Fanfic su attori > Logan Lerman
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Autore: Bianca Wolfe    03/07/2011    10 recensioni
[Logan Lerman] Una one-shot che ho scritto di getto, non so nemmeno perché.
Genere: Fluff, Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Heaven
sometime it is meant to be




« Heaven,
are you really waiting outside the door? »



Era lì. Era lì sul serio, e stava bussando alla mia porta. E io ero dietro di essa, senza sapere se aprirle oppure no. Le domande erano miliardi: perché è qui?; vuole umiliarmi di nuovo?; oppure è venuta a scusarsi?
Quante volte capita nella vita che la ragazza che ami ricambi il tuo amore così tanto da mettere in atto una scena da film romantico? Di solito era il maschio a fare questo genere di cose, non la femmina. Il che mi fece sentire un vero idiota: probabilmente era venuta solo per rinfacciarmi il fatto che lei avesse avuto il coraggio di venire a esprimermi ciò che prova, mentre io no.
- Logan! Logan, ti prego, aprimi - mi stava supplicando, il che era una cosa nuova.
A un certo punto smise di battere i pugni sulla porta. Che se ne fosse andata? Non lo sapevo. Appoggiai piano l’orecchio sul legno, per esserne completamente certo. Singhiozzi: fu tutto quello che sentii e mi si spezzò il cuore. Sì, mi stava spezzando il cuore, di nuovo.

« Never thought I’d hear the words. »



- Ho fatto un casino, - esordì all’improvviso - ne ho combinata una delle mie, è vero. Ma se sono qui, sperando che tu ascolti queste parole in qualche modo, un motivo ci sarà, no? Quella sera, un mese fa… Tu quella sera mi dicesti qualcosa, ti ricordi? Due parole che mi turbinano nella mente giorno e notte senza interruzione. Stasera, sono venuta a dirti anch’io quelle due parole, ma se non apri la porta è inutile -.

« The road, the road.
Sever, it’s the simple things that are so hard to grasp;
can’t find myself in all these days that pass. »



Non risposi. Che potevo dirle? Ero ancora talmente confuso per ciò che era successo. In pratica avevo detto a quella ragazza, che in quel momento si stava dichiarando a me in piena regola, che ero innamorato di lei. Lei che ha fatto? Mi ha rifiutato, al tempo. Perché era lì, quindi? Voleva forse prendermi in giro? Che facevo? Aprivo la porta? Rispondevo dallo spioncino?
- Trenta giorni - iniziai, sperando vivamente di non mettermi a piangere come una femminuccia - Sono passati trenta giorni -.
- Trenta giorni d’inferno, - replicò, la voce rotta dal pianto - in cui ho cercato in tutti i modi di contattarti - a quel punto fece una piccola pausa: sperava che dicessi qualcosa, ma restai in silenzio. - Non hai risposto alle mie chiamate, o ai miei messaggi… -.
Fu allora che la interruppi:- Puoi biasimarmi? Non credo proprio! Tu… tu mi hai spezzato - dovevo aggiungere “il cuore”? No, avrei fatto la figura del mammone.
- Lo so… - la sua voce era poco più che un sussurro - Lo so, e mi dispiace. È che… ci ho messo un po’ per capirlo, per capire che ciò che tu provi per me (o che almeno spero tu prova ancora per me) lo provo anch’io. Ma avevo paura, Logan. Adesso ho capito! Ti prego, apri questa porta -.
- Angie… - Sì, Angie. Perché il suo nome era Angeline Incanto. Origini italiane, ma americana nel cuore. Io l’ho sempre chiamata “angelo incantato”, per via del suo nome. Era colei a cui mi ero dichiarato, e adesso lei si stava dichiarando a me. Ma mi aveva pur sempre spezzato il cuore, un mese fa! Dovevo darle quella possibilità?

« But I feel it when it shines.
Never mind, I’m falling in love with you;
can’t find the road to get through:
I’m falling in love with you. »



Avevo diciannove anni: la vita me la dovevo godere, giusto? Allora che importa farsi del male oppure no? La ragazza che amavo mi stava bussando alla porta, dicendomi praticamente che anche lei mi amava: non potevo perdere quell’occasione.
Aprii la porta e, per qualche istante (uno lunghissimo, a dire il vero), ci fissammo senza sapere che dire, né che fare.
Come al solito, fu lei a rompere il ghiaccio:- Ti amo, Logan - sembrava preoccupata. Che pensasse che non avrei risposto allo stesso modo? Che non provavo più ciò che provavo un mese prima? Oh, amore mio. Mi hai stregato, ormai. E ti ho pensato per un mese intero, sperando col cuore che bussassi alla mia porta. E adesso che sei qui, credi che avrei il coraggio di mandare tutto a monte?
La baciai. Avevo aspettato così tanto tempo che mi sembrò anche meglio di come avevo immaginato. Fu un bacio lungo, dolce, ma allo stesso tempo pieno di passione. Quando separai le nostre labbra, lei mi riservò un sorriso splendido. - Ti amo anch’io - sussurrai, quindi.
Non rispose; riprese a baciarmi. Ne è valsa la pena, aspettare.
   
 
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