9. Formiche in Overdose
[…
continua
dal 4° Capitolo “Pulsanti”…]
"Lo
capisci?" domandò isterica Elena, con le mani immerse tra i
folti capelli
in chiaro segno di disperazione.
Damon
alzò la testa dopo ore, in cui l'aveva tenuta fra le
ginocchia in attesa di
qualche messaggero divino che venisse a liberarli: "Cosa?"
singhiozzò, ritornando nel suo stato catatonico.
"Che
siamo chiusi in un lurido, puzzone, sporco carcere pieno di topi e
formiche
così grosse che se si alleassero ci potrebbero trasportare
via" urlò
Elena, improvvisamente esplodendo come una bomba.
L’esplosione non era
programmata e Damon si svegliò di soprassalto dal suo
dormiveglia.
La
guardò stranito: "Elena, ma che idea hai avuto!"
sussurrò estasiato
Damon, come se si trovasse in una piscina idromassaggio con doccia
rilassante.
Elena
sbuffò: "Se tu consideri quello che ho detto un'idea, e
conoscendo bene le
tue idee geniali, penso che possiamo porre fine alla conversazione
esattamente
quando avrò finito di parlare" lo informò la
ragazza con voce da
presentatrice televisiva, ritornando a spazzolarsi i capelli con le
dita
sudice. “Cioè ora”.
Damon
scosse la testa, prima che Elena si addormentasse fra i suoi pensieri:
"Elena, hai detto che se le formiche si alleassero ci porterebbero
fuori
di qui" la fece ragionare il vampiro, entusiasta.
Senza
riemergere dalla chioma mora, Elena alzò un dito e disse la
sua: "Già: ho
dimenticato di dirti che però avrebbero bisogno di qualche
cocktail per farsi
convincere a portare più di cento chili sulle loro povere
schiene e se hai un
po' di testosterone, qualche sale minerale, un po' di coca o droghe
pesanti
potrebbero davvero esserle d'aiuto" disse Elena, ritornando a dormire
per passare
il tempo.
Damon
sorrise: "Ecco qui, tesoro" ammiccò e tirò fuori
dalla tasca delle
bustine con tutta l'aria da "meglio-non-farsi-scoprire".
Elena
alzò lo sguardo e strabuzzò gli occhi: "Damon! Di
cosa ti fai?"
strillò, improvvisamente seriamente preoccupata per la
salute mentale del
vampiro.
Damon
alzò le spalle: "Un po' di quello, un po' di quell'altro"
disse con
indifferenza. "Fa venire gli addominali" aggiunse con tono di chi sa
più di tutti, picchiettandosi con orgoglio i muscoli
scolpiti che Elena aveva
sempre creduto fossero frutto di un duro e faticoso lavoro in palestra.
E
allora dove andava quando diceva di andare in palestra a fare un
po’ di
sollevamento pesi?
Ok,
aveva un’amante. Era sempre così: nei film, nei
libri, nei telefilm americani.
Elena si fece un appunto mentale; non era il momento di parlare di
amanti,
anche se l’argomento non sarebbe stato sorvolato, su questo
Damon Salvatore
poteva stare certo.
"Allora?"
chiese Damon, domandandosi per quale ragione Elena fosse
così stupefatta.
"Siamo
logorroici oggi" sbuffò poi ironico Damon, tentando in tutti
i modi di
picchiettare l'orgoglio della pazza umana che si era trovato.
Elena
non apriva parola, troppo concentrata a chiedersi cos'era giusto e
cos'era
sbagliato. Damon drogato
non aveva mai
fatto parte dei suoi piani per il presente e per il futuro. Questa era
una
novità ed era sbagliato. Intanto, per impedirgli di assumere
ancora robaccia,
poteva buttarla via. E magari darla a...
"Diamo
la tua roba alle formiche" esclamò Elena, pregando Dio per
chiedere scusa
per aver dato il via libera all'overdose delle formiche e sperando che
Damon
acconsentisse. Il vampiro, che non si aspettava il risveglio dal sonno
dei
morti di Elena, dopo aver preso il suo "infarto da spavento"
acconsentì:
"Dobbiamo uscire di qui" concordò.
"Bene"
sussurrò minacciosa Elena. Afferrò una di quelle
bustine e sparpagliò la
polverina bianca sul terreno.
"Speriamo
che non se la mangino i topi" intervenne Damon ironico.
Elena
lo fulminò con un'occhiata inceneritrice: "Non portar male"
sibilò.
Damon
annuì, sorridendo sornione. Per una volta era stato
utile…
“Mangiate
cretine” mormorava Elena, continuando a muovere le dita sul
terreno sudicio di
quella cella claustrofobica e puzzolente. Ogni tanto la ragazza
imprecava
perché le sue unghie si sporcavano di polvere e Damon
avrebbe voluto tanto
prenderla in giro; ma forse quello non era proprio il momento migliore,
se
teneva alla sua esistenza centenaria.
