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Autore: Yoney    01/07/2011    1 recensioni
Tutti conosciamo la vecchia e cara storia di Alice nel paese delle meraviglie.
Ma se questa volta fossi io la protagonista? E se i personaggi fossero così dannatamente fuori dal comune, pazzi e assurdi?
Tutto diventerebbe decisamente più divertente, non credete?
In un mondo fatto di dolciumi, come tutti quanto avranno sognato almeno una volta nella vita.
"Ellice era una ragazza di zucchero. non letteralmente, ovvio, ma era cresciuta tra paste, crema, cioccolata e vaniglia perché i genitori gestivano una pasticceria e quindi la sua vita era sempre stata molto dolce.
Ma Ellice ultimamente non era contenta.
Sentiva che le mancava qualcosa e che nella sua vita dolce ci voleva un po' di salato, un po' di avventura, di obbiettivi.."
Genere: Avventura, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ellena(The autor)'s World.
Tutto ciò è assurdo, ne sono consapevole.
Perché scrivere talmente tante stupidaggini quando hai una valigia da preparare e una camera da mettere a posto?
Ma non ci posso fare niente, l'ho promesso. Eppoi, diciamocelo, scrivere questa strana stupidaggine mi ha divertito molto.
Anche questa storia è una specie di Spin-Off a GxF(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=524371&i=1)
Credo ci siano parecchi errori di battitura e di incoerenza ma non importa.
Domani partirò per due settimane e quindi oggi volevo assolutamente lasciarvi questo di me.
Spero davvero che la storia e i personaggi vi piaceranno.
Un bacio a tutti e grazie per l'attenzione.

 

~ Elle(na)
 



 

Ellice nel magico paese di
panna e cioccolata.
 




 

"Tutto ciò di cui ho bisogno è amore.
Ma un po' di cioccolata, ogni tanto,
Non fa male."

 


C'era una volta, in un paesino piccolo e sconosciuto, un'adolscente piccola piccola di nome Ellice.
Ellice era una ragazza di zucchero. non letteralmente, ovvio, ma era cresciuta tra paste, crema, cioccolata e vaniglia perché i genitori gestivano una pasticceria e quindi la sua vita era sempre stata molto dolce.
Ma Ellice ultimamente non era contenta.
Sentiva che le mancava qualcosa e che nella sua vita dolce ci voleva un po' di salato, un po' di avventura, di obbiettivi..
E così svuotò la libreria comunale di libri d'avventura e si sedette tra gli scatoloni di bignè a leggere.
Ma, all'improvviso, vide qualcosa di bianco fare capolino tra gli scaffali.. Era un coniglio! Un candidissimo coniglio che..


"Chiedo scusa.."
Si, Ellice, dimmi.
"Potresti, gentilmente, farmi parlare
E la mia storia raccontare?
Perché il tuo modo di narrare,
Come dire, Mi fa addormentare!"

Volentieri, Ellice, però il tuo mettere in rima, diciamocelo, non è molto meglio..
"Va bene, va bene, di smettere prometto,
Basta che mi fai narrare la storia mia e del coniglietto."

E di tutti gli altri.
"E di tutti gli altri, ovvio, era per fare rima."

Beh, miei cari lettori, il sottoscritto narratore ammette di non saper resistere agli occhioni che gli sta dedicando Ellice ed è quindi costretto a lasciare, come avete sentito, il compito di narratore a lei.
Dunque con piacere mi congedo, ci rivedremo dopo.
Vado a prendermi un caffè.


 

-Il narratore si allontana gettando su una sedia il copione
e fumandosi una sigaretta.


"Allora, dov'eravamo rimasti? Ah, si..
Vidi un coniglio bianchissimo sparire tra le scatole, così decisi di seguirlo.
Era, cavolo, un coniglio in una pasticceria, non era mica cosa da tutti i giorni!
Così vidi che entrava nella cella frigorifera, quella dove teniamo il gelato, il latte e tante altre cose, e sparire..
Ci misi un po' a decidere se seguirlo o no, sentivo che qualcosa, nel momento in cui avrei messo piede in quel frigo, sarebbe cambiato radicalmente.
Poi sentii un vago profumo di vaniglia, caramello e cioccolata, così mi sporsi e caddi nel nulla.

Dopo parecchi minuti di caduta libera, durante il quale urtavo le cose più profumate e mollicce, mi ricordai di avere una torcetta in tasca e l'accesi.
Così quelle migliaia di cose mollicce si trasformarono in torte, gelati, pasticcini e panini al cioccolato, più un coniglio con un caschetto di capelli neri e un abitino verde acqua che saltellava qua e là tra i dolci, scendendo giù nel vuoto.
A un certo punto mi parve anche di vederlo tirare fuori un cellulare bianco ed esclamare: "E' tardi! E' tardi!" ma forse mi sbagliai.
Dopo parecchie crostate in faccia e bignè tra i capelli atterrai su un pavimento di gelatina verde, parecchio morbido e gustoso, sinceramente.
Del coniglio (Coniglietta forse è meglio chiamarla a questo punto..) non c'era traccia, ma vidi una piccola porticina, in quella sala di gelatina verde, così immaginai che fosse passato di là.
C'era solo un problema.. Era minuscola.
Un coniglio ci passava a malapena e ritirando la pancia, figuriamoci io!
Così cercai di romperla, usai sedie di gelatina, quadri di gelatina, persino un bastone per il fuoco di gelatina, ma tutti si frantumavano e poi finivano puntualmente nel mio stomaco.
Così mi sedetti al tavolo, sfinita e con la pancia piena, e la vidi.
Un'enorme torta a tre strati e su quello superiore con la glassa c'era scritto "Mangiami".
Inutile dirlo che lo feci subitissimo.
E fu così che la torta finì, così come i miei propositi sulla dieta.
Anche se poco dopo me li ero già belli che dimenticati, considerando la mia altezza.
Se state pensando "Oh, la torta magica l'ha fatta diventare piccola piccola così da poter passare per la porta!" Avete preso un granchio.
Si, la torta presumo fosse magica e anche io ero diventata piccola piccola, ma per la porta non ci potevo passare perché non avevo le chiavi e non potevo nemmeno mangiarla, dato che era l'unico oggetto là dentro non fatto di gelatina.
Per fortuna trovai un mazzo di chiavi sul tavolo e, dato se ero troppo bassa per arrivare in cima a prenderle, mozzicando e mangiando riuscii a far abbassare il tavolo e a prendere le chiavi; così che, non appena le ebbi in mano, mi fiondai contenta verso la porta alla ricerca della coniglietta ignorando bellamente una bottiglietta dal liquido blu con su scritto "Bevimi", che probabilmente mi avrebbe risparmiato fatiche e mal di pancia futuri.
Dicevamo, finalmente riuscii ad aprire la porta e quello che trovai fu uno spettacolo senza uguali.
Montagnette di panna, casette di pan di zenzero, laghetti di cioccolata, alberi di zucchero con frutta caramellata e chi più ne ha più ne metta.
Era tutto spettacolare e inquietante allo stesso tempo, ma del coniglietto non c'era traccia.
-Scusami..-
Mi guardai intorno ma non vidi nessuno, eppure mi pareva di aver sentito una voce!
-Scusami? Hei, dico a te!-
Continuai a guardarmi intorno, ancora niente.
-Insomma, mi vuoi ascoltare?!-
Improvvisamente sentii un dolore al piede, come una profonda puntura di zanzara. -Ahii! Ma chi diavolo..??- Guardai e ai miei piedi c'era una topina, con tanto di armatura femminile, cappello e spadina alla "I tre moschettieri".
-Mi spieghi come hai fatto a non vedermi? Sono alta come te!- Esclamò quella, e in effetti aveva ragione.
Improvvisamente mi sembrò molto più alta e tutto mi sembrò estremamente più grande.
-Heii? Perché non rispondi? Cos'è, lo stregatto ti ha mangiato la lingua?-
Io la guardai, curiosa. Tutto grande, stregatto, mangiare lingua.. Troppe informazioni, cervello in tilt!
-Ehm.. Stregatto?-
Lei sospirò, come se avesse a che fare con una bambina. -Si, lo stregatto! Si può sapere dove vivi?! Il gattaccio da compagnia della duchessa, quel montato con la calzamaglia a righe.-
Un gatto con la calzamaglia? Una duchessa? Ma che posto era?!
-Scusami, non credo di conoscere nessuno dei due..-
La topina sgranò gli occhi e mi scuotè la veste, decisamente preoccupata. Ero così grave?
-Non conosci la duchessa di fiori? Si può sapere chi sei?-
-Io? Io sono Ellice.-
Lei mi tese la mano, con un sorriso. -Beh, piacere Ellice, io sono Marzia. Tu non sei di qui, vero? Si può sapere cosa ci fai nel paese di panna e cioccolata?-
Paese di panna e cioccolata? Sembrava allettante.. E inquietante.
Balbettai, come lo spiegavo.. -Beh, ecco, cercavo il bianconiglio.-
-Vuoi dire la bianconiglia.- Mi corresse Marzia.
Come suonava strano.. -No, un coniglio resta sempre un coniglio, pure se femmina.-
Così come una tartaruga resta una tartaruga anche se maschio, mica diventa un tartarugo, no?! Leggi di natura.
-Si, certo.- Annuì la topina -Ma lei si offende se la chiami bianconiglio. E' tanto simpatica, ma è una tale precisina su queste cose che non ti dico!
Comunque mi dispiace, non so dove potrebbe mai essere il..La bianconiglia, prova a chiedere al brucaliffo. Lui lo sa al 152 percento.-
152 %, beh, era una buona percentuale. -Ma scusa- Le chiesi confusa -Perché dici prova se sei sicura che.. Ehi, dove vai?- Esclamai, dato che Marzia aveva iniziato a saltellare ingiro ridacchiando e gridando "Tutta scena, tutta scena!" -Dimmi almeno dove posso trovare quest.. O, mi scusi.-
Ero infatti andata a sbattere contro qualcosa di altissimo, soffice e di rosa.
Era un fenicottero, piuttosto bello in effetti, con una lunga massa di camelli color del miele e due grandi occhi marroni, al collo aveva un cartello con su scritto "Alexandra".
-Ehi, stai attenta, tesoro- Mi disse dolcemente -Qui non ti conviene stare con la testa tra le nuvole, anche perché sennò affoghi nello zucchero filato.- E ridacchiando si allontanò.
Così le corsi dietro, poteva anche essere una strana fenicottera con i capelli lunghi, ma mi serviva disperatamente una guida. -Aspettta aspetta- Dissi quando la raggiunsi -Sapresti dirmi dove posso trovare il brucaliffo?-
La fenicottera annuì, e dolcemente mi prese con il becco per il vestito e mi depositò sulla sua schiena -Ti ci porto io, tesoro, tanto devo vedermi lì con una mia amica.-
Iniziammo a camminare, la sua andatura era lenta e soporifera -Ah- disse voltandosi verso di me -Tu dovresti essere Ellice, vero? Il bianconiglio me l'aveva detto che probabilmente saresti arrivata presto..-
Ma le ultime parole non le sentii perché sprofondai in un lungo sonno.

