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Autore: sunshine_S    04/07/2011    1 recensioni
Questa è la storia di un amore tormentato e sopravvalutato anche forse un po' troppo colto da un'improvvisa sorpresa del destino.
Ero sicuro che in quel momento l’unica cosa che potesse far smettere al mio cuore di piangere sarebbe stata la sua presenza. Perché lei era capace di dargli quel sorriso che non fa altro che perdere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Goodbye my lover.

 

L’aria che si respirava quel giorno era più aspra che malinconica di quanto m’aspettassi.

Banale dire,forse,che quella giornata di Giugno,quel sole cocente,quei colori così limpidi e accesi,quell’aria festiva per la fine della scuola,quell’aria di libertà e di meraviglia per un’estate intera da vivere davanti,mi appariva spenta,buia,in bianco e nero,inanimata.

Tutto attorno a me sembrava morire.

Avevo la bocca impastata,continuavo ad assaporare un sapore aspro e salato; gli occhi sembravano quasi farmi male dal dolore che provavo,il petto mi appariva come squarciato in chissà quanto pezzi,come se mi avessero appena ricucito privandomi dell’anestesia;il corpo gracile e debole.

Il cuore sembrava battere giusto così,perché doveva,perché gli andava,ma non c’era un vero e proprio motivo che lo facesse ritornare a battere a raffica.

Mi sentivo vuoto,ero piatto,ero aria. Provavo ad essere vita,come onde che si avvicinano alla dolce riva,come un treno che corre tra gli alberi,un aereo in mezzo al cielo,per le persone al mio fianco,solamente per dar forza a chi non smetteva di piangermi disperato sulla spalla destra.

Ero sicuro che in quel momento l’unica cosa che potesse far smettere al mio cuore di piangere sarebbe stata la sua presenza. Perché lei era capace di dargli quel sorriso che non fa altro che perdere. Mi sarebbe bastato un solo minuto insieme a lei,anche un solo semplice minuto insieme,perché lo sapevo che avrebbe sicuramente trovato il modo per farmi sentire meglio,sapevo che mi avrebbe anche preso in giro come sempre,con battutine futili ed inutili,sapevo che mi sarei sicuramente incazzato,ma poi una risata me la sarei fatta anche io. Me la immaginavo già,camminarmi incontro facendo finta di niente con le cuffie dell’iPod nelle orecchie,le mani infilate in tasca,immaginando già cos’avrebbe dovuto dirmi o cos’avrebbe dovuto fare.

Quante volte avevo provato ad allontanarla da me? Quante volte avevo provato ad allontanarla specialmente dal mio cuore?

E’ che con lei la frase “lontano dagli occhi,lontano dal cuore” non funzionava affatto.

Credo che non dimenticherò mai il suo nome,perché questo cuore e questa mia mente non fanno altro che ripetermelo..

-Andrea..- Una voce strozzata,semi-singhiozzante,mi riportò in quell’atroce realtà.

Osservai gli occhi scuri,rossicci per la disperazione,di quella che consideravo una sorella quasi di sangue:Chiara.

Sembrava non avere neanche le forze per respirare o per sbattere lentamente gli occhi.

Di scatto mi voltai,facendole un leggero sorriso,abbracciandola con delicatezza contro il mio petto per riprendere a camminare.

Ogni tanto sentivo il soffocamento dei suoi singhiozzi silenziosi e mi sentivo sempre più inutile e inerme davanti a lei,davanti a tutte quelle persone di nero vestite.

Era passata esattamente una settimana dal funerale ed erano passati nove giorni dalla sua morte,ma nulla sembrava migliore,neanche il cielo sembrava sorridermi un po’.

Non riuscivo a trovare le forze,a trovare la vera motivazione a quel dannato scherzo del destino.

Erano nove giorni che la notte non riuscivo a chiudere occhio e il desiderio di incontrarla in sogno cresceva sempre di più in me.

Quel giorno un’incalzante pioggerella di Giugno incombeva sulla città. Avevo deciso di scendere,di stare un po’ con Chiara e di provare a farla sorridere.

Ma come potevo io aiutarla,a smettere di piangere,proprio io che non sono riuscito a versare neanche una lacrima dal giorno della sua scomparsa?

Continuavo a sentire un magone immenso,crescere giorno per giorno,un peso continuo sul petto e un dolore in gola paragonabile forse al dolore stesso che stavo provando.

Ero sull’orlo del morire con lei,forse.

-Chiara,vuoi scendere per favore?! Sono sotto al tuo palazzo..- Era forse la decima volta che pronunciavo dannatamente quelle parole,senza ottenere nessuna risposta affermativa.

