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Autore: leocaccino    03/07/2011    5 recensioni
Thomas è uno scrittore molto famoso in tutto il mondo
Alex è un liceale impacciato e timido
Questa è la loro storia....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Flowers serie'
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  • Capitolo17: Quando fioriscono i ciliegi –
 
 
 
 
 
 
 - Alex ti ho tradito – furono le uniche parole di Thomas. E rimasero lì, uno di fronte all’altro.
 
I always knew this day would come  (Ho sempre Saputo che questo giorno sarebbe arrivato)
We'd be standing one by one (Saremmo stati in piedi l’uno di fronte all’altra) 
With our future in our hands  (Con il nostro futuro tra le mani)
So many dreams so many plans (Così tanti sogni così tanti piani)
 
Alex guardò Thomas quasi con ribrezzo prima di reagire, non gli sembrava vero ma il suo ragazzo lo aveva tradito sul serio. Nei suoi occhi leggeva il senso di colpa che si portava dentro. E infine Caterina era stata l’ultima prova: lei che aveva sempre fatto di tutto per dividerli, ora c’era riuscita. Alex si rese conto in un solo istante che il divano era sfatto e Thomas era sconvolto, con capelli arruffati e occhi pieni di lacrime. Probabilmente, quello di pochi minuti prima, era stato l’ultimo tradimento ma quanti ce ne erano stati prima? Al biondo venne un conato di vomito: Thomas e lui avevano dormito nello stesso letto dove il più grande scopava con Caterina, mentre loro stavano insieme. Probabilmente lui era innamorato ancora di lei, anche se aveva mentito mille volte dicendo di amare Alex. La mano gli partì da sola e solo dopo pochi istanti si accorse di aver lasciato un’impronta rossa sulla guancia di Thomas. Poi si sforzò di non piangere, di non mostrarsi triste e deluso davanti al suo, ormai ex, ragazzo. Voleva solo mostrargli tutto il suo rancore e la sua rabbia.

- Mi fai schifo – furono le uniche e flebili parole che riuscì a pronunciare il biondino. Poi com’era entrato pochi secondi prima, sparì dietro la porta blindata per l’ultima volta. Thomas rimase in piedi a fissare il vuoto di fronte a lui. Questa volta l’aveva fatta grossa, sapeva che non ci sarebbe stato nessun modo per ottenere il perdono di Alex. Doveva solo affrontare il suo destino di padre e di marito. Una lacrima gli rigò la guancia rossa per lo schiaffo. Insieme, lui e Alex, avrebbero potuto costruire un futuro sicuro e saldo ma ora era tutto sfumato. Si accasciò quindi sul divano e si coprì gli occhi lacrimanti con i palmi delle mani, cercando in qualche modo di frenare le lacrime che continuavano a scivolare sul suo volto incessanti.
 
Always knew after all these years ( Ho sempre saputo che dopo tutti questi anni)
There'd be laughter there'd be tears ( Ci sarebbero state risate e ci sarebbero state lacrime)
But never thought that I'd walk away (Ma non avrei pensato che me ne sarei andata)
With so much join but so much pain (Con tanto piacere ma anche tanto dolore)
And it's so hard to say goodbye (Ed è così difficile dire addio)

 
Alex corse verso la fermata dell’autobus più vicina. Era rimasto pochi minuti dietro la porta blindata della casa di Thomas, sperando che lui cercasse di fermarlo ma alla fine non era successo. Era tutto vero allora, lo scrittore non doveva dargli nessuna spiegazione, quello che il biondino aveva intuito era vero: Thomas lo aveva tradito sul serio.
Salì sul primo autobus diretto verso il ritrovo. Voleva stare da solo e pensare a quello che era successo. Non voleva più scuse o spiegazioni, solo un po’ di pace. Una volta seduto su un sedile libero, trattenne le lacrime e strinse i pugni. Non voleva più piangere, non voleva più soffrire, lo aveva già fatto troppe volte. Chiuse gli occhi e in un lampo lo assalirono i ricordi: la sera in cui aveva conosciuto Thomas, quando c’era ancora sua zia. L’istante in cui era fuggito durante la prima ripetizione. I sussurri del suo amato Thomas mentre gli diceva di amarlo. Il loro primo bacio, quello in cui era stato lui a prendere l’iniziativa dopo la frase liberatoria e romantica del suo ex fidanzato. Le volte in cui era scappato piantandolo in asso. La notte del suo compleanno. Le foto e i video girati dai giornalisti che li ritraevano. Il loro primo “appuntamento”. Il Natale trascorso insieme, a casa, mentre la neve imbiancava tutta la città. Le litigate. I sorrisi e le gioie passate insieme. Le lacrime versate per Thomas. E infine l’addio.
La mano di Alex si sciolse dalla stretta ferrea e andò a sfiorare l’orecchio destro, toccando così l’orecchino fatto sotto il periodo natalizio, con Thomas. Una lacrima gli sfuggì al controllo, rigandogli il volto. Strinse nuovamente i pugni e li infilò nelle tasche della giacca. La mano sinistra però andò a scontrare un mazzo di chiavi, quelle dell’appartamento di Thomas. Le aveva ancora lui. Le tirò fuori e le guardò con rabbia. Insieme all’orecchino, erano l’unica cosa che gli rimaneva del suo ex ragazzo. Anche tutta la sua roba era rimasta a Thomas, l’indomani sarebbe tornato a riprendersela.

But yesterdays gone we gotta keep moving on ( Ma il passato se n’è andato dobbiamo andare avanti)
I'm so thankful for the moments so glad I got to know ya (ti sono così grato per i momenti, sono così felice di averti conosciuto)
The times that we had I'll keep like a photograph (il tempo che abbiamo avuto lo terrò come una fotografia)
And hold you in my heart forever  (ti terrò nel mio cuore per sempre)
I'll always remember you (ti ricorderò per sempre)

 
 
Thomas si svegliò sul divano, aveva freddo e si sentiva la testa scoppiare. La sera prima, dopo che Alex se ne era andato, era rimasto steso sul divano a piangere rannicchiato, finche le lacrime non si erano esaurite. Nessuno quella notte era andato a coprirlo con un piumone. Era rimasto solo in quella casa gelida. Alex ormai non faceva più parte della sua vita. Quando si alzò dal soffice divano, si accorse che la testa gli girava. Si diresse, strisciando i piedi sul pavimento di marmo, verso la cucina e una volta entrato lì trovò la tavola ancora apparecchiata. Era imbandita per una cenetta romantica, con le candele ormai consumate e le portate fredde. Si sedette al suo solito posto, guardando poi verso la porta, forse sperando che entrasse Alex da un momento all’altro e gli dicesse “Buon giorno” come faceva tutte le mattine. Quando però si accorse che non sarebbe successo nulla del genere, abbassò lo sguardo sul piatto vuoto. Era lui stesso ad aver combinato quel casino, ad aver detto al suo, ormai ex, ragazzo che lo aveva tradito con Caterina. Perché non gli aveva detto la verità? Perché non aveva reso partecipe anche lui dei suoi problemi e delle sue paure? Soprattutto perché non lo aveva fermato una volta aver capito l’errore che aveva fatto? Inoltre era sicuro che Caterina gli stesse dicendo la verità? Era sicuro che la cicatrice sotto l’ombelico fosse stata causata da un parto cesareo e non da un aborto? Oppure che le radiografie non fossero false, magari di un’altra persona? Era sicuro di tutte queste cose? La sua mente ci lavorò su alcuni secondi e dopo poco arrivo a una conclusione: lui non era  sicuro di nulla. Almeno non in un momento simile. Per quanto però fosse triste e depresso, per quanto stesse soffrendo, lui doveva accertarsi che tutto quello che gli aveva detto Caterina era vero, doveva avere delle certezze.
Corse nell’entrata a salotto e prese il cellulare. Nella lista delle chiamate effettuate comparse subito il nome di “Caterina”. Bastò premere il tastino verde per inoltrare la chiamata. Non gli importava se era presto o se non le andava ancora di parlargli ma lui doveva sapere più cose possibili. Se la storia dell’aver partorito un figlio suo era vera allora l’avrebbe sposata, altrimenti avrebbe cercato di riprendersi il suo Alex a tutti i costi.
Uno squillo non basto. Ce ne furono altri quattro dopo il primo ma persistendo, Thomas ce la fece.
- Pronto Thomas – la voce di Caterina era assonnata e un po’ titubante – Che cosa vuoi? -
- Buon giorno Caterina – rispose freddo l’altro dall’altro lato dell’apparecchio elettronico – Vorrei vedere mio figlio e accertarmi che la tua non sia solo una macchinazione – Caterina sbuffò.
- Beh puoi venire nel pomeriggio – sembrava quasi in difficoltà.
- No, arrivo tra un’ora precisa – s’impuntò l’altro – Voglio vedere subito mio figlio – e calcò il tono della voce sulla parola “mio” come a rivendicarne l’appartenenza.
- Va bene, fa come vuoi – prima che Caterina però potesse continuare, Thomas la interruppe e le chiese dove poteva trovarla, dove abitava ora.
- Sono da mio fratello, ora abito da lui – rispose acida lei per poi sentirsi staccare la chiamata. Thomas gettò il cellulare sul divano e cominciò a spogliarsi mentre si dirigeva in bagno, dopo una doccia rinfrescante sarebbe sicuramente andato a casa di Caterina, per finalmente vedere suo figlio.
 
