lei, ma come faceva? Inevitabilmente le ritornarono alla mente quel paio di occhi e quel viso del demone che l’aveva catturata, ed inevitabilmente li sovrappose a quelli di Rin, trattenendo il respiro per una frazione di secondo.
No, no.
Non doveva fare simili paragoni, non poteva e non voleva.
Abbassò il viso, sofferente ma decisa.
Lui era solo Rin, e nessun’altro.
Così come quel demone era solo un demone… solo un demone.
“..one io, vero Shiemi?”
La voce del ragazzo la fece tornare coi piedi per terra, sussultando lievemente e ritornando con l’attenzione ai due ragazzi che la osservavano perplessi.
“Eh? Co..cosa?”
“Ma stai ascoltando o no? Shiemi sei strana, non parli a raffica come hai sempre fatto, e non hai nominato mio fratello nemmeno una volta.” La osservò guardingo, facendola arrossire dalla vergogna. “Stai bene?”
“I..io.. io st..sto..”
“Ora arriverà Yukio, se vuoi gli diciamo se ti può dare una controllata.”
“No, no, no, assolutamente no!” la interruppe la bionda, agitando freneticamente le mani davanti a lei in segno di diniego, con gli occhi serrati. “No..non ce n’è bisogno, davvero. E’ solo che.. sono un po’ stanca, non ho dormito molto in questo periodo, quindi..”
“Oh, infatti a guardarti bene hai un po’ di occhiaie.”
“Hai fatto degli incubi? O dei sogni strani, a seconda.”
Il piccolo sorriso di conforto si piegò lievemente, diventando più amaro che altro, mentre abbassava piano piano lo sguardo.
“Mh, sì.. all’incirca..”
Un paio di occhi grandi, dalle iridi color verde intenso, stavano osservando curiosi la scena che si stava svolgendo dentro la classe. Principalmente, il soggetto che stavano inquadrando non era altro che la piccola e fragile Shiemi, sorridente e impacciata come sempre l’aveva veduta da un mese a questa parte.
Questa volta, però, ad Amaimon non quadrava qualcosa.
Reclinò la testa, dunque, continuando ad osservarla dalla cima di un albero adiacente all’aula, dondolandosi avanti e indietro facendo presa sul ramo con le mani, nel mezzo tra una gamba e l’altra, fino a sbilanciarsi pericolosamente indietro e lasciarsi cadere.
“Oplà-”
No, di certo qualcosa non quadrava.
 
“E questo è tutto, oltre al problema nelle cucine non c’è altro da segnalare.” Affermò rispettoso un uomo sulla trentina, in piedi davanti alla scrivania del Principale dell’Accademia.
“Allora non c’è nessun problema. Il cuoco lo possiamo sostituire permanentemente; ho un mio amico che lavora per un ristorante d’alta classe, farò venire lui.” Sentenziò lui, con un sorriso mefistofelico a piegargli le labbra, mostrando parzialmente i canini più lunghi del normale. “Più tardi vi fornirò maggiori dettagli.”
Incrociò le mani davanti alle labbra, osservando l’uomo fare un lieve inchino e congedarsi rispettosamente di fronte a lui, per poi sparire oltre la porta.
“Cosa c’è, Amaimon? Non sei stufo di prenderti tutti i dolci dai miei cassetti?”
Una domanda, sembrava, rivolta verso la porta dalla quale l’uomo era uscito che proprio al vero demone che si era calato dal soffitto, con la testa all’ingiù.
“No, sono molto buoni questi.. marshmelow. Ne volevo degli altri.”
“Mi dispiace ma me li voglio lasciare per me.” E si voltò, con la mano a pugno a sorreggersi parte del volto mentre osservava il fratello, in tralice. “Se vuoi ho un dei lecca-lecca.”
“Non mi fanno schifo, quindi accetto.”
Saltò giù, posizionandosi al fianco del Preside dagli occhi tanto verdi quanto i suoi mentre gli porgeva un lecca-lecca.