Quando mi risvegliai ero sdraiata sotto l'ombra di un fungo di budino (Che in realtà aveva dimensioni normalissime, ero io ad essere piccola.) e del fenicottero non c'era più traccia.
Mi alzai e stiracchiandomi dissi ad alta voce -Chissà dove sono.. E chissà dove si trova il bru..- Non feci in tempo a finire che fui immersa in una nuvola di fumo blu proveniente da dietro di me. Mi girai decisamente arrabbiata e lo vidi: Il brucaliffo, un vero bruco, in effetti, solo che blu e grande quanto me (Ripeto, sono io ad essere piccola), cosa più imbarazzante.
-Chi sei tu?-
Mi chiese senza smettere di fumare quel preoccupante fumo blu come la sua pelle.
Scena già vista mille e più volte.
-Io sono Ellice. Tu sei il brucaliffo, vero?- Gli chiesi cercando di guardarlo in faccia.
Il bruco posò la strana pipa e mi guardò, insospettito. -Ellice, eh? Controlliamo subito.-
E all'improvviso mi prese per le spalle e mi abbracciò, immergendo la testa nel mio seno.
-Ahhhh!- Ma per quanto strillassi non si smuoveva di un millimetro. Riuscii a togliermelo di dosso solo dopo una decina di pugni in testa e lui, con una faccia da ebete e il sangue dal naso esclamò: -Sei sicuramente Ellice.- Altri due pugni in testa.
Allontanando il mio seno il più possibile dal bruco-maniaco gli chiesi, col viso corrucciato -Tu, piuttosto, chi diamine sei, brucaliffo? E perché dici di conoscermi??-
Occhei che non sono mai stata brava a ricordare volti e nomi, ma un enorme (Sempre io piccola) bruco blu penso che me lo sarei ricordato!
Lui però si acquattò sul bordo del fungo e riprese a fumare la sua pipa con le lacrimucce agli occhi. -Come, non ti ricordi di me? Cattiva Elle..-


 

-Il regista gli tira addosso un copione
Ricordandogli che ora si chiama Ellice.


-..Ehm, si, volevo dire Ellice! Comunque, cosa ti porta qui da me, Ellice?-
Cosa mi portava lì da lui? Il bianconiglio/a, ovvio, e poi..
-Beh, per prima cosa volevo chiederti se per caso sai dov'è il bianconiglio..-
-Negativo.- Mi paralizzai. Risposta netta. Topina bugiarda.
-Ma come, sei sicuro?- Chiesi, cercando di forzare un sorriso.
-Al 152 percento.- Questa percentuale iniziava a darmi i nervi. -E poi?- Aggiunse -Cos'altro volevi chiedermi?-
C'era qualcos'altro? Si, in effetti.. Ed era anche abbastanza importante.
-Ecco..- Chiesi, non sapendo bene che parole usare -Potresti dirmi come faccio a ritornare grande?-
Il brucaliffo sgranò gli occhi e accennò con la testa al mio seno -Ma tu sei già grande!-
Arrossii e gli diedi un altro pugno, coprendomi il petto. -No che non lo sono!- Esclamai arrabbiata. Come potevo esserlo? Ricevevo molestie sessuali da un bruco!
Il bruco in questione prese un'altra grande boccata di fumo e me la spruzzò in faccia (Cof cof, tossii) -E' semplice- Disse, e si voltò verso il grande albero alle sue spalle.
-Quelli di destra grande, quelli di sinistra piccola.-
Alzai il sopracciglio, what?
Mi regalò altro sano fumo blu per i miei poveri polmoni -I funghi, sciocchina, i funghi che crescono ai due lati! Guarda tu stessa..-
E indicò due figure spuntate da chissà dove.
Una era una dolcissima bambina in vestitino rosa e boccoli biondi che si dirigeva canticchiando verso il lato destro dell'abero, e l'altro era un ragazzo della mia età, con un vestito elegante, un mantello con una pelliccia ed una coroncina che era praticamente invisibile data la folta cresta di capelli in su che aveva, lui si dirigeva verso il lato sinistro.
-Aaaaahm- Fece la bambina mangiando un fungo raccolto lì sotto l'albero -Aaaahm!- Fece il ragazzo mangiando un fungo della sua parte. Insieme sparirono in un lampo di luce blu.
Funghi, aaahm, aaaahm, luce blu, spariti. -Aaaaaaaah!- urlai prendendo per la collottola il brucaliffo e scuotendolo preoccupata. -Sono spa..- In quel momento vidi la "bambina" allontanarsi con un enorme sorriso, il suo mini abitino e sculettando.. Eh?
La bambina era, cresciuta, si, ma di seno e di fianchi. L'altezza era più o meno normale a quella di una quindicenne.
Tirai un pugno al brucaliffo che seguiva la bambina con la bava alla bocca -Stupido brucaliffo, non era questo che intendevo!-
Uffa, non sarei mai riuscita a tornare normale!
In quel momento mi resi conto che il ragazzo che ormai davo per scomparso si stava arrampicando sull'albero nei suoi nuovi panni da marmocchietto moro e stava dritto dritto per finire in quel buco della corteccia.
-Oh no, brucaliffo, brucaliffo!- Urlai scuotendolo di nuovo. -Brucaliffo, il bambino sta per morire!-
Il bruco si voltò preoccupato per vedere il ragazzino. Ah, allora ce l'aveva un cuore!
-Oh, cavolo, quello è Leonard, il duca di picche, devi salvarlo, ti prego! Mi deve del narghilè!- Cuore, ahah, come no. Ma comunque avevo già deciso che sarei andata a riprendere il marmocchio.
Così mi arrampicai non senza paura sulla corteccia.
Ero riuscita ad afferrare il suo piede ma quello stupido bambino cadde nel buco, così caddi anche io, nel nulla.