Alex arrivò a scuola in ritardo. Non gli capitava ormai da molto tempo. La giornata era magnifica, il sole brillava ma lui era completamente sconvolto, abbattuto e stanco. Aveva dormito nella vecchia casa, dove abitava con sua zia, dopotutto ormai quella era casa sua. Fortunatamente aveva attaccato le chiavi a quelle dell’appartamento di Thomas. Quando si sedette al suo posto, si accorse che Lucas non era al suo fianco. Fu come un flash, il ricordo di quello che era successo il pomeriggio prima con il suo migliore amico. Si voltò e come aveva previsto, lo trovò in fondo all’aula in uno degli ultimi banchi. I due si guardarono fissi. Alex non aveva nemmeno la forza di rinfacciargli che ci aveva provato un’ultima volta con lui e poi era uscito dalla sua vita dopo il suo rifiuto. Il biondino era troppo sconvolto e anche Lucas sembrò accorgersene. Quando però Alex si voltò verso la lavagna, la professoressa lo riprese, cacciandolo fuori dall’aula. Non gli era mai capitato di rimanere fuori dalla porta la prima ora di lezione. Si accasciò vicino agli armadietti fino a ritrovarsi con il sedere per terra. Si coprì poi la faccia con le mani e si lasciò andare ai pensieri, belli o brutti che fossero. I ricordi ben presto lo assalirono e una stretta al cuore lo fece vacillare emotivamente. Quando poi si mise le mani in tasca e sfiorò le chiavi, ricordò che quel pomeriggio avrebbe dovuto prendere le sue cose da casa di Thomas. Pensare a quell’uomo gli fece scappare una lacrima involontaria. Perché era successo tutto quel casino? Perché Thomas lo aveva tradito? Perché lui non aveva cercato risposte subito al posto di farsi molte domande ora? Perché ora che aveva perso tutto e tutti, in fondo, stava così bene? Probabilmente la perdita di Thomas lo faceva rattristare ma aver perso Lucas invece lo faceva quasi gioire. Era come se si fosse tolto un peso enorme dallo stomaco. Come se una sensazione di oppressione totale se ne fosse andata per sempre. Alex non aveva mai voluto l’amore del suo migliore amico, gli chiedeva solo affetto, tutto qui. Quando le lacrime cominciarono a scorrergli involontariamente sul viso, il biondino corse in bagno per avere un po’ di tranquillità. Si chiuse in uno dei gabinetti e si sfogò. Tra singhiozzi e lacrime amare si fece tante domande: perché lui era così sensibile? Perché non riusciva a cambiare? Perché non voleva tagliare i ponti con il passato? Soprattutto, perché se non gli importava di nulla, stava soffrendo tanto? Non trovò nessuna risposta, forse l’unica cosa da fare era cambiare tutto nella sua vita. Gli tornò in mente il sogno che aveva fatto quando stava ancora con Thomas. Lì tutti erano contro di lui perché amava un uomo e non una donna. Lì sua zia era arrabbiata perché Thomas l’aveva cancellata dal suo cuore. Lì quella strega di Caterina lo aveva avvisato che avrebbe vinto lei ed era successo così. Poi sua madre, la donna dai boccoli dorati come i suoi, gli aveva chiarito le idee.
- La matita di mia madre – sussurrò Alex. Aveva lasciato anche l’unico ricordo della sua adorata mamma in casa di Thomas. Quel pomeriggio avrebbe preso anche quella, magari mettendola nuovamente sarebbe riuscito ad acquistare un po’ di coraggio per andare avanti, come se quell’oggetto fosse in grado di fare magie. La magia però esiste solo nei libri, non nella realtà. Alex scosse la testa. Era un idiota per quello che pensava. Lucas glie lo aveva detto troppe volte: lui era un bambino anche se ormai aveva diciotto anni. Prese le chiavi dalla tasca della felpa e le strinse con forza. Basta, aveva deciso, sarebbe cambiato tutto da quel momento.
 
Thomas sapeva bene dove abitava il pregiudicato fratello di Caterina. In passato Richard, il fratellone della sua “promessa” sposa, era stato in galera per rapina e sequestro di persona. Ora però, dopo aver scontato la sua pena, viveva tranquillamente in un appartamento nel centro cittadino. Trovò subito il cognome di famiglia di Caterina al citofono. Suonò irrequieto e un po’ emozionato. Forse era vero che il figlio ipotetico di Caterina era anche il suo. Diventare padre sarebbe stato bello ma quel sogno era irrealizzabile quando stava con Alex. Ora però senza il biondino si sarebbe potuto avverare. Però se lui voleva un figlio e una famiglia vera perché la mancanza di quel ragazzino lo faceva stare così male? Che la lontananza da lui lo distruggesse lentamente?  Mentre saliva le scale si fece queste due domande. Una volta però raggiunto il pianerottolo, Caterina lo aspettava a braccia incrociate vicino alla porta. Thomas la guardò quasi con odio, era lei la causa di tutto quel casino. Quando poi entrò in casa si accorse che Richard non c’era e che le valige della sua promessa sposa erano sparse nella piccola entrata, alcune aperte, altre ancora chiuse. Probabilmente dopo che Thomas l’aveva lasciata, Caterina era stata sfrattata  dal piccolo appartamento in cui abitava e di cui lo scrittore pagava l’affitto.  Si accomodò lentamente nel cucinino, altrettanto incasinato da oggetti della donna e trovata una sedia libera si sedette tranquillamente. Caterina sposto un vestito firmato dalla sedia di fronte alla sua e si accomodò, guardandolo negli occhi. Lei già lo sentiva il profumo della vittoria.
- Allora, il bambino dov’è? – chiese con tono alterato e spazientito  Thomas.
- Abbassa la voce, sta ancora dormendo – sorrise la donna con stizza.  Lo scrittore allora si ammutolì un attimo,  poi riprese a parlare.
- Tuo fratello dov’è? –
- E’ uscito – rispose semplicemente Caterina. Dopo poco sospirò, quella situazione era difficile per entrambi. La mente di Thomas viaggiò ai momenti passati con Alex, era praticamente inutile, non pensava ad altro tutto il giorno. Avrebbe voluto aggiustare le cose ma la promessa fatta alla donna davanti a lui lo faceva tentennare. I suoi pensieri però furono interrotti da dei versi che solo un neonato poteva fare. Caterina sorrise quasi maligna e si alzò dalla sedia, correndo, quasi, nel salotto, dove c’era la culla con il piccolo neonato. In pochissimo tempo Thomas si ritrovò davanti una madre che teneva il suo bambino in braccio. Lo cullava quasi con gioia, in fondo era felice di essere madre. Thomas sorrise tra se e se, poi si alzò dalla sedia e le punto i suoi occhi muschio addosso.
- Cosa c’è? – chiese Caterina sorridendo.
- Voglio fare il test del DNA – lo sguardo di Thomas era serio, quasi irritato. Non voleva rendere le cose facili alla sua ex. Non solo perché per colpa sua aveva perso Alex, forse per sempre, ma anche perché non credeva ancora ai suoi occhi. Caterina avrebbe potuto benissimo farsi mettere in cinta da qualcun altro dopo che loro si erano lasciati.
- Non ti basta come prova? – chiese stizzita indicando con lo sguardo il neonato che teneva in braccio – Questa è anche tua figlia -  Thomas rimase immobile. Dentro di se era allibito dalle parole della donna ma in poco tempo si ricompose e la guardò ancora una volta irritato.
- Voglio i risultati del test entro due giorni – ora era lui quello che poteva ricattarla senza problemi – Altrimenti non ti sposo – continuò poi con calma. Quando ebbe finito la frase le voltò le spalle e come era entrato in quella casa, ne uscì. La rabbia gli faceva ribollire il sangue e la voglia di gridare era tanta. Continuò a camminare a passo svelto fino al suo bolide rosso fuoco, poi una volta entratoci e messo in moto, partì verso una meta che nemmeno lui conosceva.
 
