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Autore: _Any    03/07/2011    7 recensioni
Quando mi trovavo alla The Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una ragazzina.
Devo ammettere che anche io, che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa, ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome, per noi era solo una lettera: B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.


La tradizione delle lettere è iniziata proprio con B ed L... Certo che dev'essere stato un cambiamento davvero brusco per loro. È molto difficile riuscire a cambiare nome usando uno pseudonimo, ma alla fine ci si abitua, dipende anche dalle persone: ho conosciuto ragazzi che non danno la minima importanza al proprio nome, quindi si abituano ad essere chiamati in ogni maniera, altri che considerano questo tutto quello che hanno, e anche nel caso di B il nome rappresenta una delle poche cose che gli è rimasta.


Tutti i bambini venivano chiamati uno ad uno da Quillsh e ad ognuno veniva assegnato uno pseudonimo. Quando venne il mio turno ero parecchio agitato. Entrai nella stanzetta riscaldata da una stufetta e attesi sulla sedia girevole. Ero stato chiamato proprio per ultimo, la mia attesa era stata snervante.

Finalmente l'anziano mi venne incontro tenendo L per mano. Salutai il bambino silenziosamente e lo vidi ricambiare con un movimento della testa.

Bene Beyond, ti devo parlare di qualcos'altro oltre al tuo pseudonimo.” cominciò dopo un po' di silenzio. Attesi che proseguisse senza rispondere. “Ecco... Tu sarai il successore di L.”.

Successore? In che senso?

Come?” chiesi confuso. “Sì, ecco... Vedi, L è un genio a tutti gli effetti, come hai scoperto tu. Sarà necessario un successore per lui nel caso gli accada qualcosa, dato che tra qualche anno intraprenderà la carriera da detective stesso nella casa.”.

Già? Aveva solo 6 anni!

Tu sei uno dei più adatti dato che dal tuo test sul QI risulta che siete molto simili a livello intellettivo. Comunque non sarai il solo. Tu sarai il secondo e il tuo nome sarà Backup...” “Chi è l'altro?” interruppi senza aspettare. “Il suo pseudonimo è Any, lettera A. Devi sentirti onorato di poter svolgere un incarico simile, B.”. Onorato? Beh, al momento ero solo un po' confuso.

Quillsh mi comunicò anche che da quel momento in poi avrei dovuto chiamarlo Watari e poi mi lasciò tornare nella mia stanza.

Con mia sorpresa, durante la mia assenza era stata incisa una grande B in carattere gotico sulla porta. Chissà quando era successo, dato che ero stato l'intera giornata fuori non potevo saperlo. Mi voltai e notai anche una grande “L” sulla porta di fronte a sinistra.


La situazione di B stava per diventare come quella di Mello. Mi aveva sempre incuriosito il suo atteggiamento competitivo nei miei confronti, il suo volersi mostrare forte e migliore sempre, ma alla fine chissà quanta debolezza nascondeva sotto la pelle. Usava questo atteggiamento come una sorta di difesa da un mondo fin troppo crudele con uno come lui.

Ma B non sembrava il tipo da instaurare un clima di competitività così forte verso A...


Durante il pomeriggio immaginai come sarebbe stato essere il successore di L e ancora non riuscivo a capire bene come comportarmi in una situazione simile.

All'improvviso avvertii una piccola morsa al mio stomaco. Fame. Sbuffai ed uscii dalla mia stanza per raggiungere la sala dove si trovava il grande buffet dal quale potevamo prendere i viveri.

Giunto a destinazione, tra i bambini scorsi la ragazzina che mi aveva invitato a giocare a palle di neve per la prima volta. Mi avvicinai a lei e la salutai cercando di farle ricordare di me. All'inizio non riusciva a capire chi fossi, ma improvvisamente si illuminò in volto e mi riconobbe. Mi salutò con affetto e cominciammo a parlare del più e del meno.

La sua compagnia mi piaceva, era sempre molto allegra, perciò stetti bene attento a non guardare mai sopra la sua testa. Non volevo vedere nulla di lei, nulla. Volevo solo che fosse lei stessa a parlarmi di sé.

