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Autore: Sylphis    14/03/2006    7 recensioni
A volte è difficile lasciar andar via una persona a noi cara, specie se per noi ha significato davvero tanto; così si cerca di impedirglielo in mille modi diversi. Ma è davvero giusto opporsi al destino? "Past and future - Atemu's destiny" vuole provare a rispondere a questa domanda...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano passati circa vent’anni da quando Atemu era ritornato nel luogo a lui destinato e, in tutti quest’anni, le cose erano ca

Past and Future – Atemu’s destiny

DI SYLPHIS

 

CAPITOLO PRIMO

 

Erano passati circa vent’anni da quando Atemu era ritornato nel luogo a lui destinato e, in tutti quest’anni, le cose erano cambiate. Yugi, pur continuando ad amare il Duel Monsters, se n’era leggermente distaccato. Indubbiamente ora non era più un ragazzino, e ben lontani erano i tempi in cui da una sfida a Duel monsters, si sarebbe decisa la sorte del mondo! Il Duel Monsters era ritornato ad essere quello che Pegasus voleva o meglio, che aveva creduto che fosse: un gioco, un passatempo. Nulla di più. L’unica cosa rimasta stabile, era il solido rapporto d’amicizia che legava Yugi al resto del gruppo. Un legame che, ne era certo, non si sarebbe mai spezzato. Anche il rapporto con Kaiba era mutato. Certo, fra i due continuava ad esistere quel filo di rivalità che sempre gli aveva accomunati, ma finalmente ora potevano definirsi “amici”. Probabilmente, l’unico a non cambiare, era proprio Seto che, in tutti quest’anni, aveva continuato a portare avanti la progettazione di sistemi virtuali, riuscendo a creare ologrammi sempre più perfetti e definiti. Era anche riuscito ad aprire una filiale in America così, prima di partire alla volta degli States, aveva organizzato un ultimo torneo di Duel Monsters.

Questa era una competizione ben diversa dalle altre poiché gli occhi di tutti erano puntati su due giovani promesse: Emily e Thomas; quindici anni lei, sedici lui. I due ragazzi, senza nessuna difficoltà, erano riusciti ad accedere alla fase finale del torneo ed ora s’accingevano a battersi l’uno contro l’altro. Al via del giudice di gara, lo scontro ebbe inizio.

Dalle prime fila degli spalti Seto Kaiba e Yugi Muto osservavano, con un’occhiata di riguardo, i due contendenti, studiandone le mosse, anticipandone le strategie, sperando nella vittoria di uno e auspicandosi la sconfitta dell’altro. Era come se sull’arena ci fossero loro e, in quello scontro, si rivedevano ai loro tempi, durante il torneo di Battle City. Certo, ora era diverso: non c’erano né le carte delle divinità egizie in palio e neanche uno psicopatico con manie di grandezza, bramoso di gloria e potere, da battere! C’era soltanto gente che voleva duellare per il puro piacere di farlo, di misurarsi con avversari sempre più forti, considerati imbattibili, insuperabili e...

“Che fai, Yugi? Stai già pensando a come consolare Thomas?”

Yugi alzò la testa spostando lo sguardo sull’arena

“No Seto! Stavo pensando a tutt’altro… Indipendentemente da chi sarà il vincitore se la stanno cavando molto bene, tu non credi?”

“Non sono male!” disse il castano cercando di non allargarsi troppo nel giudizio.

Yugi sorrise. Anche se Seto non aveva espresso alcun parere, nei suoi occhi traspariva quel senso di orgoglio che ogni padre prova quando vede sua figlia duellare con il figlio del nemico di sempre. Certe cose non si potevano esprimere a parole e Kaiba, non era mai stato bravo a parlare specie, per esternare i propri sentimenti…

“Ti devo fare i miei complimenti. Non pensavo fossi così bravo… mi hai azzerato quasi tutti i miei Life Points – disse Emily guardando sul Duel Disk, il piccolo display e i suoi ultimi 500 LP – ma ricorda che io sono Emily Kaiba, capito!” e detto questo, sacrificò due mostri per evocare il “Drago Bianco Occhi Blu”, la carta che suo padre gli aveva prestato in occasione del torneo.