Alex  entrò in casa di Thomas sperando che lo scrittore non ci fosse. Quando poi si fu accertato che non ci fosse nessuno, cominciò a raccogliere la sua roba. Cominciò dai vestiti.  Prese prima la roba estiva che ormai non gli serviva più, finché non gli capitò in mano la maglietta verde aderente che aveva messo il giorno del suo compleanno. Quello era stato un giorno stupendo che aveva passato con il suo unico e grande amore. Già, non era ancora riuscito togliersi dalla testa Thomas e più provava a non pensarci, più tutti i baci e tutte le sue frasi dette con amore gli tonavano in mente come un uragano, sconvolgendolo. Continuò a mettere i suoi vestiti in una valigia che si era portato dietro. Quando poi gettò una giacca nera nella valigia, un petalo rosa a forma di cuore cadde in terra. Lui lo guardò stranito. Non si ricordava dove lo avesse preso o come fosse finito nelle sue tasche. Qualche immagine gli attraversò la mente come un film. Presto i ricordi riaffiorarono e Alex capì che quel petalo era caduto da uno degli alberi del viale che collegava casa sua e la sua scuola. Presto inoltre i ciliegi sarebbero fioriti di nuovo ma se fosse stato per lui sarebbero potuti anche bruciare tutti.  Oramai li odiava. Erano diventati il simbolo dell’amore che c’era tra lui e Thomas e quando quell’amore era appassito anche la sua passione per quei fiori era scomparsa. Lasciò il petalo li dov’era e continuò a mettere i suoi vestiti nella valigia. Passò poi ai suoi effetti personali. Dal bagno prese lo spazzolino e tutto ciò che era suo. Poi gli capitò sottomano la matita nera di sua madre. Se la mise in fretta prima di continuare e poi gettò quella nella valigia insieme alle altre cose. Prima di andarsene lasciò le chiavi sul tavolo di cristallo, nell’entrata. Quando ebbe finito di prendere le sue cose passò davanti alla biblioteca e vi entrò lasciando la valigia vicino alla porta blindata. La girò tutta, come aveva fatto la prima volta. Chiuse gli occhi accarezzando i dorsi dei libri, sentendo sotto le dita i caratteri incisi in oro o in rosso. I ricordi lo schiacciarono come una pressa. Si voltò di scatto e gli sembro quasi di vedere Thomas appoggiato alla porta che gli sorrideva. Quando scosse la testa anche quell’immagine andò via, lasciando il vuoto. Fu solo Olga a sporgersi dalla porta guardandolo fisso, le braccia incrociate sul petto.
-Te ne vai Alex? – chiese un po’ triste.
- Si – il ricciolo abbassò la testa – Mi dispiace, ma non amo più Thomas – rimase con la testa bassa. Non riusciva a guardarla negli occhi. Sapeva che questa decisione avrebbe ferito anche lei.
- Dove andrai? – chiese poi la donna preoccupata.
- Non lo so – la sua voce era ridotta quasi a un sussurro – Voglio andare lontano da Thomas, lontano da questa casa e lontano da questa città –
- Hai un posto dove stare? –
- Si, finché non deciderò il luogo in cui andare starò nella casa di mia zia – alzò lo sguardo: gli occhi erano seri, ma una lacrima gli rigava la guancia – Dopotutto ora quella casa è mia –
- E la scuola? – Olga sembrava meno preoccupata.
- Finirò l’anno, poi mi trasferirò – si asciugò la guancia – Ti chiedo solo di non dire nulla a Thomas – la superò uscendo dalla stanza e poi prese la valigia. Prima di uscire dalla porta  si voltò e sorrise a Olga. Poi alzò il braccio in segno di saluto e uscì da casa. Mentre scendeva nell’ascensore molti ricordi lo attanagliarono: la prima volta che era salito per quelle scale, le lezioni che faceva con Thomas, le loro litigate e infine la sera in cui lui gli aveva detto di averlo tradito. Inizialmente lui non ci aveva creduto nemmeno per un secondo. Poi guardandosi in giro era arrivato alla conclusione che Thomas non stesse mentendo. Le lacrime gli rigarono il volto di nero. Non voleva piangere ma era l’unica opzione che aveva in quel momento. Non riusciva a fare altro. Non riusciva a pensare ad altro all’infuori di Thomas. Si asciugò le guance con il dorso delle mani e poi uscì dal portone di quel dannato palazzo per l’ultima volta.  Quando salì sull’autobus gli occhi gli cominciarono a lacrimare nuovamente e più lui provava ad asciugarli più quelli gli bagnavano le guance con calde lacrime.
 
Thomas era appena entrato in casa. Era mancato tutto il giorno. Ormai era tardo pomeriggio e fuori era già buio. Era stato tutto il pomeriggio al cimitero cittadino, davanti alla tomba di Nina, la zia di Alex. Aveva cambiato i fiori sulla sua tomba e poi era rimasto a parlare da solo, rivolto a lei, sperando che gli rispondesse qualcuno. Aveva raccontato cos’era accaduto con Alex. Gli aveva mentito e aveva infranto una promessa che si era fatto da solo tempo prima. Lo aveva fatto soffrire un’altra volta e lo aveva lasciato da solo. Quando però si chiuse la porta blindata alle spalle si aspettava forse che Alex uscisse da qualche stanza e guardandolo arrossisse, prima di correrlo a baciarlo e a farsi coccolare. Nulla successe però. Anzi quando Thomas si guardò meglio in giro, notò subito un mazzo di chiavi lasciate sul tavolo di cristallo. Si rese subito conto che si trattavano della copia che teneva con se il suo piccolo e fragile ex ragazzo. Si avvicinò al tavolino e le raccolse. Alex era stato lì, per l’ultima volta, ma almeno era tornato. Non gli importava se non voleva più vederlo, lo avrebbe sicuramente capito, una cosa però era sicura,  lui gli mancava in qualche modo. Fece un giro veloce per la casa e, con molta delusione e malumore, scoprì che Alex si era portato via tutto quello che era suo. Forse si era sbagliato, lui non gli mancava per niente. Il ricciolo era tornato solo per prendere la sua roba, poi era per sempre uscito dalla sua vita. Si guardò in giro in cerca di qualcosa. Era nervoso e senza accorgersene aveva fatto lo stesso percorso per almeno una decina di volte. Passeggiava nella camera da letto, come un’anima in pena. Quando poi calpesto qualcosa di colorato che era poggiato sul pavimento, si fermò. Era in preda al nervosismo e con stizza si abbassò per vedere cos’era. Presto si accorse che era un petalo rosa, un petalo di fiore di ciliegio. Era anche a forma di cuore. Lo strinse nella mano destra e se lo infilò in tasca. Non lo avrebbe buttato. Quello era un oggetto che Alex aveva perso senza, probabilmente, accorgersene mentre stava portando via la sua roba. Continuò a fare sù e giù per la stanza almeno una ventina di volte, prima però di aver pensato al tassello che mancava: Olga. Probabilmente la governante che era in ottimi rapporti con il biondino, sapeva qualcosa. Si diresse in cucina a passo ferreo e quando la scorse cucinare animatamente come se nulla fosse accaduto un moto di rabbia lo convinse ancora di più che la donna sapeva qualcosa. Probabilmente lei era in casa quando Alex aveva portato via le sue cose.
- Tu sai qualcosa, non è vero? – accusò Thomas mentre entrava in cucina con lo sguardo corruciato puntato sulla governante. La donna si voltò spaventata. Non si aspettava un’intrusione del genere e una tale cattiveria  e diffidenza nel tono dello scrittore.
- Di che parla signorino? – chiese lei dopo essersi leggermente ripresa. Il suo tono era rimasto stranamente tranquillo.
- Sto parlando di Alex – continuò lui con tono autoritario – Oggi è stato qui e tu sai sicuramente qualcosa – la sua voce prese una piega quasi maligna mentre pronunciava quelle parole – E io voglio sapere tutto – annunciò alla fine.
- Davvero crede questo signorino? – chiese subito lei sulla difensiva. Sentirsi attaccati in quel modo non faceva di certo piacere.
- Tu assicurami che non è così – lo sguardo di sfida di Thomas la fece vacillare, finchè lei non abbssò tutte le difese e confessò.
- E’ così – sospirò –Oggi alex è stato qui, ha preso la sua roba ed è andato via – disse poitutto d’un fiato.
- E tu non hai fatto nulla per fermarlo?!? – le urlò lui.
- Non volevo intralciare le sue decisioni – disse lei con sicurezza continuando a cucinare.
- Io lo amo Olga ! – gridò Thomas. La governante si voltò verso di lui, lo sguardo fiero e sicuro.
- Ma lui non ama più lei – rispose senza esitazioni, in modo quasi lapidario. Quell’affermazione fece barcollare lo scrittore. La sicurezza di Olga sembrava quella di Nina e di Alex. Non poteva crederci, anzi non voleva crederci. Alex lo amava ancora sicuramente. Ormai lo conosceva bene. Non poteva non amarlo. Non poteva non ricambiare il suo amore. Ormai erano una cosa sola e come soffriva lui, anche per il biondino era lo stesso.
- Non ti credo – annunciò mentre gli occhi gli brillavano, ormai prossimi alle lacrime – Ti prego dimmi dov’è – il suo tono si era calmato, anzi si era ridotto a una supplica.
- Ho promesso di non dirle niente signorino – la donna sembrava irremovibile sull’argomento.
- Non lo faresti nemmeno per un uomo innamorato ? –
- Si è trasferito nella casa dove abitava con sua zia, prima di venire qui – sospirò Olga rassegnata.
- Grazie – rispose lui. Corse verso la porta blindata, munendosi di giacca. Con una velocità assurda scese le scale del palazzo. Doveva raggiungero. Dirgli che lo amava e che non gli interessava nulla di Caterina. Soprattutto doveva dirgli la verità. Doveva dirgli di sua figlia, sempre che fosse veramente sua. Quando aprì il portone però una brutta presenza lo accolse. Lucas era fermo sulla soglia, con il dito pigiato sul tasto del citofono che segnalava il suo appartamento.
- Cosa ci fai tu qui? – chiese sgarbatamente Thomas.
- Sono venuto per parlare con Alex – ammise lui, con tono scontroso – Devo scusarmi con lui – a quelle parole Thomas si sentì ribbollire il sangue nelle vene. Quel tipo che aveva davanti non gli era mai andato a genio e ora che aveva tagliato i ponti con il suo ex ragazzo poteva agire tranquillamente. La mano si mosse prima del cervello e il pugno partì quasi da solo, andandosi a schiantare contro la guancia del moro.
 