Quando
Elena ebbe finito di ricoprire per bene il suolo, si lasciò
cadere
all’indietro, esausta, come se la distribuzione di
chissà quale sostanza poco
legale alle formiche fosse stata davvero faticosa. Non aveva previsto
che
sarebbe andata a sbattere contro il muro. “Ahi” si
lamentò, cominciando a
imprecare massaggiandosi lentamente la schiena.
Damon
ridacchiò fra le ginocchia, posizione che aveva ormai
adottato da qualche ora e
da cui si liberava solamente per bisogni estremi.
Elena,
tra i sussulti di dolore quando toccava un punto più
sensibile, imprecava come
non aveva mai fatto e stava augurando tutti i mali possibili al suo
fidanzato,
che rideva sempre di più.
“Smettila
di prendermi in giro!” strillò Elena, che ormai
non sentiva più male da quanto
era occupata ad urlare.
“E
chi lo sta facendo, amore?” rispose Damon, che per la lite
d’occasione aveva
deciso di sollevare il mento dalle gambe di qualche centimetro, pur
tenendo
sempre il collo piegato e sepolto.
Elena
cominciò a saltellare dalla rabbia: “Non chiamarmi
amore!” ordinò sempre più
impazzita.
Damon
alzò le mani in segno di difesa: “Va bene, va
bene. Tesoro” aggiunse,
sottolineando bene l’ultima parola che fece
traboccare il vaso: Elena perse letteralmente
il controllo.
Una
tigre dal pelo disordinato, lungo, castano e sporco si
avventò sul vampiro che
ritenne adeguato cambiare posa. “Se non fosse per te, razza
di stupido idiota,
non saremmo qui!” cominciò a sfogarsi Elena,
mentre sganciava pugni e calci a
qualsiasi parte del corpo di Damon (o del muro, ad essere precisi) le
capitava
a tiro. Era così intenta e impegnata nella sua battaglia che
non sentiva i
deboli mormorii di pietà dei suoi piedi e delle sue mani.
Elena era furente.
“Cosa
ti è saltato in testa di comprare un robottino sforna
gnomi?” domandò la povera
ragazza, cadendo sempre più profondamente nel baratro
dell’isteria. “Pensavi di
farmi felice, eh?” chiese ancora Elena. Damon era in preda
alla confusione più
totale: doveva rispondere oppure doveva stare là, sdraiato
in mezzo alla cella
sotterranea, a subire il dolore provocatogli da una donna umana?
“Per
quale ragione avresti pensato che uno stupido incapace robot cinese
avrebbe
risolto i problemi delle pulizie? Non potevi assumere una domestica
rumena,
serba o polacca? No, non potevi? Forse non ci hai nemmeno pensato,
razzia di
idiota senza cervello!” continuava a urlare Elena.
Damon
decise di patire i dolori dell’inferno per altri cinque
minuti, in attesa che
una benedizione divina avrebbe fatto distrarre Elena dalla sua
attività. E,
grazie a qualche santo lassù nel cielo, quella benedizione
arrivò.
Una
voce di certo amplificata interruppe lo sfogo di Elena: “Qui
capitan Formicuz.
Attendo gli ordini”.
Elena
spalancò gli occhi, in cerca della fonte da cui proveniva la
voce.
“Qui
capitan Formicuz. Attendo gli ordini” ripeté la
voce. Damon notò con rammarico
che poco distante da loro c’era una trombetta, una di quelle
che i bambini
usano a Carnevale per spaccare i timpani ai loro amici. Solo che invece
di
emettere un suono senza senso, amplificava la voce a chi parlava. Una
specie di
megafono in versione giocattolo.
“Damon?
Damon? Lo senti anche tu? Dimmi che lo senti!” disse
preoccupata Elena,
guardandosi attorno come un serial killer che deve assicurarsi
l’assenza di
poliziotti nella zona prima di attraversare la camera.
Il
vampiro avrebbe voluto dirle: “No, non lo sento. Sei
ufficialmente pazza, con
l’Alzheimer e da manicomio. O perlomeno da
ricovero”. Ma non lo fece per due
ragioni sostanziose: primo, si giocava la sua gabbia toracica; quella
ragazza
aveva più muscoli che ossa, a differenza di quello che aveva
sempre pensato.
Secondo, se senti una voce che proviene da una trombetta giocattolo,
avere
qualcuno con cui confrontarsi può essere incredibilmente
d’aiuto.
