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Autore: Yunalesca Valentine    02/07/2011    2 recensioni
Una ragazza la cui Storia influenzerà gli eventi di Crisis Core. E non solo quelli...
"Mi chiamo Yunalesca Valentine e quella che vado a raccontarvi è la mia storia…"
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Crisis Core
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Capitolo XXVII

Goodbye

 

 

Il sole era sorto da poco, quando riaffiorammo in superficie. Una luce debole, ma potente, illuminava un nuovo giorno.

Tornati dove avevamo lasciato Cloud e Lazard, trovammo il primo seduto su una sedia, con la testa ancora ciondolante, segno che non si era ancora ripreso, mentre il secondo era seduto in terra alla sua sinistra. Zack posò Genesis in terra, seduto alla destra di Cloud, con la schiena poggiata contro la sedia, mentre io conficcai lo stocco accanto a lui, nel terreno; poi, sia io che lui, ci recammo da Lazard.

«La Shinra ci ha attaccato» disse con la voce stanca Lazard.

«Risparmia le tue forze» gli disse Zack, inginocchiandosi di fronte a lui.

«Ho ricevuto… dell’aiuto…» continuò l’altro, indicando dietro di Zack. «… da parte sua. È laggiù».

Ci voltammo e ci recammo al punto che Lazard indicava, trovando, con nostra sopresa, la copia canina di Angeal, quel quadrupede alato che si era fatto vedere per la prima volta nella Chiesa dei Bassifondi, dove si trovava Aerith. La povera creatura era sdraiata e sembrava non respirare. Guardandola meglio, si capiva: era morta.

Zack sussultò e disse: «Sei tu…». Emise un singhiozzo e si portò la mano sulla bocca, disperato.

Al solo vederlo così, non ce la feci più e cedetti pure io: iniziai a piangere. Ma non mi sarei fatta sentire; il mio pianto sarebbe stato silenzioso. Però, vedere Zack ridotto così, mi faceva stare male, ed allora feci la cosa più naturale che mi venne in mente: lo abbracciai da dietro.

Avrei voluto dirgli che non doveva fare così, che, a questo modo, oltre a stare male lui, faceva stare male anche me; ma non gli dissi nulla, era giusto che anche lui potesse sfogarsi. Aveva retto fino ad ora, supportando me e Cloud, mantenendo sempre la sua allegria ed il suo sorriso.

Un tonfo sordo attirò la mia attenzione, e mi staccai da Zack, voltandomi. La mano di Lazard era caduta sull’erba, mentre lui sembrava dormire, a giudicare dall’espressione serena che aveva sul volto; ma sapevo che non era affatto così, e che lui, in realtà, se n’era andato, così come il quadrupede alato.

Zack, poco dopo, si voltò e corse al capezzale di Lazard, inginocchiandosi. «Direttore!» esclamò, chiamandolo. Ma quando si rese conto che se n’era andato, emise un lamento di dolore e battè un pugno in terra, dopodiché emise un singhiozzo e si alzò, dicendo, rivolto a Lazard: «Grazie».

Mi voltai a guardare il sole, in modo da nascondere, seppur in parte, il mio viso rigato dalle lacrime che continuavano a cadermi dagli occhi, rigandomi il viso. Stavamo perdendo tutte quelle poche persone a noi care; la perdita era iniziata con la morte di Angeal, seguito da Sephiroth, Genesis ed ora le ultime due persone che avevano un collegamento con Angeal. E tutto questo per colpa della Shinra. No, non stavo diventando paranoica nei confronti della Shinra, ma i fatti stavano così, e nulla li avrebbe cambiati, così come non avrebbe riportato in vita tutti coloro che ci avevano lasciati per sempre.

Ormai il sole illuminava completamente la zona, probabilmente erano le dieci del mattino; la luce non era quella tipica del mezzogiorno, ma poco importava: un altro po’ di tempo, e poi ce ne saremmo dovuti andare, altrimenti la Shinra avrebbe impiegato poco per trovarci.

Zack era troppo immerso nel suo dolore e con lo sguardo puntato sull’erba, per accorgersi che sia Lazard che il cane alato stavano venendo avvolti dal Lifestream. Se ne stavano andando definitivamente, e niente e nessuno avrebbe potuti riportarli indietro. Stavo guardando il cane mentre stava lentamente sparendo, e, dopo che se ne fu andato completamente, per terra trovai un bigliettino, che raccolsi subito. Non lo aprii, ma, in conpenso, afferrai Zack per un braccio e lo tirai leggermente, in modo da attirare la sua attenzione.

«Hm?».

«Tieni» dissi afferrandogli la mano ed aprendogliela, porgendogli il biglietto.

«Cos’è?» mi chiese guardandolo.

«Un biglietto, o forse una lettera un po’ piegata. Aprila» gli risposi.

Zack aprì il foglietto e si mise a leggere il suo contenuto. Una volta che ebbe finito, esclamò: «Quattro anni?!».

«…Cosa? A cosa ti riferisci?» gli chiesi confusa, dopo esser tornata coi piedi per terra. Mi ero distratta un attimo.