Lucas e Thomas si trovavano uno di fronte all’altro, in un pub. Dopo il pugno dello scrittore un ematoma violaceo si era formato sulla guancia del ragazzo. Poi dopo quel colpo Lucas aveva chiesto spiegazioni, che non aveva ricevuto.  Alla fine però era riuscito a convincere Thomas che le parole erano meglio dei pugni e che comunque lui voleva chiarire molte cose, forse troppe e non solo con Alex ma anche con lui.
- So che che tra di noi non scorre buon sangue – cominciò Lucas massaggiandosi la guancia destra – E tu me lo hai anche dimostrato – rise indicando l’ematoma – Solo che non so il motivo, ma tu mi sei stato sempre simpatico… -
- Tu invece no – lo interruppe lo scrittore puntandogli addosso uno sguardo assassino.
- Forse sarà per la stima che provo per te come autore, forse per la fama o forse perché stai con il mio migliore amico… - continuò come se l’altro non avesse detto nulla fino alla seconda interruzione.
- Qual è il punto? – chiese Thomas impaziente.
- Il punto è Alex  - rispose lui con un sorriso furbo – Non credere che io sia stupido – precisò lui – Però ho visto lo sguardo affranto che aveva questa mattina – il suo sorriso si trasformò in uno sguardo vago – Inizialmente credevo che fosse a causa di quello che è successo ieri tra di noi… -
- Perché cos’è successo? – chiese l’altro allarmandosi.
- Dopo te lo spiegherò, lo prometto ma ora fammi continuare – gli sorrise Lucas, il suo sorriso era falso logicamente – Dicevo, inizialmente credevo che fosse così distrutto e triste per causa mia, poi però ho capito – il suo sguardo da vago diventò accusatore – La colpa è tutta tua Thomas – si massaggiò nuovamente la guancia – Cos’è successo tra di voi? – chiese poi.
- Nulla che ti riguardi – lo scrittore vacillò.
- Senti – sospirò – Non voglio che tra di noi ci sia una grande amicizia, ma io tengo molto ad Alex e vederlo soffrire mi spezza il cuore – spiegò. Thomas dal canto suo cominciava a stimare quel ragazzo, forse cominciava a essergli simpatico.
- Beh io e lui abbiamo litigato e ci siamo, come dire, lasciati – spiegò brevemente il più grande.
- Tu però lo ami ancora vero? – chiese subito Lucas.
- Certo – Thomas sorrise, il primo sorriso che rivolgeva al moro – E prima di darti quel pugno stavo andando a riprendermelo – puntualizzò subito dopo.
- Beh se vuoi un consiglio, io ti dico di aspettare che gli sbollisca un po’ la rabbia, qualsiasi cosa tu abbia fatto – poi fece un lungo sospiro – Anche se a seconda di cos’è successo potresti anche agire subito – Thomas lo guardò interrogativo. Poi lentamente arrivò a una conclusione: Lucas voleva sapere. E infatti dopo una breve ma dettagliata spiegazione il moro lo guardò un po’ torvo.
- Non dico che lo hai perso per sempre, ma il mio consiglio è: aspetta almeno due o tre giorni che sbollisca la rabbia – l’ematoma gli faceva male e faceva anche fatica a parlare troppo a raffica – Poi va da lui e digli la verità –
 
Alex si svegliò nella stanza di sua zia, fredda e buia. Quella casa era ridotta in condizioni pietose, la corrente era stata staccata e la polvere era ovunque. Erano passati ben tre giorni da quando aveva preso la sua roba dalla casa di Thomas. Poi in quella casa aveva sperato tutta la notte e il giorno seguente nell’arrivo dello scrittore e con quello anche delle sue scuse. Sfortunatamente per lui questo non era successo. Thomas non era arrivato e lui era rimasto lì altri due giorni. Aveva deciso quindi di sistemare le sue cose, negli armadi polverosi della zia, aveva dato una spolverata veloce alla casa e poi era uscito. Non sapeva il perché di quell’uscita e soprattutto non sapeva la meta. Aveva percorso quasi un chilometro da casa sua finchè non era capitato davanti a un tabacchino e vi entrò senza esitare. Si guardò intorno finchè un uomo abbastanza anziano non parlò.
- Desideri qualcosa? – chiese con voce gracchiante. Alex si voltò verso di lui e lo guardò con uno sguardo distante.
- Un pacchetto di quelle – indicò un pacco di sigarette rosso da venti – E questo – posò sul banco di fronte a lui anche un accendino con sopra scritto “Fuck you” in un colore giallo quasi fluorescente. L’uomo lo guardò incredulo e prima di posare il pacchetto di sigarette sul bancone e dirgli la cifra che spendeva si pose un’interrogativo.
- Hai mai fumato prima d’ora? – chiese con poco interesse tenendo stretto nella sua mano il pacchetto.
- Si – mentì con non curanza il ricciolo.
- E sei sicuro di non essere minorenne? – Alex gli rivolse uno sguardo torvo. Prese la carta d’identità dal portafoglio e glie la mostrò prima di parlare.
- Vuole continuare con il suo interrogatorio? – chiese poi il biondo in modo sgarbato.
- No, tranquillo – il vecchio poggiò le sigarette sul bancone, vicine all’accendino – Sembri più piccolio della tua età – aggiunse poi con un sorriso che però non gli venne ricambiato. Lo sguardo di Alex era buio, quasi inanimato. Ogni volta che sentiva quella parola, “piccolino”, si ricordava di come la diceva Thomas e allora si sentiva crollare il mondo addosso. Il vecchio lo guardò con preoccupazione poi gli disse la cifra che spendeva. Subito dopo aver pagato il ricciolo uscì velocemente dal negozio, senza ulteriori parole o saluti che fossero. Scartò il pacchetto e accese una sigaretta mentre l’aveva tra le labbra. Aspirò il fumo e la prima volta che questo gli scese verso i polmoni una forte tosse lo assalì. Gettò la sigaretta a terra e la spense con il tallone, poi continuò a camminare senza una meta. Pocopiù avanti gettò anche il pacchetto nel cestino dell’immondizia chiedendosi come faceva la maggior parte delle persone a fumare. Arrivò il pomeriggio e lui non aveva ancora pranzato, non perché non avesse soldi, ma perché quei pochi spiccioli che gli rimanevano gli servivano per fare ancora una cosa. Le parole del vecchio gli avevano scavato dentro, lo avevano colpito in pieno petto. Lui sembrava più piccolo della sua età, forse perché aveva i capelli lunghi e la matita sotto gli occhi. Prese subito una salvietta struccante, che teneva sempre in borsa, e alla prima vetrina che rifletteva la sua immagine, si tolse la matita dagli occhi, facendo emergere i due zaffiri dalle tenebre che li circondavano. Quella matita lo rendeva piccolo e soprattutto quei capelli. Si passò una mano tra i boccoli dorati mentre continuava a camminare. Ora aveva una meta. Forse la prima tappa per una nuova vita.
 
