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Autore: unleashedliebe    03/07/2011    9 recensioni
Bill Kaulitz non è un semplice cantante per me, probabilmente non lo è mai stato. E' molto, molto di più, l'individuo più irraggiungibile, il più agognato, sognato, venerato. Eppure.. lo amo lo stesso. “Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.Nescio, sed fieri sentio et excrucior”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice parte uno: I Tokio Hotel non mi appartengono in alcun modo, i fatti descritti in questa storia sono frutto della mia immaginazione e non hanno alcun riscontro sulla realtà. Non è stata scrtta a scopo di lucro. Aggiungo che se copiate vi taglio le manine :3
Note dell'autrice parte due: Questa one-shot l'ho scritta alle due di notte, la prima storia che scrivo totalmente a mano, non è una gran cosa, non so neanche se ha una trama precisa, però è uscita di getto e l'ho terminata in un'ora, ricopiata al computer identica, quindi possono esserci errori o comunque potrebbe non piacere.
Note dell'autrice parte tre: So che molti di voi aspettano l'epilogo di Stich ins Gluck, il quale si trova nel mio portatile, il quale è rotto! Perdonatemi se non posto, ma nel fisso che uso ora ho solamente la bozza, quindi mi toccherebbe riscriverlo di nuovo, perciò aspetto mi riportino l'altro computer (sperando lo riportino..) perciò nell'attesa vi lascio questa, è piuttosto corto, ma penso.. significativa ;)
Note dell'autrice parte quattro: Come è nata questa storia? Bhe, stavo ascoltando "pain of love" (il titolo infatti è preso da questa canzone) e mi è venuta in mente la penultima frase della one shot, e da quella è uscito il resto. Nonostante sia narrata in prima persona, vorrei precisare che la protagonista non sono io, nel senso che non provo ciò che sente lei, capirete leggendo. Non è proprio 'farina del mio sacco', cioè una cosa del genere mi girava in mente da un po', ho deciso di scriverla girando per facebook, guardando tutte le pagine dedicate all'amore platonico e leggendo certe cose su Bill. Questa un po' la volevo dedicare a tutte le ragazze innamorate di lui. Io non lo sono, non ho mai etichettato ciò che provo per lui, perchè l'amore non so neanche cos'è, di certo lo ritengo una persona speciale, ma amore mi sembra troppo, mi spaventa insomma. Questa è per loro, nonostante il sentimento che provano sia "unilaterale", continuano nella loro strada, e le ammiro molto. [nota aggiunta più tardi - non avendo tempo di sistemarla prima perchè mio fratello m'aveva sfrattata dal pc]
Note dell'autrice parte finale: Vi lascio alla lettura, magari non vi piacerà, magari la troverete senza senso, oppure no! Vi chiedo perciò di lasciare una recensione, così per sapere cosa portano i miei viaggi mentali serali ;) e perchè, comunque, ci tengo a questa storiella.
Un bacio, la vostra
Unleashedliebe ohnenamelol




I can't turn it off - Anna



I can't turn it off »




“The pain of love I wanna touch, without it's not worth living”