Tutte le persone sugli spalti s’alzarono in piedi. Oramai erano le battute finali e presto ci sarebbe stato un nuovo campione del mondo.

Thomas dette un’ultima occhiata alle carte che aveva in mano. Emily, già dalle prime battute di gara, era riuscita a metterlo in difficoltà: prima distruggendogli i suoi mostri più forti, poi eliminandogli gran parte delle carte magia. Ora, l’unica cosa che separava i suoi 300 Life Points dalle fauci del “Drago Bianco” era il “Mago Nero”, la carta che spesso in passato, aveva condotto suo padre alla vittoria ma che ora, non gli poteva essere di alcun aiuto. Il drago digrignò i denti e produsse una potente luce bianca così potente, da distruggere il “Mago Nero” e azzerare i suoi ultimi Life Points.

Gli spettatori esplosero in un boato quando il giudice di gara annunciò che lei, Emily Kaiba, era la nuova campionessa mondiale di Duel Monsters. La ragazza alzò il trofeo al cielo, felice come non lo era mai stata, ma non abbastanza quanto suo padre che, finalmente, dopo tanti anni, era riuscito a battere il suo eterno rivale, sebbene in maniera indiretta.

“Non prendertela Yugi. Ricorda che sono stato io a imparare a mia figlia tutte le strategie di gioco!”

Yugi riuscì a rispondergli solo con un flebile “Già…”. Infondo, questo non era che un torneo, in palio non c’era che un semplice titolo. Che importanza aveva che vincesse l’uno o l’altra? Ma poi si ricordò di chi aveva di fronte: il Seto Kaiba di sempre, in cerca della vittoria mai avuta, di quel titolo mai strappato. Sorrise a sé stesso ripensando a tutti i tornei che Seto aveva organizzato, a tutta la determinazione che ci aveva messo, seppure inutilmente, e così, forse per la prima volta, fu felice che su quella targa dorata non ci fosse inciso il suo cognome… 

 

Dopo le varie adulazioni e la cerimonia di premiazione, la ragazza corse sugli spalti raggiante per la  vittoria appena conseguita. Suo padre le raccontava spesso che una volta era stato campione del mondo, bhe questo prima che arrivasse “l’Altro Yugi”, e da quel giorno, Emily, non aveva desiderato altro che emulare le gesta del padre. Ed ora ci era riuscita!

Era in certi momenti che Yugi e gli altri capivano quanto Emily somigliasse a Seto: aveva la sua stessa passione, la sua determinazione, il suo orgoglio, la sua alterigia…

Una volta a casa, la ragazza, sistemò il trofeo fra gli altri che aveva vinto in piccoli tornei locali, si stese sul letto incrociando le braccia dietro la nuca e s’infilò le cuffie del suo I-pod nelle orecchie cominciando a canticchiare fievolmente…

“Aiutami!”

La ragazza sgranò gli occhi: qualcuno le stava chiedendo aiuto, o forse se l’era immaginato?

“Aiutami!”

Per essere frutto dell’immaginazione era davvero insistente! Si liberò le orecchie dalle cuffie e si sedette sul letto. Ancora una volta sentì quella voce, quella richiesta d’aiuto…   

“Ho bisogno di te…”

Emily cominciò a guardarsi attorno…

“Chi sei? E, soprattutto, che diamine vuoi da me?”

“Ti prego, aiutami!”

“Ne ho abbastanza di queste voci… vuoi spiegarmi chi sei? E soprattutto fatti vedere!”

Non fece neanche in tempo a finire la domanda che un leggera aura azzurra comparve nella sua stanza. Non aveva forma propria, era piuttosto simile ad una nube azzurrognola. La ragazza indietreggiò

“Se vuoi sapere chi sono, non ti resta che seguirmi!”

