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Autore: Moritaka    01/07/2011    1 recensioni
E' da un sacco di tempo che vorrei scrivere una fanfic ed essendo un fan sfegatato della serie televisiva "How I met your mother" mi sono ispirato a questa per scrivere Smyle (S sta per "Story", my per "my" e le per "life" ed è la sigla di the Story of my life). Infatti questa raccolta di storie parla un po' di quella che è stata la mia vita anche se non sono così vecchio da fare ancora testamento. Il protagonista sono io ma sono importanti anche i miei figli a cui racconto tutto ciò che mi è successo fra prese per il c**o varie e frequenti e sbroccamente generali. Che dire, scusate l'egocentrismo ma non potete sapere se questa è una storia vera o no, dunque divertitevi!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 “Merda, piove!!!”, “Massi, i ragazzi!!!!!” mia moglie mi aveva sentito dalla cucina. “Senti, cara Leonardo e Marta hanno 16 e 13 anni e ormai sono grandi! Non c’è più bisogno che mi tappo la bocca dopo avere detto merda o altro!”. “Sì, forse è vero che i bam..ragazzi sono grandi, ma questa è anche casa mia e se devi dire parolacce te ne vai al bar!”. “Ancora con questa storia del bar… Ti ripeto per la … Leo a che numero siamo?”. “Cheeeee?????”. “Sì vanbuo’ quello sta al cesso …”. “17esima volta papà”. “Grazie Marta meno male che ci sei tu …”. “Dicevo, ti ripeto per la 17esima volta che io dopo il lavoro non vado al bar a bere con gli amici anche perché se fosse altrimenti la sera alle 9, quando torno dopo essere stato …. più o meno 10 ore in ufficio dovrei essere come minimo un tantino alticcio!”. “Ora non cambiare argomento! Piuttosto chiedi scusa a me e ai ragazzi, subito!”. “Ok, scusatemi ragazzi, scusa tesoro. Così va bene?”. “Sì molto meglio! Leo esci dal bagno!”. “Sì … Aspetta un momento.” Ce l’avevo io il modo giusto per convincerlo e non aspettavo che farmi bello agli occhi di mia moglie: “Leo, lo sai che abbiamo un doppione della chiave del bagno vero?”. “U-un doppione?”. “Sì, Leo. Di conseguenza …” lo scarico del gabinetto già sovrastava la mia voce. “Papà, eccomi; che facciamo?”. “Eheh … Sta diventando semplice convincere Leo” pensavo fra me e me.

 “Beh, non saprei, partitona a Trivial?”. “Penso di no papi, mamma lo ha regalato ai poveri l’anno scorso.” “Cosa? Marta stai scherzando vero?”. “No, caro Marta ha ragione lo scorso anno a Natale facevano una grande pesca di beneficenza a favore dei poveri del quartiere e ho pensato che fosse un bel regalo da fare ai quella gente, tanto noi non lo usavamo più.” “Come non lo usavamo più? Era il mio gioco preferito! E poi i poveri probabilmente non sanno neanche leggere cosa vuoi che se ne facciano di un gioco di quiz?”. “Ma cosa hai capito il gioco era per gli addetti alla pesca che lo hanno messo in palio fra i premi così da devolvere il ricavato a favore dei poveri.” “Ah! Perciò hai dato il mio preziosissimo Trivial Pursuit ai poveri perché lo vendessero? A questo punto ce lo potevamo rivendere noi!”. “No, come al solito non hai capito assolutamente niente! Sono stanca di ripeterti le cose migliaia di volte! Mi vado a fare un bagno, non mi disturbate!”. “Vabbe’ Leo vai a prendere Cluedo allora.” “Ehm, papà, mamma ha dato anche quello ai poveri.” “Cosa?”. “Proprio così!”. “Bah! Comunque, è inutile piangere sul latte versato e poi penso di avere un’ideuzza niente male.” “Pa’ ma come cazz ... pita parli?”. “Senti, Marta io sarò pure un tantino vintage ma, primo sono sempre tuo padre e non ti permettere di rivolgermi la parola così, ai miei tempi ti avrei risposto domandandoti chi ti ha dato tutta ‘sta confidenza …” “Sì nel 1800, quando Garibaldi doveva ancora conquistare il Piemonte!”. “Leo! Io non sono così vecchio e poi vai a studiare che è meglio! Garibaldi conquistò la Sicilia ignorante! Il Piemonte, o Regno di Sardegna, in un certo senso lo finanziò!”. “E nell’altro senso?” “Marta non sei affatto spiritosa! Ma vedi tu se io che sono un uomo maturo che ormai ha raggiunto la soglia dei quaranta …” “Cinquanta vorrai dire.” “Leo! Filate ognuno nelle rispettive camere, ora! Farmi prendere in giro io da due poppanti …” “Poppanti solo quando ti fa comodo!” “Leo in camera tua, ORA!”.
Solitamente non resisto molto senza quegli “scassacosidetti” fra i piedi, anche quando mi fanno arrabbiare molto, perciò capitemi se solo dieci minuti dopo stavo già sulle soglie delle loro stanze a scusarmi. “Mi dispiace di avervi chiamati poppanti e di avervi rimandato in camera ma voi …” “Anche a noi dispiace di averti dato del vecchio anche se …” “Anche se, Leo?”.  “No, no, assolutamente niente.” “Dai su papi parlaci della tua idea.” “Sì la mia ideuzza” Marta mi stava fulminando con lo sguardo “ehm, idea. Ecco che ne dite se vi parlo della story of my life?”. “Di che?”. “La storia della mia vita, Leo. Era un linguaggio moderno.” “Ma che noia papi” Ora ero io che stavo fulminando Marta con lo sguardo “Marta, Leo, seduti” “Ma …” “ORA”.

  
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