Con te
Ho speso tutta la mia età
Cosa ne farò
Di quelle frasi scritte sul telefono
Siamo noi la vita che fa vivere nel cuore
Questo amore incancellabile
Cosa ne farò
Le rileggerò
Per poi pensare che
Di te
Solo un messaggio resterà
Ma la verità
È solo una ferita dentro l'anima
Che si riaprirà tutte le volte
Che i pensieri danno scene irripetibili
La tua bugia
A una ragazza di periferia

 
Passarono i due giorni che Lucas gli aveva consigliato di aspettare, ma Thomas non si dava pace. Si era dimenticato di molte cose, perfino del matrimonio con Caterina e di sua figlia. Fu una lettera a ricordarglielo. Sulla busta c’era una grossa H stampata e sotto di questa una scritta troneggiava:Northwestern Memorial Hospital. Thomas l’aprì con calma, senza fretta. Aveva però molto timore. Forse di sapere che la bambina era anche sua e non solo di Caterina e che lei non stesse mentendo. Si ricordava che prima diandare al cimitero, quasi due giorni prima, era tornato in casa di Caterina poco dopo esserne uscito e le aveva dato una piccola boccetta del suo sangue. Da lì lei aveva fatto il test e ora c’era solo da affrontare il risultato. Lesse tutto d’un fiato il risultato scritto a caratteri neri, poi gettò il foglio sul tavolo di cristallo dell’entrata e si accasciò sul divano passandosi una mano sul volto. Era la verità, la neonata che Caterina gli aveva mostrato era anche sua figlia. Pensò ad Alex, al suo sorriso ea tutto il resto di lui. Doveva dire addio a tutto e sposare la madre di sua figlia. Era triste ma le cose stavano così.
 