E detto questo la nube, infranse un vetro della finestra per poter uscire. La ragazza alzò un braccio per proteggersi il volto da alcune schegge di vetro che le finirono addosso…

“Si, perché io mi metto ad inseguire una nuvola che parla…” si disse

All’improvviso fu colpita da uno strano bagliore. Si voltò immediatamente notando che quello strano luccichio, proveniva da una cornice argentea che sembrava voler catturare la sua attenzione. S’avvicinò e prese il ritratto fra le mani. Raffigurava una foto che la ritraeva assieme a suo padre. Ad un tratto la sagoma di Seto divenne semi trasparente, sfocata…

“Aiutami, per favore… fallo per tuo padre, per i suoi amici… non lasciare che tutto sia perduto”

La ragazza lasciò cadere la cornice per terra e nel suo cuore, sentimenti contrastanti, presero il sopravvento. Se da un lato avrebbe voluto ignorare quella richiesta, dall’altro si sentiva in dovere di aiutarla o per lo meno, vederci chiaro. S’infilò il deck nella tasca del jeans, imbracciò il duel disk e corse via all’inseguimento di quel nembo che continuava a sfrecciare nel cielo di Domino City.

 

Era passato diverso tempo e, a villa Kaiba, Seto era seduto sul divano con le gambe accavallate intento a sfogliare una rivista azionaria. All’improvviso sulla porta si delineò la figura di sua moglie

“Sai dov’è andata Emily? Ho provato a chiamarla al cellulare ma è spento. È molto tardi e lei non sta via così tanto tempo senza avvisare. Comincio a preoccuparmi…”

Seto posò la rivista sul tavolo. Effettivamente erano passate diverse ora da quando aveva visto la ragazza uscire di casa correndo con al polso il duel disk...

“Certo il duel disk!” si disse prima di accendere il portatile e avviare il software che gli avrebbe permesso di rintracciare sua figlia grazie all’ausilio del satellite della Kaiba Corp.

In poco tempo sul computer si materializzò la piantina di Domino, ma di sua figlia neanche l’ombra. Provò ad aumentare la scala finchè sullo schermo non comparve un pallino rosso pulsante: Emily si trovava alla periferia della città.

“Perché si trova lì?”

“Non lo so. Ora vado a prenderla così glielo chiederai di persona, va bene?” disse Seto aprendo la porta, ma sentì una mano che gli toccò la spalla…

“Aspetta Seto, voglio venire con te. Non so perché ma ho uno strano presentimento!”

Kaiba guardò sua moglie. Aveva un carattere forte e non sarebbe di certo rimasta a casa solo perché lui glielo avrebbe detto, così acconsentì e i due salirono a bordo della Porche di Seto.

 

“Ora basta, nuvoletta del cavolo. Ti ho seguito abbastanza se vuoi continuare a giocare dovrai trovarti qualcun altro!” disse Emily lasciandosi cadere sulle ginocchia ansimando, esausta di quella lunga corsa. Non appena prese un pò di fiato, si guardò attorno e fu allora che capì di quanto si fosse allontanata da casa. Intorno a lei vi erano delle campagne e delle casupole. Decise di telefonare a suo padre per farsi venire a prendere ma poi rammentò che, per la fretta, aveva scordato il cellulare a casa. Sospirò alzando uno sguardo al cielo. L’aura azzurra era sopra di lei. La ragazza prese un sasso da terra e lo scaraventò in aria con la speranza di colpirlo, ma invano. La nube era troppo in alto e poi era eterea quindi, anche colpendola, non avrebbe risolto comunque nulla. Il sasso ricadde al suolo…

“Che idiota… per seguire quella nuvola ora mi trovo qui. Quando mio padre lo scoprirà scommetto mi farà una di quelle lagne… sempre se riuscirà a trovarmi, ovvio!” si disse sedendosi sul ciglio della strada sperando che qualcuno passasse e che le offrisse un passaggio.

Poco dopo vide due fari accecanti dirigersi verso di lei. S’alzò e corse al centro della carreggiata mettendosi davanti all’auto con le braccia aperte. La strada era scarsamente illuminata e quello, era l’unico modo per farsi vedere.