È estate, non so se giugno, luglio o agosto ma riconosco la stagione.
Questa è l’ennesima volta che sono seduta in spiaggia, coperta da un leggero vestito, i piedi immersi nella sabbia cuocente e le mani occupate a spostare i capelli i quali sono agitati dal vento e trasportati sul mio viso arrossato.
È estate, eppure mi sento intorpidita, ho freddo.
Il mio cervello è in stand-by mentre il cuore scalpita a ritmo irregolare. Bum, bum. Sembra voglia scappare dal mio petto tremante.
Cinque minuti fa stavo bene, poi l’ho intravisto e il mio cuore ha reagito di conseguenza. Lui è seduto a pochi metri da me, appoggiato al bancone del bar con in mano la solita lattina fresca di Red Bull.
È il mio – non propriamente causale – appuntamento fisso, ogni giorno stessa ora.
La mattina non mi reco lì sapendo – o sperando – di incontrarlo nel pomeriggio; fatto sta che, non appena scorgo la sua figura accompagnata da un'altra spaventosamente identica, non riesco a distogliere lo sguardo da ogni suo movimento, come ipnotizzata.
Il mio cuore l’ha riconosciuto subito, il cervello però si rifiuta di associare lo sconosciuto con il nome che il mio inconscio silenziosamente urla.
Solamente undici lettere, tuttavia non riesco a pronunciarle a causa della vicinanza con il soggetto in questione.
Bill Kaulitz.
L’individuo più irraggiungibile per me, il più agognato, sognato, venerato.
Eppure ogni giorno, trovandomelo quasi davanti, rimango lì nel mio angolo di spiaggia a scrutarlo attentamente, memorizzando ogni dettaglio che i miei occhi percepiscono, ho quasi paura di sciuparlo.
Da dove mi trovo vedo perfettamente il suo profilo.
I capelli sono lasciati liberi, le punte sono leggermente arricciate e scosse dal vento; mi basta osservali per captare la loro morbidezza.
Proseguo incontrando due perle color nocciola, prive di trucco, incorniciate da lunghe ciglia nere; qualcosa luccica, il piercing al sopracciglio.
Scendo e accarezzo da lontano quel naso così perfetto, infine continuo con le sue labbra; tremano e si schiudono leggermente, probabilmente il fratello l’ha fatto ridere e anche gli occhi brillano allegri.
Intravedo il tatuaggio che ha sul collo, il simbolo della sua band, la T di Tokio e la H di Hotel che si incontrano in quel che è l’emblema della mia generazione, della mia vita. Per alcuni risulterà un disegno insignificante ma, per le fan di questo gruppo e per me, è molto di più. Fin dalla prima volta in cui li ascoltai capì che qualcosa stava cambiando, un legame stava nascendo fra i quattro ragazzi e me, un filo che quasi ci legava e vibrava d’emozioni a ogni loro sorriso, risata, concerto. Quel simbolo lascia sempre spazio a tanti ricordi, ormai è costante nella mia vita da un po’ di anni.
Mi scosto per concentrarmi sull’altro tatuaggio, focalizzandone ogni particolarità.
Freiheit89, libertà millenovecentoottantanove. Caduta del muro, nascita dei Kaulitz.
Posso solo immaginare cosa l’abbia portato a incidere ciò permanentemente sulla sua pelle. La prima volta in cui vidi Bill mi bastò poco per capire fosse cresciuto in fretta, troppo forse: a sedici anni, mentre normalmente si va a scuola, lui iniziava a dominare palchi in tutta Europa, appena adolescente eppure riusciva a donare – grazie alla sua voce – forza, speranza, amore alle sue fan.
Vuole essere libero, e ci riesce. Al diavolo i giudizi, cosa importa delle critiche in fondo? Vorrei essere coraggiosa come lui, invece mi nascondo dal mondo, mi sento a mio agio nell’invisibilità. Bill no, è come la luce e come tale è giusto che risplenda; dategli un microfono e, assieme alla band, riuscirà a illuminare
l’esistenza di migliaia di ragazze grazie alla bellezza della sua voce, alla sua grazia.
Porto il mio sguardo alla sua schiena, è così magro.. si nutrirà di pizza e orsetti gommosi, musica e amore. E se a lui va bene così, va bene anche a me, perché se è felice, lo sono di rimando. Io vivo in simbiosi con questo cantante, anche se Bill non lo sa.
Non ci vuole molto prima che i miei occhi cambino nuovamente direzione, accarezzando l’altra scritta incisa sul fianco.
Wir hören nie auf zu schreien Wir kehren zum Ursprung zurück.
(Non smetteremo mai di gridare. Torniamo alle origini)
Inevitabilmente sorrido.
Un milione di fan, altrettanti dischi di venduti, altrettanti soldi guadagnati, tuttavia guardandolo vedo lo stesso ragazzino degli esordi, con qualche vestito di marca in più e maggiormente stravagante e originale.
Cambiare è normale, mi stupirei del contrario, soprattutto per un musicista come lui; eppure basta uno sguardo ai suoi occhi per ritrovare il Bill bambino che cantava “Leb’ die Sekunde” con espressione entusiasta e trasognata, con quel fare che ti permette di capire che non sarà mai uno qualunque no, lui lascerà un segno.
Infatti è quello che ha fatto, è quello che sta facendo, è quello che continuerà sicuramente a fare.
Proseguo e i miei occhi cadono sulla stella tatuata che spunta da sotto al costume; mi ordino di concentrarmi su altro, in quanto quell’immagine in quel punto è troppo impertinente, sensuale, invitante per me. Seguo perciò le sue gambe magre, finché non ritorno sul suo viso e sussulto, ancora colpita da tale meraviglia.
È estate.
L’ambiente è caldo.
Eppure io rabbrividisco.
Sono solamente una statua umana apatica in mezzo a turisti accaldati.
Non riesco a muovermi, continuo imperterrita a fissarlo.
Nella testa mi pare di sentire la sua voce sussurrare implorante.
Come closer, and closer.
Siamo così vicini, eppure così lontani.
Due mondi opposti, tristemente irraggiungibili e diversi.
Basterebbero pochi passi, in fondo ho appena visto due ragazze andare lì e tornare al posto stringendo una macchina fotografica e un foglietto con occhi lucidi; si tratta solo di alzarmi, prendere un respiro, muovere qualche passo e sarò lì, di fronte ai gemelli.
Invece il mio corpo non reagisce, è inerme, succube di quel sentimento troppo forte da controllare per una ragazzina come me, il quale mi blocca. Perché?
Quanto a lungo durerà ciò? Magari domani verrò e loro non ci saranno e a quel punto sarà troppo tardi.
Dovrei essere coraggiosa per una volta in vita mia, cosa mi spaventa così da paralizzarmi? Quante volte ho fissato una sua foto con aria frustrata e incantata? Quante volte ho pianto, consapevole la figura dell’immagine sarebbe rimasta lì, mai mia? Tante, troppe.
Ora ho la possibilità di riscattarmi; non mi capiterà mai più di averli così vicino. Non posso buttare all’aria quest’opportunità, per l’ennesima volta! Il destino è sempre stato ostile verso di me, ora si sta scusando presentandomi Bill Kaulitz a pochi metri da me.
- Sono qua, dietro di te. Ich bin hier, hinter dir Bill- sussurro pianissimo, tentando di riemergere dall’immobilità e torpore in cui sono caduta, poi aspetto, quasi pensando m’avesse sentita e quindi raggiunta. Illusa.
Qualcosa però accade.
Tom gli da una gomitata e mi indica ridacchiando.
"Non sono una stalker, non sono pazza. Sono soltanto una fan che di fronte a voi non riesce a permettere al cervello di mandare gli impulsi ai muscoli affinché si muovano facendomi sembrare una persona viva e non una psicopatica incantata."
Questo pensiero però rimane intrappolato in gola. Il respiro rallenta non appena scorgo un movimento da parte del cantante, il quale si gira con grazia di lato e punta i suoi occhi sui miei.
Tachicardia, calore, affanno, spossatezza, panico, emozione, sogno.
Mi sento avvampare, avviene tutto in poco tempo, al mio interno sembra scatenarsi l’inferno, apocalisse: mi pare gli organi si stiano piano sgretolando e fondendo, i pensieri fluttuano caotici, liberi.
Perché ha questo effetto su di me?
Vorrei gridargli di smetterla, una semplice occhiata non può scombussolarmi in tal modo.
Poi.. sorride.
In quel momento l’inferno si placa e subentrano così emozioni più calme, paradiso.
Frugo nella memoria cercando di capire se mai prima d’ora mi sia mai sentita così; la risposta arriva fulminea, secca ma non mi sorprende: no.
Mi sento viva, il mio corpo freme, lentamente riprendo il controllo.
Ora posso raggiungerlo, finalmente.
Mi alzo di scatto e per un momento ciò che vedo è tutto confuso e nero, poi tutto intorno comincia a focalizzarsi e riprende così forma.