-Andrè t’ho detto di no,cazzo. Lo capisci l’italiano?! Non mi va,non mi sento a mio agio,scusami.-

Sbuffai,stringendo il telefono tra le mani sempre più forte con una rabbia in grembo pazzesca.

-Chiara,cazzo,la vuoi finire!? Sono qui per aiutarti,porca puttana! Apri questo cancello e fammi entrare. E poi cosa vuol dire “Non mi sento a mio agio.” ?!-

Quel silenzio era una spina nel fianco,era come una fitta mestruale per una donna forse.

La linea cadde improvvisamente,o forse fu lei ad attaccare chissà,fatto sta che dopo circa cinque minuti me la ritrovai di fronte,con due enormi occhi rossi che parevano aver perso il loro solito colore,un viso pallido e un aspetto non curato.

Era stravolta dal dolore,affogava continuamente nei pianti e nella disperazione più totale.

L’abbracciai forte a me,senza pensarci su due volte,dandole continuamente baci sul capo. Sentivo qualcosa di freddo e metallico premere contro il mio petto.

Si staccò un po’,asciugandosi gli occhi,mostrandomi un mazzo di chiavi con un portachiavi decisamente femminile.

-Queste erano le  sue chiavi di casa..- Disse malinconicamente guardandole,tirando sul col naso.-Me le hanno lasciate i suoi,per permettermi di tornarci qualche volta quando mi sentivo pronta. Volevo chiederti se ti andava di venire con me.-

Un’altra fitta,un’altra coltellata,il magone aumentare sempre di più. Mi sembrava persino che degli pterodattili varcassero il mio stomaco.

Nell’arco di neanche dieci minuti ci ritrovammo fuori la porta di casa sua.

Non ero mai stato lì quand’era in vita,per tutte le volte che me lo aveva chiesto,e per quello mi sentivo terribilmente in colpa.

I genitori ed i fratelli non erano in casa,erano partiti da qualche giorno per starsene un po’ per conto proprio,per provare a sopravvivere,per chiedersi forse perché quel male aveva preso proprio la loro unica piccola.

La casa sembrava splendere nonostante tutto,anche se la pioggia rendeva il tutto molto più triste,ma sembrava che stesse per cessare da un momento all’altro e di tanto in tanto qualche strascico di luce illuminava il grande salone.

Vidi Chiara andare a passo spedito per il corridoio ed entrare in una cameretta. Poco mi bastò per capire a chi appartenesse.

Mi sembrava di vivere una scena al rallentatore,per la prima volta nella mia vita.

I passi di Chiara apparivano inquieti e felpati,toccava ogni cosa che vedeva e che potesse appartenere a quella che era una delle sue migliori amiche.

Il suo sguardo,però,si posò improvvisamente su di uno scatolone posato sulla scrivania,vicino al computer,illuminato da una leggera luce,aveva appena smesso di piovere.

Chiara prese a piangere silenziosamente,frugando all’interno dello scatolone convinta più che mai di trovarvi qualcosa di importante.

L’osservai stringere una sottile busta sul petto,accasciandosi poi sulla mia spalla scoppiando in un pianto più che liberatorio,mentre i miei occhi sembravano quasi pizzicarmi.

Mi guardò in viso,totalmente distrutta,accarezzandomi i capelli.

-Ci ha scritto delle lettere..lì dentro c’è tutto. C’è qualcosa anche per te..-

Fece segno col capo di andare a vedere,allontanandosi poi verso il salone lasciandosi chiudere la porta alle spalle.

Avevo paura di affrontare finalmente la verità,di incombere nella certezza di averla persa per sempre questa volta.

In lei non avrei trovato più niente che mi avrebbe permesso di stare meglio,perché lei non c’era più.

Provando una sensazione di curiosità cominciai a frugare in quello scatolo.

C’era il suo pc portatile,soffocato da una pila di fogli,quadernini e lettere legate con uno spago.

Per Andrea F.

L’ennesima stretta allo stomaco,l’ennesima voglia di urlare e spaccare tutto.

Avevo una paura fottuta,ma era concesso.

Sfilai velocemente la  busta,stringendola a me,sedendomi poi sul divano letto su cui le piaceva fare dolci riposini pomeridiani.

Con delicatezza e specialmente con mani tremanti riuscii ad aprirla,scorgendo più di un foglio per me.

Aprii il primo,sentendomi quasi mancare nel riconoscere la sua scrittura.

Erano diverse frasi,diverse citazioni,ma tutte portavano la stessa dedica e lo stesso nome.

Il mio nome.

Il secondo foglio raccontava,invece,del nostro primo bacio quella notte a Gaeta,di quando la sentivo respirare sopra di me,fremere  insistentemente,baciarmi a più non posso.

Sorrisi divertito e un po’ malinconico,ma ciò che mi distrusse davvero fu la lettera vera e propria.