La quiete notturna fu interrotta da uno stridio di freni. Istintivamente Emily chiuse gli occhi voltando la testa dal lato destro. Gli riaprì lentamente non appena quello stridio prolungato terminò, trovandosi l’auto a pochi centimetri da sé.

“Volevi che qualcuno ti mettesse sotto?” gli urlò Seto uscendo dalla Mercedes piuttosto irritato dal fatto che avesse una figlia così imprudente.

“No papà. Ma era l’unico modo per farmi notare!”

Seto gli lanciò un’occhiataccia ed Emily capì che quella, era una di quelle domande che non desideravano risposta.

All’improvviso quell’aura azzurra discese sulla ragazza, avvolgendola in una specie di turbine azzurro pallido.

La signora Kaiba uscì dall’auto mentre Seto cercava invano di avvicinarsi a quello strano chiarore, sebbene senza effetto, poiché la nube entrò nel corpo della ragazza.

La giovane cercò di liberarsi ma non vi riuscì. Era come se il corpo non rispondesse più ai suoi comandi, era come se ci fosse qualcun altro a determinare i suoi movimenti, le sue parole… era come se quell’aura si fosse impossessata del suo giovane corpo. Sentiva i suoi genitori chiamarla eppure lei non riusciva a sentirli veramente, prigioniera forse, in un’altra dimensione.

Fu così che, sotto lo sguardo attonito di Seto, il corpo di Emily cominciò a fluttuare nel vuoto trasportato da una magica brezza verso un vecchio pozzo.

Seto, avendo ipotizzato il seguito di quella strana vicenda e per evitare il peggio, cercò di avvicinarsi alla ragazza ma con scarsi risultati dato che, intorno la giovane, s’era creata una barriera elettromagnetica che impediva a chiunque di avvicinarsi. Il castano divenne così spettatore inerme dell’inevitabile. Emily fu portata sulla sommità del pozzo. Riuscì a voltare la testa verso suo padre un’ultima volta, implorandogli di aiutarla, di fare qualcosa, qualsiasi cosa. La nube scomparve improvvisamente liberando il corpo della giovane che, irrimediabilmente, precipitò nel pozzo.

Con il cuore che gli batteva all’impazzata, Seto s’avvicinò al pozzo. Prese dal cruscotto della macchina una torcia, ma quel pozzo, era abbastanza profondo da non permetterne la visuale. Indeciso sul da farsi, Kaiba fece l’unica cosa che un padre farebbe in certi casi: si tolse la giacca del suo abito, si sfilò la cravatta e tentò di buttarsi anch’egli. Ancora una volta sua moglie lo fermò

“Sei pazzo! Chiamiamo qualcuno che ci possa aiutare! Non buttarti anche tu ti prego, non servirebbe a niente, lo sai vero? - gli occhi della donna si riempirono di lacrime e cominciò a piangere – Seto… che sta succedendo?”

“Non lo so… non lo so davvero…” le rispose abbracciandola e tentando di infonderle coraggio.

 

Emily aprì gli occhi dopo che era svenuta momentaneamente a causa del volo e dell’impatto. Si portò una mano sulla fronte e appoggiò l’altra sul muro, per cercare di rialzarsi. Con molte incertezze, finalmente riuscì a sollevarsi. Si era procurata un taglietto sulla fronte, ma questo era l’ultimo dei suoi problemi. Tentò di scalare quella parete fatta di pietre per raggiungere la sommità, ma dopo un paio di metri scivolò, finendo al punto di partenza.

Ormai rassegnata, si sedette in un angolino stringendosi le gambe al petto. Stanca, affamata, disorientata chiuse gli occhi. Quando gli riaprì, si ritrovò in un luogo ben diverso da quel sedicente pozzo. Ora si trovava in un enorme spazio buio. Tutto ciò che la circondava era scuro. L’unica cosa di colore differente, era quella sottile lastra di ghiaccio su cui lei poggiava.