Così,
rispose con un tono carico d’ansia: “Sì,
la sento anch’io”. Rifletté un attimo
e decise di aggiungere un piccolo dettaglio che probabilmente Elena non
aveva
colto: “Viene da quella trombetta giocattolo” e
indicò il tubicino di carta
allargato sul fondo variopinto dei
colori più assurdi.
Elena
guardò il punto indicato da Damon e annuì:
“Lo avevo notato anch’io ovviamente”
si vantò.
Damon
sbuffò: “Sì, certo. E io vado a letto
con Paris Hilton”.
Elena
si voltò di scatto verso di lui:
“Cooooosa?” chiese stupita, allungando
esageratamente la “o” e pronta a ritornare
all’attacco.
Il
vampiro alzò gli occhi al cielo: “Era una battuta,
Elena” spiegò paziente.
“Ah,
menomale, altrimenti io…” ricominciò a
dire la ragazza, ma venne interrotta da
quel tale “capitan Formicuz”: “Allora! Ci
stiamo rompendo le scatole qui! Sono
capitan Formicuz e voglio del rispetto, visto che avete convocato me e
tutto il
mio esercito” si lamentò indispettito il tipo.
Elena
e Damon si fissarono, poi dissero in coro: “Ma dove sei? Chi
sei?”.
Una
formica con i muscoli assolutamente rinvigoriti da qualche sostanza
chimica e
poco salutare (a questo pensiero Elena cominciò a sentire i
sensi di colpa
crescere dentro di lei come piante rampicanti) si fece strada verso il
debole
cono di luce che proveniva dalla finestra con le sbarre della cella.
Non
poteva essere vero; non poteva esserci un esercito di formiche davanti
a loro.
Damon stava scherzando quando aveva avuto quella stupida idea. Elena
non
credeva che quella roba potesse
davvero influire sull’organismo di quelle poverette. Nel
peggiore dei casi,
sarebbero morte appena ne avrebbero assaggiata un po’.
“Tu
non sei vero” farfugliò Elena, stringendosi al
petto di Damon come un cucciolo
impaurito. “Tu non puoi
essere vero”.
Damon
avrebbe giurato di vedere la formica ammiccare: “Mi dispiace,
capitan Elena.
Sono vero e reale” comunicò, fiero di
sé stesso.
“Noooo!”
strillò con un acuto da far paura Elena.
“Nonononononono! Zitto! Devo pensare,
ora! Lasciami pensare!” urlò, sempre
più impazzita.
Si
alzò con violenza, scaraventando Damon contro il muro, e
cominciò a camminare
avanti e indietro per la stanza. Il vampiro non sapeva cosa fare per
farla
ritornare in sé. Poi, improvvisamente, si fermò;
e fu in quel momento che Elena
toccò l’apice della follia.
“Ecco
quello che faremo” cominciò a spiegare la nuova
Elena, “noi distruggeremo
l’esercito di gnomi”. Appena fu
presentato il
piano d’attacco Gilbert, Damon si lasciò sfuggire
un gemito di dolore. Stava
perdendo la sua Elena: non sapeva se era un’illusione ottica
causata dalla
paura, ma la vedeva con gli occhietti iniettati di sangue e tutta
tremolante,
in stile film horror.
Elena
si guardò attorno con aria inquisitoria: “Qualcuno
ha domande? Capitano?”
chiese, puntando d’un tratto lo sguardo sul povero capitan
Formicuz.
“Assolutamente
no, capitan Elena” rispose lui, obbediente.
“Voi,
esercito, miei prodi! Avete domande?” continuò
l’interrogatorio Elena, passando
in rassegna tutto l’esercito delle formiche, ancora
completamente sotto
l’effetto della droga.
Come
un sol uomo, i piccoli insetti scossero la minuscola testa. Elena
sorrise
trionfante e concluse: “Damon Salvatore, tu hai
domande?”.
Damon
si mangiucchiò le unghie: sapeva che se avesse detto la
verità quella nuova
Elena lo avrebbe riempito di botte, ma non poteva dire che uccidere i
nanetti
da 90.000 $ era una cosa che si poteva tranquillamente fare.
“Più
che altro, ho una protesta” cominciò indeciso il
vampiro.
Elena
storse lo sguardo, avvicinandosi come se volesse fiutare
nell’aria quale fosse
la cosa su cui aveva da contraddire. “Ah, sì? E
qual è, si può sapere?” chiese.
Damon
prese un profondo respiro e confessò: “Io ho speso
la bellezza di 90.000 $ per
comprarti quel dannato robottino spara gnomi e tu ora lo
vuoi… lo vuoi distruggere”
piagnucolò il
vampiro, con la voglia divorante di distruggere quello stupido esercito
schiacciando ogni lurido, schifoso insetto con lentezza disarmante, in
modo che
il dolore avrebbe raggiunto livelli mai sperimentati prima.