-Ahi, ahi, ahi, che male.- Boforchiai massaggiandomi la testa. Dov'ero finita? Sembrava una stanza piuttosto elegante, con mobili antichi.
Il pavimento sulla quale ero seduta era di marmo, bianco e nero a scacchi. Scoperto il motivo del dolore.
-Bene, ti sei ripresa?-
Mi guardai intorno e poco lontano da me vidi, seduta su una elegante sedia, una signorina completamente vestita di verde, con folti capelli castani e in testa un cappello a forma di fiore. Era molto bella.
In braccio teneva il bambino di prima, che in quel momento stava piangendo.
Tipico, cos'altro sanno fare i bambini?
-Ehm, si, grazie..- Risposi -Perdoni la mia scortesia, ma lei chi è?- Non so perché, ma quella donna mi ispirava molta eleganza, quindi non riuscivo a parlare normalmente.
Lei rise -Cara, io sono Lady M, la duchessa di fiori. La mamma di Leonard, il bambino che hai appena salvato.- E mi mostrò il marmocchio, che si era tranquillizzato.
Mi avvicinai e chinai la testa, quindi quella era la duchessa di
fiori che diceva Marzia.
-Scusi, signora duchessa, mi sbaglierò, ma quando l'ho visto inizialmente quel bambino non sembrava esattamente un bambino..-
-Ahah, certo che no, stupidina.-
Questa non era di certo la duchessa. Con una vena di irritazione mi girai verso la fonte dell'insulto, che era un divano.
O meglio, che era una specie di ragazzo con le orecchie, la coda, le zampe da gatto e una calzamaglia a righe viola e nere, che sorrideva come un'idiota, sdraiato pancia in giù su un divano.
La duchessa sospirò e scosse la testa -Perdonalo, a volte esagera con le parole. Lui è lo stregatto.-
Ah, e quello era lo stregatto. Occhei, si, in effetti mi sembrava un po' montato.
Il gatto in questione si limitò a muovere la coda e a continuare a sorridere.
Alzai un sopracciglio, vagamente infastidita -Non ho mai visto un gatto sorridere in quel modo.-
Lui allargò il sorriso e continuò ad agitare la coda -Perché io sono speciale.- e sparì.
In effetti non avevo mai neanche visto un gatto sparire in quel modo, ma ormai alle stranezze c'ero abituata. E, infondo, non mi interessava molto.
Mi voltai di nuovo verso la duchessa.. Che era sparita anch'essa.
"Ma cos'è questa mania di sparire, oggi?" Pensai.
In compenso al suo posto, sul trono, c'era il duca di picche, tornato perfettamente alla normalità, che mangiava ciliege circondato da una marea di servitrici vestite in modo parecchio provocante.
Alzai un sopracciglio -Hei, tu.- urlai in sua direzione, dato che chissà come si era allontanato. Non ottenni risposta. Così, irritata, presi una ciliegia da una servitrice di passaggio e gliela tirai, colpendolo infronte. -Ripeto: Hei, tu!-
Il duca-ragazzino mi dedicò un'occhiata agghiacciante, che mi fece gelare il sangue, poi congendò le servitrici e scese dal trono. -Che vuoi?-
Bell'ingrato, il figliolo. Non l'avevo tipo salvato pochi minuti prima?
-Volevo sapere..- Dissi, con le mani sui fianchi, non bisogna mai farsi scavalcare da questi ricchi. -Dove è andata tua madre?-
Lui scosse la testa e alzò le spalle -Bah, probabilmente dalla regina rossa, è la sua dama di compagnia.-
Occhei, nuovo personaggio, sovraffolamento. -Regina rossa?- Chiesi, stupita.
Il duca mi ignorò e si diresse verso l'appendiabiti, dal quale prese il suo mantello blu con la pelliccia e andò verso la porta. -Si, la cattiva della storia etcetera, etcetera.- Si voltò a guardarmi -Allora, andiamo o no?-
Alzai un sopracciglio, argh, stava diventando un vizio.
-Ma dove, scusa?!-
Il duca mi afferrò per la manica e mi spinse fuori dal cancello, che chiuse con un lucchetto -Guarda, a giocare a guardia e ladri.. Scema! Vuoi trovare il tuo coniglio o no?-
Il bianconiglio? Certo, ma.. -Tu come sai che lo cerco, scusa?-
Lui ammiccò -Io so tutto.-
Alzai un sopracciglio (Uffa, giuro che da domani smetto!), scettica.
-..Ti ho sentita parlare col brucaliffo.- Così va meglio.
Sorrisi -Sono commossa, duca di picche, nel vedere che mi vuoi aiutare.-
Lui fece un gesto di stizza e mi precedette, camminando. -Io voglio solo farmi un thè e la persona che ne fa uno ottimo potrebbe esserti molto utile.-
Lo raggiunsi, con una corsetta. -E chi sarebbe, scusa?-
Il duca si fermò e sorrise, prendendomi con due dita per il vestito (dato che ero ancora molto più piccola di lui, ve ne eravate dimenticati, eh?) e depositandomi sulla sua spalla. -Il cappellaio matto.-
Il cappellaio matto.. Come nome mi suonava decisamente bene.

Il cappellaio matto era.. Matto.
Ripensandoci ora non in senso del tutto cattivo, ma quando arrivai lì al suo tavolo da thè (che tra l'altro era in mezzo al nulla, all'aperto.) e vidi un topo, un leprotto ed una nana con un cilindro che si tiravano piatti e tazzine, beh, diciamo che fui seriamente tentata di afferrare il duca per la collottola e correre il più veloce possibile via da quel luogo.
-Ellice, Ellice! Ragazzi, lei è Ellice!-
Schivai velocemente la mini tazzina che Marzia mi aveva tirato, in preda alla gioia.
Ma si, nel mio paese ci si stringeva la mano, lì si tiravano piatti, niente di preoccupante.
-Ehm, ciao Marzia..-
Questa infilzò un oliva e corse verso di me -Hei, Ellice, Ellice, ne vuoi una? Il cappellaio ne ha cosiiiiì taaaante! E fa anche un ottimo thè, eh?! Però non capisco bene cosa lei ci metta dentro, ogni volta che finisco di berlo mi sento un attimo sovraeccitata..-
E cascò a terra, apparentemente morta.
Guardai di sottecchi il duca che fischiettava evitando il mio sguardo -Ora capisco perché ti piace tanto questo thè..-
Lui indicò il cappellaio borbottando qualcosa del tipo "E' colpa sua.."
E quindi la nana era il cappellaio. Beh, in effetti dovevo immaginarmelo..
Il cappellaio matto in questione, infatti, indossava un vestito multicolore (rattoppato in vari punti) lungo fino alle caviglie, stivaletti col tacco e coi lacci, guanti di pizzo (Con qualche buchino qua e là) e, sopra la massa di capelli ricci castano scuro, un bel cerchietto con attaccato un piccolo cilindro verde piegato un po' di lato e con una retina attaccata che pendeva su quegli enormi occhioni color dell'erba.
In effetti era davvero un bel cappellaio, rattoppi, buchi, occhi da pazza e tutto.
Mi arrampicai sul tavolo con un po' di fatica e la guardai.
-Sa, signora cappellaio, lei è davvero bassa per la sua età.-
Questa si girò (Dato che stava intanto servendo quel misterioso thè al duca, che sembrava già bello che partito) e mi posizionò una zolletta di zucchero sulla testa, sorridendo. -Beh, scusami se non me lo lascio proprio dire da una donnina alta quanto una teiera.- Era incredibile come potesse dire cose del genere sorridendo in quel modo.
La zolletta cadde dalla mia testa ed io ne approfittai per usarla come sedia.
Usavo come sedia una zolletta di zucchero! Ma cos'ero finita a fare?!
-Beh, ma io in realtà non sono alta così. Ho mangiato una strana torta a strati per passare dalla porta, il brucaliffo ha cercato di darmi un fungo per aiutarmi ma non era quello giusto, infatti ha trasformato lui..- E indicai il duca, che intanto stava parlando con un immaginario e parlante unicorno rosa -..Che è diventato piccolo, però poi è tornato normale e mi ha trascinato qui, dicendomi che tu potevi aiutarmi.-
Il cappellaio mise qualche zolletta di zucchero nel suo strano thè e iniziò a sorseggiarlo. Io mi allontanai di qualche metro scostando la zolletta.
-Dipende cosa ti serve. Cos'è che desideri?-
-Voglio incontrare il bianconiglio!- Esclamai, poi mi pentii ed abbassai il tono -Ecco.. E vorrei anche tornare normale..-
Il cappellaio scoppiò a ridere, una risata bella e argentina, anche se con un che di inquietante. -Oh, ma questo è molto semplice!-
E detto fatto, mi rovescò la sua tazzina di thè bollente in testa.
E bruciava davvero tanto. -Cosa cavolo fai, sei mat.. Ehhh?! Ma sono normale!-
Esattamente, finalmente ero riuscita a tornare normale, la zolletta si era sbriciolata e seduta lì sopra rischiavo di rompere il tavolo quindi dovetti scendere, ma ero normale. Abbracciai il cappellaio, contentissima. -La ringrazio davvero, signora, e le chiedo scusa per averle detto che è bassa.-
Lei si alzò in piedi, masticando le foglie che erano rimaste sul fondo della sua tazzina.
-Beh, in realtà anche così resto più alta di te.-
-Si, ma lei è adulta!- Protestai, per ricevere in cambio un'altra di quelle risate.
Sorrise e sollevò la retina dal viso, mostrandomelo.
-Guarda che in teoria avrei la tua stessa età. Sono nata in un giorno di metà aprile di 16 anni fa.-
Shock. Il cappellaio? Quella tizia che creava dello strano thè che dava allucinazioni? La tizia vestita da dama dell'ottocento depravata? Quella era una mia coetanea?
Alzai le spalle e le battei una mano sulla schiena -Obbè, poco male, il mondo è bello perché è vario.-
E scoppiammo a ridere, segno di complicità.
Mi offrì anche del thè, ma lo rifiutai categoricamente.
Non ci tenevo proprio per niente a vedere unicorni rosa vagare per la radura.