Lo scartò in una manciata di secondi, portandosi sulla parte anteriore della scrivania, per poi metterselo in bocca e fermarsi.
“Cosa? Vuoi qualcos’altro?” domandò perplesso Mephisto.
“Sì, volevo chiederti una cosa.” A quella si voltò, mostrando un’espressione completamente interrogativa mentre reclinava la testa. “Perché le persone sorridono?”
Mephisto lo guardò accigliato, abbastanza sorpreso dalla domanda del fratello tanto che non seppe rispondergli, ad un primo impatto.
“Come, scusa?”
“Perché gli umani sorridono? C’è un motivo in particolare?”
“Ovvio che c’è.” Sospira, abbandonando la schiena sulla sedia, serio. “Si sorride quando si è felici per qualcosa o con sé stessi, quando si sta bene dove si sta. E’ quando si ama con tutto il cuore una persona o semplicemente il perché si vive. Ma non sempre, se una persona sorride, vuol dire che è felice o che sta bene.”
Lo sguardo del re della terra si aprì leggermente di più, ancora interrogativo ma con nuovi pensieri per la testa, assieme ad un desiderio che stava iniziando a crescergli nel petto ma di cui ancora era all’oscuro.
“Ricercare la felicità è solo prerogativa dell’essere umano, quindi noi demoni non potremmo mai essere felici e, a rigor di logica, nemmeno essere capaci di sorridere come riescono gli umani. Questo penso tu lo sappia già, no?”
“Sì. Grazie per la spiegazione, fratello.”
Fece per andarsene dirigendosi verso una delle finestre laterali quando la voce del fratello lo raggiunse da dietro.
“Non mi importa sapere perché mi fai queste domande, ma almeno fammi la compiacenza di non andare in giro a creare il panico. Non andrai mica a chiedere alla gente di farti vedere come ride, spero!” principiò sornione il principale.
Amaimon si voltò, entrambi i piedi già sul davanzale, pronti per far scattare il corpo in avanti.
“No, ne voglio vedere solo uno.”
E scomparve, lasciando un Mephisto perplesso, e anche abbastanza preoccupato, ad osservare le tende che svolazzavano sotto piccole spinte del vento.
 
Il suono melodioso e alternante della campanella si espanse per tutto l’istituto, sancendo la fine delle lezione mattutine accompagnato dai sospiri e dalle leggere esultanze dei ragazzi che non vedevano l’ora di andare a mangiare.
“Aaah, finalmente!” esclamò Rin, stirandosi le braccia verso l’alto. “Stavo morendo di fame. Shiemi vieni con me a mensa?”
“Emh.. no, avevo pensato di andare a studiare qualche libro sui rimedi medicinali più complicati.” Spiegò, mostrando un grande libro dalla spessa copertina color camoscio che faceva anche fatica ad alzare. “Me l’ha prestato Yuki-chan, ha detto che mi sarebbe stata utile.”
“Ah, capisco. Bhè se vuoi ti faccio compagnia e ti porto qualcosa da mangiare.”
“No, no, non è necessario. Non ho molta fame, ultimamente.” Stirò le labbra in un sorriso, prendendo quel volumone tra le braccia e dirigendosi, abbastanza impacciata e tremante sotto quell’enorme peso, verso l’uscita. “Ci..ci vediamo più tardi.”
E detto ciò, quasi scontrandosi con un gruppo di ragazzi che rientravano e che le fecero perdere l’equilibrio, riuscì ad uscire incolume dall’aula, nonostante Rin avesse il terrore che si sarebbe capovolta da un momento all’altro.
Attraversò i corridoi della scuola cercando di non inciampare su suoi piedi o sul kimono, riuscendo infine a raggiungere l’esterno scolastico.
Conosceva un posto davvero isolato ed immerso completamente nel verde, all’interno dei confini dell’Accademia, scoperto quasi per caso quando era andata con Nii-san in cerca di piante da portare a casa e le era sembrato molto simile al giardino di Amahara raccontato da sua nonna.