Ti hanno già assegnato uno pseudonimo?” mi chiese improvvisamente, facendomi perdere il filo dei miei pensieri. Sbattei un attimo le palpebre cercando di tornare presente con la mente. “Ehm... sì. Io sono Backup, alias B.”. A queste mie parole sgranò gli occhi. “Davvero? Io sono Any, ovvero A!”.

Lei era A?

Lei era Any?

Eravamo colleghi in un certo senso, così decidemmo di sostenerci a vicenda in quell'impresa che appariva ancora indefinita e più grande di noi.

Le cose andavano molto bene. Ci vedevamo spesso, anche solo per stare in compagnia e diventammo amici inseparabili.

Sì, le volevo bene e la nostra amicizia durò sino ai 12 anni. Quando raggiunsi quell'età mi resi conto che il mio affetto nei suoi confronti aveva raggiunto un'altra dimensione.

Sentivo sempre più voglia di stare con lei e spesso mi capitava di essere un po' troppo felice di vederla. Era la prima volta che mi capitava una sensazione simile.

Cominciai a chiedermi se fosse solo perché era una delle mie prime amiche, però non avevo mai provato una cosa simile con gli altri maschi.

Da un po' di tempo frequentavo anche L. Watari voleva che io lo facessi, ma la cosa non mi dispiaceva, anche se presto dovetti abituarmi a delle sue stranezze che mi lasciavano sempre perplesso, come l'abitudine di mangiare solo ed esclusivamente dolci.

L era molto solitario, ma presto imparò ad interagire con me senza limitarsi a dire solo l'essenziale. A volte anche Any veniva con me a trovarlo, ma in quei casi L smetteva di esprimersi. Pareva che riuscisse a parlare solo con le persone con cui aveva confidenza, ma non per questo era meno attento. Semplicemente aspettava che Any se ne andasse per riprendere a parlare.

Ricordo che un giorno, dopo che lei se ne andò, mi disse anche: “Non è una semplice amica, vero?”. Io gli chiesi cosa volesse dire con questo, dato che anche io avevo questa sensazione, ma se non era un'amica cosa poteva essere?

Lei ti piace.” si spiegò L.

Piacermi? Nel senso di... fidanzata? Secondo L sì, dato che dopo questa affermazione arrossii vistosamente. Se fosse stato vero cosa avrei dovuto fare? Poteva il ragazzino dai capelli corvini saperne più di me? Ovviamente no a livello pratico, ma almeno a livello teorico aveva studiato le relazioni sociali da alcuni libri di psicologia.

Credo che dovresti dirglielo, altrimenti non saprai cosa ne pensa lei.” “Troppo facile così! Se alla fine lei non prova nulla otterrò solo di allontanarla anche come amica.” risposi un po' irritato. Non volevo assolutamente allontanarla. “Allora aspetta, ma non credere che così accadrà qualcosa.”.

Forse aveva ragione, così non avrei ottenuto nulla.

Comunque attesi per un po', ma tutto rimaneva normale, l'unica differenza era che adesso L tentava di parlare anche con altri, Any compresa.

Inizialmente mi andava bene di essere solo un amico e nulla più , ma più passavo il tempo con lei e con L, più avevo voglia di esprimere i miei sentimenti, ma non trovavo mai il coraggio di farlo. Ricordo anche che feci vari tentativi. Alcune volte venivo interrotto dall'arrivo di terzi, altre ero io che non sapevo minimamente cosa dire e soprattutto come, quindi esclamavo qualcosa di inutile, che non aveva nulla a che fare con ciò che volevo esprimere davvero e quindi rimanevo sempre fermo allo stesso punto.

Tutto sommato però non avevo altre preoccupazioni e stranamente quell'unica che avevo mi piaceva.

Studiai un piano per dichiararmi. Scrissi su un foglio di carta più e più volte quello che avrei detto, correggevo, cancellavo, ricominciavo. Quando fui abbastanza soddisfatto del risultato finale attesi il giorno in cui di sicuro l'avrei trovata sola: la domenica mattina. Io e lei eravamo gli unici a essere tanto mattinieri, quindi di sicuro non ci sarebbe stato nessun altro a interferire.

Arrivò il giorno e quindi mi avviai alla porta con la grande A incisa in carattere gotico. Mentre camminavo ero come se avessi perso il controllo del mio corpo: quasi non mi rendevo conto di dove stavo andando e la mia mente correva a grande velocità. I pensieri erano incontrollati.