-Allora..- Le chiesi più tardi mentre mangiavamo innoque, per fortuna, tartine. -Sei riuscita a farmi tornale alla normalità, non è che per caso sai anche dov'è il bianconiglio?-
Il cappellaio ingogliò in un sol boccone la sua tartina al pistacchio -Ovvio che si.-
Ma cos'era quella donna, una dea?
-Davvero?- Esclamai e lei annuì -E' dalla regina rossa, è una sua servitrice. La bianconiglia, intendo.-
-La regina che? Ah, aspetta, la cattiva etcetera etcetera?-
Il cappellaio sputò la salsa alla vaniglia che c'era sulla tortina, scoppiando a ridere di gusto.
-Te l'ha detto il duca, vero? Eh già, a lui non sta simpatica perché una volta lei gli ha rifilato un bel due di picche.-
Uomini. -Intendi che lui ci ha provato e lei gli ha detto di no?- Chiesi, quei termini strani non è che li capivo proprio bene..
Evidentemente nemmeno lei, perché mi guardò con gli occhi sgranati e scuotendo la testa -Mannò, nel senso che lei aveva al suo servizio un due di picche scansafatiche e pasticcione e dato che è la regina l'ha spedito a lavorare per il duca, così da creargli un sacco di problemi.-
Un due di picche.. Si, certo. -Quindi la regina rossa non è cattiva?-
Il cappellaio socchiuse un po' gli occhi, allargando gli angoli della bocca -Beeeh, diciamo che cattiva non è il termine adatto.. E' un po' eccentrica! E le piace fare tutto come le va, così spesso perde di vista i bisogni dei sudditi, ma non lo fa apposta. Ah, e poi ha il complesso di sua sorella minore, la regina bianca


.-
Fu il mio turno di sgranare gli occhi. Regina bianca e regina rossa, che nomi originali.
-E chi è la regina bianca?-
Il cappellaio guardò per aria sognante -E' una principessina dal cuore purissimo, senza un solo pensiero cattivo. La regina rossa la odia perché pur essendo sorelle la regina bianca canta molto meglio di lei e suona parecchi strumenti, poi tutti le vogliono molto bene.. E inoltre ha i capelli biondo chiaro, una bella vita e un seno grande. Mentre la regina rossa ha capelli rosso acceso, che odia moltissimo dato che sin da piccola l'hanno sempre presa ingiro dicendo che erano strani.-
Uau, che tipa complessata, però tutto ciò mi sapeva di molto figo.
-Sai- dissi al cappellaio con un sorriso -Mi piacerebbe molto conoscere questa regina rossa, dev'essere una persona interessante! Sono sicura che non è per niente cattiva. E poi anche a me dicono spesso che sono eccentrica, quindi magari andremo anche daccordo..-
Il cappellaio sorrise e mi accarezzò la testa -Fai bene, Ellice, forse tu potresti aiutare quelle due sorelle ad andare daccordo. Fatti accompagnare dal duca, che sa sicuramente dov'è il palazzo della regina rossa e chiedi di farle visita, probabilmente ti accetterà. Tu falle i complimenti sui suoi vestiti e sul suo aspetto, ma ricordati di non parlare mai di sua sorella o del fatto che lei la odi, non le piace ammetterlo.-
Ringraziai e le diedi un bacio sulla guancia -Grazie di tutto, cappellaio, a prestissimo.-
E mi diressi all'albero sotto la quale dormiva il duca, stremato dopo la lunga cavalcata sull'unicorno immaginario. -Heii, duca? Si vuole svegliare?!-
Ma quello non dava segno di riprendersi, così rinunciai.
E ora come facevo? Non potevo mica andare da sola, non sapevo neanche da dove cominciare!
-Cappellaio, senti, non è che potresti accomp.. Cappellaio?-
Il cappellaio e tutto il resto era sparito, nella radura non c'era più niente.
Solo il vento che ululava qualcosa.." Dirigiti verso la foresta, lì ti aiuteranno."
Obbè, infondo non avevo nulla da perdere.
Così mi avviai verso la foresta, ignara di tutto e con la testa tra le nuvole.
"Buona fortuna, Ellice." Mi parve di sentire, ma forse mi ero sbagliata.

Il bosco, in realtà, era l'ultimo luogo dove volevo finire da sola.
Era scuro e pieno di alberi e pieno di rumori sospetti ed altre cose davvero molto inquietanti.
Però il vento mi aveva consigliato di entrare nel bosco e quindi mi fidavo. Anche se non avevo mai sentito di un vento parlante, ma non si poteva sapere.
Lì inmezzo avevo trovato bruchi-maniaci che fumavano, funghi che ti rendevano grande e piccolo, gatti che sorridevano, persone che sparivano e thè che facevano vedere unicorni rosa, un vento parlante non era niente.
-Tsk, un gatto che sorride, mai sentito..-
-Ellicee, non si parla male degli assenti!- E improvvisamente comparirono davanti a me una bocca con su stampato un enorme ghigno e due occhioni color cioccolata.
Lo spavento fu tale da far mancare un paio di battiti al mio povero cuore.
-Stregatto! Giuro che la prossima volta ti strozzo.-
Quello, senza smettere di sorridere (eh, ti pare?), rese visibili anche le altre parti del suo corpo che erano sdraiate a pancia in giù su un ramo.
-Cara Ellice- Disse, arrotolando la coda intorno al ramo così da potersi calare come un pipistrello per guardarmi in faccia -Cosa ti porta qui nella mia foresta?-
Essendo a testa ingiù non lo vedevo molto bene, ma mi sembrava identico a poche ore prima.
Il fisico era più o meno quello di un ragazzo della mia età.
Aveva cappelli chiari e lisci, dai quali spuntavano due pelosissime (E secondo me morbidisse, ma non ho mai provato ad accarezzargliele) orecchiette nere da gatto, con qualche (stranissima, a dir la mia) striatura viola.
Zampone da gatto che spuntavano da normali braccia umane, talmente grandi e morbidose che sembravano finte, baffetti perfetti da gatto e una lunga coda striata che dimenava sempre di qua e di là.
Sopra le calzamaglie a righe (che portava con sotto degli stivali neri con i lacci) indossava dei pantaloncini di jeans, una camicia a scacchi viola e bianca che lasciava aperta e sotto una maglietta nera.
-Quindi? Mi stai ingnorando?- Disse avvicinando il viso e controllando se davo forme di vita.
Gli diedi una schicchera per allontanarlo e ignorai il suo miagolio di lamento -Cosa mi porta qui? Il vento. O forse il cappellaio, non so.. Uno dei due.-
Improvvisamente quelle orecchiette viola leggermente pendenti si tirarono su, drittissime. Così come il suo muso, improvvisamente attentissimo.
-Oh, il cappellaio ti ha mandato, eh? Allora non posso deluderla!-
Notai parecchio rossore di piacere sotto i suoi baffi e, nonostante il suo tentativo di nascondere il tutto guardandosi le sue perfette unghie da gatto, sentii chiaramente che stava anche facendo le fusa.
-Gatto, per caso ti piace il cappellaio?- Chiesi con gli occhi sgranati.
Imrovvisamente questo diventò bordoux, ed, emettendo un miagolio di stupore, si arrampicò alla velocità della luce su un albero, sopra la quale restò nascosto per dieci minuti buoni.
-Guarda che non c'è niente di cui vergognarsi, eh. E' umano (Anche se tu sei mezzo gatto..). Adesso, per favore, stregatto, scendi giù che devo chiederti una cosa!-
-No..- Sentii miagolare alla fine il fogliame dell'albero -Puoi chiedermelo da lì.-
O santo cielo, chi si aspettava che un gatto talmente borioso potesse imbarazzarsi tanto per una cosa così stupida?
-Ok, allora. Dovrei andare al castello della regina rossa per trovare il bianconiglio. Sapresti indicarmi la strada?-
-Non puoi.- Sentii ancora miagolare -Oggi la regina rossa ha deciso che avrebbe mandato a morte il suo primo criminale. Quindi è tutto il giorno che va ingiro a cercare poveri cristi da giustiziare.-
Ok, morale: Non mi conveniva avvicinarmi per parlare a un suo servitore disturbandolo se no rischiavo di fare una terribile fine. Afferrato, ma volevo andarci lo stesso.
-Mmm, ma se vuoi andarci comunque..- Aggiunse facendo comparire quell'enorme sorriso accanto alle mie orecchie. Altro battito mancato, l'avrei volentieri preso a pizze.
-Potrei anche accompagnarti, ma in cambio mi devi dare qualcosa.-
Proposta inquietante, annuii.
-Devi promettermi che mi aiuterai a chiedere una cosa al cappellaio.-
Non credo fosse stata una mia impressione, ma assurdamente era arrossito ancora più di prima. -Me lo prometti?-
Sospirai, rassegnata, che richiesta assurda. Ma tanto a me non cambiava niente e dovevo trovare qualcuno che mi portasse al castello, quindi annuii e gli tesi la mano.
-Promesso.-
Lo stregatto la strinse, allargando, se possibile, il suo assurdo sorriso.