I raggi del sole creavano un meraviglioso gioco di luci con le foglie degli alberi che sovrastavano quel luogo, quasi attorniandolo per proteggerlo da occhi indiscreti. Ed in quel momento, trovandoselo di nuovo davanti agli occhi, non poté far a meno di pensare che quel luogo avesse davvero qualcosa di estremamente magico, ultraterreno.
Sorrise flebilmente con gli occhi verdi che parevano essersi illuminati di luce propria mentre si sedeva su una panca e posava il libro sul tavolo di legno davanti a lei.
Si stirò le braccia e le gambe, inspirando aria pulita mentre un leggero venticello le muoveva le ciocche di capelli.
Quanto si stava bene, magari l’avrebbe potuto mostrare a Rin un giorno..
Però, se l’avrebbe rovinato..?
Si stupì di quel pensiero, dandosi della stupida e dell’ignobile, facendo man a mano scomparire quel poco di sorriso che era riuscita a far nascere sul suo viso, abbassando gli occhi.
Come poteva essere così.. cattiva nei confronti di quel ragazzo che l’aveva sempre aiutata nei momenti difficili. Nonostante Rin potesse essere un demone, non era come.. come Lui.
I demoni potevano anche essere cattivi, ma Rin non lo era. Assolutamente.
Scosse la testa, spazzando via quei pensieri e portando la completa attenzione sul libro di fronte a sé, aprendolo e iniziando a studiarne le righe.
Passarono poco più di venti minuti che, purtroppo, l’attenzione della giovane si ridusse a tal punto che finì per crollare addormentata sul libro senza che se ne potesse rendere minimamente conto.
Aveva dormito poco e niente per più di un mese, era naturale che, con quella brezza e quel calore a intiepidirle la pelle, si fosse lasciata andare a Morfeo.
Ed era quello che pensò anche Amaimon, nascosto tra le fronte di un albero, appena la vide chiudere gli occhi e iniziare a dormire profondamente.
Questo si calò dal ramo come suo solito, con la testa all’ingiù, per poi lasciarsi cadere a terra con un piccolo tonfetto sordo.
Si rigirò il lecca-lecca in bocca, immobile, con gli occhi fissi sulla figurina minuta e ricurva sopra al tavolo. Ne osservò i lineamenti delicati, le labbra leggermente socchiuse, i capelli morbidi, alcuni dei quali continuavano a muoversi flebilmente per il vento, e il respiro regolare e lento.
Quante volte l’aveva vista così in quel mese? Tante, molte, fino a perdere il conto.
Ogni notte, da quando l’aveva conosciuta, o meglio rapita, si era ritrovato ad osservarla dal’esterno della finestra della sua camera, guardandola dormire.
Solo in quel periodo c’era stato qualcosa che non gli era andato particolarmente a genio e che l’aveva abbastanza infastidito; osservare il suo sorriso che pian piano si spegneva e diventava qualcosa di più amaro e sofferente. La notte, in particolar modo, la poteva sentire che piangeva silenziosamente sotto le coperte ed il motivo, lo comprese dopo averla sentita parlare nel sonno la notte precedente, era lui.
Solo lui.
Si avvicinò di più, chinandosi verso il suo viso e osservandola più da vicino.
Voleva scusarsi per come si era comportato, nonostante non capisse ancora bene il perché lo stava facendo, ma non sapeva in che modo.
“Ti prego di scusar-”
No. Troppo formale.
“Devi scusa-”
No, no. Sembra un dovere.
“Scusami-”
No, no, no. Troppo semplice.
Si rialzò in posizione eretta, non staccandole per un momento gli occhi di dosso.
Certo che gli umani erano davvero complicati da capire, bisognava pure scegliere con cura e con precisione le parole da dirgli in momenti del genere.
Non che a lui fregasse più di tanto, scegliere che parole usare…
Anzi sì, in quel momento gli importava, e molto.
Forse perché era Lei..?