Elena
lo guardò male, il suo viso non si addolcì:
“Primo, non voglio distruggere la
macchina ma solo gli gnomi. Secondo, sei sicuro di aver
pagato?” chiese
inquisitoria.
Damon
sarebbe arrossito e non replicò, sotto il sorriso
soddisfatto della pazza Elena
in versione militare. “Allora…
all’attacco!” urlò.
Le
formiche si misero a sgranocchiare le sbarre della finestrella che
consentiva
alla luce di entrare nella cella, e dopo qualche minuto uscirono
più pronte che
mai ad affrontare gli gnomi.
Elena
le seguì con entusiasmo, mentre Damon si alzò e
camminò strascicando i piedi
svogliatamente, e con una vaga voglia di chiamare il guardiano e
comunicargli
che la fidanzata aveva trovato il modo di scappare. Ma non lo fece.
Dopo
qualche minuto si ritrovarono davanti alla loro casa e Damon vide le
formiche
combattere valorose, così come i suoi amati nanetti, anche
se nell’ultima ora
aveva cominciato seriamente ad odiarli per avergli fatto questo.
Avevano
portato via la sua Elena, avevano distrutto la sua vita.
Improvvisamente
le bandiere gialle dell’esercito delle formiche si spostavano
sempre di più
verso il fiume e, Damon strabuzzò gli occhi, caddero in
acqua. Sparirono alla
sua vista, così come fecero gli gnomi poco dopo.
“Certe
creature sono proprio stupide” pensò Damon. Poi
vide Elena e per un orribile
breve attimo ebbe l’impressione che si volesse buttare
giù anche lei. Ma non lo
fece: si voltò sorridendo come la vecchia Elena e corse
verso di lui.
“Damon!”
urlò felice. “Ce l’abbiamo fatta, li
abbiamo uccisi tutti!” esultò felice.
“E
siamo evasi illegalmente di
prigione”
puntualizzò Damon, abbracciandola, dimenticando
completamente che nelle ultime
ore aveva seriamente pensato di aver perso la sua piccola per sempre.
Elena
alzò le spalle: “Scappiamo! Andiamo lontano, in
Europa, in Asia!” suggerì.
Damon
sorrise: “Certo, ma prima…” rispose. Si
mosse a velocità vampiresca verso il
pensionato. “Che fai?” chiese Elena.
Damon
sorrise e sollevò un albero, sradicandolo. Lo
lanciò sul robottino, che emise
un ultimo singulto doloroso e sfornò uno gnomo dimenticato
dai suoi compagni,
ormai morti sul letto del fiume.
La
ragazza lo afferrò e prese per mano il suo ragazzo:
“Grazie. Ma ora scappiamo”
disse. Damon sorrise e partirono per una meta non stabilita e che mai
lo
sarebbe stata, lasciandosi alle spalle formiche e gnomi.
[…continua…]
Angolino
della Matta Fra
Ciao
ragazze! Come state?
Ok, voi
vi chiederete dove sono morta… beh, per questa storia avevo
pure messo
l’avviso, quindi spero che mi perdoniate più
facilmente.
Ok questa
OS era davvero una cavolata ma sapete, dopo l’esercito degli
gnomi ho pensato
alle formiche, a un’eventuale overdose e uno scontro tra
gnomi e formiche. Ih
che assurdità, ma d’altronde voi lo sapete che qui
si ride e non c’è niente di
realistico.
Ora
spazio pubblicità e ringraziamenti: adoro tutte coloro che
hanno recensito,
ovviamente la
mia amica Glo
e la super Marghe
che ha appena finito gli esami
Ringrazio
inoltre Ericuzza,
una scrittrice che io ammiro tantissimo e di
cui vi consiglio vivamente le sue storie. Sono troppo divertenti e per
me è
stato bellissimo che tu sia capitata su questa follia che
scrivo
La
pubblicità per oggi va a queste tre meravigliose ragazze, in
particolare a Glo
e al suo team
con il suo crossover
Gossip Girl – TVD! Leggetelo qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=746098
Infine
vi
segnalo le mie storie che spero leggerete se non lo avete
già fatto: qui
Please Come Back, un crossover Twilight – TVD
che presto tornerò ad
aggiornare e che ho intenzione di concludere quest’estate.
I
Feel You è qui,
una Delena al 100% che presto concluderò: i
capitoli extra che non erano programmati quando ho scritto la fic sono
in fase
di scrittura.
E
infine una mia OS a cui tengo
particolarmente: qui potete
leggere “Mi
Manchi”,
strappalacrime da far paura, ma spero vi piaccia.
Attendo vostri
numerosi pareri!
Bacioni
alla prossima follia
Fra