-Guarda, Ellice, quello è il castello della regina rossa. Bello, eh?!-
Si, era davvero bellissimo.
Per prima cosa era enorme. Non so quanti piani e quante stanze avesse ma era così grande che quasi non riuscivo a vederlo tutto, sebbene fossi abbastanza lontana.
Poi era rosso, bianco e nero. Tre colori che, secondo me, stanno benissimo insieme.
Aveva molte torri, bandiere e merli medievali e il tutto era colorato con immagini di carte da gioco.
Non riuscivo a capire come una persona con così tanto buongusto potesse essere definita "cattiva" o "eccentrica".
-Bene, a questo punto io vado..- Guardai lo stregatto, interrogativa.
-Eh? Ma non vieni anche tu?- Non che non sapessi come arrivare fino a quell'enorme castello, ma non mi andava proprio per niente di restare da sola.
Però lui scosse la testa e disse che aveva una cosa da fare, e, raccomandandomi di non entrare dalla porta principale, sparì.
Mi ci vollero dieci minuti buoni per raggiungere il castello ed altri dieci per trovare un'entrata alternativa, alla fine pensai al giardino sul retro.
Mai feci scelta peggiore.
Infatti in quel momento nel giardino si stava tenendo una specie di ricevimento. O, meglio, sembrava più una partita di criquet.. Solo che la palla era un riccio e la mazza un fenicottero.
Alzai un sopracciglio, ora capivo il motivo dell' "eccentrica".
Infatti pareva che la regina, o almeno quella ragazza sembrava la regina dato come le parlavano, fosse la più appassionata al gioco e che stesse vincendo.
La osservai meglio e mi sentii per un attimo infinitamente mediocre.
Era proprio una regina, però non dimostrava più anni di me.
Per prima cosa era davvero alta. Non altissima, ma abbastanza da meritarsi l'appellativo "vostra altezza". Inoltre aveva un fisico perfetto.
Culo perfetto, fianchi perfetti e un seno perfettamente proporzionato.
Solo gli abiti erano un po' meno "da regina", ma le stavano talmente bene che non le si poteva dire niente.
Infatti, nonostante stesse all'aperto e facesse abbastanza freddo, indossava una gonna cortissima di pelle nera, scarpe col tacco del medesimo colore e sotto calze a rete. Sopra portava un bustino rosso con lacci neri che le evidenziavano il seno, collane, catene e girocolli, guanti rossi di pelle e un lungo mantello di seta rosso con un pellicciotto nero.
Per completare il tutto in testa aveva una tipica corona rossa con mille e più diamanti.
-Forza, forza che voglio giocare! Dov'è finito il mio riccio?-
Come "Dov'è finito il mio riccio?" Che razza di frase assurda è mai questa?!
Ma bastò pronunciarla per far subito scattare tutti i presenti, alla ricerca di questo benedetto riccio.
E intanto io mi godevo lo spettacolo di uno strano spadaccino (Un figo, se devo dirla tutta) con una cicatrice su un occhio che cercava di rendere un melone il più somigliante possibile a un riccio, per far contenta la regina.
Certo che lì la gente era davvero matta.
-Allora, avete trovato il mio riccio?- Tuonò la regina mentre, spaparanzata su un trono da giardino, si gustava degli stuzzichini.
Il figo di prima la raggiunse, inchinandosi. -Ancora no, mia regina, le chiedo scusa, ma le assicuro che lo tr..-
Non riuscì a finire la frase che la regina gli lanciò il contenuto del suo coctail in faccia, tuonando uno -Stupido!-
Poi si alzò e, camminando in modo maledettamente sensuale, gli si avvicinò e accostò la bocca color fragola alle sue orecchie -Ora impegnati di più, se no il giustiziato di stasera sarai tu, fante di cuori.-
Il fante annuì, poi si alzò e, passandosi una mano nei suoi capelli biondo scuro si allontanò, spolverandosi la casacca da spadaccino rossa e nera.
-Insomma, che aspettate voi tutti?- Intimò la regina rossa a quelli che erano rimasti immobili a guardare -Che aspettate a portarmi un'altro riccio?-
Improvvisamente, da quella folla di gente, spuntò un animale abbastanza piccolo, bianco e peloso, avvolto in un abitino rosso, che portava in mano un riccio, tutto arrotolato su se stesso.
"Bianconiglio!" stetti quasi per urlare, ma riuscii a fermarmi prima tappandomi la bocca.
Metodo che non durò allungo e che abbandonai del tutto non appena la regina rossa prese in mano un fenicottero dai lunghi capelli mielati, pronta a colpire il riccio.
-Si fermi immediatamente!- E la mia testa sbucò fuori dall'aiuola, come se nulla fosse.
Solo quando vidi una marea di occhi sgranati puntati su di me realizzai che avevo appena fatto la cosa più stupida di sempre. Ma ormai non potevo farci niente, così avanzai, fingendo indifferenza e guardando la regina negli occhi.
-Mi perdoni, vostra altezza, ma non crede di esagerare?-
La regina, che era paralizzata dallo stupore, si riprese e mi fissò, indecisa se esprimere dubbi o rabbia. -E tu chi saresti?-
Io alzai la testa ed accennai una riverenza. Fiera delle proprie origini e del proprio nome, dice sempre non-so-chi..
-Io sono Ellice.-
La regina allargò leggermente gli occhi, poi scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con quella mano con le unghie laccate di rosso -Ellice, che nome buffo, ce l'hai più buffo del mio!- E continuò a ridere.
Eh, no, però ora mica poteva lasciarmi così! -Perché, scusi, lei come si chiama?-
La risata le morì di colpo in gola e la regina divente improvvisamente e dannatamente seria. Mi puntò contro la fenicottera che mi guardava supplicante e tuonò:
-Attenta, bambina, non ti conviene scherzare con me! Perché qui comando io.-
Bambina? Come sarebbe a dire "bambina"?! Nessuno era in alcun modo riuscito a sopravvivere dopo avermi chiamato "bambina". Poteva essere una regina, johnny Deep o il presidente degli stati uniti. Non mi allontanavo finché non gli avevo spaccato la faccia.
Mi avvicinai, apparentemente tranquilla ma pronta a scoppiare, e dissi, schioccando la lingua: -Scusi, ma come si permette di trattarmi così? Puntandomi persino contro quel povero fenicottero! Guardi che è per questo che la chiamano "cattiva" e "eccentrica", se si preoccupasse un po' di più dei suoi sudditi.- Ed accennai ad Alexandra, al riccio, allo spadaccino con la cicatrice che mi guardava con l'occhio spalancato e a tutti gli altri -E si preoccupasse un po' di meno di giocare a criquet e del complesso nei confronti di sua sorella, le assicuro che le cose migliorerebbero!-
Silenzio. Lì intorno c'era un silenzio tombale che quasi neanche più i grilli spezzavano.
Inizialmente pensai che fosse per il mio bel discorso ed ero quasi tentata di ringraziare, poi vidi la faccia della regina e cambiai decisamente idea.
Vi basti sapere che ormai non riuscivo più a capire dove fosse il viso, tanto il colore era identico a quello dei capelli.
Inoltre strava quasi strozzando la povera Ale, ed il battito cardiaco le si era accellerato, tanta era la rabbia.
-Che cosa hai detto?- Sussurrò, con la gente che indietreggiava spaventata ed io che feci lo stesso.
Improvvisamente la regina afferrò un filone di baquette dall'elsa del fante e si lanciò al mio inseguimento, urlando "Fermati, bastardaaa!".
Ammetto che sarebbe stata una scena decisamente esilarante, se vista da fuori.
Ma quando sei inseguita da una pazza con in mano una baquette decisamente affilata e pronta a mozzarti il collo sei un tantino più spaventata. E inciampi, ovviamente.
La regina mi si avvicinò, sghignazzando e con i capelli al vento alla medusa.
-Ahah, io ti ammazzo.. Muori!-
Grazie al cielo improvvisamente si mise inmezzo il fante che, con un'altro filone di pane preso da chissà dove, bloccò quello della regina, pregandole di fermarsi.
E quella si fermò, per lo stupore. -Come puoi essere dalla sua parte, traditore?!-
Urlò, più arrabbiata di prima e cercando ora di tagliare la sua, di testa.
-Bastardo.Infame.Tu.E.Quella.Sgualdrina..Come.Ti.Permetti?!-
Stavo quasi per urlarle qualcosa per la "sgualdrina" ma l'ultimo colpo tagliò vià un leggero ciuffo di capelli biondi e disarmò il fante, che guardò la sua regina con due occhioni enormi.
-Mia regina, avete frainteso..- Cercò di spiegarsi quello ma quella non lo ascoltava e, tra due leggeri lacrimoni, sbraitò -Non c'è niente da fraintendere! Muori almeno con org..-
Lasciò cadere l'arma, sciogliendosi tra le braccia del fante che l'aveva abbracciata, per farla calmare.
-Mia regina, deve stare tranquilla, vi ho fermata per evitare un bagno di sangue davanti a tutti questi ospiti- Ed accennò a tutte le persone che stavano guardando la scena con gli occhi a cuoricino (Me compresa, in effetti) -E volevo proprio consigliarle di rendere codesta ragazza la vostra prima giustiziata stasera, dopo il processo che le è dovuto, ovviamente.-
Sgranai gli occhi, scandalizzata. Ma quel tizio mi stava aiutando o no?!
Non ci capivo niente. L'unica cosa che compresi, mentre mi mettevano le manette e mi trascinavano in prigione, era che mi ero decisamente cacciata in un grosso guaio.