Allungò la mano, poi, verso l’apice della testolina della ragazza, come se fosse un principio di una carezza, non sapendo bene il perché lo stava facendo.
Voleva farlo, e basta.
Ma si dovette bloccare non appena l’ebbe sfiorato qualche ciocca poiché lei parve quasi ridestarsi, serrando leggermente gli occhi e corrugando la fronte in un’espressione contrariata e, anche se leggermente, spaventata.
Durò per pochi secondi ma poté udire chiaramente le parole che ella sussurrò nel sonno, inconsciamente.
“..utti i.. moni shono.. ttivi..?”
Ritrasse la mano, dunque, continuando ad osservarla mentre il suo viso ritornava sereno.
Tutti i demoni sono cattivi, eh..?
Spostò lo sguardo verso l’alto, prendendo la stecca del dolciume tra le dita, pensoso.
Bhè, in teoria sì e non era certo una novità, i fatti lo dimostravano. Però, ecco, nonostante lo pensasse anche lui, qualcosa nel petto lo infastidì enormemente.
Il suo sguardo venne, allora, catturato da un cespuglio a pochi passi da loro; era abbastanza grande da raggiungerlo in altezza, ma ciò che a lui interessava e che aveva colpito la sua attenzione erano le margheritine, spruzzate un po’ qua e là in quell’ammasso di verde.
“Mmmh…”
Spostò lo sguardo da lei alla margherita e viceversa, fino quando non ne prese una, staccandola dal cespuglio ed avvicinandosi ai di lei capelli.
Smanettò un po’ con le ciocche dei suoi capelli, constatando quanto erano morbidi e setosi, e facendo ben attenzione a non urtarla o a fare qualcosa che potesse svegliarla.
Quando ebbe concluso il tutto, si allontanò di qualche passo, soddisfatto di ciò che era riuscito a tirare fuori.
In quel momento la vide sorridere, serena e radiosa.
Felice.
E per un breve, brevissimo istante, Amaimon piegò gli angoli della bocca in quello che voleva essere un sorriso diretto solo ed unicamente a Lei.

 

Di nuovo quel sogno, di nuovo quella paura che le attanagliava il cuore.
Era lì, in piedi, di fronte a lei che la scrutava con quello sguardo privo di umanità.
Questo allungò una mano, incitandola a raggiungerlo, con un’espressione che non ammetteva obiezioni.
E lei che, inerme, non poteva fare altro che seguire i suoi comandi non riuscendo in alcun modo a ribellarsi.
Fu questione di un secondo.
Vide Rin ormai completamente fuori di sé, le fiamme blu che lo ricoprivano totalmente e il ringhio sordo e gutturale che gli fuoriusciva dalla gola.
Stava combattendo contro quel demone che l’aveva catturata e che la voleva come sposa.
Due demoni, uno di fronte all’altro.
Si ritrovò da sola, in ginocchio a terra, tremante e con un principio di lacrime ai lati degli occhi.
“Perché.. perché tutti i demoni sono cattivi?”
In quel momento vide avvicinarsi, dall’ombra del bosco, la figura di quel demone.
Si immobilizzò, il sangue nelle vene le si ghiacciò e gli occhi le si sbarrarono dal terrore.
Fu sul punto di alzarsi e scappare quando la voce atona di Lui la richiamò.
“Tu.. ti chiami Shiemi, giusto?” le domandò.
Nessuna nota di cattiveria né di velata ironia c’era nella sua voce, e questo lasciò vagamente perplessa la ragazza che si ritrovò ad annuire, ancora tremante.
“Volevo darti una cosa..”
Sotto lo sguardo interrogativo di lei, Amaimon tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini un piccolo fiorellino, che Shiemi identificò subito come una margherita non appena questo gliela porse.
“Per.. me?” chiese lei, titubante.
“Sì, ti piacciono i fiori, giusto?”
Lei annuì di nuovo, prendendolo delicatamente tra le mani nonostante avesse timore che gli potesse accadere qualcosa da un momento all’altro.
