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Autore: Lade_    04/07/2011    1 recensioni
Vi chiedo solamente di ricordarmi come un soldato che cercò di portare la pace senza riuscirvi. Ricordatevi di Tersite, l’uomo costretto dal Fato ad inchinarsi alle capre, la cui colpa fu quella di opporsi alla guerra.
Un soldato senza colpe, condannato a un'eternità di disprezzo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mortale dimenticato
 

Forse per un torto dei miei padri, o forse per un capriccio divino, il Fato mi colpì quand’ero ancora nel ventre di mia madre, facendomi nascere con la schiena gobba e con l’animo ugualmente ricurvo.
Delle mie malformazioni, quella fisica e quella morale, non parlerei, se non fossero la sola cosa che la storia tramanda di me. Ciò che nessuno racconta – e sono ben pochi coloro che hanno la pazienza o la voglia di parlare di me, poiché ho sempre ispirato fastidio, o collera, o ripugnanza – è che la mia vera maledizione non fu la schiena deforme, né l’animo pavido, bensì il fatto che nacqui in un mondo d’eroi, tutti diversi da me per fattezze e moralità. Tutti migliori di me, stando ai racconti.
La guerra più grande del mondo mi vide combattere controvoglia al comando di un re che non rispettavo. Fu dunque questa la mia colpa? Sono ricordato con disprezzo perché non seppi riconoscere l’autorità di un grande sovrano protetto da Pallade Atena, migliore di me sotto ogni punto di vista? Oppure il mio nome viene associato a quello di un codardo perché incitai dei soldati stanchi e desiderosi di riporre le armi ad abbandonare i re folli che li avevano condotti in una decennale guerra per vendicare l’onore di uno di loro? Venni percosso, in quell’occasione, e gli stessi soldati che la pensavano alla mia stessa maniera preferirono fingere di esser pronti ad altri dieci anni di guerra, piuttosto che dichiararsi d’accordo con il brutto, codardo Tersite.
Forse fui colpevole di essere l’unico a desiderare la pace in un mondo che la guerra stava distruggendo? Quella che venne chiamata pavidità, o codardia, era solo desiderio di pace, ma nessuno lo comprese. Avrei potuto salvare le vite di molti, Greci o Troiani che fossero, le mie parole avrebbero potuto dar loro ciò che mai avrebbero potuto conquistare in secoli di battaglie. Dacché è nato il mondo, la parola è sempre stata l’arma più potente a disposizione dell’uomo, ma gli uomini, stolti e ciechi, e con loro gli stessi déi, burattini nelle mani del Fato, le hanno sempre preferito sua sorella, la guerra.
Che continuino pure a uccidersi a vicenda, lassù nel mondo dei mortali. Dall’Oltretomba li osservo e rido, li vedo morire e ne sono felice. Che piangano, una volta raggiunto il regno di Ade. Che si lamentino fino a diventare pazzi, graffiandosi il volto e accecandosi gli occhi, che soffrano per aver perso la vita in nome di un re che neppure conoscevano, un re buono soltanto a lasciarsi scappare la donna.
Che si pentano di non essere stati capaci di distinguere la codardia dal ripudio per la guerra, e il coraggio dalla follia. Una volta morti, darebbero qualunque cosa per tornare nel mondo dei vivi, alla luce del sole, anche solo per vivere da pastori, ma vivi.
Il nome del solo che visse convinto che una vita umile fosse meglio di una morte gloriosa sarà ricordato con disprezzo nei secoli. Tutti rideranno di scherno al suono del mio nome, o forse neppure mi ricorderanno, e sarò vissuto invano.
Non vi chiedo di capirmi, non vi chiedo di disprezzare gli eroi che hanno combattuto al mio fianco, nel cui animo ardeva una passione che non ho mai avuto la dolcezza di conoscere. Vi chiedo solamente di ricordarmi come un soldato che cercò di portare la pace senza riuscirvi. Ricordatevi di Tersite, l’uomo costretto dal Fato ad inchinarsi alle capre, la cui colpa fu quella di opporsi alla guerra. 



Primo tentativo (forse malriusciuto) di scrivere qualcosa sui poemi omerici. Non mi è mai piaciuto Tersite, lo ammetto, ma frenare l'ispirazione è impossibile... ^^
   
 
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