Videogiochi > Alice Madness Returns
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Autore: Sparrowhawk    04/07/2011    2 recensioni
[ATTENZIONE, POTREBBE CONTENERE DEGLI SPOILER]
[Videogame: Alice Madness Returns]
Non è mai bello quando si rimane soli al mondo.
Perdere una persona cara è già difficile, ma quando si perde tutta la famiglia, beh, la cosa forse è anche più orribile.
Ho pochi ricordi del mio passato, e tutto ciò che riesco a richiamare a me risulta sempre così distorto e labile che alla fine temo sempre di starmi sbagliando.
Se però c'è un particolare che non dimentico, che non riesco a cancellare per quanto mi sforzi, è il fuoco. Quello lo ricordo bene.
Il giorno in cui tutto è cambiato e la mia casa è bruciata, con dentro tutta la mia vita, il fuoco era così sgargiante e rosso che si è impresso nella mia testa per sempre.
Lo vedo anche adesso.
Io lo vedo.
...è un ricordo che mi fa stare male.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Ritornare nel Paese delle Meraviglie, come aveva previsto, non era stato per niente piacevole.

A quanto pareva la sua follia aveva corrotto quel luogo puro e magico fin nel profondo: aveva dilaniato il terreno, sradicato le piante, ucciso e terrorizzato gli abitanti, raso al suolo tutto ciò che da piccola aveva amato ed ammirato. Tempo addietro aveva assistito a qualcosa di simile, se lo ricordava, ma per quanto la sua lotta contro la Regina di Cuori avesse segnato per sempre quella terra e perfino la sua mente, ciò che aveva ora di fronte agli occhi non poteva minimanente rivaleggiare con quel genere di distruzione.

Era colpa sua insomma. Anche questa volta era colpa sua.

Per anni si era incolpata della morte dei genitori e della sorella, e proprio ora che aveva sperato di trovare i ricordi che le mancavano nel suo antico rifugio, ecco che anche questo veniva meno subito dopo il suo arrivo. Si faceva pena da sola. Si faceva schifo da sola. Tutto quello che toccava si tramutava in merda. Era maledetta.

Perfino quelli che un tempo erano suoi amici la avevano attaccata ora che era tornata. Il Leprotto Marzolino ed il Ghiro avevano ridotto in pezzi il povero Cappellaio e poi, non contenti, avevano violato il suo regno senza alcuna pietà obbligando i Mattoidi a lavorare senza sosta, i Dodo a servire come pasto, ed il tè ad andare completamente guastato.

Aveva dovuto ucciderli per porre fine a tutto questo e per aiutare il Cappellaio.

Aveva dovuto...uccidere i suoi amici.

E lo stesso non aveva ottenuto nulla in cambio se non il dubbio di essere stata proprio lei ad appiccare il fuoco in casa sua, dimenticandosi quel dannato ceppo accesso nel camino della biblioteca.

Non c'era che dire, le cose erano diverse.

«Secondo il Dottor Bumby il cambiamento è costruttivo.» aveva detto allo Stregatto non appena aveva messo piede nell'impero del Cappellaio, rendendosi subito conto di quanto se lo ricordasse altrimenti «'Diverso' è buono.»

Quel gattaccio la aveva guardata divertito, ghignando come suo solito, e poi aveva scosso quella sua grande testa all'unisono con la lunga e tozza coda.

«'Diverso' non significa ne buono ne cattivo, Alice.» le aveva risposto. «Ma di certo vuol dire 'non uguale'.»

Aveva sempre pensato che lo Stregatto non era altro che una creatura fin troppo sicura di sè, enigmatica e menefreghista, ma doveva ammettere che nessuno la aveva mai consigliata come lui. Ecco l'unica cosa che era rimasta praticamente intatta là: il ruolo del gatto all'interno del mondo che lei stessa aveva creato non poteva cambiare, forse perché lui non era altri che l'ultimo barlume di luce che vigeva sempre nella sua mente. L'ultimo baluardo contro la follia che imperversava in ogni dove.

La sua presenza alla fine le era necessaria, perché senza di lui non sapeva come avrebbe potuto fare nel dare un senso a tutto ciò che le stava accadendo.

Più i nemici la attaccavano, più lei si lasciava sprofondare nell'aggressività. Decapitava teste a destra e a manca, senza mai provare rimorso, senza mai fermarsi un solo istante. Il sangue che vedeva scorrere a fiumi dai corpi ormai senza vita di coloro che le andavano contro la ripagava di tutte le perdite che aveva subito. Di tutto ciò che aveva provato.

Stava male e perciò, forse, era giusto sentirsi contenti della sofferenza che causava agli altri.

La lama Vorpale era una fidata compagna in quel senso. Le bastava impugnarla e, volteggiandola in aria, il mondo si colorava di un rosso intenso. Le sue mani, i suoi abiti, il suo volto e perfino i suoi capelli, tutto si tingeva di rosso magenta, scuro e denso. Quel liquido era vita e morte al tempo stesso, perché sebbene nei momenti di totale abbandono Alice si sentiva libera e quasi felice -viva appunto-, quando poi rinsaviva e si rendeva conto di ciò che aveva fatto un'altra parte della sua innocenza andava svanendo.

Voleva solo ritrovare un ricordo perduto ma molto importante, era vero, però stare in quel luogo la stava cambiando facendola diventare qualcosa che un tempo non era.

Doveva uscirne al più presto e, per farlo, doveva quindi sbrigarsi per svelare il mistero che era il suo passato.

  
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