-Forza, Ellice, fatti bella che sta per iniziare il tuo processo, anche se non avrai molte possibilità di vittoria, eheh.-
Pure spiritosa era, quella guardia di cioccolato, oltre che brutta.
La ignorai bellamente e la seguii nel salone principale, che era stato trasformato in un aula di tribunale in non si sa quale modo.
Non appena entrai rimasi travolta dall'esagerazione della regina, poi si lamentava che la chiamavano "eccentrica"..
D'avanti a me, su un altissimo bancone, c'era il giudice, che era rappresentato dal fante di cuori, alla mia destra, su un altissimo banco, era seduta con le gambe accavallate un'accusa in un evidentissima minigonna rossa, che era rappresentata, manco a dirlo, dalla regina rossa.
E a sinistra c'era un altissimo bancone vuoto, dove, in teoria, sarebbe dovuta esserci una difesa. Ma non c'era.. Brutto segno.
Tutto intorno a noi, su spalti altissimi, stavano seduti gli spettatori.
Io ero l'unica piccina seduta dietro al mio mediocre banchetto da imputata.
Il giudice-fante battè il suo martelletto per ristabilire l'ordine e parlò:
-Silezio! Dunque, siamo riuniti ora in questa corte per sottoporre in giudizio l'imputata Ellice. Accusata di non aver portato rispetto alla nostra dea, la regina rossa.
L'accusa è pronta?- E guardò la regina, che gli mandò un bacio e fece l'occhiolino, aggiungendo -Ovvio.-
-Bene- continuò lui con fare stranamente professionale -La difesa è pronta?-
... -Difesa?-
Il fante si sporse verso di me -Signorina Ellice, dov'è la vostra difesa?-
Ma che era scemo?
Ero stata in prigione fino a quel momento, come facevo a trovarmi un avvocato? E dove lo trovavo, tra l'altro?!
-Vostro onore, io non ho un avvocato..- Sussurrai.
Lui sgranò gli occhi e scosse la testa -Senza avvocato il processo non può andare avanti, sospendo il processo per mezz'ora. E lei, imputata- E mi puntò conto il martelletto che già mi vedevo piantato in mezzo agli occhi -Veda di trovarsi un avvocato!-
Certo, vostro onore del cavolo!
Mentre uscivo dalla sala affollata mi vennero in mente ben quattro modi per poter uccidere quel fante dei miei stivali, ma erano tutti poco fattibili quindi rinunciai.
Me ne venne in mente un quinto quando mi si avvicinò dopo che avevo detto a una guardia che non mi fregava niente che non potevo allontanarmi, che dovevo andare in bagno, annunciando: "L'accompagnio io, state tranquilli!".
-Si può sapere che stai facendo e cosa vuoi?!-
Sbraitai quando ci fummo allontanati e cercando di divincolarmi dalla morsa delle sue mani che cingevano i miei polsi.
-Lasciami, assurdo e incoerente idiota!-
Perché mi stava venendo da piangere? Forse perché tra meno di mezz'ora sarei morta?
Il fante di cuori mi intimò di calmarmi e mi guardò in faccia.
-Ti fermi un'attimo, per cortesia, Ellice? E potresti ascoltarmi?-
Volevo ricordargli che non ero la regina, con la quale magari questi trucchetti potevano funzionare. Ma lui continuò..
-Ti ricordo che ti ho salvato la vita.-
Alzai un sopracciglio -Per poi ridarla su un piatto d'argento alla regina.-
Lui sbuffò e mi strattonò i polsi, si beccò un mezzo calcio su uno stinco ma mi ignorò -Allora non hai capito niente, stupida! Se non mi inventavo qualcosa quella uccideva me e poi te. Guarda che la regina quando si mette qualcosa in testa è quella. Si chiama orgoglio e per nulla al mondo rischierebbe di perdere la faccia.-
E quello cosa centrava?
-Comunque- continuò -Almeno adesso hai una possibilità di salvarti. Insomma, dov'è il tuo avvocato?-
Gli stavo seriamente per sputare in faccia. Davvero, ero prontissima.
-Ma sei scemo o cosa?! Sono stata in prigione fino a due minuti prima del processo! E comunque dove lo trovo, di grazia?! Non dirmi che qui esistono avvocati veri, perché non ci credo!-
Il fante sbiancò, conscio della situazione. -Come non ce l'hai?- Finalmente si rendeva conto che non c'erano possibilità, però, chissà come, si riprese.
-Ma non tutto è perduto! Tu aspetta tranquilla, ci penso io. In una ventina di minuti dovrei farcela..-
E, convinto e con un grande sorriso, riprese a trascinarmi verso la sala.
-Aspetta, aspetta aspetta.- Lo fermai, anche perché non mi andava di mangiare la polvere. -Si può sapere perché mi aiuti? Insomma, la regina non è la tua amata etcetera etcetera? Dovresti essere dalla sua parte..-
Lui si bloccò e mi guardò con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
Chissà che avevo detto di assurdo.
-Che cosa hai detto? Amata?-
-Si, abbraccio, quel "ci sono qua io" ed etcetera.. Presente?-
Lui sbuffò e riprese a trascinarmi -Per prima cosa non ho detto "Ci sono qua io"-
Si, era vero, però vabbè, era per rendere il tutto più credibile.
-Secondo, tutto ciò è assurdo, perché quella è mia sorella.-
1, 2, 3, shock. -Eeeeeeeeeeeeeh?!-
Il fante mi tappò la bocca velocemente intimandomi di stare zitta.
-Come sarebbe a die, è tua sorella?! E perché non sei re?-
Lui mi spiegò che nella loro famiglia erano le donne a prendere un trono e che gli uomini che nascevano quasi sempre finivano ad essere dei mantenuti, la più grande vergogna. Così si erano inventati che il figlio del re e della regina, Daniel, fosse morto e che quel fante bravo quanto lui fosse stato ribattezzato così in suo onore.
Che complicazioni, tutto per non perdere la faccia.
Quell'orgoglio rovinava parecchio i rappresentanti di quella famiglia.
-Comunque- aggiunse poi -Per rispondere alla tua domanda.. Ti aiuto perché ultimamente mia sorella sta decisamente esagerando. Occhei essere eccentrica, ma uccidere una persona è troppo.
E quello che è successo prima in giardino ne è la prova.
Non so perché ma ho la sensazione che solo tu potresti riuscire a far cessare il rancore della regina rossa nei confronti della regina bianca, il quale è la causa di tutto.-
Sorrisi, il cappellaio mi aveva detto la stessa cosa.
-Beh, ora dobbiamo andare.- Riprese riprendendo a trascinarmi per il braccio -Adesso dobbiamo andare. Tu stai tranquilla e fidati di me, occhei?-
E rigettandomi nelle mani delle guardie mi fece l'occhiolino e se ne andò.