“E scusami.”
Spalancò gli occhi, attonita nel sentire quelle parole uscire dalla bocca di quel demone.
Stava mentendo? O era davvero pentito di ciò che aveva fatto?
Lui la guardò in tralice un’ultima volta prima di voltarsi e scomparire nell’oscurità così com’era apparso, lasciandola senza parola e senza la capacità di fare o dire qualcosa.
Portò l’attenzione alla margherita che teneva tra le mani.
E sorrise, serena.

 

Si risvegliò col suono della campanella della scuola nelle orecchie.
Alzò di poco il viso, lo sguardo ancora mezzo assonnato, guardandosi attorno spaesata per poi ricollegare tutto in una frazione di secondo.
“Yaaah, è finita l’ora di pranzo!” esclamò disperata lei, guardando l’orologio al polso e constatando che tra qualche minuto sarebbe re iniziate le lezione pomeridiane. “Devo tornare subito in classe o sarò messa in punizione. Aaah, non ho potuto nemmeno studiare niente!”
Prendendo il grosso libro tra le braccia, barcollando sotto il suo peso, si diresse verso l’Accademia.
Arrivò in classe un secondo prima del secondo suono della campana, con il fiatone e le braccia che imploravano pietà per il peso che stavano trasportando.
“Ce l’ho fatta!” esclamò, tra un ansito e l’altro, prendendo posto accanto a Rin.
“Oi oi, tranquilla e riprendi fiato.” Scherzò lui, dandole qualche lieve pacca sulla schiena.
“Questo libro è troppo pesante, non posso più portarmelo a scuola.”
“Solo mio fratello poteva avere libri del genere.”
“Si ma Yuki-chan è davvero un genio; lui sì che può avere libri come questi e impararseli in meno di una settimana.” Esclamò lei, congiungendo le mani al petto con aria sognante.
In quel momento Izumo passò accanto ai due, fermando a guardare perplessa i capelli della ragazzina.
“Ehi, Shiemi, cos’è quell’acconciatura che ti sei fatta?”
“Uh?”
Solo in quel momento si accorse che qualcosa le legava all’indietro le ciocche laterali dei capelli, uniti insieme ad una piccola margherita.
E le ritornò improvvisamente alla mente il sogno che aveva fatto pochi minuti prima; quel demone, la margherita e le sue scuse, lasciandola con la bocca semiaperta dalla sorpresa.
Puntò di getto lo sguardo alla finestra, osservando l’albero che gli stava proprio davanti, pensosa.
Per poi lasciare che il suo volto venisse illuminato da un solare sorriso, felice.
“Non è che ti sei fatta questa cosa per far colpo su mio fratello, Shiemi?” scherzò allora Rin.
“E..eh? Ma che dici? Non potrei mai fare una cosa del genere, e non voglio nemmeno far colpo su Yuki-chan!” ribatté lei, in difficoltà, agitando freneticamente le mani di fronte a lei.
In quel momento, Shiemi, osservata dall’alto da un Amaimon dondolante e gaio che si rigirava il lecca-lecca nella bocca e da un Mephisto che osservava il fratello canticchiare con aria vagamente perplessa e ancora preoccupata, pensò che forse, sotto sotto, non tutti i demoni erano poi così cattivi.
Uno di loro l’aveva anche fatta sorridere.

Note dell'Autrice:
Lo sho, devo ancora cocnludere la ficcy su Inazuma e chiedo venia per il ritardo >.<
Ieri sera mi era presa la voglia di scrivere una storia su questa coppia che, posso immaginare, non centra niente nella storia (anche perchè lo si capisce benissime che Shiemi sta bene con Rin) ma non ho potuto fare a meno di scriverla perchè li trovo così teneri *^*
L'idea mi è venuta da una serie di vignette incentrate proprio su loro due e che ho trovato molto ma molto tenere.
Spero che vi piaccia!
See ya :3
Rin
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