Passò una settimana in cui Thomas si diede da fare, cercando, con i preparativi del matrimonio, di dimenticarsi di Alex. Face di tutto. Prenotò la chiesa più sfarzosa in assoluto per la cerimonia. Lasciò la scelta degli invitati e delle bomboniere a Caterina. Le lasciò anche la scelta dei fiori e un ristorante dove poi festeggiare, anche se per lui non succedeva nulla per cui fare festa. Era stato invitato a molti matrimoni prima di questo, ogni volta si era sentito agitato, immaginando, in un certo senso, il suo. Ora però non riusciva a immaginare nulla, anche perché la persona che voleva sposare non era Caterina. Avrebbe preferito di gran lunga Alex, non tanto da sposare, solo da amare e vivere insieme. La sua futura sposa si era anche trasferita in casa sua. Thomas dal canto suo aveva comprato una culla per la piccola e aveva cambiato la disposizione dei mobili in tutta la casa, a piacere della sua futura moglie. In quella settimana che li separava dal matrimonio però non aveva fatto altro che pensare ad Alex e quando rimaneva da solo o si chiudeva in bagno non riusciva a fare altro che piangere pensando a lui. Quella distanza lo straziava. Poi il fatidico giorno del matrimonio arrivò. Thomas si svegliò quella mattina con un forte vuoto interiore. Gli mancava qualcosa, anzi qualcuno. Caterina era già sveglia da un po’, febbricitando per l’attesa. Sapeva che quel giorno ci sarebbero stati anche i giornalisti e i cameramen per riprendere la cerimonia. Sarebbe stato un evento quasi nazionale. Thomas si alzò stanco dal letto e si avviò verso la sala da pranzo, dove lo aspettava un pimpante Caterina. Si chiese come faceva a essere così allegra e sveglia, visto che aveva passato tutta la notte a festeggiare con le amiche il suo addio al nubilato. Thomas dal canto suo aveva tenuto la figlia rinunciando al suo addio al celibato, anche se la cosa non gli importava molto. La sera prima aveva scoperto la gioia di essere padre e per nulla al mondo avrebbe gettato addosso alla neonata le colpe della madre, anzi le sue colpe. La guardò seriamente mentre lei pimpante, lo salutava.
- Buon giorno – sorrise – Selen dorme ancora? – già la piccola si chiamava Selen e mentre Thomas usciva dalla camera aveva cercato di fare silenzio, per non svegliarla. Lo scrittore annuì a quella domanda. Poi Caterina continuò – Oggi ci sposeremo – sorrise solare nuovamente. Forse quello era il giorno più bello per lei ma non per lui. Si impose che doveva farlo per sua figlia e non per la donna che gli stava davanti.
- Già – sorrise falso – Un gran giorno – la guardò nuovamente e si chiese perché lui fosse così debole da non dirle la verità. Non aveva nemmeno il coraggio di mettere le cose in chiaro una volte per tutte.
Le ore passarono lente e mentre Thomas si metteva lo smoking scelto da Caterina, lei era intenta a indossare il vestito da sposa. Come di abitudine, per scaramanzia, lo sposo non vide la sposa con il vestito bianco indosso. Fu lui il primo ad arrivare in chiesa con la sua Spider rosso fuoco. Lei arrivò lentamente con una limousine bianca. Nella macchina, con lei, c’erano i suoi genitori e alcune sue amiche. Oltretutto la chiesa era divisa in due. A destra i parenti dello sposo, che poi non erano molti, solo il suo migliore amico con moglie e figli e Olga. La parte di lei invece, alla sinistra, era piena , anzi era stracolma di gente, che era sfociata nella parte destra della chiesa.  Le panche erano addobbate con fiori d’arancio, nastri e tulle rosa. Quando poi cominciò la cerimonia e Caterina entro con un favoloso vestito candido, tutti si girarono verso di lei. L’organo suonava la marcia nuziale, mentre Thomas osservava, serio, il vestito di Caterina. Era completamente bianco, con il velo che le copriva il volto. I capelli erano sciolti e ricci, tra di essi perline e tulle facevano da sfarzo. Il corpetto era più stretto del dovuto ed era legato con un sontuoso fiocco che si univa allo strascico. Sotto la gonna completamente in tulle portava un paio di scarpe col tacco bianche. Era bellissima e terrificante allo stesso tempo. Quando poi gli fu vicino e si tolse il velo, lo scrittore notò che aveva esagerato con il trucco. La guardò, sempre serio, poi guardò un’ultima volta gli invitati prima che il prete cominciasse a parlare. La confusione nella testa di Thomas aumentava.
- Caterina Allen vuoi tu prendere Thomas Rey come tuo sposo per amarlo e rispettarlo, nel bene e nel male, fino alla fine dei tuoi giorni? – chiese con la solita domanda il prete.
- Sì, lo voglio – rispose lei con le lacrime d’attrice agli occhi.
- Thomas Rey vuoi tu prendere Caterina Allen come tua sposa per amarla e rispettarla, nel bene e nel male, fino alla fine dei tuoi giorni? – ripetè il parroco. Thomas non rispose, era perso nei suoi pensieri. Quel “sì” sarebbe stato la sua condanna a morte e la promessa che non avrebbe mai più rivisto Alex. Mai. Tutti nella chiesa, compresi giornalisti e cameramen rimasero con il fiato sospeso. Bastava un “sì” e tutto sarebbe finito. I testimoni dietro gli sposi rimasero interdetti, almeno così sembrava per Will che in realtà sarebbe stato più felice nel vederlo insieme ad Alex. Caterina poi lo guardò incredula, sperava con tutto il cuore in quel fatidico “sì”.
- Sì – sussurrò Thomas. Lo sguardo del prete si fece interrogativo e Thomas lo disse nuovamente – Sì, lo voglio – Caterina sorrise compiaciuta, Will abbassò la testa e il parroco continuò.
- Con i poteri che mi hanno conferito, io vi dichiaro marito e moglie – poi guardò Thomas con fare allegro – Ora può baciare la sposa – Thomas attaccò le sue labbra a quelle della donna in un semplice bacio a stampo, poi la prese a braccetto e la condusse fuori dove una miriade di fotografi scattavano foto per i giornali scandalstici. I giornalisti fecero alcune domande ai novelli sposi e i cameramen ripresero tutto. Tutti gli invitati gettavano riso su di loro da cui Caterina si riparava con fare scocciato. A Thomas invece non importava di nulla, ora aveva firmato la sua condanna a morte.
Nelle ore seguenti la festa al ristorante sembrò interminabile per lo scrittore, che rimase seduto al proprio tavolo tutto il tempo, a braccia incorciate. Nessuno notava il suo fare scocciato, Caterina era troppo persa nelle congratulazioni degli invitati. Solo Will gli stava accanto, ma ora come ora non gli serviva il suo migliore amico, lui voloeva Alex. Avrebbe voluto coccolarlo, baciarlo e soprattutto fare l’amore con lui. Lo voleva, ma sapeva che da quel giorno in poi avrebbe dovuto dimenticarlo. Selen, nel passeggino al suo fianco dormiva beata per la lunga giornata e lui la guardava ogni tanto con occhi pieni di dolcezza che fino a quel momento aveva riservato solo per il riccolo. Quando anche quel pomeriggio passò e il due sposi tornarono a casa con la piccola Thomas si chiuse in camera da letto a piangere. Aveva rovinato la sua esistenza e quella di Alex. Si erano divisi per una sua bugia e ora non poteva più farci nulla. Caterina dal canto suo non voleva disturbarlo e infatti aspettò che si addormentasse per entrare in camera da letto. Selen già dormiva da tanto con il ciuccio in bocca, nella sua nuova culla. Quando entrambi si svegliarono la mattina seguente Thomas sembrò come nuovo, pronto come sempre ad affrontare la vita con un colpo di testa, anche se la vita per lui aveva preso una svolta quasi drastica. I novelli sposiavevano deciso, cioè Caterina aveva deciso, di non andare in luna di miele per la presenza di Selen, la cosa più cara per lei. Già forse diventare mamma l’aveva addolcita e non poco. Anche con Olga era più paziente e meno scorbutica. Lasciavi a Thomas i suoi spazi e si prendeva cura della neonata quasi da sola. Thomas invece non faceva altro che concentrarsi sul suo lavoro e se poteva, quando aveva tempo, sulla bambina. Gli piaceva fare il padre, lo faceva sentire leggermente come quando stava con il suo Alex.
Era passato quasi un mese da quando i due si erano lasciati. I ciliegi erano in fiore da qualche giorno, ma quella giornata non avrebbe permesso a nessuno di guardare la loro bellezza. Fuori dall’appartamento di Thomas e logicamente in tutta la città, pioveva a dirotto. Faceva freddo e quando Olga entrò in casa di mattina portò con se un giornale di gossip. Thomas lo prese subito e guardò la prima pagina: c’era una foto sua e una di Caterina a braccetto, il giorno delle nozze. Il ricordo che pochi mesi prima erano stati paparazzati lui e Alex insieme e che le foto erano finite sui giornali, lo colpì violentemente. Si avviò verso la balconata e una volta aperto le porte-finestra, uscì al freddo e alla pioggia. Lasciò cadere il giornale per terra e cominciò a piangere come faceva ormai da parecchi giorni. La pioggi fortunatamente nascose le lacrime calde che bagnavano il suo volto.
- Thomas entra dentro o ti prenderai un malanno – lo ribeccò dolcemente Caterina entre lo trascinava dentro ormai zuppo. Lo fece sedere sul divano e gli gettò un’asciugamano sui capelli fradici. Lui li asciugò velocemente. Poi fece per alzarsi, ma venne bloccato dalla donna per un polso.
- So che ce l’hai con me per quello che è successo tra te e Alex – cominciò lei – Mi sento in colpa e non voglio che tu soffra – continuò cautamente. Thomas non la guardava nemmeno – Ti amo tanto Thomas e comprendo però che per te non è lo stesso. Tu ami quel ragazzino e forse io ho sbagliato a dividervi così – sospirò – La cosa che mi premeva di più però era che nostra figlia fosse riconosciuta anche da te – poi fu interrotta da un moto di rabbia di Thomas che si alzò in piedi.
- Perché allora ci hai fatti lasciare !?! – schizzò lui.
- Perché sono un’egoista e perché ero gelosa che le tue attenzioni andassero a lui e non a me e a Selen – ammise lei tutto d’un fiato. Thomas rimase interdetto e la lasciò continuare – Quello che volevo dirti però è che se lo ami tanto puoi andare da lui – Thomas sgranò gli occhi. Lei, Caterina Allen, quella che odiava di più al mondo Alex, gli stava dicendo una cosa simile? – Va da lui e digli tutta la verità, digli che non puoi vivere senza di lui. Se lui ricambia questi tuoi sentimenti allora non potrà mentirti e ti perdonerà, qualsiasi cosa tu abbia fatto – sorrise lei radiosa. Thomas continuava a guardarla incredulo. Perché aveva reagito così? Perché ora gli diceva che poteva correre da Alex? Dopotutto si erano sposati da pochi giorni e ora tutto cmabiava di colpo? Lui però non ci pensò due volte su. Prese la giacca e corse verso la porta fradicio com’era. Prima però di chiuderla alle sue spalle, si girò verso Caterina e gli disse – Grazie – sorridendole dopo tanto tempo in un modo che solo lui sapeva fare. Poi se ne andò.
 