Bussai senza nemmeno rendermene conto e quando aprì mi saltò il cuore in gola. Sarebbe andato tutto bene: sapevo cosa dovevo dire.

Il tempo sembrò essersi rallentato quando mi salutò col suo solito sorriso, quando mi invitò ad entrare nella stanza, quando mi chiese il perché della mia visita.

Any, io sono qui per dirti che...” cominciai. Era il momento.

Vuoto.

Non ricordavo più cosa avrei dovuto dire. Possibile? Avevo impiegato così tanto tempo! Cercai di ricordare, ma lei mi fissava con sguardo interrogativo, non riuscivo più a ragionare.

Avvetii il calore e il sangue che scorreva sempre più veloce nelle mie vene. Cominciai a sudare, ero visibilmente nervoso e sentivo lo sguardo di lei come una freccia pungente.

Avrei detto qualche sciocchezza come al solito?

Avrei rinunciato di nuovo e sarei andato via senza aver concluso nulla?

L aveva detto che così sarebbe stato inutile e che valeva la pena rischiare. Aveva detto anche che se lei fosse stata ragionevole non avrebbe rinunciato a un'amicizia per un motivo simile.

E dopotutto L era un genio, no?

Any io... Tu mi piaci! Vorrei che diventassi la mia fidanzata!” dissi tutto d'un fiato.


Quasi sussultai quando sentii la mia sveglietta suonare.

Dovevo tornare in camera per evitare di essere scoperto di nuovo. A malincuore lasciai il quadernetto in un cassetto della scrivania, quindi uscii.

B stava davvero descrivendo tutto nei minimi dettagli, la sua non era solo una giustificazione per via del fatto che veniva considerato un pazzo assassino da tutti, ma anche uno sfogo.

Da dove aveva scritto quel diario?

Tornai in camera mia e risalii le scalette per tornare nel mio letto. Mi rinfilai sotto le coperte e cercai di riprendere sonno, ma nonostante l'ambiente così silenzioso e rilassante non ci riuscivo.

Non c'era dubbio: mi ero addirittura affezionato a B. Sapevo che non avrei dovuto farlo, ma in fin dei conti è davvero difficile leggere una storia e non affezionarsi minimamente al suo protagonista.

Ricordai che tra le varie porte nella casa ce n'era anche una con una A.

Tornai lentamente in camera mia con pensieri fugaci nella mente e senza fare il minimo rumore me ne tornai nel mio letto.

Mi affacciai e osservai i miei due compagni dormire senza alcuna preoccupazione. Loro non avrebbero mai saputo la storia di B. Solo io l'avrei conosciuta.

Mello come al solito dormiva scomposto, con le coperte aggrovigliate tra di loro. Era impulsivo, scontroso e tendeva a surriscaldarsi senza un reale motivo. Competitivo, pronto a fare tutto pur di essere il numero uno.

Matt invece era più tranquillo, non solo nel sonno, ma anche nella vita. Non amava crearsi problemi, anche se avrebbe fatto di tutto per il suo migliore amico.

Dal loro modo di dormire si potevano comprendere tante cose del loro carattere.

E io? Come dormivo? Non potevo saperlo, ma probabilmente in maniera molto composta.

E B? Immaginai che B inizialmente era tranquillo, ma più gli eventi sconvolgevano la sua vita, più diventava irrequieto.

Pensai che forse era addirittura colpa di Watari se B era diventato quel che era. Repressi quel pensiero. Non potevo dubitare proprio della persona che mi aveva accolto nella casa, la persona a cui dovevo di più.

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Authoress' words

Eccomi qui! Aggiorno di sera perché ho avuto una di quelle sane giornate a non far niente: so che mi giudicherete una nullafacente, ma non potevo sopportare di vedere la mia Kinder (mia chitarra elettrica) in un angolo: in parole povere mi sono messa a suonare invece di preparare il capitolo... Beh, l'importante è aggiornare in tempo e a differenza della settimana scorsa ce l'ho fatta (e magari proprio mentre scrivo adesso si spegnerà il pc senza aver salvato il lavoro costringendomi a rifare tutto da capo)!

Non ho molto da dire se non che mi mancava scrivere un po' di sana fan fiction, quindi non vi preoccupate che rimarrò la solita puntualissima Blue!

Any

   
 
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