Mi passo una mano sulla fronte sudata; chiudo gli occhi, espiro e ispiro senza fretta finché il battito e il respiro non si regolarizza, è questione di pochi attimi.
Guardo distrattamente l’ambiente circostante.
Non è possibile, basta: sono stanca!
Non ricordo da quanto va avanti tutto ciò; ogni notte chiudo le palpebre e mi ritrovo nella medesima situazione.
Bill e io.
Mai un passo avanti, non appena trovo il coraggio di raggiungerlo tutto si fa più offuscato e mi sveglio ansimante, confusa e frustrata.
Sto impazzendo.
I quattro mi fissano impassibili dai poster appesi sulla parete, assurdo.
Non ricordo in che momento tutto questo è iniziato. Quando il mio cuore ha scelto Bill?
Non bastava più che pensassi a lui sedici ore su ventiquattro, non importava monopolizzasse la mia mente in ogni dannato istante, dalla mattina alla sera. A quanto pare non era sufficiente, così si era impossessato dei miei sogni.
Sta diventando tutto ogni giorno più insostenibile, sempre peggio.
Cammino per strada e cerco il suo volto tra la folla, nonostante sia consapevole ci sia un oceano fra lui e me e, anche se fossimo nello stesso stato, nulla cambierebbe poiché Bill è la mia utopia, un noi è irrealizzabile.
Posso sperare nel suo amore, tanto ho la consapevolezza non sarò mai ricambiata.
Eppure mi aggrappo ancora a quest’illusione.
Sono malata, forse ho qualcosa che non va. Non mi sono innamorata ancora, neanche lo cerco l’amore! Penso a questo sentimento nella mia testa si fa spazio sempre il volto del cantante. Non ho speranze.
Mi domando come sia arrivata a questo punto; dovevo fare qualcosa prima, invece mi sono lasciata travolgere da ciò e tutto è andato degenerando. Ormai è tardi per tornare indietro, per cancellare ciò che provo per questa persona a me, purtroppo, sconosciuta.
È sbagliato, insano.
Il mio cuore però gli appartiene, e Bill non ne verrà mai a conoscenza.
Lo amo, ma lo odio.
Lo odio perché quei dannati occhi, quella fottuta bocca, quell’immatura voce e quel viso schifosamente perfetto hanno fatto sì che mi innamorassi di lui.
Lo odio perché è diventato essenziale come l’aria per me.
Lo odio perché sognarlo ogni notte è diventato il mio peggior incubo.
Lo odio perché è irraggiungibile e un giorno l’illusione e la speranza di poter essere in qualche assurdo modo ricambiato, mi distruggeranno.
Lo odio, perché lo amo in un modo così pulsante, profondo e insano che non so quanto il mio cuore sopporterà ancora questa tortura.

“Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.Nescio, sed fieri sentio et excrucior”
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato.
[ Catullo ]

   
 
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