“Probabilmente me lo starò immaginato. Si, non può essere che così. Nella caduta ho sbattuto la testa e ora ho queste allucinazioni ne sono certa…”

“Non è un’allucinazione e in fondo lo sai anche tu!”

 

I soccorsi, prontamente allertati, giunsero sul posto. Seto cercò di raccontare la dinamica dell’incidente ai soccorritori, omettendo il fatto che la causa di tutto ciò, era stata una nuvola o qualcosa di lontanamente simile. In fondo non ci credeva neanche lui che aveva assistito a tutta la vicenda!

I soccorritori come primo tentativo decisero di calare giù una scala

“Emily ci senti? In caso positivo dacci un segno, di qualcosa…!”

Quella voce, come un fulmine a ciel sereno, raggiunse le orecchie della ragazza ma, non appena tento di risponderle, ecco che quella voce riprese a parlarle…

“Di loro qualcosa e non scoprirai mai perché ti ho portata fin qua”

 “E secondo te dovrebbe interessarmi? Tu esisti solo nella mia fantasia perciò ora stà zitta e lasciami andare!”

“Hanno bisogno di te…”

La ragazza cominciò davvero a spazientirsi:

“I miei genitori hanno bisogno di me, le persone che ora stanno li ad aspettarmi hanno bisogno di me!”

“Anche loro hanno bisogno di te…”

Come in un cortometraggio vide attorno a sé gente in difficoltà, gente che moriva, gente avvolta dalle tenebre… Avevano tutti degli abiti davvero insoliti. Dovevano essere persone vissute nel passato, forse nell’Antico Egitto. Ma cosa potevano volere da lei?  

“Io non ti ho chiesto nulla, perché non hai altra scelta!”

E detto questo, la lastra di ghiaccio si frantumò sotto i suoi piedi facendola cadere nel buio più assoluto mentre, attorno al pozzo, decine di persone aspettavano una risposta che lei non riusciva a dire ma che tanto avrebbe voluto gridare: “Si, ci sono e ho bisogno di voi…”

 

 

 

 

 

- Tralasciando la nota “spoiler” (messa perché, avendo deciso di fare un salto temporale, potrebbe scapparmi qualche anticipazione) vi informo che non so assolutamente cosa succederà fra vent’anni a Yugi, Seto e compagnia bella. Emily e Thomas sono personaggi di mia invenzione così com’è di mia invenzione il fatto che sia Yugi che Seto si siano sposati e via dicendo…   

 

- Questa storia è ambientata, come avrete ben capito, vent’anni dopo la fine di Yugioh. In questo lasso di tempo i nostri personaggi sono ovviamente cresciuti, maturati, non essendo più ragazzi, perciò in questo cap potrebbero sembrarvi terribilmente OOC ma non preoccupatevi, la vicenda non si svolgerà in quest’epoca quindi dal prossimo cap tutto tornerà alla normalità.

 

 - Spero che non mi accusiate di aver dato troppo spazio ad un personaggio di mia invenzione (anche se mi rendo conto che avreste ragione ^////^) in quanto, avendo deciso di fare di Emily la protagonista (anche se non sarà la sola, ma questo si vedrà più avanti), mi sembrava opportuno “darle vita” inventando una sua “storia” (spero di essermi riuscita a spiegare), ma questo non succederà nei prossimi capitoli.

 

- Verso la fine del capitolo, quando Emily vede quella gente che soffriva, avvolta dalle ombre etc., ho fatto apposta a non inserire i nomi. Di fatti mi sembrava stupido scrivere: “vedeva Tizio, Caio e Sempronio che puntini puntini”, dato che lei non gli conosce, ma tutto verrà spiegato in seguito, perciò abbiate pazienza :-p

 

 

BHE CREDO DI AVER DETTO TUTTO. A QUESTO PUNTO NON VI RESTA CHE LASCIARE UN PICCOLO COMMENTO GRAZIE MILLE BYE E AL PROSSIMO CAPITOLO!

  
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