La data portava il giorno stesso della sua morte,giusto quattro ore prima.

“ Ciao Andry.

Ammetto che mi fa un po’ strano stare qui e scrivere di te,scrivere più che altro di me che provo qualcosa per te e di quel noi che è durato così poco,l’arco di una notte.

Ti starai sicuramente dicendo che non è vero,che da parte tua l’interesse c’è sempre stato e bla bla bla..ma risparmiati questi pensieri e queste parole perché,probabilmente,quando starai leggendo questa lettera io sarò morta,quindi cerca di fare solo pensieri carini su di me.

Sai,è strano scrivere sapendo che sto per morire,sapendo magari che questa è l’ultima volta che scrivo,sapere che tra qui a qualche minuto,o magari qualche ora o giorno,le mie membra saranno tornate ad essere cenere.

Ma non sono qui per spaventarti o parlare della morte,sono qui a parlare di te.

In questi giorni ho pensato ad una cosa; una cosa particolarmente strana.

Lo sai che non ricordo neanche quand’è stata l’ultima volta che abbiamo riso e scherzato insieme? Che ci siamo guardati negli occhi con aria felice e sincera?

Sono passati mesi da quando il nostro rapporto è stato distrutto,perché si caro mio è stato distrutto dalla tua poca fiducia e dalla mia leggera immaturità,e la cosa più strana è che a riunirci sarà soltanto la mia morte.

Non fa schifo tutto questo? Ti stai chiedendo perché non ti ho detto prima che sto per morire?

Perché ti avrei fatto solamente pena. Saresti tornato da me,con la coda tra le gambe,perché stavo per morire e volevi stare quegli ultimi attimi qui al mio fianco.

Mi dispiace,ma hai voluto tenermi lontana da te,hai voluto che me ne andassi e hai permesso al tuo cuore di sostituirmi e poi dimenticarmi.

Hai idea di quante volte abbia pianto per te? Di quante volte mi sono rinchiusa in me stessa? Di quante volte stavo zitta ed in silenzio a sopportare l’atroce rituale della fine di  un rapporto?

Io non sono mai uscita dal nostro rapporto Andrea. Mai.

Non ho realmente capito cosa volesse dire “mettermi l’anima in pace” e passare oltre e vivere davvero,come non ho saputo smettere di perdermi nei tuoi occhi,come non ho saputo dire ai miei di smettere di parlare insistentemente di te.

Forse è questa la mia colpa: non essere riuscita ad insegnare a me di dimenticarti,alle mie labbra di non desiderarti,alle mie orecchie di non sentire la tua risata infantile..Semplicemente non ho saputo dirti “basta.”

Non ho saputo dirti che ti amo..

Avrei voluto farti capire quanto tu per me fossi importante; quanto mi sentivo unica tra le tue braccia; quanto mi sembrava così bello e perfetto il mondo quando ero con te,cullata dai tuoi sguardi e dalle tue risate; quanto fosse indispensabile prenderti in giro e poi baciarti,non nel modo che volevo,ma mi bastava sfiorarti la guancia per accontentarmi. Avrei voluto farti capire quanto tu per me sia stato la vita.

Quanto io realmente ci sarei stata per te,per ogni cosa,anche a distanza di mesi,anni,di odio incontrollabile.

Sarei morta per te? Probabile,dato che è quello che sto facendo ora.

Sii forte adesso Andrea,perché ti sembrerà una tempesta,ti sembrerà di non poterne uscire più da questa situazione,ti sembrerà il buio più totale,ma ricorda:non può piovere per sempre.

Ti chiedo solo una cosa,prima di andar via..

Ti supplico,non innamorarti mai della persona sbagliata,affidati sempre al mio ricordo..della ragazza che ti ha veramente amato.

Buona vita Andrea,goodbye my lover.”

 

Fu in quel momento che sentii realmente tutte le certezze crollarmi in un enorme buco nero,vidi sparire anche quel barlume di speranza di poter stare meglio. Avevo capito troppo tardi che mi amava,avevo capito troppo tardi di aver sbagliato,di essere pronto a fare con lei quello che non avevo mai fatto con nessuna.

Ero pronto a stare con lei,a sfidare il mondo,a sentirla addosso,sentirla mia e di nessun’altro,sentirla dentro come una prima volta.

Fu in quel momento che una lacrima amara,lenta e debole,percorse la gota destra,seguita da un’altra su quella sinistra,seguite da chissà quante altre migliaia di lacrime amare.

Finalmente quella notte riuscii ad addormentarmi,riuscii a mettere per un po’ pausa ai miei pensieri sognando solamente lei,il suo viso raggiante ed i suoi grandi occhi scuri,le sue labbra vellutate che si aprivano in un dolce sussurro “ti amo.”

   
 
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