«La lettera… è da parte di Aerith» iniziò lui, cupo.

«…Quindi?» lo guardai confusa. Se era da parte di Aerith, perché doveva essere così cupo^ non doveva essere felice, piuttosto? «Non dovresti essere felice…?» gli chiesi inclinando il capo di lato, mentre le lacrime che avevo pianto si stavano seccando ai lati degli occhi.

«Sì, sono felice, ma…».

«Ma…?».

Il temporeggiare di Zack mi stava facendo preoccupare, e nemmeno poco.

«Questa è l’ottantanovesima lettera che mi scrive. Dice che è da quattro anni che non ha più mie notizie» disse ancora più cupo.

Quattro anni…? Per caso, mi stava dicendo che…

«Mi stai dicendo che noi siamo rimasti rinchiusi nel laboratorio a Nibelheim per quattro anni?!» esclamai, terrorizzata dal sentirmi dire sì come risposta.

Vidi Zack chinare il capo e stringere la lettera che teneva in mano, prima di dire solamente: «Sì».

Quel sì mi lasciò sconvolta. Praticamente, noi eravamo stati quattro anni rinchiusi nel laboratorio, nelle mani di Hojo a Nibelheim, lontano da tutti e da tutto. Questa scoperta, paragonata a quella della mia parentela con Sephiroth ed il mio collegamento con il Progetto S, era decisamente ancora più sconvolgente.

Al solo pensiero di quello che Hojo aveva potuto farci, od aveva fatto, mi sentii male, anche peggio di quando l’avatar di Genesis mi stava stritolando; dovetti aggrapparmi al braccio di Zack, per evitare di ritrovarmi a terra.

«Stai bene?!» mi chiese preoccupato lui.

«Fisicamente sì, ma interiormente no» gli risposi, mentre lasciavo la presa sul suo braccio e tornavo a stare dritta sui miei piedi.

«Forse era meglio se non ti dicevo nulla…?» chiese più a sé stesso che a me.

Scossi la testa e gli dissi: «No, hai fatto bene a dirlo. Era giusto che lo sapessi anch’io, così come Cloud non appena si riprenderà».

Rimanemmo in silenzio fino a che non ripresi nuovamente la parola: «Dunque, se abbiamo passato quattro anni , e tre ne erano passati dalla morte di Angeal… Adesso, noi dovremmo avere ventuno anni, mentre Cloud venti!».

«Quattro anni…» mormorò Zack.

«Già…».

Ventuno anni… peccato che il mio corpo fosse rimasto tale e quale a quando avevo sedici anni... Gli unici ad essere cambiati, a differenza mia, erano proprio Zack e Cloud; certo, erano due ragazzi, ma noi, per quattro anni, eravamo rimasti “congelati” nella mako…

I miei pensieri vennero interrotti da Zack, il quale aveva appena preso e messo in spalla un Cloud ancora assente mentalmente, portandolo alla moto e mettendolo al suo solito posto; poi prese la Buster Sword, che aveva piantato nel terreno a pochi passi da lui, e disse: «Andiamo a Midgar».

A quella sua affermazione, spalancai gli occhi e gli chiesi: «Perché? Andare laggiù è come scriversi sulla fronte “Obiettivo: prendeteci oppure eliminateci”! Praticamente è come auto consegnarsi alla Shinra!».

«Lo so, ma… voglio rivedere Aerith… almeno un’ultima volta».

«Ah… ho capito».

Nonostante avessi detto così, le mie gambe non volevano proprio sentirne di muoversi. Era normale, era umano, che Zack volesse andare a vedere, almeno per l’ultima volta, la persona che amava, ma… a me e Cloud non ci pensava? Il biondo era ancora nel suo stato comatoso dovuto all’intossicamento da mako, e da solo non poteva fare nulla; era già tanto se riusciva a muovere le gambe, se aiutato! Riguardo a me, non è che dovesse preoccuparsi di molto, dato che le mie condizioni non necessitavano un monitoraggio fisso da parte sua, però, così facendo, ovvero andando a Midgar, stava firmando la nostra cattura – o condanna a morte, nel peggiore dei casi.

Quando sentii Zack accendere il motore della moto e chiamarmi, automaticamente mi diressi verso di lui, come se le mie gambe non fossero mai state bloccate; ed il motivo era alquanto semplice: non volevo perdere tempo e darne alla Shinra per individuarci e venire a prenderci.

Mentre ci allontanavamo da Banora, in direzione di Midgar, non potei fare a meno di pensare che, forse, era meglio se fossi rimasta in quella serie di cunicoli sotterranei dove avevamo affrontato Genesis… almeno lì, di sicuro, non mi avrebbero mai trovata, dato che a Banora, purtroppo, non vi era più anima viva, quindi, con molte difficoltà la Shinra ed i Turks mi avrebbero trovata… Ma il mio pensiero era piuttosto stupido, oltre che da vigliacca: se Zack e Cloud, anche se ques’ultimo un po’ inconsciamente, affrontavano quello che sarebbe arrivato, allora l’avrei dovuto fare anch’io, per non essere da meno.