Ci volle una buona mezz’ora per arrivare sotto casa di Alex. Si era ricordato che Lucas gli aveva detto che ora abitava nella vecchia casa che condivideva con la zia. Thomas scese di corsa dalla Spider e, inzuppandosi nuovamente da capo a piedi,  si diresse verso il portone di quel palazzo vecchio, dove ora abitava il suo unico amore. Suonò al citofono almeno una ventina di volte ma nulla. Nessuno rispondeva. Che se ne fosse andato per sempre. Lo scrittore ebbe la fortuna però che un anziano signore gli aprì il portone. Dopo averlo ringraziato si fiondò a razzo su per le scale fino al secondo piano e quando scorse la porta della casa di Nina, si attaccò al campanello. Provò un paio di volte fincè non sentì dei passi. Poi una voce squillante da ragazzo parlò.
- Chi è? – chiese con non curanza.
- Sono Thomas – rispose lo scrittore – Alex aprimi ti prego –
- Vattene! – fece lapidario l’altro. Poi si allontanò dalla porta perché Thomas sentì altri passi. Lo scrittore però non demorse e si attaccò nuovamente al campanello della porta. Quando poi senti Alex gridare un “Vattene!” più forte del secondo cominciò a parlare con tono implorante.
-Ti prego Alex – piagnucolò quasi – Ho bisogno di parlare con te urgentemente – guardò in basso, verso i suoi piedi – Ho bisogno di dirti una cosa importante – la sua voce era diventata quasi un sussurro. Ci furono pochi secondi di silenzio in cui sentì il ricciolo esitare dietro la porta.
- Di te non mi importa più nulla! – gridò poi con tutto il fiato che aveva in gola – Non ti voglio più vedere! Devi uscire dalla mia vita! Ti odio, ti odio, ti odio!! – continuava a gridare. Poi Thomas lo sentì singhiozzare. Tirò un pugno contro la superfice di legno massiccio e poi continuò anche lui in tono alterato.
- Cazzo Alex, aprimi! – gridò sul pianerottolo – Voglio vederti ti prego – il suo tono diventò implorante.
- Vai via – rispose Alex tra i singhiozzi.
- Se non vuoi aprire la porta allora io rimarrò qui fuori, anche tutta la notte – non era una minaccia, lui voleva solo convincerlo che faceva sul serio. Che lo amava sul serio – E prima o poi dovrai uscire – aggiunse poi – Quando lo farai io sarò qui ad aspettarti – poi si lasciò scivolare contro il muro di fianco alla porta. Rimase seduto lì, al freddo per quasi un’ora, quando poi senti la porta cigolare e una luce calda illuminare il pianerottolo. Alex era lì che lo guardava. Era diverso. Sembrava dimagrito ancora di più. Aveva i capelli tagliati, i suoi bellissimi boccoli vaporosi erano rimasti in pochi e la matita che solitamente aveva intorno ai suoi zaffiri era scomparsa. In compenso però aveva un po’ di occhiaie come se non dormisse da giorni e i suoi occhi erano rossi per il pianto. Sembrava anche più alto. Thomas si alzò e gli si parò di fronte: già sembrava davvero cresciuto, forse più uomo. Aveva un’espressione sicura dipinta sul volto.
- Entra, parla e poi vattene – annunciò e si scansò per farlo entrare. Thomas si guardò in giro. Il ricciolo aveva fatto pulizia e aveva sistemato tutto. Inoltre probabilmente si era dato da fare, trovando un lavoro part-time e studiando allo stesso tempo: forse era questa la ragione per avere due occhiaie così profonde. Si voltò verso il biondo che stava chiudendo la porta alle sue spalle.
- Su, forza parla – disse Alex mentre si poggiava contro il muro accanto alla porta, pronto per farlo uscire. Indossava una maglietta a maniche corte nera, aderente e un paio di jeans stretti, come suo solito. Poi incrociò le braccia sul petto e puntò il suo sguardo tagliente, quais omicida, addosso a Thomas.
- Io… - stare davanti a lui lo faceva sentire di nuovo felice – Io volevo che sapessi la verità – disse poi tutto d’un fiato.
- Su cosa? – chiese l’altro alzando un sopracciglio – Le tue parole mi sembravano abbastanza sincere – Thomas scosse la testa.
- No, ho mentito – ammise. Poi deglutì – Non ti ho mai tradito – sopirò prima di continuare – Ho una figlia – gli occhi di Alex s’illuminarono quasi di curiosita, poi il suo sguardo si corrugò - La figlia è mia e di Caterina – ebbe quasi paura a nominare il suo nome. Il ricciolo rise di puro sarcasmo. Sicuramente se lo aspettava.
- Già ho visto il tuo matrimonio in diretta nazionale – sorrise – Molto carina tua figlia – indicò un giornale scandalistico gettato per terra a fianco a Thomas, lo stesso che aveva letto lui quella mattina – E bella anche la cerimonia – sopirò un po’ irritato – Però avrei preferito che mi dicessi subito la verità –
- Sì, lo so. Però io sono venuto qui per dirtela- provò a giustificarsi – Io amo te e il matrimonio con Caterina è stato solo… -
- Un errore? – lo interruppe irritato – Una flasa? – lo guardò con odio – Cos’è successo Thomas? Caterina sapeva di noi e tu non volevi che ti rovinasse la carriera, ecco la verità – il ricciolo sputò la sua sentenza senza mezzi termini. Thomas non rispose come per ammettere la sua colpa. Già, Alex aveva ragione, anche quello era stato uno dei suoi motivi ma ora quella cosa era irrilevante, della carriera non glie ne importava più nulla. Gli interessava solo di Alex.
- Perdonami – implorò nuovamente – Non ho scusanti – sospirò – Di una cosa sono certo: io ti amo e ti amerò sempre – guardò in terra – Ho bisogno di te – aggiunse poi in un sussurro. Alex non rispose, guardandolo accigliato.
- Vattene – furono le sue uniche parole dopo interminabili minuti. Aprì la porta alle sue spalle e gli fece cenno di accomodarsi fuori. Thomas si mosse lentamente, poi prima che Alex chiudesse la porta dietro di lui gli fece un’ultima domanda.
- Tu mi odi sul serio Alex? Oppure mi ami ancora? – chiese flebilmente. Non ci fu risposta ma lo sguardo del biondo cambiò, come se l’altro avesse colpito nel suo profondo, come se quella domanda l’avesse sconvolto. Poi gli chiuse la porta in faccia senza esitare. Thomas aveva capito: Alex si stava nascondendo dalla verità. Scese le scale lentamente e quando fu fuori dal portone la pioggia lo bagno completamente, per l’ennesima volta ma questa volta non gli importava nulla. Aveva perso Alex, aveva perso tutto. Si diresse a testa bassa e passi lento fino alla Spider rossa. Prima però che ci si infilasse dentro la voce del suo unico amore lo bloccò.
- Thomas! – lo scritttore si voltò. Alex era a pochi passi da lui, fradicio. Rimase lì di fronte a lui a guardarlo per qualche minuto, poi aggiunse – Io non ho mai smesso di amarti, brutto pezzo d’asino – si avvicinò lentamente a lui, con qualche insicurezza – E non smetterò mai di farlo – e le loro labbra si unirono in un bacio che entrambi avevano desiderato da tanto tempo. La pioggia li inzuppava e Alex prendendo coraggio, aprì la portiera della Spider e si ci infilò dentro. Sicuramente sarebbe stato scomodo lì dentro, ma l’importante era che ci fossero lui e Thomas. Lo scrittore lo seguì a ruota e chiuse la portiera. Si continuarono a baciare. Finchè Alex non prese coraggio e agì. Con un braccio fece perno sulla gamba di Thomas e si spinse su di lui, ritrovandosi così a cavalcioni sulle sue gambe. Erano faccia a faccia, il volante dietro la schiena del biondo. Con il fastidio di quell’aggeggio contro la schiena, Alex decise di abbassare il sedile, cercando la levetta al lato di questo. Quando la tirò si ritrovarono entrambi stesi, uno sopra l’altro. Alex senza esitare mise una gamba tra quelle dello scrittore, facendosi spazio e premendo contro i suoi jeans. Poi cominciò a sbottonargli la camicia, cercando di sembrare il più sicuro possibile ma le mani gli tremavano comunque: era pur sempre la prima volta. Quando l’altro se ne accorse lo fermò e sussurrò dolcemente – Sei sicuro? – Alex annuì e allora l’altro lo lasciò. Il ricciolo era rosso in viso e Thomas vedendolo sorrise, era così bello. Quando poi il piccolo avvicinò le labbra al suo collo lo scrittore trasalì. Alex gli lasciò due succhiotti evidenti. Poi salì ancora più in su e gli morse l’orecchio cercando di essere sensuale, anche se sembrava più goffo che sexy. Scese di nuovo e cominciò a baciargli il petto fino a quel poco di camicia che era riuscito a sbottonargli. Finì con le mani di sbottonargli la camicia, mentre saliva con le labbra alla sua bocca. Le mani scendevano sempre più, cominciando a slacciare i jeans aderenti che cominciavano a essere di troppo. Poi si alzò e si levò la maglietta, gettandola sul sedile del passeggero. Mentre cominciava a sbottonarsi i pantaloni Thomas riuscì a prendere il controllo e girandosi lo fece finire sotto di lui. Lo bacio, gli morse le labbra delicatamente e scese giù fino ai jeans neri. Continuò a slacciarli e glie li tolse in un attimo insieme all’intimo. Passò le sue calde mani sulle sue gambe fredde per la bassa temperatuta. Alex fece la stessa cosa con lui, gli sfilò i jeans e lì buttò dove si erano ammucchiati i loro vestiti, contemplando poi per la prima volta la nudità di Thomas. Aveva paura ma non trmava solo per questo, aveva anche freddo. La voglia di farlo con il suo unico amore però sconfisse il timore e in poco tempo si ritrovarono a strofinarsi l’uno contro l’altro in una danza sensuale che prima d’ora non aveva mai sfiorato i pensieri più perversi di Alex. Quest’ultimo artiglio le sue mani alle scapole del compagno, poi gli strinse le braccia intorno al collo mentre le loro lingue giocavano, passando da una bocca all’altra. L’acqua della pioggia si era asciugata e mentre i vetri della macchina si appannavano per i loro gemiti di goduria, una patina di sudore si andava a formare sui loro corpi. Le loro eccitazioni si scontravano e man mano che andavano avanti, il ricciolo si lasciava andare, sempre di più. Le sue gambe si agganciarono al bacino di Thomas e le sue mani sprofondarono nei capelli del compagno. La poca barba che lo scrittore aveva graffiava la pelle del riccio che gemeva sempre più. Non erano mai arrivati a quel punto ma Alex sapeva che ormai era solo questione di tempo prima che succedesse. E in quel momento chi sarebbe stato la donna? Poi i ricordi lo rincuorarono. Pensò alle parole che il suo compagno gli aveva detto quasi unmese prima “– Se vuoi fare l’amore devi capire che esistiamo noi due soltanto, non ci sono donne, solo due uomini innamorati –“.  Allora capì, capì che era il momento giusto, che non gli importava di dov’erano. L’importante era che ci fossero loro due insieme. Si baciarono un’ultima volta prima che Alex interrompesse le labbra di Thomas.
- Ti voglio – sussurrò imbarazzato – Dentro di me – aggiunse poi con un filo di voce. Thomas lo guardò sorridente. Era un po’ incredulo per quell’affermazione, ma non si tirò indietro. Continuò a baciarlo mentre con le dita scendeva lungo i suoi fianchi. Il ricciolo avvinghiò le mani alla sua schiena, poi senti le dita dello scrittore entrare in se. Faceva male, tanto male. Trattenne un urlo. Quando però arrivò il dito si spinse più dentro, non riuscì più a trattenersi. Reclinò la testa all’indietro e aprì la bocca, urlando per il dolore. Si faceva male, ma ne valeva la pena, bastava solo resistere. Una lacrima involontaria gli rigò il volto. Thomas si fermò, aveva paura anche lui e non solo di fargli male ma anche di sbagliare qualcosa, di fare qualche cosa che all’altro non andava.
- Ne sei sicuro? – chiese con dolcezza, mostrandosi un po’ preoccupato.
- Sì – rispose lui gemendo. Thomas ritornò sicuro di se, cercando di fare piano entrò in lui. Spinse lentamente mentre Alex serrava gli occhi per il dolore, non voleva urlare. Doveva essere forte, perché sapeva che dopo la prima volta, sarebbe stato tutto più semplice e soprattutto più bello.
 