-Bene, l'udienza può riprendere. Siamo pronti?-
-L'accusa è pronta. Da mezz'ora, vostro onore.-
-Si, le chiedo scusa vostra altezza. La difesa è pronta?-
Tutti quanti guardammo il banco della difesa, che era vuoto, ovviamente.
Ero morta.
Il fante-giudice, che sudava freddo, battè il martelletto chiedendo l'ordine.
-Non c'è proprio nessuno che vuole prendere le difese dell'imputata?-
Silenzio.. -Ci sono io!-
La porta si spalancò, e avvolta in un fascio di luce bianca entrò lei, quella che capii subito fosse la regina bianca.
E capii anche subito perché, quella ragazza, non poteva essere odiata.
Trasmetteva pace e tranquillità e non poteva non far nascere un sorriso sulle tue labbra, al solo guardarla.
Per questo, nel momento in cui lei pronunciò quelle parole, mi sentii estremamente tranquilla.
Avanzava lenta, nel suo vestitino a veli bianco, con i suoi lunghissimi capelli biondi che si muovevano inonandando la sala del loro profumo, con quel sorrisetto sicuro ma dolcissimo che aveva stampato sul suo visino da angelo.
Volteggiando raggiunse il bancone del giudice e gli regalò un sorriso.
-Si, difenderò io l'imputata.-
Tutti gli spettatori si sciolsero, me compresa, solo la regina rossa aggrottò la fronte e iniziò a picchiettare sul bancone, nervosa.
-Cosa sei venuta a fare, Julia? Qui non sei la ben accetta.-
La regina bianca, Julia, con una giravolta raggiunse la sorella e le mandò un bacio.
-Beh, mi hanno chiamato dicendomi che una creatura era in pericolo per via della tua assurda visione del mondo, così sono corsa qui.-
L'avevano chiamata? E chi?
Guardai il fante di cuori che mi sorrideva, cavolo, dovevo assolutamente ricordarmi di ringraziarlo.
Forse anche la regina rossa se ne era accorta, perché digrignò i denti e gli lanciò uno sguardo infuocato. Per tutta risposta lui si nascose dietro al bancone.
Ci vollero parecchie mie frecciatine con gli occhi e anche un'esortazione della regina bianca per farlo ritornare al proprio posto per balbettare: -Bene, il processo può riprendere.-
La regina rossa si risedette sul bancone e schioccò la lingua, pronta a parlare.
-Beh, sappiamo tutti perché siamo qui, oggi.- Iniziò, rivolgendosi al pubblico -L'imputata- E mi puntò un dito contro (Ebbi quasi voglia di nascondermi anch'io dietro al bancone)

-E' accusata di aver usato parole non corrette nei confronti della sottoscritta, e per questo deve pagare!- Ora si rivolse al giudice, scoccandogli un'occhiata infuocata peggiore della precedente -Quindi io chiedo la pena di morte.-
Fece un leggero inchino e si risedette sul bancone, masticando gomma americana e facendo palloncini rosa.
Beh, era tutto lì?
Che razza di deposizione dell'accusa era?!
Guardai la regina bianca, se scuoteva la testa esasperata. -Cielo, cielo.. Sei sempre la stessa, Genevre, esagerata per tutto.-
Silenzio. Quindi era quello il nome assurdo della regina rossa? Beh, non era proprio bruttissimo.. Ma mi sa che il pubblico non la pensava allo stesso modo, perché nella sala si sentirono parecchi risolini.
-Silenziò!- Tuonò la regina rossa sbattendo un pugno sul bancone -E tu che diritto hai di parlarmi così, Julia?! Con quel visino che ti ritrovi, credendoti tanto superiore!-
Poi si rivolse al pubblico e al giudice. -Qui siamo in un processo e in un processo l'unica cosa che conta sono le prove. Hai prove che l'imputata non ha detto quelle cosa alla sottoscritta? Se non ne hai sarà giustiziata.-
Punto, punto esclamativo, sottolineatura, grassetto e maiuscolo.
Era spacciata, ma proprio nella cacca fino al collo.
Ma forse la regina bianca non era dello stesso parere. -No, le prove che chiedi non le ho, ma posso dimostrare che ciò che ha detto è vero e che non l'ha fatto con cattiveria. Infatti, per la legge numero..- Ci pensò un attimo su, poi scosse la testa -Non me la ricordo. Comunque dice che se un cittadino dice cose del genere alla propria regina ed è di animo buono, quelle parole devono essere prese come consigli ed accettate, pertanto non commette alcun reato.-
Alzai un sopracciglio, guardando shockata il "mio avvocato".
Per quanto andasse a mio favore.. Che razza di legge era?!
Occhei che tutto il processo di per se era assurdo ma quella esagerava!
La regina rossa storse il naso e la difesa iniziò a parlare.
-Infatti abbiamo molte prove che dimostrano l'autenticità delle parole della ragazza. Basta guardarsi intorno! Un processo per un caso del genere.. Andiamo, gente! Giocare a criquet con delle povere creature.. Se non credete a me, almeno, credete al popolo!-
Come in risposta alla sua affermazione dagli spalti il pubblico si alzò ed iniziò ad applaudire, improvvisamente pieno di coraggio e senza paura.
La regina rossa sbiancò, in difficoltà, ed iniziò a balbettare.
Anche se era un pensiero estremamente fuori luogo, pensai che fosse terribilmente tenera imbarazzata.
-M..Ma che prove hai della buona fede dell'imputata? Non ne hai! Chi potrebbe mai..-
-Io posso, vostro onore.-
Nella seconda volta, durante quell'udienza, la porta si spalancò per far entrare l'ennesimo personaggio che mi avrebbe salvato.
Questa volta però mi era parecchio noto, infatti era il cappellaio matto.
Accompagnata dal gatto che la seguiva fluttuando.
La regina rossa sgranò gli occhi, quella bianca sorrise.
-Benvenuta, cappelllaio, potrebbe gentilmente ripetere ciò che ha appena detto?-
Disse la regina bianca, con un sorriso.
Il cappellaio ricambiò e si girò verso il fante-giudice, che non ci stava più capendo niente.
-Proprio così, vostro onore, testimonierò su quanto ha detto l'imputata. E ciò proverà il fatto che lei non odi la regina rossa.-
Quest'ultima schioccò per l'ennesima volta la lingua, irritata.
-Guarda, cappellaio, che qui le parole non servono. Ci vogliono prove.-
E fu così che, con stupore di tutti, il cappellaio tirò fuori un registratore e lo accese.
Subito si sentì la sua voce, e dopo la mia.


"La regina rossa la odia perché pur essendo sorelle la regina bianca canta molto meglio di lei e suona parecchi strumenti, poi tutti le vogliono molto bene.. E inoltre ha i capelli biondo chiaro, una bella vita e un seno grande. Mentre la regina rossa ha capelli rosso acceso, che odia moltissimo dato che sin da piccola l'hanno sempre presa ingiro dicendo che erano strani."
"Sai, mi piacerebbe molto conoscere questa regina rossa, dev'essere una persona molto interessante! Sono sicura che non è per niente cattiva. E poi anche a me dicono spesso che sono eccentrica, quindi magari andremo anche daccordo.."