 

*

 

Banora ormai era solo un ricordo, data la distanza, ma anche la moto: aveva esaurito il carburante. Prima o poi sarebbe successo, c’era da aspettarselo, ma che ci lasciasse a qualche kilometro da Midgar… proprio no. Adesso sì, che eravamo veramente a rischio Shinra!

La strada sterrata dove eravamo finiti sembrava non essere molto trafficata, e, mentre sorreggevo Cloud, Zack si stava ingegnando sul da farsi, camminando avanti-indietro con un’espressione pensierosa. Se non avessi avuto l’angoscia di essere catturata, mi sarei seduta a terra ed avrei dormito un pochino, giusto per recuperare un po’ di sonno. Non avevo dormito granché, dopo la battaglia contro Genesis…

Mi si stavano chiudendo gli occhi, nonostante fossi in piedi, quando Zack fece fermare un camion d’un giallo slavato, chiedendo un passaggio e prendendo Cloud, caricandolo sopra il veicolo.

«Yuna, andiamo» mi fece, mentre mi tendeva una mano per aiutarmi a salire.

Risvegliatami dal mio stato semi catatonico, afferrai la mano che mi porgeva e salii sopra, sedendomi nell’angolo a sinistra, con la testa vicina allo specchietto del camion, di fronte a Zack.

Non appena il veicolo si mise in moto sobbalzando e con il motore che scoppiettava – evidentemente doveva essere un po’ malandato –, notai che Cloud era vicino alla parte da dove eravamo saliti, a dir poco pericolosa per lui.

«Zack, forse Cloud non dovrebbe stare lì vicino… se il camion prende una buca, Cloud spicca il volo!» feci notare.  Ma Zack era troppo intento a blaterare su cosa avrebbe fatto nel futuro, per sentire quello che avevo detto….

Visto che lui era intento ad altro, ma pur sempre attivo e vigile, decisi di chiudere per due minuti gli occhi, ma solo quelli: non mi sarei addormentata! Ed invece… crollai di botto, come se non avessi dormito da anni, anche se, in effetti, un po’ la situazione era a quel modo.

 

Mi svegliai di soprassalto, grazie al camion che, come prima o poi sarebbe successo, aveva preso una buca. Sbattendo gli occhi più volte, guardai subito se Cloud non fosse volato via, ma lo trovai seduto lì dov’era, mentre Zack si stava preparando a sollevarlo di nuovo: tra poco saremmo scesi; ma perché?

«Dobbiamo scendere?» chiesi a Zack, mentre con il dorso della mano mi stropicciavo l’occhio destro.

«Sì» fu la sua risposta.

Nell’esatto momento in cui il veicolo si fermò, saltammo giù, con Zack che sorreggeva Cloud; lo seguii dietro ad un masso piuttosto alto e largo, e, una volta che posò a terra Cloud, gli chiesi: «Perché siamo scesi?».

«Non possiamo entrare a Midgar a quel modo: ci scoprirebbero subito».

Non ci avevo minimamente pensato, ma c’era qualcosa che non mi convinceva… secondo me, Zack non mi stava dicendo tutto.

«In effetti…» mi limitai a dire.

Lo vidi mettere una mano sulla testa di Cloud, scompigliandogli un po’ i capelli, prima di mettere una mano sulla testa anche a me.

«Dove hai intenzione di andare?» gli chiesi.

«Devo fare una cosa, ma torno subito» disse togliendo la mano dalla mia testa. «Pensaci tu a Cloud, ok?».

Una strana sensazione di inquietudine mi attanagliò lo stomaco, e mi voltai verso Cloud, vedendolo tendere una mano in direzione di Zack, il quale si stava allontanando.

«Zack!» lo chiamai, ma non mi sentì. «Accidenti… ed ora cosa faccio…?».

Mi morsi un labbro e mi inginocchiai di fronte a Cloud, guardandolo negli occhi: «Anche se non puoi ancora muoverti né parlare, sappi che io ora vado a vedere cosa ha in mente quell’altro, che mi preoccupa un po’… ok? Se ti dovessi riprendere, aspettaci qui».

Avevo una brutta sensazione…

 

 

- - -

Bene, questo è il penultimo capitolo; il prossimo sarà quello finale, e lo pubblicherò il 30/07 tassativamente, quindi, nel caso in cui finissi di scriverlo prima, lo pubblicherei in ogni caso il 30/07. Lo so che è una cosa unpo' stupida, voler pubblicare l'ultimo capitolo in una data precisa, però... voglio che sia pubblicato nello stesso giorno in cui pubblicai il primo - e diedi inizio alla mia "carriera" di scrittrice. XD

Detto questo, spero che questi ultimi due capitoli siano... come dire... struggenti, ma non finti. Oook, probabilmente ho detto qualcosa di nonsense, quindi mi cheto, che è meglio, e me ne vado.

Ci si risente il 30 Luglio, con l'ultimo "episodio" xD

   
 
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