Avevano passato la notte a fare l’amore. Poi una volta che entrambi avevano goduto, Alex chiese a Thomas di rimanere dentro di lui. Gli piaceva quella sensazione, era come se si sentisse completo, come se sentisse lo scrittore una parte di lui. E in realtà era proprio così. Il più grande era dentro di lui come se ci fosse sempre stato. Era una sensazione nuova e strane per il ricciolo, ma gli piaceva tantissimo. Si erano addormentati poco dopo il loro rapporto: il petto di Thomas contro la schiena di Alex. Il più grande lo cingeva in un abbraccio caloroso e la giacca a impermeabile dello scrittore era diventata una coperta. Poi verso le due del mattino il più grande si era svegliato e, dopo essere uscito dal suo corpo, aveva estito Alex  e lo aveva steso sul sui sedili posteriri, coprendolo con la sua giacca. Infine si era rivestito anche lui e si era addormentato di nuovo sul sedile anteriore, con le mani sul volante. Quando si era svegliato aveva subito guardato dietro di se, sperando che non fosse stato tutto un sogno. Quando però vide Alex rannicchiato i posizione fetale aveva sorriso e aveva aspettato il suo risveglio. Il ricciolo si Svegliò poco dopo e dopo uno sforzo assurdo per mettersi seduto, il dolore al fondo schiena era ancora lancinante, avevav guardato fuori: c’era il sole e aveva smesso di piovere. Poi aveva chiamato Thomas, sperando che non dormisse. Quando però lo scrittore si voltò verso di lui gli inveì contro.
- Stronzo! Avresti dovuto avvertirmi che faceva così male – gridò subito – Ora riesco a stare a malapena seduto – incrociò le braccia fingendosi offeso. Thomas rise. E sì, era tornato tutto come prima. O forse no?
- Scusa piccolino – continuò a sorridere – Sei stato tu a dire che lo volevi – lo punzecciò poi.
- E’ vero – lui abbassò lo sguardo imbarazzato – E mi è piaciuto tantissimo – aggiunse poi affrontando lo sguardo dello scrittore, che rimase sorpreso. Già Alex era cresciuto in quel mese in cui erano stati separati. Ora avrebbe dovuto trattarlo come un adulto.
- Ti va di tornare a casa con me? – chiese incerto.
- E Caterina? Tua figlia? – la sera prima nessuno dei due aveva pensato a queste cose, si era solo lasciati travolgere dalla passione .
- Divorzierò e cercherò di non far mancare nulla a Selen – dopo lo sguardo interrogativo del piccolo, Thomas aggiunse – E’ mia figlia –
- E la tua carriera? – insistette Alex con tono acido.
- Fanculo alla carriera – rise Thomas – Ho te – aggiunse poi con un po’ d’imbarazzo – Se dovesse venir fuori non mentirò, dirò che amo te e che non mi interessa di quello che pensano gli altri – sospirò – Da oggi in poi non ci saranno più bugie o uscite di nascosto. Ci saremo solo noi due - Alex lo guardò sorridente poi si spinse in avenati per baciarlo ma una fitta di dolore lo bloccò.
- Dannato Thomas! – lo scrittore rise – Sì, ridi pure ma la prossima volta chelo faremo sarai tu a prenderlo nel… - Thomas lo interruppe allungando il collo e baciandolo.
- Va bene piccolino – sorrise poi mise in moto la Spider rosso fuoco. Insieme partirono per una nuova vita insieme. Felici e sicuramente molto innamorati. Questa volta niente e nessuno li avrebbe separati. Questa volta avrebbero vissuto il loro amore e la loro vita in tranquillità.  Dopo un anno di patimenti, mentre i ciliegi erano nel pieno del loro splendore, i due innamorati cominciarono la loro vera vita insieme.
 
 
 
THE END….
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo è il finale mie care lettrici… So di avervi fatto penare un po’ tanto però spero che questa fine renda giustizia ai miei duie mesi di lavoro… Non sapete quanto ho dannato per scrivere questo capitolo… Tra interruzioni e riscritture stavo pensando di mollarlo lì… però poi ho capito che dovevo farcela…
Qui finiscono le vicende di Alex e Thomas… Ma non finisce la storia… Vi chiederete voi : E Caterina? E Lucas? E Olga ? La piccola Selen?
Ho pensato infatti di regalarvi un piccolo epilogo dove spiegherò molte cose… Quindi questo non è un addio…Ma un grande saluto… Non vi farò penare… Infatti conto di pubblicare anche l’epilogo entro stasera… Un bacio grande…
Marcolino…^^
Ps: le canzoni usate sono = “I’ll always remember you” di Miley Cyrus e “Ragazza di periferia” di Anna Tatangelo… Inoltre Alex si taglia i capelli in questo modo (link) http://www.modauomo.net/wp-content/uploads/2011/03/capelli-corti-uomo-ricci-con-ciuffo.jpg ... anzi alex l’ho immaginato molto come il tipo in foto…
 
 
 
Angolo autore:
 
 DeathKid: Carissima hai visto finalmente ho pubblicato… Con questo concludo le vicende di quei due scalmanati… Finalmente finisco… Come ho detto prima però non è del tutto finita… Ci sarà un piccolo epilogo… Visto Alex com’è cresciuto? E finalmente l’hanno fatto… Spero che il capitolo ti sia piaciuto… Un bacione
Marcolino
 
 Lorelei95: Tutto e bene quel che finisce bene no? Beh non è proprio finito… Sono felice di essere arrivato fin qui… E spero di non averti perso come lettrice… E’ successo tutto in un solo capitolo e con tutto intendo “TUTTO” XD beh ora ti saluto e spero che questo capitolo ti sia piaciuto…
Un bacio..
Marcolino…
 
YUKO CHAN: Cara è finito tutto, o almeno la storia principale… Ora tocca all’epilogo… Una cosa corta ma di vitale importanza per questa storia… Spero ti sia piaciuto, ora potro dedicarmi a tutt’altro… Finire storie in sospeso e letture in sospeso, soprattutto pubblicare nuove storie… XD
Un bacione…
Marcolino
 
SNeptune84: Eccomi.. Qusta volta non siamo sincronizzati… Spero però che ti sia piaciuto il capitolo… Ti ho fatto penare lo so… Ma ne è valsa la pena???? Lo spero tanto…
UN grosso bacio…
Marcolino
Ps ora mi dedicherò a leggere anche quello che mi resta della tua storia ^^
 
kiki4ever Volevi la Lemon??? Eccoti servita… anche se non credo di aver soddisfatto le tua aspettative… Ora la storia principale è finita… anche se ti ho fatto penare spero di non averti perso come lettrice… Un bacione…
Marcolino… ^^ 

  
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