Osservai la regina bianca, che sorrideva soddisfatta, così come il cappellaio.
"Scusate" volevo chiedere "Ma questo che cacchio centra?!" Ma fui anticipata da un sussurro quasi impercettibile e completamente inaspettato, che mi arrivò all'orecchio.
-Da..Davvero?-
Mi voltai verso la regina rossa e mi cadde la mandibola, tanto ero shockata.
Questa infatti teneva una mano davanti alla bocca, più stupita di me. L'unica differenza è che ora era diventata di nuovo rossa come i suoi capelli. Ma questa volta non di rabbia, di imbarazzo. O forse di piacere.
Mi sembrò quasi di vedere una lacrima brillare sul suo volto, ma non feci in tempo a dirmi che era assurdo che lei lasciò cadere la mano lungo i fianchi e mi regalò il suo primo, rosso, strano, completamente inaspettato e bellissimo sorriso.
-Stavo per far uccidere l'unica persona che mi abbia mai capita, scusami..-
E cadde a terra, reggendosi la testa.
-E' che lei è così.. Perfetta! Così brava a cantare, a suonare, così bella, così buona e altruista! "Oh, Genevre, perché non assomigli un po' a tua sorella?"-
Ora si che le lacrime scendevano e parecchie, incontrollabili e luminose.
Cercai di correrle incontro, solo per dirle qualcosa, per consolarla, ma la regina bianca mi fermò con un braccio e si avvicinò lei.
Le sorrise e le tese la mano, per accarezzarla.
-Sai, sorellona, tu probabilmente non lo sai ed io non te l'ho mai voluto dire, causa l'orgoglio..-
Sbuffai, questo orgoglio iniziava a darmi i nervi.-
-..Ma in realtà quella che è sempre stata complessata nei confronti dell'altra sono io.-
What? Guardai il cappellaio, che era più stupito di me e che alzò le spalle.
-Si- Continuò Julia sorridendo -Perché in realtà tu non lo sai, ma ci sono molte persone che, nell'ombra ti sono vicine e ti vogliono bene, per molte tue qualità.-
-E vero.- Giunse una voce improvvisa e dal pubblicò spuntò la duchessa di fiori, sempre splendida nel suo abito verde -Sai, Genevre, forse tu non te ne rendi conto, ma ogni volta che dici o che fai una cattiveria, inconsciamente ti tiri un mezzo ceffone e stringi i pugni. Poi vai nella tua stanza e inizi a colorare a dipingere.. Questo splendido castello e tutti i suoi bellissimi quadri sono opera tua. Della mia migliore amica.-
Guardai la duchessa, che sorrideva alla regina, felice.
Questa la guardava, stupita e incredula.
-E' vero.- Aggiunse il fante di cuori scendendo dal bancone della giuria. -Inoltre chi è che mi ha insegnato a combattere così bene? Chi è che mi ha insegnato ad andare a cavallo? Sorellona, tu in queste cose sei la più brava.-
Nella sala si alzò un mormorio stupito. Sorellona?
Ridacchiando osservai il fante, che si era tappato la bocca, rossissimo. Stupido.
-Sei tu che hai inventato l'idea dei funghi di budino per crescere, regina.-
Se ne uscì dal pubblico il brucalliffo, ovviamente fumando.
Ovviamente l'avrei salutato, anche se il più tardi possibile.
-E, anche se odio ammetterlo,- Continuò il duca di picche, sbugando da dietro la madre -Grazie a te ora il due di picche è diventato un ottimo imprenditore perché lo hai mandato da me.-
Questa sembrava più un auto-lode. Ma penso che fosse già tanto per il duca..
-Sisi- Aggiunse Marzia, spuntata accanto al brucaliffo -E tu hai anche inventato insieme al cappellaio quell'ottimo thè.-
Oh, ecco spiegato il mistero del thè, mi sembrava strano che fosse solo una creazione del cappellaio..
-O, e cosa molto importante- Disse lo stregatto, comparendo alle spalle del cappellaio e iniziando a giocare con il suo bellissimo cappello verde -Hai perm..-
Il cappellaio gli tappò la bocca e sorrise alla regina rossa.
-Lo stregatto ha ragione. E' stata lei, da piccola, a indirizzarmi verso la professione di cappellaio. Se lo ricorda?-
La regina rossa era lì, per terra, e guardava tutte quelle persone sorriderle contente.
Io avanzai, le tesi una mano e la aiutai ad alzarsi.
-Vede, vostra altezza? Lei a moltissime qualità e, anche se è un po' eccentrica, è comunque un'ottima regina. Mi prometta però che, ogni tanto, penserà al bene dei suoi sudditi.- E scoppiai a ridere.
La regina rossa mi sorrise di nuovo e mi abbracciò, ringraziandomi.
Poi si asciugò una lacrima e mi accarezzò la testa, guardando il fante.
-Quindi, vostro onore, il verdetto?-
Il fante di cuori scoppiò a ridere poi, mettendoci forse una forza eccessiva, sbattè il martelletto sul banco.
-E quindi l'imputata Ellice è giudicata NON COLPEVOLE!-

Subito dopo il processo le due sorelle riappacificate fecero allestire in tutta fretta una festa in giardino, c'era cibo, musica e tutti quanti avevano dei bei nuovi vestiti per ballare.
Fu davvero divertente.
Ma non mi potei godere appieno la serata, perché, nel momento in cui stavo finalmente per fiondarmi su tutto quel ben di dio, lo stregatto mi spuntò davanti, imbarazzato.
-Si, cosa c'è, stregatto?-
Lui abbassò leggermente le orecchie e si stropicciò le mani, imbarazzato.
-Ecco, ti ricordi la promessa?-
Ops, in realtà me ne ero completamente dimenticata, ma glie l'avevo promesso, quindi..
-Si, certo!- Lo afferrai per un braccio e lo trascinai difronte al cappellaio.
-Hei, cappellaio, lo stregatto vorrebbe dirti qualcosa.. Ma.. Dov'è?!-
Quel fifone di un gatto, infatti, era scomparso. Al suo posto c'erano solo due baffi con un lieve rossore dietro.
Glie ne punzecchiai uno, scocciata. -Guarda che io ho fame, quindi, per favore, dille quello che le devi dire e poi mangiamo!-
Il gatto ricomparve, forse perché anche lui aveva fame, rosso come un pomodoro e senza guardarla negli occhi balbetto: -Ehm, ecco.. Asis..-
Asis? Questo era il nome del cappellaio?
Mi ricordava qualcuno..
Lei gli dedicò un sorriso dolcissimo -Si, dimmi, Luke.-
Idem per questo. E no, non era il tizio di quel film..
Lo stregatto ricominciò a storcersi le mani.
-Ecco, volevo chiederti una cosa molto importante.. Che è..-
Mi guardò e gli sorrisi. "Coraggio!" sussurrai. Lui chiuse gli occhi..
-Potresti fabbricarmi un cappello bello come il tuo?-
Cosa?
Uno, due, tre.. Cosa?
Cosa, cosa, cosa, cosa? Oh cielo..
Per punizione dello shock che mi aveva fatto subire gli tirai un pugno in testa. O, almeno, stavo per farlo, ma il cappellaio sorrise radiosa e tirò fuori dalla sua borsetta un cappellino a righe nero e viola, della misura perfetta dello stregatto.
Ma andiamo, chi è che gira con i cappelli in borsa?!
Però lo stregatto sembrava contento, decisamente ed esageratamente contento.
Saltellava ingiro con il suo cappello, urlando "Evviva, evviva, evviva!" Poi ritornò di fronte al cappellaio e le diede un bacio sulla guancia.
-Ti ringrazio davvero, Asis, ah, poi volevo anche chiederti se un giorno mi faresti l'onore di sposarmi, ma per quello avremo tempo..-
E, facendole l'occhiolino, scomparve, lasciando impresso nell'aria il suo bel sorriso.
Oh. Guardai il cappellaio che non sembrava per nulla stupita, solo un po' rossa, ma infondo era normale.. No?
Alla fine lei si allontano canticchiando, come se nulla fosse.
Decisamente no, quei due non erano normali.

-A proposito, Ellice..- Mi chiese la curiosa regina rossa, più tardi, dopo il brindisi.
-Che cos'è che ti ha condotto qui, dovevi fare qualcosa?-
Cavolo, me ne ero del tutto dimenticata. Sorrisi imbarazzata.
-Hem, in realtà dovevo trovare..-
Il gatto saltellò sulla testa della regina rossa, per guardarmi in faccia.
-Cosa? Non hai ancora trovato il bianconiglio? Si può sapere che hai fatto fino ad'ora?!-
Occhei che non centrava col finale felice e tutto, ma potevo dargli un pugno? Piccolo piccolo..
La regina si scostò lo stregatto dai capelli e mi guardò, stupita.
-Il bianconiglio? Dovrebbe essere qua ingiro.. Ma perché lo cerchi?-
In effetti nessuno mi aveva fatto quella domanda, fino ad allora.
Perché lo cercavo?
Tutti quanti erano lì, immobili e mi guardavano curiosi.
-Non so perché, lo cerco e basta..-
Il cappellaio matto sorrise e scosse la testa -Non è così, vero?-
Non era così? E allora perché lo cercavo? -Ma no, il bianconiglio..-
-La bianconiglia, prego.-
E dalla folla spuntò proprio lei, sorridende e tutta figa del suo abitino verde acqua.
Corsi da lei e l'abbracciai.
Ora mi ricordavo perché la cercavo, la bianconiglia era mia cugina! Ed io ero..
Un coniglio!
Così decisi di restare per sempre lì con i miei amici nel paese di panna e cioccolata.


 

The End.



 

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No, scherzo, ovviamente la storia non è finita così.
Infatti il giorno dopo Ellice si svegliò nel suo letto come se nulla fosse e andò a scuola normalmente, senza ricordarsi niente.
Salutò sua cugina che incontrò al cancello, alla fermata vide la sua amica Asis che pomiciava con il ragazzo, Luke. A scuola si sedette, come al solito, di fianco alla sua amica Gine; passeggiò per le classi salutando Julia, Alexandra, Daniel, Leonard, Marzia, Melissa e Nicolò, un tizio che fumava sempre.
E poi, tornata a casa, si sedette e scrisse una bella storia su un paese di panna e cioccolata.
Ed è così che è veramente finita la nostra strana storia.
Adesso vi devo lasciare perché il regista mi ha appena avvisato che si è dimenticato di mettere la cassetta nella telecamera e che quindi dovremo rifare tutto da capo.
Ma vabbè, spero vivamente che oggi vi siate divertiti qui con noi, gentile pubblico, e che le avventure di Ellice nel magico paese di panna e cioccolata vi abbiano affascinato.
Mandandovi un bacio il vostro narratore si allontana per la seconda volta.
A presto, miei cari.
Passo e chiudo.


 

The (Really) End.

 
   
 
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